Da quanto tempo è che non giocate a un Final Fantasy degno di questo nome? Diciamoci la verità: l’ultimo capitolo che abbia davvero lasciato il segno è quel Final Fantasy X con la splendida storia di Tidus e Yuna uscito nel 2002 in Europa per PlayStation 2. Ultimo capitolo realizzato effettivamente da Squaresoft prima che diventasse Square Enix nel 2003. Da lì in poi, anche per via della perdita di diversi membri importanti del team interno, uno su tutti il leggendario Hironobu Sakaguchi, è stato un calo continuo.
Final Fantasy XII aveva delle ottime premesse, ma qualcosa andò storto durante lo sviluppo e secondo alcune voci ci fu dell’attrito fra il director Yasumi Matsuno (in coppia nel ruolo con Hiroyuki Ito, già director di FFIX) e la direzione dell’azienda giapponese. Il padre di capolavori come Final Fantasy Tactics e Vagrant Story smise infatti di apparire nei lavori di Square Enix per lungo tempo, tornando a collaborare solo su alcuni scenari di Final Fantasy XIV. Il dodicesimo capitolo aveva una trama interessante, ma troppo politica e con personaggi poco carismatici, specialmente il protagonista Vaan. In origine avrebbe dovuto essere Basch ad avere quel ruolo, ma alla fine si scelse di puntare su un personaggio principale adolescente per motivi di marketing.
Della Fabula Nova Crystallis poi non ne parliamo. Il XIII, diretto da Motomu Toriyama, ebbe sin da subito problemi nello sviluppo, con un piano di lavoro appena abbozzato e innumerevoli problemi nella fase di creazione. Il risultato fu un titolo con una storia mediocre e personaggi con carisma pari a zero; il 90% del gioco era in pratica un lungo corridoio e il combat system mostrava del potenziale, ma molto acerbo.
Si arriva infine a Final Fantasy XV, ex Versus XIII, uscito nel 2016 dopo dieci anni di travagliato sviluppo. Il povero Hajime Tabata, director del titolo, si è dovuto sobbarcare la responsabilità di finire un progetto con innumerevoli problemi ereditati dalla precedente gestione del team capitanato da Tetsuya Nomura, noto character designer di Square Enix e figura principale dietro la saga di Kingdom Hearts. Il risultato lo sappiamo tutti: in circa 3 anni di sviluppo neanche Tabata ha potuto fare miracoli e abbiamo avuto un gioco dalla lore interessante ma rovinato dai troppi buchi di trama e importanti mancanze nel gameplay, dovuti al poco tempo concesso per completarlo.
Dunque cari fan, che, come me, siete fan sin dall’epoca d’oro di Squaresoft di Final Fantasy, perché dare fiducia a questo Final Fantasy XVI? La risposta sta nella Creative Business Unit III guidata da Naoki Yoshida.
Naoki Yoshida è il nome della persona che salvò il MMORPG Final Fantasy XIV dopo la disastrosa uscita del 2010. Sotto la sua guida uscì una nuova versione nel 2013 che presentava il sottotitolo A Realm Reborn. Ben presto la nuova incarnazione conquisto anche i fan più scettici e delusi arrivando ad avere, attualmente, ben 20 milioni di giocatori registrati sparsi in tutto il mondo. Final Fantasy XIV è infatti ancora oggi uno dei MMORPG più giocati e con una qualità elevatissima anche nelle quest dedicate alla storia, nonostante la sua natura online. Molti giocatori sono in effetti convinti che la storia non sfiguri nemmeno di fronte ai capitoli in single player. Inoltre alla scrittura di nuovi scenari ebbe ospiti importanti, come Yoko Taro, creatore di Drakengard e soprattutto della saga di NieR, e lo stesso Matsuno, citato in precedenza.
Yoshida sarà il produttore di Final Fantasy XVI, mentre alla direzione del progetto troviamo Hiroshi Takai, un veterano dell’azienda presente sin dai tempi di Final Fantasy V, che nel corso della sua carriera si trovò a dirigere anche l’RPG The Last Remnant, prima di lavorare a stretto contatto con Yoshida come assistant director di FFXIV. Qualche mese fa aveva iniziato a circolare il rumor che Yoshida fosse il director di FFXVI, ma la notizia fu smentita da lui stesso anche con una certa veemenza.
Nella sua prima dichiarazione Yoshida ha ribadito il suo ruolo di producer, sottolineando che sarà il collega a occuparsi della direzione. Tra le righe si può leggere una motivazione dovuta al non voler oscurare il ruolo di Takai e soprattutto la fiducia che ripone in lui e nel suo team.
Al momento Square Enix ha dunque due progetti enormi legati al brand Final Fantasy, infatti non bisogna dimenticarsi del secondo capitolo del Remake di Final Fantasy VII. Negli ultimi anni la comunicazione riguardo i capitoli principali della saga non è sempre stata cristallina, per via anche dei tanti problemi intercorsi in fase di sviluppo, cosa avvenuta per il XIII, il XV e il primo capitolo di FFVII Remake. Quest’ultimo è stato infatti presentato per la prima volta nel 2015 per poi uscire quest’anno dopo diverse difficoltà in corso d’opera.
Una precisazione. Qualcuno potrebbe pensare che con Final Fantasy VII Remake abbiamo finalmente avuto un bellissimo capitolo dopo tanti anni, come dicevo in precedenza. Non lo nego affatto, personalmente l’ho adorato, essendo il sette il mio capitolo preferito in assoluto, ma in questo caso parliamo di uno dei titoli più significativi dell’intero mondo dei videogiochi: bastava aggiornare la grafica e adattare la storia alle tecnologie moderne con qualche piccola aggiunta per riproporre un altro capolavoro. E infatti il gioco è meraviglioso fino all’ultimo capitolo, dove poi degenera in un qualcosa che sembra un gioco totalmente diverso partorito dalla mente di Tetsuya Nomura, colui che ha anche creato un pessimo finale per Kingdom Hearts 3. Se dovessi elencare tutto ciò che non va in quella parte conclusiva potrei scrivere un libro in cui metà delle pagine sarebbero piene di invettive a varie divinità e frasi non molto belle, dunque è meglio fermarsi qua, tanto so bene che chi ha assistito a quel finale mi capirà.
I due progetti dedicati alla saga di Final Fantasy attualmente in sviluppo sotto Square Enix rappresentano due facce della stessa medaglia. Da un lato c’è il nebuloso secondo capitolo di Final Fantasy VII Remake, di cui non conosciamo ancora il numero totale di episodi per arrivare alla conclusione o altri dettagli più tecnici sulla progressione dei personaggi dopo il primo capitolo. Le interviste rilasciate denotano una comunicazione confusa e nebulosa, con alcune dichiarazioni smentite o modificate da un mese all’altro. La cosa certa è che bisognerà tremare all’idea di cambiamenti nella storia più consistenti rispetto a quelli visti nel primo capitolo, e con Nomura di mezzo non c’è da stare allegri.
Dall’altra abbiamo la presentazione di Final Fantasy XVI mostrata durante la conferenza di PlayStation 5 ha sorpreso per essere più schietta e decisa rispetto al passato, mostrando un trailer non solo fatto di cutscene, ma anche con un solido gameplay per quanto riguarda il combat system. Per la prima volta potremmo dunque azzardare un’uscita piuttosto vicina per un gioco realizzato dagli studi interni di Square Enix e se al 99% non sarà il 2021, la probabilità che esca entro il 2022 potrebbe essere alta.
I quattro minuti del primo trailer di Final Fantasy XVI offrono numerosi indizi e altrettante certezze sulla direzione di questo nuovo capitolo. Innanzitutto è ufficiale il ritorno a un’ambientazione fantasy classica, fatta di magia, cavalieri, evocazioni, chocobo, cristalli e persino un cavaliere Dragoon mostrato in una spettacolare boss battle. Gli elementi tipici di ogni Final Fantasy insomma ci sono tutti. Yoshida stesso, in tempi non sospetti, aveva dichiarato in un’intervista di volere un capitolo della serie principale con un ritorno ai temi classici, quelli con cui tutto ebbe inizio. Probabilmente si stava già riferendo al lavoro del suo team. Una teoria che inizia a girare è che il titolo potrebbe essere addirittura ambientato nel mondo di Ivalice, lo stesso di Final Fantasy Tactics, Vagrant Story e Final Fantasy XII. Alcune somiglianze nelle ambientazioni e nelle caratteristiche di alcuni personaggi potrebbero far riferimento proprio a questa famosa ambientazione ideata originariamente proprio da Matsuno.
Una cosa però fa riflettere: la significativa frase che compare nel trailer, ossia:
“The legacy of the Crystals has shaped our history for long enough”
Tradotta starebbe per l’eredità dei cristalli ha plasmato la nostra storia troppo a lungo: una frase che avrà indubbiamente un senso all’interno della narrativa del titolo, ma che, leggendo tra le righe, potrebbe anche voler essere una dichiarazione di distacco dalle precedenti storie (tra cui proprio la Fabula Nova Crystallis) legate per troppo a lungo al concetto dei cristalli, cardini dell’universo di Final Fantasy sin dal principio. Che dunque Takai, Yoshida e il loro team vogliano sperimentare e proporci qualcosa di mai visto prima nella saga? Ancora è presto per dirlo, ma personalmente sarei curioso di scoprire la strada che intendono seguire.
La storia sembra comunque fare riferimento all’importanza dei cristalli e delle evocazioni, qui chiamate Eikon, che sembrano fondamentali nell’economia della trama. Si parla sin da subito dei Dominant, ossia gli evocatori di queste creature ancestrali, anche se bisogna capire se effettivamente ogni Dominant sia legato a un solo Eikon oppure potrà disporre del potere di diversi. Da quanto si intuisce l’evocatore sembra diventare effettivamente la creatura richiamata, donando il suo corpo nel processo. A questo si aggiunge poi una componente politica all’apparenza più profonda e un tema della vendetta legato al protagonista, ancora senza nome, che ci anticipa già la presenza di due diversi periodi di tempo da vivere nel gioco. Il primo lo vedrà assumere il ruolo di guardia del corpo del piccolo Joshua, che sembra essere il Dominant di Phoenix, ma anche di Ifrit dopo il terribile delitto a cui assiste in prima persona. Ifrit, che secondo una guardia non dovrebbe nemmeno esistere, sembra portare morte e distruzione e probabilmente sarà legato anche al desiderio di uccidere Joshua del protagonista, come si evince dall’ultima frase che pronuncia nel trailer. A livello stilistico il gioco si presenta più sobrio e classico rispetto al passato, anche se i personaggi mantengono uno stile tipico delle produzioni Square Enix. Le evocazioni invece risultano sempre bellissime da vedere mantenendo lo stile che le ha contraddistinte da tempo immemore.
Altra cosa che salta subito all’occhio è una componente action all’apparenza ancora più marcata che nel Remake del VII e nel XV. Voci non ancora confermate dicono che ad occuparsi della battaglia ci sia Ryota Suzuki, ex Capcom che ha lavorato al combat system di Devil May Cry V, Monster Hunter World e Dragon’s Dogma: Dark Arisen, tutti titoli dotati di fasi di battaglia eccellenti a dir poco. Effettivamente alcune combo e mosse viste nel trailer sembrano quasi da Devil May Cry più che da Final Fantasy, ma è indubbio che risultano esaltanti da vedere per la velocità e la varietà dell’azione. Resta da capire se in tutto il gioco si potrà utilizzare un party magari con un sistema simile a quanto visto in Final Fantasy VII Remake, che personalmente ritengo la perfetta fusione tra il vecchio ATB e l’action.
La cosa davvero interessante, sia a livello di trama che di combat system, è la possibilità di utilizzare gli Eikon in battaglia sottoforma di attacchi diretti. Vediamo infatti il protagonista utilizzare l’ala di Phoenix in alcuni colpi, dei misteriosi artigli che spuntano magicamente e i pugni di Titan in un’altra scena. L’idea di poter utilizzare parti del corpo delle evocazioni in battaglia in questo modo è davvero geniale, e non vedo l’ora di saperne di più di questa feature che potrebbe donare un’identità unica al combat system di Final Fantasy XVI.
Al momento non sappiamo ancora nulla invece sui nomi coinvolti per la sceneggiatura e per la colonna sonora, aspetti fondamentali in ogni capitolo della saga. Al momento però già solo per quanto mostrato e, soprattutto, sapere chi lo sta sviluppando mi ha dato nuovamente la speranza di poter finalmente vivere un Final Fantasy degno di questo nome, in grado di riportare il nome agli antichi fasti. Se ne riparlerà però soltanto nel 2021 quando finalmente avremo nuove informazioni.
This post was published on 18 Settembre 2020 17:18
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