Tra le serie videoludiche più visionarie, folli ed emozionanti dell’ultimo decennio c’è senza dubbio quella di BioShock, nata dalla mente di Ken Levine per 2K Games e composta da tre titoli: BioShock (2007), BioShock 2 (2010) e BioShock Infinite (2013).
Se i primi due, l’uno il sequel diretto dell’altro, sono ambientati negli anni ‘60 a Rapture, un’immaginaria città sottomarina statunitense, il terzo cambia radicalmente sfondo, portando i videogiocatori nella fittizia città sospesa di Columbia nel 1912. Di tutti i titoli della serie, BioShock Infinite è senza dubbio il più intricato: si può dire che il finale a effetto sia una costante di BioShock, ma Infinite va decisamente oltre questa definizione, portando la narrazione ad un livello di complessità di fronte al quale è difficile non restare spiazzati.
Come già accennato, la vicenda di BioShock Infinite si ambienta nel 1912 a Columbia, una (finta) città statunitense costruita nel cielo. È qui che Booker DeWitt, il protagonista del gioco, viene inviato dai misteriosi scienziati Rosalind e Robert Lutece, con una raccomandazione: “Portaci la ragazza, e annulla il debito”.
Columbia appare immediatamente come una città devota alla religione e al patriottismo, particolarmente votata alla figura del suo fondatore, Padre Zachary Hale Comstock. Non mancano i dissidenti, qui individuati nel movimento Vox Populi, capeggiato da Daisy Fitzroy – accusata di aver ucciso Lady Comstock. Soprattutto, la più temuta figura di Columbia è il “falso profeta”, che le autorità subito individuano in Booker a causa delle lettere “AD” incise sul dorso della sua mano.
Mantenendo fede quindi al suo ruolo di falso profeta, che secondo la gente del posto avrà il potere di rapire e corrompere Elizabeth, detta “l’Agnello di Columbia”, Booker fa irruzione nella torre dove la ragazza è tenuta prigioniera e la libera. I due tentano la fuga dalla città, ma non tutto va come pianificato: Elizabeth, alla quale manca un pezzo del dito mignolo, ha infatti il potere di aprire dei “portali” per universi paralleli, il che porta i due protagonisti a ritrovarsi in una realtà alternativa in cui Booker è ricercato dai Vox Populi.
Con l’avanzare del gioco, Booker scopre che Elizabeth è la figlia adottiva di Comstock, da lui allevata come suo successore alla guida di Columbia. Songbird, enorme automa e guardia carceraria di Elizabeth, la rapisce nuovamente: nel salvarla, Booker ha uno scontro diretto con Comstock, che si conclude con la morte di quest’ultimo per mano del primo.
Songbird continua a dare la caccia a Elizabeth. Per sfuggirgli, il potere della ragazza riesce finalmente a sprigionarsi al massimo del suo potenziale: apre un portale che porta lei e Booker a Rapture, la città sottomarina dove sono ambientati i primi due capitoli della serie. Nell’osservare il faro che segnala la posizione di Rapture sul mare, Elizabeth spiega a Booker che “c’è sempre un faro, c’è sempre un uomo, c’è sempre una città”.
Booker apprende quindi l’amara verità dietro tutto ciò che ha vissuto fino a quel momento. Elizabeth gli mostra infatti come, l’8 ottobre del 1893, Booker abbia accettato di consegnare sua figlia Anna – Anna DeWitt, AD, le iniziali incise sulla mano dell’uomo – a Robert Lutece, che agiva per conto di Comstock nel chiedergli la bambina per “ripagare il suo debito”. Il ripensamento dell’ultimo momento di Booker causò tuttavia un vero e proprio rapimento della piccola da parte di Comstock che, scappato tramite un portale, non si accorse che parte del dito mignolo di Anna era rimasto intrappolato dall’altra parte, facendo sì che esistesse in due realtà parallele: è questa l’origine del potere di Elizabeth.
I Lutece, come si scopre, non sono né gemelli né fratelli, bensì due versioni dello stesso individuo – una maschile, una femminile – esistenti in due diversi universi paralleli. La macchina che ha permesso a Comstock di viaggiare tra le realtà è una loro invenzione ed è per questo che, sentendosi traditi dalla sua maniera di utilizzare la loro creazione, decidono di raggiungere Booker nella sua realtà e di inviarlo a Columbia, per salvare Elizabeth dal destino di cui loro stessi sono complici.
Il rapimento della bambina da parte di Comstock ha infatti dietro una ragione ben precisa: convinto che Columbia dovesse essere governata tramite una linea di sangue, ma rimasto sterile a causa dell’utilizzo prolungato della macchina dei Lutece, Comstock e i due scienziati si misero d’impegno per trovare un erede altrove. E cosa c’era di più facile, per Comstock, che rapire la sua stessa figlia – in un universo parallelo?
La stoccata finale arriva infatti con la più assurda delle rivelazioni di BioShock Infinite: Zachary Comstock non è altri che Booker DeWitt, in una serie di vari universi paralleli. Veterano di guerra, avendo combattuto a Wounded Knee, il Booker destinato a diventare Comstock accetta il battesimo per pentirsi dei propri atti violenti, rinascendo come fanatico religioso e con la nuova identità di Zachary Comstock: sebbene il Booker impersonato dal giocatore fino a quel momento non si sia battezzato, ci sono innumerevoli universi paralleli in cui ciò è accaduto, dando vita a Columbia e alla vicenda raccontata finora.
Quello ucciso da Booker, quindi, era solo uno dei tanti Comstock presenti negli universi paralleli: per eliminarlo una volta per tutte, è necessario che egli non veda mai la luce, e dunque che Booker non accetti mai il battesimo. Per questa ragione, nella scena finale del gioco, l’uomo permette alle Elizabeth di tutti gli universi paralleli di annegarlo nella fonte battesimale, così da non rischiare mai più di dare vita a Comstock.
Per quanto già abbastanza impegnativa, la storia di Booker DeWitt non finisce così: dopo i titoli di coda appare infatti una scena decisamente enigmatica. È l’8 ottobre del 1893, il giorno in cui Booker accetta di consegnare Anna a Robert Lutece, e Booker è nel suo studio. Lo sentiamo chiamare il nome della bimba e aprire la porta della stanza dove si trova la sua culla, ma non sappiamo se Anna si trovi lì o meno: se la bimba fosse nella culla significherebbe che il sacrificio del “nostro” Booker ha riportato le linee temporali alla normalità, evitando la nascita di Comstock e lasciando Anna con suo padre, mentre se non ci fosse significherebbe che tutto ciò a cui abbiamo assistito finora è stato vano.
Sebbene questa scena sembri un controsenso rispetto alla morte di Booker, in realtà non lo è. Sì, lo abbiamo visto annegare nella fonte battesimale per eliminare Comstock alla radice, ma questo significa solo che il Booker che si è recato al battesimo è morto per sempre. Tutti gli altri Booker, compreso quello tornato da Wounded Knee e non deciso a pentirsi per i suoi peccati, sono sopravvissuti – si spera, in pace con la figlia Anna.
Non molto tempo dopo la release di BioShock Infinite, fu la volta di Burial at Sea, DLC diviso in due parti che aggiunge parecchia carne al fuoco alla già complicata vicenda del gioco. Protagonisti del DLC sono infatti nuovamente Booker ed Elizabeth, qui trasportati a Rapture nel 1958. Se Booker somiglia proprio al protagonista di Infinite, lo stesso non si può dire di una Elizabeth in versione femme fatale.
I due, che sembrano non conoscersi – da parte di Elizabeth, anzi, sembra esserci un certo astio – sono legati da un rapporto lavorativo: essendo lui un investigatore privato, lei gli ha chiesto di trovare Sally, una bambina cui è particolarmente affezionata, scomparsa nei meandri di Rapture, probabilmente catturata per diventare una “Sorellina”.
La storia prende velocemente una piega inaspettata (di nuovo!): il Booker di Burial at Sea non è quello di Infinite, ma piuttosto un’altra versione di Comstock inspiegabilmente sfuggita all’epurazione. In questa versione, avendo mozzato a Elizabeth la testa e non solo il mignolo durante il rapimento tramite il portale, Comstock si fa prendere dal rimorso e si fa portare dai Lutece a Rapture, dove rinsavisce e torna a essere semplicemente Booker. Elizabeth, che sa della reale identità di questo Booker fin dall’inizio, lo fa uccidere in maniera piuttosto cruenta da un Big Daddy, le mostruose creature guardiane delle Sorelline nel primo BioShock.
Per Elizabeth, comunque, non finisce qui. Dopo essersi sbarazzata dell’ultimo Comstock, fa una scoperta incredibile che unisce a filo diretto Rapture e Columbia. Il dottor Yi Suchong e Jeremiah Fink, rispettivamente lo scienziato di Rapture e l’inventore di Columbia, hanno sempre collaborato tramite i portali condividendo le proprie scoperte: i Big Daddy e Songbird sono figli della stessa tecnologia, così come molte altre cose – come i Plasmidi e i Vigor, entrambi in grado di conferire poteri di vario genere a chi li utilizza.
Il finale di questo DLC annoda ancora di più i destini delle due città e dei due giochi. Catturata infatti da Atlas, il principale villain del primo gioco che ha Sally come ostaggio, Elizabeth ha una visione: Jack, protagonista di BioShock, salva tutte le Sorelline, compresa Sally. Questo è il futuro per il quale si è fatta portare a Rapture dai Lutece: consapevole del fatto che si compierà, avendo trovato gli studi di Suchong e un biglietto con la scritta “Per cortesia”, muore proprio mentre l’aereo di Jack si schianta sopra Rapture.
Riconoscere che gli universi paralleli giocano un ruolo fondamentale nella trama di BioShock Infinite può spiegare la maggior parte degli accadimenti, a maggior ragione se si tiene conto del fatto che Comstock e i Lutece possono andare e venire dalle varie dimensioni parallele a loro piacimento. Il gioco, il suo finale e il DLC Burial at Sea si prestano tuttavia anche a dubbi e teorie, dal momento che non tutto è esplicitato nel gioco e che Ken Levine, creatore della serie, non ha mai completamente chiarito alcuni punti.
Il primo scoglio nella totale comprensione del gioco sta nel fatto che Booker non sembra ricordare di aver perso una figlia o di aver già conosciuto i Lutece e Comstock prima di arrivare a Columbia. L’ipotesi più accreditata, in questo caso, è che il trasporto da una realtà parallela all’altra abbia azzerato i ricordi di Booker: a corroborarla c’è una citazione di Robert (o Rosalind?) Lutece che compare all’inizio del gioco, che spiega come “La mente del soggetto si sforzerà disperatamente di creare ricordi dove non ce ne sono”. Il Booker impersonato dal giocatore, quindi, sostituirà il suo ricordo di Anna con quello di Elizabeth, sentendo il bisogno di salvarla come se fosse (!) sua figlia.
Non è inoltre chiaro come possa Comstock sapere che Booker, preso dal rimorso per aver venduto sua figlia, si sia inciso le sue iniziali sulla mano. Le teorie sono molte: Comstock, attraverso la macchina dei Lutece, potrebbe aver osservato Booker nella sua realtà scoprendo il marchio, creando quindi la figura del falso profeta per scongiurare il suo arrivo a Columbia. C’è poi chi sostiene che quello a cui assistiamo non sia il primo tentativo di salvataggio di Elizabeth da parte di Booker: alcuni dialoghi con i Lutece lasciano intendere che non sia la prima volta che pongono a Booker le stesse domande per ricevere le stesse risposte. In questo scenario, quindi, Comstock sarebbe a conoscenza di AD avendo già incontrato Booker nella sua realtà.
Infine, c’è la questione di Burial at Sea. Se l’annegamento di Booker nel finale di BioShock Infinite aveva come scopo quello di far collassare ogni realtà collegata a Columbia, nella quale fossero quindi presenti Comstock ed Elizabeth, come fanno a essere ancora vivi? Per quel che riguarda Comstock, l’unica spiegazione possibile è che la sua fuga da Columbia per Rapture sia avvenuta prima del collasso della sua realtà, dandogli così modo di sopravvivere al suo stesso mondo.
Su Elizabeth, invece, il discorso è più complicato: non è chiaro se quella di Burial at Sea sia proprio la Elizabeth di BioShock Infinite, ma, se lo fosse, è sfuggita come Comstock alla distruzione della sua stessa realtà. Non è un caso, osserva qualcuno, che nella scena finale di BioShock Infinite, quando le Elizabeth che annegano Booker scompaiono lentamente insieme ai loro universi, la Elizabeth che ci ha accompagnati fino a quel momento senza il suo dito mignolo non sembra essere presente. Come i Lutece, dopo gli eventi di Infinite Elizabeth potrebbe trascendere i limiti spazio-temporali, cosa che le permetterebbe di esistere anche se non dovrebbe, cioè anche nel caso in cui Comstock, il suo rapitore, non sia mai esistito.
BioShock Infinite è quindi un gioco immensamente complicato e assurdo, ma è proprio questa la ragione per cui, a tanti anni dall’uscita, se ne parla ancora con entusiasmo: la sensazione di meraviglia data dal finale e la voglia di saperne di più sui protagonisti sono gli ingredienti che tengono viva l’eredità di questo gioco, e lo faranno probabilmente ancora per un bel po’.
This post was published on 16 Febbraio 2021 11:00
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