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Speciali

Dune II: quando nacque l’RTS

Il 2020 cinematografico si appresta a essere segnato in modo profondo dall’uscita di Dune, il nuovo film di Denis Villeneuve (Blade Runner 2049) che promette di far rivivere il romanzo-capolavoro della fantascienza di Frank Herbert in una cornice moderna e matura. Un evento a suo modo epocale, che riporta sullo schermo quella che è stata definita la saga di fantascienza madre spirituale di Star Wars e del concetto di epica fantasy/scifi, che ma che ha dato moltissimo anche al mondo del videogioco grazie a tre titolo basati sui libri e sul film.

Uno di questi tre giochi va però oltre il brand al quale si ispira, e da esso è nato un intero genere, un genere principe degli anni ’90: il real time strategy, che ci ha donato titoli Age of Empires o Command & Conquer.

Curiosi? Bene, partiamo alla scoperta di questa strana ed entusiasmante storia che incrocia letteratura, cinema e innovazione video ludica in maniera del tutto inaspettata.

Il trailer di Dune

Una saga centrale

Dune è un brand di fantascienza strano, che ha attraversato la storia della cultura pop in una posizione “laterale” ma sempre presente a partire dal 1965, anno della sua uscita statunitense. Il mood della storia è tipicamente sospeso fra fantasy e fantascienza, il plot sono le vicende o di una “galassia lontana lontana” (o meglio “un’altra galassia lontana lontana”), nella quale dinastie ricche e prosperose di sfidano per conquistare potere agli occhi dell’Imperatore dell’Universo, una lotta a metà fra la guerra e la diplomazia che ha al centro un pianeta, Arrakis, il Pianeta Deserto, conosciuto anche come Dune.

Si dà infatti il caso che Arrakis sia l’unico pianeta dell’universo sul quale è possibile trovare la Spezia, o Melange, potente droga che permette effetti straordinari su chi la assume, incluso il prolungamento della vita (attenzione, tenete a mente quest’informazione, ci tornerà utile fra poco).

Protagonisti del romanzo di Herbert sono Paul Atreides, figlio del duca Leto, capo della fazione Atreides, e la sua epopea per la liberazione di Dune dal giogo dell’imperatore dopo che un crudele e vile complotto del monarca spazza via per sempre gli Atreides come fazione e pone gli Harkonnen (rivali degli Atreides dipinti come tipicamente negativi) come signori del pianeta.

Timothée Chalamet è Paul Atreides nel film di Denis Villeneuve

Sulla carta è una storia facile, ma vi assicuriamo che non lo è: tanto Dune quanto i romanzi successivi (curati dal figlio di Frank Herbert) sono potenti trip mentali sospesi fra epopea d’avventura, fantascienza (ovviamente) e puro misticismo, in cui a essere importanti sono i temi della predestinazione, del destino, della religione e della guerra. Nel corso del romanzo si scopre infatti che Paul è il Kwisatz Haderach, il profeta che si dice porterà un nuovo equilibrio nell’universo oscuro e corrotto di Dune.

E vi assicuriamo che anche questa è una semplificazione, perché la saga di Dune è una storia immensa, sfaccettata, una sorta di saga tolkeniana in pieno stile ambientata nello spazio profondo che non teme di essere a tratti ostica.

Insomma, una serie visionaria, perfetta linfa per dar vita a tanti e vari prodotti pop derivati, incluso il film di Villeneuve (che sembra in grado di restituire in potenziale epico e metafisico della storia originale), un primo film del 1984 da parte di David Lynch, una versione purtroppo abortita da parte del regista Alejandro Jodorowsky e una serie televisiva del 2001.

E ovviamente una storia così potente non poteva non interessare il videogioco.

Il meraviglioso verme delle sabbie realizzato da Carlo Rambaldi per il film di Lynch

Dune in pixel

Per arrivare nel mondo del gioco digitale, il mondo fantascientifico di Herbert dovette aspettare il 1992, quando per la francese Cryo uscì Dune, uno stranissimo crossover fra avventura grafica, film interattivo, gioco di strategia e ovviamente RTS (nei segmenti in cui  si prende il comando di truppe militari contro gli Harkonnen), mettendoci nei panni di Paul Atreides.

Un gioco molto strano, forse figlio di un’altra età videoludica in cui i confini dei generi non erano poi così chiari, che tuttavia presto sarebbe stato dimenticato in virtù del suo “sequel”.

Dune (1992), stranissimo intreccio di generi

Un sequel che a questo punto, fidatevi, si merita tutta la nostra attenzione e ci invita a tralasciare tranquillamente un action game del 2001 basato sulla miniserie televisiva Frank Herbert’s Dune.

Riprendendo concetti ludici già seminati da Dune e da giochi precedenti definiti precursori come The Ancient Art of War o Nether Art, Dune II-sviluppato da Westwood Studios era di fatto il primo gioco a passare dal concetto di strategico a turni, che in quegli anni stava avendo il so momento d’oro con un titolo come Civilization  (1991) a qualcosa di diverso.

Ed ecco a voi il primo gioco strategico in tempo reale della storia, Dune II

L’inizio del “mito”

È difficile capire oggi, dopo migliaia di RTS usciti nel corso degli ultimi due decenni, la portata delle innovazioni tecniche che Dune II apportò al videogioco con l’obiettivo supremo di mettere in scena la conquista di Arrakis da parte degli Atreides, degli Harkonnen e degli Ordos (una terza fazione, presente nei libri ma secondaria), fra cittadelle da conquistare, unità nemiche da distruggere e via altre azioni di guerra.

Per la prima volta i giocatori avevano la possibilità muovere le unità e di vedere gli effetti delle proprie azioni in tempo reale, per la prima volta entravano in contatto col concetto di dover creare unità e di dover ragionare su come affrontare un assalto frontale, nonché con quello delle risorse da raccogliere per creare nuove truppe.

A proposito di risorse: di fatto si può dire che l’idea-centrale nell’rts di inserire i loro giacimenti nella mappa derivi proprio da qui, e per un buon motivo, perché come già detto l’obiettivo dei colonizzatori di Dune altro non era che mettere le mani sulla Spezia, elemento fondamentale anche nel gioco, in cui serviva per costruire edifici e unità.

Un ottimo esempio di un elemento narrativo che diventa un elemento di gioco.

Dune II ebbe un remake nel 1998, dal titolo Dune 2000, che operava un restyling grafico completo, ammodernava le dinamiche dando al giocatore più opzioni tattiche e introduceva delle splendide cinematiche fra una missione e l’altra, in grado di avvicinare il gioco alle atmosfere del film di Lynch.

Dune 2000 (1998)

Nel 1995 i Westwood Studios presero l’idea di Dune II per svilupparla in un proprio universo narrativo fanta-storico, che avrebbe dato vita a un franchise: Command & Conquer, che a oggi ha una decina di titoli all’attivo (parlando solo dei titoli principali) ed è definita come una saga fondante, ispiratrice indiretta dei vari Age of Empires o Warcraft.

Per la cronaca, Command & Conquer stato il primo gioco in RTS giocato da chi scrive, seguito da Red Alert (spin-off/saga alternativa a C&C) e poi Dune 2000 (che mi ha fatto scoprire uno dei miei film del cuore).

Command e Conquer (1995)

Per il medium era la fiamma di una piccola rivoluzione, partita dalla costola di un progetto ludico su un mito letterario che oggi torna a farsi sentire in tutta la sua potenza al cinema con una nuova trasposizione che speriamo possa incantare un pubblico spesso lontano dalla grande space opera.

E, perché no, aiutarlo a recuperare qualche vecchia gloria del videogioco.

This post was published on 11 Settembre 2020 18:25

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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