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Speciali

5 videogiochi che raccontano il lato umano della guerra

I videogiochi che ci permettono di vestire i panni di un soldato sono davvero tanti, la guerra è oggetto di rappresentazione fin dagli albori della nascita del medium, che sia questa ambientata in scenari realistici o di stampo fantascientifico.

Sono molti di meno, invece, i videogiochi che raccontano il lato umano della guerra, cioè le manifestazioni fisiche e psicologiche su tutti coloro che sono impegnati direttamente o indirettamente in un conflitto bellico.

Ovviamente, gli sparatutto non mancano totalmente di narrativa “intimista”, anzi, la serie Modern Warfare, per citarne solo una di un brand famoso, e il capolavoro che corrisponde al nome di Spec Ops: The Line ne fanno buon uso, ma la percezione del giocatore spesso e volentieri si fa ingannare dall’azione frenetica.

Abbiamo dunque raccolto cinque videogiochi che raccontano meglio di altri il lato umano della guerra.

Valiant Hearts

Ubisoft Montpellier confeziona questo gioiello nel giugno del 2014, una storia, anzi, quattro storie tra le macerie e le devastazioni della Prima Guerra Mondiale. I personaggi controllabili sono quattro, di nazionalità diverse, perché non esiste un punto di vista giusto e uno sbagliato: Emile viene obbligato a lasciare la propria famiglia e ad arruolarsi nell’esercito francese, Karl è un soldato tedesco che attraversa l’Europa non per la gloria, ma per cercare suo figlio e sua moglie, Anna è una giovane infermiera belga che fa di tutto per alleviare le sofferenze di civili e militari, poi c’è Freddie, un afroamericano catturato dai tedeschi e costretto a diventare il loro cuoco, o meglio, il loro schiavo.

Valiant Hearts è una gemma non solo per la sua veste grafica, ma anche per la maturità dei temi affrontati e la sensibilità con cui è capace di portarli avanti. Dal punto di vista ludico, è una sorta di avventura grafica in cui il giocatore è chiamato a collezionare oggetti e usarli correttamente e risolvere puzzle, tuttavia è la narrativa il suo vero punto di forza. Nel corso dell’avventura, è possibile raccogliere tantissimi documenti tra cui vere lettere scritte da soldati al fronte e informazioni storiografiche.

This War of Mine

This War of Mine racconta una vera pagina di storia, una delle più terribili di sempre, l’assedio di Sarajevo da parte dell’Armata Popolare Jugoslava. Questo è stato il più lungo della storia moderna, protraendosi dal 1992 al 1996 e mettendo in ginocchio la capitale bosniaca e la sua popolazione che dovette fare i conti alla fine con più di 50.000 feriti e 12.000 morti.

Il videogioco non racconta questa pagina di storia facendoci imbracciare un fucile, ma attraverso un sistema di gestione delle risorse e le meccaniche consuete del genere survival. In un ambiente in 2D e attraverso lo spostamento laterale dei personaggi, This War of Mine ci mette nei panni di alcuni civili che devono sopravvivere il più a lungo possibile all’assedio.

C’è un ciclo giorno/notte, ci sono orari da rispettare, commissioni da compiere, la notte il giocatore è chiamato ad avventurarsi in luoghi diroccati per raccogliere risorse utili alla sopravvivenza del gruppo e, eventualmente, a rispondere agli attacchi di ostili. Questo videogioco, per la sua capacità di narrare in modo lucido la vicenda, è stato inserito nel programma didattico delle scuole polacche.

11-11: Memories Retold

Dallo stesso autore di Valiant Hearts, Yoan Fanise, ecco un altro titolo ambientato durante il primo conflitto mondiale. Questa volta i personaggi controllabili sono due, Harry, un fotografo che accetta di arruolarsi per immortalare le gesta dell’esercito inglese e per fare colpo sulla bella Julia, e Kurt, padre che, alla disperata ricerca del figlio disperso, decide di arruolarsi nell’esercito tedesco per conoscere la verità.

La vita al fronte in Memories Retold è rappresentata in tutta la sua umanità attraverso i pensieri, le speranze e le paure dei soldati. Harry e Kurt sono nemici in guerra, ma non sono diversi, sono due facce della stessa medaglia.

Questo videogioco è estremamente narrativo con una parte ludica appena accennata e non sempre precisissima, tuttavia è proprio il suo modo di raccontare che lo rende affascinante. Particolare la meccanica delle missive da scrivere selezionando le frasi più consone al destinatario, dinamica che ha influenza sui finali.

Meraviglioso lo stile grafico, impressionista, una veste grafica che ci fa sembrare protagonisti di un dipinto ad acquerello.

Bury me, my love

Bury me my Love narra la storia di Nour, una giovane migrante siriana che intraprende un pericoloso viaggio verso l’Europa in cerca di salvezza.

Si tratta di un gioco d’avventura testuale che cerca di trasmettere al giocatore le ansie e le paure di chi abbandona la propria terra per cercare un futuro ancora più incerto del presente, l’angoscia di chi prova sulla propria pelle il dover lasciare tutto e tutti con la consapevolezza che potrebbe mai più rivedere i propri cari.

Nour è una migrante siriana che abbandona la sua terra per trovare rifugio in Europa, suo marito Majd resta in Siria e riesce a comunicare con lei utilizzando un’app di messaggistica per supportarla e aiutarla ad arrivare a destinazione.

Liyla and the Shadows of War

Chiudiamo questo speciale con un titolo poco conosciuto, un videogioco per dispositivi mobile creato da un’unica persona, il game designer palestinese Rasheed Abueideh.

Liyla and the Shadows of War parla di amore in tempo di guerra, di un amore che cerca di riscaldare il gelo della disperazione. Il contesto è il conflitto tra lo stato d’Israele e il territorio palestinese della Striscia di Gaza, lo stile scelto per narrare questa breve storia (15 minuti del vostro tempo) è quello di un platform 2D sulla falsariga di Limbo, minimalista e oscuro.

Il giocatore prende il controllo di un padre che cerca di fuggire insieme alla figlia agli orrori della guerra, tra bombe che illuminano il cielo, mine e missili che non guardano in faccia a nessuno, carri armati o ambulanze, un nemico è pur sempre un nemico.

Una storia struggente, malinconica che racconta l’amore di un padre per una figlia senza diventare patetica ed esagerata, ma usando solo la forza cruda, inesorabile e malvagia della realtà.

This post was published on 21 Agosto 2020 20:41

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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