Con Mafia: The City of Lost Heaven continua la nostra rubrica settimanale #venerdìnostalgia dedicata al retrogaming. Ecco il nostro racconto di un gioco che ha dato vita ad una saga in grado di competere con grandi capolavori di fantascienza.
Se vi siete persi gli articoli precedenti dedicati al retrogaming potrete ritrovarli comodamente tutti a questo link. Troverete Final Fantasy, Resident Evil, Silent Hill, Winning Eleven e molte altre chicche raccolte solo per voi!
“Sapete, il mondo non è governato da leggi scritte, ma dalle persone. Alcune seguono le leggi e altre no. Dipende da ciascun individuo come sarà il mondo, da come lo crea. E ci vuole anche un bel po’ di fortuna, per evitare che qualcuno ti renda la vita un inferno. Non è facile come ti insegnano alle elementari. Ma è giusto avere dei solidi valori e rispettarli. Nel matrimonio, nel crimine, in guerra, insomma sempre e dovunque. Io ho fallito. Come Paulie e Sam. Aspiravamo a una vita migliore, ma in fondo eravamo peggiori della maggior parte della gente. Sapete, credo che sia importante mantenere l’equilibrio. Già, l’equilibrio, è la parola giusta. Perché chi vuole troppo rischia di perdere assolutamente tutto. Certo, chi vuole troppo poco dalla vita, rischia di non ottenere assolutamente nulla”.
Per raccontarvi di Mafia: The City of Lost Heaven, ho deciso di partire dalla fine, dalla bellissima frase finale che il protagonista, Tommy Angelo, pronuncia proprio nell’ultima epica scena. Una frase che da sola ha il potere di riassumere la filosofia celata dietro ad uno dei titoli più belli del nuovo millennio. Una storia di crimine e ambizione, di tradimenti e vendetta, una storia che non ha nulla da invidiare ai migliori film americani sul genere. Un videogioco che ci ha fatto vivere, in prima persona, lo spirito degli anni ’20 e ’30, tra proibizionismo e “famiglie”. Un titolo d’azione, con una enorme componente esplorativa e ambientazioni e dialoghi degni di un grande set cinematografico. Fate le valige, Lost Heaven ci aspetta.
1930. Tommy è un tranquillo tassista della città di Lost Heaven. Per sua sfortuna un inseguimento tra bande mafiose sta per cambiare per sempre il suo destino. Tommy, aiutando Sam e Paulie, due scagnozzi di Don Salieri, a fuggire dagli uomini del crudele boss rivale Morello, si ritrova suo malgrado invischiato in una sanguinosa faida. Nonostante il tentativo di non entrare in quel mondo così pericoloso, una serie di eventi ci spingeranno all’interno dell’organizzazione, in quella che ben presto diverrà una vera e propria scalata verso i ranghi più alti della malavita.
La vita di un “picciotto” è sempre ricca di novità e colpi di scena. Passeremo presto dal chiedere il pizzo al rubare automobili, finendo anche a gareggiare in un vero Gran Premio degli anni trenta. Ci troveremo contro l’FBI e il procuratore distrettuale, faremo la scorta a carichi di whisky e di armi, trovando anche il tempo per innamorarci e mettere su famiglia. In un arco temporale che va dal 1930 al 1939, insieme agli inseparabili Sam e Paulie ci troveremo a dover recuperare documenti scottanti, scassinare cassaforti e scegliere se condannare o lasciar fuggire quelli che fino a poco tempo prima erano nostri amici.
Grazie ai continui richiami ai film di genere, Mafia: The City of Lost Heaven, diventa una vera e propria esperienza. Vi assicuro che, nonostante il sabotaggio delle macchine rivali, concludere al primo posto la corsa automobilistica fu una vera impresa, visto che le macchine da corsa di quegli anni tendevano ad avere un’aderenza davvero rivedibile. Anche le classiche scene di inseguimento, i furti e le sparatorie hanno quello squisito gusto retrò, in cui spicca il lavoro fatto per ricreare armi e automibili di uno dei periodi più controversi della storia americana.
A livello di scrittura, Mafia ci ha regalato una serie di scene davvero irripetibili. Una su tutte, la fuga dal funerale del figlio di un politico che abbiamo commesso noi. Qui, dopo essere stati riconosciuti, dovremo farci largo in una sparatoria epica, finendo per fuggire dalla polizia con il primo mezzo a nostra disposizione, ovvero un carro funebre. Inutile dire che quel veicolo non sarà proprio il massimo con cui lasciarci dietro gli agenti di polizia, ma la scena che ne risulta è davvero fantastica nel suo complesso. Così come fantastico è l’epilogo nel Museo civico di Lost Heaven, dove la sparatoria finale ci condurrà dritti verso l’epilogo di un gioco in grado di catturarci dalla prima all’ultima missione.
Grande merito del successo di Mafia: The City of Lost Heaven, va alla grande varietà di armi presenti nel gioco. Indimenticabile la battuta di Vincenzo, storico armaiolo della famiglia Salieri, quando ci propone di usare la mazza da baseball per danneggiare le auto di chi si è rifiutato di versare il pizzo: “Questo classico attrezzo sportivo dovrebbe fare al caso vostro, altrimenti ho preparato qualche Molotov”. Tra le varie armi bianche spiccava il tirapugni, il piede di porco, coltelli, spranghe, mentre, andando sulle armi da fuoco, c’era una grande varietà.
Dalle pistole Smith & Wesson 10 M&P, Smith & Wesson 27 Magnum, Colt 1911, Colt Detective Special, passando per la classica Lupara, il fucile a pompa, la Carabina US M1903 Springfield o il Mosin Nagant 1891, senza dimenticare i fucili di precisione. Ma il vero eroe di Mafia: The City of Lost Heaven, era lui, il mitra Thompson 1928, con il classico caricatore a disco e la disperione veritcale dei colpi tipica di tutti i film ambientati in quel periodo storico. Una grande cura dei dettagli, in grado di appassionare anche il videogiocatore meno attento.
Oltre alle armi da fuoco, il secondo elemento caratteristico di Mafia era rappresentato dalle automobili. Nel gioco infatti potevamo trovare, rubare o guidare una grande varietà di macchine tipiche degli anni ’30. Dalle Bolt Ace, Model B e V8, alle Caesar da corsa. Dalla Crusader Chrominum, alla Falconer, passando per la Lassiter V16 alle Schubert Six, normali e della polizia.
Nel gioco erano poi presenti anche mezzi pesanti, come ambulanze, camion e camion dei vigili del fuoco, oltre a macchine di lusso molto rare. Tra tutto spiccavano la Silver Fletcher, La Thor 812, o la Trautenberg. Visto che gran parte del gioco si passava guidando da un punto all’altro della città, le automobili erano un punto centrale della storia e della narrazione, e si aveva la possibilità di collezionarle e parcheggiarle in un apposito garage. Impossibile non citare poi la mitica Ford T, presente in una delle missioni più pazze e iconiche di questo primo capitolo.
Nonostante la longevità di Mafia: The City of Lost Heaven fosse tutt’altro che scarsa, quei burloni della Illusion Softworks vollero inserire alcune modalità extra alla fine del gioco. Una volta completata la storia infatti, potevamo iniziare una serie di missioni pazze e divertenti, in una modalità chiamata “a tutto gas“. Mentre nella modalità “Fatti un giro” avremmo interpretato un Thomas Angelo completamente libero di girare ed esplorare la città a proprio piacimento.
La vera chicca però era proprio la modalità “a tutto gas”. Vi basti sapere che alcune missioni erano davvero folli, al punto da essere quasi impossibili da completare. Se in “Speedy Gonzales” dovevamo investire un uomo velocissimo (come il famoso topolino), nella missione “la succhiasoldi” dovevamo portare dall’altra parte della città una Trautenberg in grado di svuotare il serbatoio della benzina in un amen. In una di queste pazze missioni dovremo addirittura superare un ponte con la mitica (e lentissima) Ford T, sotto il bombardamento di un dirigibile Zeppelin. Una vera follia, in grado di aumentare la longevità di un titolo già di per se lunghissimo e bellissimo.
Mafia è stato uno dei capvolari indiscussi di inizio secolo, una magia a metà tra il videogioco e il cinema, in grado di regalarci una storia che anche oggi, a quasi vent’anni di distanza, ancora riesce ad emozionarci.
This post was published on 6 Aprile 2018 12:00
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