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Speciali

5 cose che vorrei in Resident Evil: Village

Resident Evil VIII sarà disponibile su PS5, Xbox Series X e PC in una data non ancora ufficiale del 2021. Il suo reveal trailer è stato uno dei motivi per cui l’evento PS5 è stato valutato più che positivamente dal pubblico, nonostante fosse ormai certo che sarebbe stato mostrato (d’altronde si era sicuri anche della presenza di Silent Hill, ma del gioco Konami non vi è stata traccia).

Qualche informazione è stata già svelata dai developer, ma senza sbottonarsi troppo, alcuni rumor sono stati confermati, come la presenza dei licantropi, mentre alcuni indizi ci portano a pensare che la location scelta sia la Romania.

Gli appassionati della serie sono tantissimi e nessuno vuole rimanere deluso, da par mio ho voluto scrivere in questo speciale cinque cose che vorrei in Resident Evil: Village. Mi direte poi se siete d’accordo.

1. Pochi licantropi, ma messi nei punti giusti

Secondo me, i licantropi inseriti in questo nuovo contesto “residentvilliano” ci stanno alla grande purché non diventino un pretesto per imbracciare le armi e trasformare il gioco, in alcune sequenze, in un tps come se ne vedono ormai da anni.

Ciò che vorrei è avere davvero paura di questi nuovi nemici e affinché questo accada Capcom dovrà essere molto brava nel centellinare gli incontri con queste creature. Incontrare un licantropo dovrà essere un’eccezionalità, non la norma, altrimenti il giocatore si abitua e non ha più paura.

Inoltre, sono da evitare gli assembramenti, termine ormai caro all’epoca in cui viviamo, cioè le orde. Una cosa che non ho mai sopportato in un horror sono le orde di nemici da sterminare a colpi di fucile. Il giocatore non deve mai passare da: “Oddio, un licantropo, cosa faccio?” a “Che p***e, un altro licantropo“.

2. Inseguimenti dello stalker non guidati

Anche in Resident Evil: Village ci sarà un nemico stalker, cioè quel tipo di nemico che non può essere sconfitto una volta per tutte, ma costantemente alle calcagna del protagonista. Resident Evil ha fatto degli stalker un punto di forza: il Tyrant T-103, anche conosciuto come Mr.X, il Nemesis, i componenti della famiglia Baker di Resident Evil 7.

Ecco, se c’è una meccanica di gioco che non ha permesso al remake di Resident Evil 3 di raggiungere l’eccellenza possiamo trovarla proprio negli incontri con il Nemesis. Questi, infatti, erano rappresentati da vere e proprie sequenze guidate che conducevano Jill nel punto della mappa che gli sviluppatori avevano deciso a priori.

Badate, lo script in giochi di questo tipo non è da demonizzare, anzi, ma in un horror sarebbe meglio limitarne l’ingerenza perché un eccesso può contribuire all’appiattimento dell’esperienza di gioco.

In Resident Evil: Village lo stalker sarà una donna probabilmente, un nemico di cui sappiamo ancora molto poco, però. Una strega o un altro tipo di figura? Non ci è ancora dato saperlo, quel che è sicuro è che ci darà i tormenti, ma spero di vedere fasi di fuga libere da paletti e muri invalicabili.

3. Basso riciclo delle ambientazioni

Resident Evil ha fatto del backtracking un marchio di fabbrica, tuttavia questo poteva avere un’efficienza innegabile nei capitoli classici (e nei remake), adesso la musica è cambiata. Ciò che mi aspetto da Resident Evil VIII è che non ricicli le location, che non mi faccia girare in tondo, che riesca a mantenere alta la sensazione di scoperta del giocatore.

Vorrei che non esistesse nel prossimo capitolo della serie la regola del “visto uno, visto tutti”. Attraversare un villaggio, una chiesa, un cimitero dovrebbe essere un’esperienza unica; un’ambientazione ad ampio respiro e in continuo mutamento aumenta la sensazione di disagio e di terrore perché il giocatore sa di mettere piede in sentieri poco conosciuti.

4. Enigmi coerenti con il contesto

In primo luogo, spero che ci siano enigmi, ma a quanto pare Capcom ha già informato i fan che sarà proprio così, torneranno i puzzle da risolvere. Ciò che spero è che siano ben integrati con la storia, con il contesto scenico e che non si riducano al trovare un oggetto ben nascosto e usarlo nel posto giusto.

Resident Evil: Village poggerà le sue basi narrative su temi come la stregoneria, l’occultismo e la magia nera, dunque mi aspetto enigmi che possano rievocare queste tematiche. Il tempo (meraviglioso) delle gemme rosse e delle chiavi di picche sembra essere giunto al termine, è giusto ora che tutto risulti congruente con la nuova visone orrorifica di Capcom.

5. Alta interazione ambientale

Desidero, e le avrò, ne sono certo, location evocative che possano incutere timore ad ogni passo, ma vorrei anche un’alta interazione ambientale, vorrei luoghi che raccontano una storia. La trama in un videogioco può essere trasmessa al giocatore in molti modi: con le cutscene, con i dialoghi, con i documenti, ma il modo più efficiente per far sentire il fruitore parte integrante della storia è condurlo in luoghi che abbiano qualcosa da dire.

Per interazione non parlo solo di oggetti collezionabili e file da leggere, ma di vera e propria interdipendenza tra narrativa e ambientazione, un feedback profondo da percepire alla vista di ogni singolo elemento dello scenario.


Queste sono le cinque cose che vorrei in Resident Evil: Village. Quali sono le vostre? Ditecelo nei commenti.

This post was published on 15 Giugno 2020 12:26

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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