Continua la collaborazione tra Player.it e MegaNerd.it. Oggi faremo un tuffo nel passato e torneremo ai mitici anni 90, quando una piccola console venuta dall’Oriente ci ha spalancato le porte del futuro!
Gli anni 80 erano ancora un dolce ricordo, mentre i ’90 finalmente si dipanavano e cercavano una loro via, un modo per passare alla storia dopo un decennio incredibile come quello che li aveva preceduti. In Italia un giovanissimo Jovanotti cantava a tutti la sua Serenata Rap, mentre nel mondo i Pink Floyd e i Bon Jovi dominavano le charts musicali. Al cinema arrivava il primo Robocop, in tv invece impazzavano serie come Friends e Willy il principe di Bel Air… era un bel mondo in cui crescere, tutto sommato.
Però gli anni 90 non ci avevano promesso solo divertimento. Ci avevano giurato che ci avrebbero portati dritti nel futuro, nel terzo millennio, nel 2000: una data che sembrava dovesse immediatamente regalarci macchine volanti e pistole laser a buon mercato. Eravamo pronti, stavamo solo aspettando che qualcuno ci desse il via, il lasciapassare verso quel futuro che avevamo sognato. Ken Kutaragi probabilmente in quel futuro c’era stato e ha avuto la bontà di tornare indietro negli anni 90 con un regalo per tutti noi appassionati di videogames: una Stazione di Gioco. Mai sentito come termine, fino a quel momento. L’idea era quella di creare una piattaforma in cui ritrovarsi, da soli o con degli amici, per scoprire nuovi mondi, nuovi paesaggi, nuove storie che non vedevano l’ora di essere non solo raccontate, ma persino vissute.
C’è da dire che anche la Sega aveva tentato di lanciare una console analoga sul mercato, anch’essa in grado di leggere i cd: si chiamava Sega Saturn, ma ebbe vita davvero breve. La differenza enorme con la prima PlayStation derivava fondamentalmente dal costo dei giochi: quelli della Sony avevano un prezzo notevolmente inferiore per l’utente, grazie a dei costi di produzione decisamente più contenuti rispetto al competitor Sega. La facilità di sviluppo del software, il fatto – determinante – che da quel momento praticamente tutte le case di produzione di videogames volessero lavorare con la Sony e le grandi risorse impegnate per le campagne pubblicitarie (anch’esse innovative, d’impatto, incisive) fecero il resto: tra il 1995 e il 1996 la PlayStation sbaragliò qualsiasi concorrente. La Sega però non si arrese e dopo il Saturn, tentò di riprendersi una quota di mercato con l’ottimo Dreamcast, console davvero notevole che con onore cercò di contrastare il dominio Sony… senza riuscirci, però. Tra marketing ed esclusive, la prima Playstation non aveva davvero avuto rivali.
Ma torniamo a noi, i ragazzi cresciuti negli anni 90. Ci hanno chiamato in tutti i modi: Generazione X, MTV Generation, Generazione PlayStation. Ultimamente persino Generazione Bim Bum Bam. Hanno tentato in tutti i modi di affibbiarci degli aggettivi, di definire la nostra epoca, di cercare di capire cosa ci avesse segnato maggiormente nell’ondata di cultura pop che ci aveva investiti e sconvolti. Probabilmente, come sempre, la verità sta nel mezzo e non siamo altro che un mix di tutte queste cose: tornati da scuola guardavamo i Simpson, facevamo una capatina su MTV, subito dopo i compiti (magari non sempre col sorriso sulle labbra…). Ma soprattutto, ci facevamo delle grandissime chiuse davanti alla PlayStation. Se siete capitati in un sito che si chiama MegaNerd e siete appassionati (anche) di videogiochi, è probabile che la vostra pubertà, oltre che da noti problemi ormonali, sia stata segnata anche da quel gran capolavoro di Final Fantasy VII, oppure da Winning Eleven, che ci faceva vivere esattamente le stesse emozioni del campionato (gioie, dolori, imprecazioni e persino preoccupazioni…), ma facendoci sorridere con la storpiatura di alcuni, improbabili nomi.
Ma sì, chiamateci pure Generazione PlayStation o come vi pare a voi.
Ci siamo divertiti come pazzi in quegli anni strani, fatti di boyband e girlband. Di miracoli italiani e cinepanettoni in cui Boldi duettava come se niente fosse con Dylan di Beverly Hills.
Ma soprattutto, erano gli anni delle grandi sfide alla PlayStation.
La magica scatola grigia della Sony è sbarcata nel nostro Paese nel settembre 1995. Mentre ci accingevamo a scoprire tutte le meraviglie che aveva in serbo per noi, al cinema uscivano veri e propri capolavori. Basti pensare a Seven, Braveheart, Toy Story, I Soliti Sospetti, L’esercito delle Dodici Scimmie, I Ponti di Madison County, L’uomo delle Stelle, L’Odio, Apollo 13, Jumanji, Bad Boys, Die Hard, Viaggi di Nozze, I Laureati, Dredd – la legge sono io e tanti altri ancora. Un’annata davvero pazzesca per il mondo del cinema.
La PlayStation viene considerata dagli esperti del mondo videoludico come la dominatrice incontrastata della cosiddetta “quinta generazione” di console, caratterizzata prevalentemente dai microprocessori a 32 bit. I titoli che vengono lanciati sul mercato segneranno in modo indelebile un’intera generazione: pensiamo a best seller come Gran Turismo, Crash Bandicoot oppure all’inizio di grandi saghe come Resident Evil, Metal Gear Solid e Tekken. Anche i titoli sportivi proposti dalla Electronic Arts hanno trovano con la PlayStation un riscontro senza precedenti: oltre a Fifa, vedono la luce anche NBA e Madden, che conquistano immediatamente il cuore dei fan del genere sportivo. La nostra amata PlayStation Uno è riuscita nell’impresa di restare in vita addirittura per un decennio, proprio grazie a titoli come quelli citati. Pensate che l’ultimo gioco prodotto per questa console, uscita nel 1994, è datato addirittura ottobre 2004. Dieci anni esatti. La produzione per i giochi di questa quinta generazione di console si è chiusa con Fifa 2005, in assoluto l’ultimo gioco mai realizzato per PS 1.
Mr. Kent
This post was published on 20 Aprile 2018 16:04
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