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Speciali

Dragon’s Dogma: il futuro della serie tra videogiochi e serie animate

Negli ultimi anni Netflix sta investendo davvero molto nel mondo dell’animazione, basti vedere quanti anime originali prodotti direttamente dalla piattaforma di streaming siano stati realizzati ultimamente. Pensiamo anche solo ad Aggretsuko, Devilman Crybaby e, in futuro, persino a una serie animata dedicata a Cyberpunk, con al timone della realizzazione Studio Trigger, famosi per Kill la Kill, Promare e in precedenza Gurren Lagann (sotto etichetta Gainax, ma i nomi erano quelli della futura Trigger).

Proprio il mondo dei videogiochi ha beneficiato di questo interesse di Netflix nel muoversi in direzioni poco battute in precedenza o percorse in malo modo nel mondo dell’animazione. Castlevania è stata probabilmente la scintilla che ha acceso un incendio, dato che la serie Netflix è piaciuta sia ai fan della leggendaria saga di Konami che ai neofiti, tanto che quest’anno è giunta alla terza stagione. Probabilmente nessuno avrebbe mai indovinato il videogioco trasformato in anime successivamente a Castlevania: nessuno si sarebbe mai aspettato l’arrivo di una serie d’animazione dedicata a Dragon’s Dogma su Netflix. Il titolo d’altronde, nonostante un discreto successo, non è certamente uno di quelli più rinomati di Capcom, casa di sviluppo che ha partorito il gioco originale nel 2012.

L’arrivo di Dragon’s Dogma come anime lascia però spazio a nuove teorie sull’importanza che questo videogioco potrebbe avere in futuro, specialmente nell’imminente next gen, grazie a un quasi confermato secondo capitolo che è probabilmente già in sviluppo negli studi di Capcom. Ma andiamo con ordine.

Che cos’è Dragon’s Dogma

Dragon’s Dogma ebbe una notevole fortuna al momento della sua uscita. Arrivato nel 2012 su PlayStation 3 e Xbox 360, il titolo era un action RPG molto ben fatto, ambientato in un mondo fantasy piuttosto classico e con in primo piano gli scontri contro alcune delle creature più importanti di questo immaginario, quali grifoni, giganti, idre e, ovviamente, draghi. Era un gioco ben fatto sia per la varietà delle classi che per un gameplay action davvero unico, in parte simile a Monster Hunter e con un pizzico di Shadow of the Colossus, per via della possibilità di arrampicarsi sui mostri più grossi e colpire i loro punti deboli. C’erano naturalmente anche dei difetti, come un respawn troppo aggressivo e una pessima gestione delle mappe aperte (non però open world) con l’utilizzo di teletrasporti molto limitati e un eccessivo backtracking.

Molti di questi problemi vennero poi risolti nella versione migliorata e comprensiva di un’espansione chiamata Dragon’s Dogma: Dark Arisen, uscita l’anno seguente e poi portata successivamente anche su PlayStation 4, Xbox One, PC e anche Switch. I pareri di stampa e pubblico sul titolo originale furono positivi e, nonostante i punti negativi come appunto backtracking eccessivo, una certa ripetitività nelle missioni secondarie e un respawn asfissiante, il gioco indubbiamente lasciò il segno nel mondo degli action RPG. Nel 2015 venne proposto anche un titolo completamente online chiamato, per l’appunto, Dragon’s Dogma Online. Questo MMORPG era free-to-play e uscì, ma soltanto in Giappone, per PlayStation 3, PlayStation 4 e PC. Il titolo non riuscì a mantenere alta la sua popolarità e nel dicembre 2019 i server vennero chiusi definitivamente.

La storia di Dragon’s Dogma è stata ora ripresa nella versione animata di Netflix, cosa che ha sorpreso molti, dato che per quanto fosse un buon titolo, l’action RPG di Capcom non aveva certo una trama memorabile.

Un anime inaspettato

La serie animata di Dragon’s Dogma è disponibile su Netflix dal 17 settembre per un totale di 7 episodi. A differenza di Castlevania, la cui trasposizione animata è stata curata in gran parte da un team occidentale, questa serie è stata realizzata principalmente in Giappone dallo studio di produzione Sublimation, che in passato ha collaborato a molte produzioni nipponiche occupandosi specialmente delle animazioni realizzate in CG. Al progetto partecipano anche Takashi Kitahara e Hiroyuki Kobayashi, direttamente dalla stessa Capcom, come produttori esecutivi.

La storia dell’anime è molto simile a quella del videogioco, con la differenza che qui abbiamo un protagonista ben definito chiamato Ethan, mentre nel videogioco era possibile crearsi il proprio personaggio personalizzato. Ethan vive tranquillamente la sua vita di semplice cacciatore insieme alla moglie, fino a quando il suo villaggio viene attaccato da un potente drago che stermina gran parte degli abitanti, compresa la moglie dello stesso Ethan. Questi prova a vendicarsi attaccando il drago, ma la possente creatura gli strappa il cuore dal petto trasformandolo in un Arisen, un essere il cui destino è legato a doppio filo con quello della creatura fantastica, ora custode del suo cuore.

La missione di Ethan sarà dunque quella di ritrovare e sconfiggere il drago che gli ha rubato il cuore, come il destino vuole per ogni Arisen. Questa missione ha inoltre un’importanza vitale nel mondo in cui è ambientato Dragon’s Dogma ed è qualcosa di molto più significativo del semplice abbattimento di un drago, ma ci fermiamo qui per evitare spoiler. Altro elemento importante proveniente dalla versione videoludica è l’esistenza delle Pedine, essere simili agli umani nell’aspetto, ma privi di emozioni proprie e immuni al passare del tempo. Nel videogioco era possibile creare un party composto da quattro personaggi, il protagonista e tre pedine; una pedina veniva creata e personalizzata dal giocatore, le altre due invece facevano parte di una sorta di componente multiplayer asincrona in cui era possibile reclutare le pedine create da altri giocatori: queste non potevano evolversi cambiando equipaggiamento o guadagnare nuovi livelli nelle proprie classi, così che i giocatori erano costretti a cambiare spesso, man mano che diventavano più forti.

Nell’anime l’esistenza delle Pedine è richiamata dal personaggio di Hannah, che assiste Ethan nel suo viaggio come Arisen. È inoltre interessante notare come gli episodi della serie animata, ognuno con il nome di uno dei sette peccati capitali, abbiano un’impostazione simile al videogioco, dove più che la storia e la crescita psicologica dei personaggi contano i combattimenti contro le pericolose creature che abitano il mondo di Dragon’s Dogma, come ad esempio l’immancabile Grifone. Il mix di animazioni 2D e in CG riesce a rendere al meglio le atmosfere del videogioco originale, offrendo un’azione dinamica e avvincente al punto giusto, anche se presenta qualche sbavatura qua e là, specialmente nella resa di alcune creature in 3D.

Dunque proprio come il videogioco, anche l’anime è più focalizzato sull’azione che sulla trama. Il tempismo dell’uscita di questa serie fa riflettere: difficilmente Capcom avrebbe puntato sul creare un progetto animato dedicato a una sua IP non tra le più famose, composta da un solo capitolo uscito ormai diversi anni fa, se non ci fosse un motivo.

Dragon’s Dogma 2: sogno o realtà?

Dragon’s Dogma è sempre stato nelle menti di Capcom, o per meglio dire del suo director Hideaki Itsuno, lo stesso che ha ereditato la saga di Devil May Cry dal terzo capitolo in poi. L’anno scorso è infatti uscito Dark Arisen per Switch, a distanza di ben 6 anni dall’uscita del gioco originale, e Itsuno stesso non ha fatto mistero della sua volontà di realizzarne un nuovo capitolo.

Il talentuoso director in passato aveva raccontato diverse volte di essere stato messo da Capcom di fronte a una scelta: realizzare Devil May Cry 5 o Dragon’s Dogma 2 e, come ben sappiamo, Itsuno scelse di portare avanti l’epopea di Dante realizzando uno degli action più belli degli ultimi anni. Questo però non vuol dire che il progetto per un sequel dell’action RPG sia stato definitivamente accantonato. Conclusi i lavori su Devil May Cry 5 sappiamo che Itsuno ha subito ricominciato a lavorare a un nuovo misterioso progetto. Proprio questo settembre, l’insider DuskGolem, che ha dimostrato di avere informazioni molto dettagliate su cosa succede all’interno di Capcom con i leak poi verificati riguardo la storia di Resident Evil VIII e molto altro, ha fatto sapere che la Division 1 di Capcom, ossia il suo team di sviluppatori principale, sarebbe attualmente impegnata in diversi progetti, tra cui Resident Evil VIII, Pragmata, Devil May Cry 5 Special Edition e un titolo senza nome di Itsuno sviluppato in RE Engine.

Il nuovo gioco di Itsuno viene per il momento descritto come un open world; è dunque facile mettere insieme tutti gli indizi raccolti e pensare che realmente Dragon’s Dogma 2 sia in sviluppo. Chiaramente senza conferme ufficiali dalla casa di Osaka non è possibile averne la certezza, ma siamo convinti che di Dragon’s Dogma prima o poi arriverà un secondo capitolo. Sarebbe un peccato infatti non vederlo mai realizzato, dato il potenziale mostrato dal primo capitolo, ricco di buone idee spesso limitate dai mezzi tecnologici della generazione PS3.

Ad esempio sarebbe bello riprendere il concept delle Pedine e ampliarlo, creando party con i propri amici per vivere l’intera avventura, invece di giocare con i PNG da loro creati. Con le tecnologie attuali sarebbe poi possibile offrire scontri ancora più epici e complessi contro gli enormi mostri che già popolavano le ambientazioni del titolo.

Dragon’s Dogma, seppur con un solo capito (e un’espansione) all’attivo, ha dunque lasciato il segno nel mondo videoludico, tanto da diventare persino una serie animata prodotta da Netflix con la partecipazione di Capcom stessa. Non ci resta dunque che attendere l’arrivo di un probabile secondo capitolo sulle console di prossima generazione. 

This post was published on 26 Settembre 2020 11:02

Silvio Mazzitelli

Tutti mi chiamano Shiruz, tanto che ormai lo considero come il mio secondo nome. Scrivo di videogiochi e di altri argomenti a tema nerd da diverso tempo, continuando a divertirmi come se fosse il primo giorno, se non di più. Tra i miei generi videoludici preferiti ci sono gli RPG, gli action duri e puri e i picchiaduro, ma datemi una bella storia in cui perdermi e avrete conquistato il mio cuore. Sono un grande appassionato di tutto ciò che riguarda il Giappone, tanto da averne studiato la lingua, la storia e la cultura durante il mio percorso universitario, senza dimenticarne il lato più pop, con cui sono cresciuto. Amo moltissimo anche la mitologia, in particolare quella nordica e spero un giorno di finire nel Valhalla, in attesa del Ragnarǫk.

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