Il classico party a casa di amici. Un gruppo eterogeneo di invitati che si conosco a malapena, ognuno diverso dall’altro e ciascuno con passioni e preferenze ludiche differenti.
Momenti di imbarazzo, sedie in circolo contro le pareti e sguardi vacui che cercano disperatamente di non incrociarsi, volti con stampati sorrisi cordiali. Come fare per animare una situazione che, diciamocelo, ci rimanda tragicamente indietro fino ai tempi delle medie?
Non possiamo tirar fuori la nostra collezione giochi nerd, una parte degli invitati non apprezzerebbe una vecchia gloria come Talisman e neppure la finezza di un deckbuilding come El Dorado, sebbene sia stato nominato gioco dell’anno 2019 a Lucca Comics & Games.
Prima di lasciarci prendere dal panico e peggiorare la situazione con la tragica decisione di abbassare le luci e mettere su Discomegamix ’90, perché non proviamo a proporre un gioco di società che non richiede tabelloni né dadi e che con semplicità può aiutare a rompere il ghiaccio?
Ne proponiamo alcuni, dai più classici ai meno conosciuti.
Questo articolo rientra in una serie di speciali dedicati ai giochi analogici che non richiedono acquisti ma solo tanta fantasia.
Pictionary è un grande classico dei giochi da festa ed esistono numerose varianti. Nel 1985 la casa editrice Parker Brothers ha pubblicato una versione in scatola della quale consigliamo sicuramente l’acquisto. In alternativa, con semplicità si può organizzare una partita di Pictionary utilizzando quei pochi materiali che abbiamo già in casa.
Una superficie per disegnare che sia grande e ben visibile. L’ideale è una lavagna di quelle a pennarello o classica, con gessetti. In alternativa, va bene anche un blocco di fogli A3 e una penna, più grandi sono i fogli e meglio è.
I giocatori si dividono in due squadre. Nel turno di gioco, una delle due squadre sceglie uno dei suoi componenti che, per questo giro, avrà il ruolo di “pittore”. Ad ogni turno successivo, il ruolo del “pittore” passerà ad una altro giocatore nella stessa squadra.
La squadra avversaria si consulta in segreto e decide cosa il “pittore” dovrà disegnare. Dovrà poi comunicargliela all’orecchio e dovrà informare la squadra di cui il “pittore” fa parte della categoria alla quale appartiene la cosa appena scelta.
Le categorie possono essere le più disparate, dalle più semplici come: animale, oggetto, veicolo, personaggio famoso oppure più complesse, come: film, romanzo, proverbio, luogo geografico. Sarebbe bene accordarsi sul livello di difficoltà che si vuole affrontare prima di iniziare a giocare.
La squadra che ha scelto l’oggetto da disegnare fa partire il tempo e il “pittore” dovrà far indovinare alla propria squadra ciò che gli avversari gli hanno comunicato all’orecchio. Ovviamente, dovrà farlo disegnando.
Regole fondamentali:
Se allo scadere del tempo (concordato in precedenza, io consiglio 5 minuti per chi non ha mai giocato e 2 minuti per i professionisti) se la squadra del “pittore” non ha indovinato, può rivalersi su di lui con improperi e ingiurie e perderà un punto.
Se i giocatori indovinano prima dello scadere del tempo, la squadra guadagna un punto.
Potete fare a chi arriva prima a dieci punti, ad esempio, o giocare fino allo stremo delle forze (o finché non finisce la birra) e conteggiare i punti alla fine per vedere chi ha vinto.
La prima volta che ho conosciuto questo gioco è stato guardando una puntata di Lost. Kate e Sawyer, ad un certo punto, attorno ad un falò iniziano a fare un gioco che si chiama “I never…”. Solo molto più tardi ho scoperto che si tratta di un “drinking game” molto celebre oltreoceano.
Tradotto in italiano, “Io non ho mai…” è un gioco in cui ci si ubriaca e si scoprono altarini. Adatto in situazioni in cui si riuniscono persone che non si conoscono, perché si rivelano i fatti personali di ciascuno, questo gioco può generare momenti sorprendenti anche in gruppi di amici di vecchia data che vengono a scoprire quei segreti più intimi che mai avrebbero osato immaginare.
Bevande alcoliche, di qualsiasi tipo. In abbondanza.
I giocatori si mettono in cerchio e ci si assicura che ciascuno abbia il bicchiere ben pieno della bevanda alcolica prescelta.
Si decide chi inizia, il giocatore in questione rivela ad alta voce un qualcosa che lui non ha MAI fatto, iniziando la frase con la locuzione: “io non ho mai…”. Ad esempio, può dire: “io non ho mai fatto la tintura ai capelli” oppure: “non ho mai volato in aereo”.
Al termine della frase, TUTTI gli altri giocatori che, invece, hanno fatto in passato la cosa descritta dal giocatore, devono bere un sorso (o tracannare il bicchiere intero e farselo riempire subito dopo, se volete giocare una variante più intensa).
A poco a poco, grazie all’aiuto dell’alcool, vedrete che i giocatori si sentiranno sempre più a loro agio e passeranno a frasi sempre più cattive e intriganti, allo scopo di far venire fuori i segreti più torbidi degli altri giocatori. Dopo poco si passerà a frasi del tipo: “io non ho mai fatto una cosa a tre” o “io non ho mai guardato Uomini e Donne” per scoprire, guardando chi è che beve, quali tra i nostri amici hanno ccmpiuto simili nefandezze.
In questo gioco non c’è una durata, finisce in base a quanto dura l’alcool presente in casa o la resistenza ad esso da parte dei partecipanti. Non c’è nemmeno un vincitore, ciascuno tornerà a casa portando con sé le proprie personali vittorie e sconfitte.
Ecco un altro grande classico dei giochi da festa, un gioco semplicissimo che si presta a tantissime varianti e che regala sempre grandi momenti di spasso e di profondo imbarazzo. Ma del resto il motivo per cui avete deciso di fare una festa in casa vostra è proprio questo, provocare imbarazzo regalare divertimento ai vostri cari amici.
Tanto spazio. Spostate il divano, spingete il tavolo in fondo alla stanza e togliete di mezzo le sedie.
I giocatori si dividono in due squadre. Si estrae a sorte la squadra che inizia il gioco, questa al suo interno sceglierà il giocatore che, per quel turno, dovrà cimentarsi nell’arte del mimo.
L’altra squadra decide la cosa da indovinare e la comunica all’orecchio del giocatore-mimo della squadra avversaria. Ad alta voce, poi, informa gli avversari della categoria alla quale appartiene la cosa da indovinare. Un grande classico del gioco dei mimi è far indovinare titoli di film, ma le categorie possono essere delle più disparate: proverbi, modi di dire, titoli di libri, personaggi famosi, cartoni animati e fumetti e così via.
Si fa partire il tempo (si decide in anticipo, di solito dai 5 ai 3 minuti) e il giocatore-mimo dovrà fa indovinare alla propria squadra la cosa scelta dagli avversari.
Regole fondamentali:
Se la squadra indovina, guadagna un punto. Se scade prima il tempo, non guadagna nulla. Al termine della partita la squadra con più punti vince.
Ecco un gioco poco conosciuto, rapido da spiegare, della breve durata ma che è in grado di regalare momenti di pura follia.
Una sedia per ciascun giocatore. Un mazzo di carte (napoletane, francesi, piacentine è indifferente).
Si dispongono le sedie in cerchio e tutti si siedono con la faccia rivolta verso il centro. Uno dei giocatori, che fungerà da mazziere, resta al centro del cerchio.
Il mazziere mischia le carte e ne distribuisce una per ciascun giocatore. Questi guardano la carta in segreto e memorizzano il seme. Soltanto il seme, non è necessario che ricordino anche il numero. Dovrebbe essere un’operazione fattibile anche in una fase avanzata della festa, quando i fumi dell’alcool ottenebrano le menti. Insomma, uno non dovrebbe aver problemi a ricordare un seme delle carte, poi dipende sempre che genere di feste organizzate.
Dopo che tutti hanno memorizzato il proprio seme, il mazziere ritira le carte e mischia di nuovo. Il gioco ha inizio.
Il mazziere estrae una carta e enuncia a gran voce il seme. Tutti i giocatori a cui era stato assegnato quel seme si alzano e si siedono sulle ginocchia del giocatore che sta alla loro destra. Il mazziere estrae una seconda carta, enuncia il seme e si ripete l’azione precedente. Ogni turno, il mazziere estrae una carta e le persone a cui è assegnato il seme uscito si spostano a destra, a meno che non abbiano qualcuno seduto sulle proprie ginocchia.
Il gioco procede sempre allo steso modo, il mazziere continua ad estrarre carte finché uno dei giocatori non torna nella stessa sedia dalla quale era partito. A quel punto, la partita finisce e abbiamo finalmente un vincitore.
Letteralmente si traduce con “In testa!” ma meglio lasciarlo in lingua originale, o non ci giocherebbe nessuno tanto è brutto il nome. “Heads up!” è un classico gioco che è stato proposto in tantissime varianti in diverse situazioni, da quiz televisivi a app per cellulare. Vi proponiamo una versione base, semplice ma efficace per ravvivare una festa tra amici.
Un blocchetto di post-it o simili. In alternativa, vanno bene foglietti di block-notes e un po’ di patafix o biadesivo.
Il gioco è tutti contro tutti. A turno, ogni giocatore dovrà indovinare un personaggio famoso scelto dagli altri giocatori entro un tempo stabilito (5 minuti è l’ideale). Se riesce ad indovinare, guadagna un punto e un altro giocatore prenderà il suo posto, finché non avranno tentato tutti lo stesso numero di volte.
Il giocatore che indovina deve sedersi di fronte a tutti gli altri, un po’ isolato. Gli altri giocatori si mettono segretamente d’accordo e scrivono il nome di un personaggio famoso sul post-it. Dopodiché il post-it viene appiccicato sulla fronte del giocatore e si fa partire il tempo.
Il giocatore può fare tutte le domande che vuole ai suoi avversari, che devono rispondere con sincerità. L’unico limite è che la risposta alle domande può essere soltanto SÌ o NO. Quindi si inizierà con domande tipo: “è maschio?” oppure “è un cantante?” e così via.
Se il giocatore indovina entro il tempo limite, può tenersi il post-it come promemoria per il punto guadagnato.
Al termine della partita, quando tutti i giocatori hanno fatto lo stesso numero di tentativi, si contano i punti e si celebra il vincitore.
Le varianti di questo gioco sono infinite: si può passare dai personaggi famosi dello spettacolo a eroi dei fumetti o protagonisti di cartoni animati, ci si può concentrare su categorie più ristrette, tipo attori o cantanti e si può persino spaziare con oggetti, luoghi geografici, animali e così via.
Non ho idea delle origini di questo gioco, me lo spiegò un giorno un pazzo che incontrai a Lucca Comics & Games, uno sconosciuto che avrà per sempre la mia gratitudine.
Morra Criminale è un gioco velocissimo e confusionario, adatto per piccoli gruppi di persone (una decina al massimo) che però siano dotate di senso dell’umorismo, un po’ di spigliatezza e verve artistica.
Null’altro se non la vostra mano destra e tanta arguzia.
I giocatori si mettono in cerchio, in piedi. Devono calarsi ruolo di una banda di criminali da strapazzo. Uno dei giocatori, il primo che ha un’ispirazione, si lancia in un racconto che inventa al momento e che deve narrare con toni concitati e stizziti.
Le caratteristiche del racconto devono essere:
Si passa dunque all’accusa. In contemporanea, i giocatori pronunciano a cantilena la frase: “alla morra criminaaaaaa-le!”. Alla sillaba finale “le” ciascuno punta le dita a mo’ di pistola contro un altro giocatore.
Il giocatore che si accorge di avere il maggior numero di “pistole” puntate contro è l’accusato e deve difendersi. Deve riprendere la storia da dove l’aveva lasciata il giocatore precedente, arricchendola di particolari, per discolparsi in una maniera fantasiosa ma credibile.
Si passa dunque ad un altro round di accusa, tutti cantilenano la formula: “alla morra criminaaaaaa-le!” e puntano la pistola. Se la difesa del giocatore che ha appena parlato non è convincente, è possibile accusare di nuovo la stessa persona. Possono verificarsi, dunque, due situazioni:
Se si verifica il primo caso, il gioco prosegue normalmente e la storia diverrà sempre più articolata.
Quando un giocatore viene eliminato, invece, esce dal cerchio e i restanti giocatori ricominciano da capo con una nuova storia.
Ad un certo momento resteranno solo in due giocatori, i quali possono decidere se dividersi la gloria della vittoria o spararsi a vicenda secondo la migliore tradizione dei film di Quentin Tarantino.
Esempio di gioco:
– Giocatore 1: “Vorrei sapere chi ha messo in lavatrice Fuffy, il barboncino del boss! Tra noi si nasconde un fituso!”
– Tutti: “alla morra criminaaaaaa-le!”.
Viene incolpato Giocatore 2.
– Giocatore 2: “Io? Ma io non so nemmeno come si accende, una lavatrice! E poi tutti sanno che Fuffy è tenuto sotto chiave e solo uno di noi ha accesso alle sue stanze… chissà chi è!”
– Tutti: “alla morra criminaaaaaa-le!”.
La difesa di Giocatore 2 regge e viene incolpato Giocatore 3.
– Giocatore 3: “Non sono io ad avere la chiave delle stanze private di Fuffy, io non ho le tasche per metterle… vedete, giro sempre in pigiama…”.
– Tutti: “alla morra criminaaaaaa-le!”.
La difesa di Giocatore 3 non regge, tutti accusano nuovamente lui. I giocatori fanno rumori di spari e mimano di svuotare i caricatori su Giocatore 3, che lascia il cerchio. Si riparte con una nuova storia.
Passa la Bomba è un gioco edito da Giochi Uniti e del quale consigliamo senza dubbio l’acquisto. Nell’attesa che il vostro negoziante di fiducia riceva l’ordine, potete provare una versione casalinga da proporre alla prossima festa a casa di amici.
Uno smartphone qualunque.
Disponete le sedie in cerchio e sedetevi comodamente. Uno dei giocatori imposta sullo smartphone un timer casuale, intorno ai 3 minuti è l’ideale. Fa partire il conto alla rovescia, disattiva lo schermo e il gioco ha inizio.
Il primo giocatore pronuncia una parola qualsiasi e passa il telefono al giocatore alla sua destra. Il giocatore successivo deve pronunciare una parola diversa che però inizi con le stesse due lettere della parola appena ascoltata (ad esempio, se il primo giocatore dice: “casa”, il secondo giocatore può dire: “cavolo”). Dopo aver pronunciato la parola, passa a sua volta lo smartphone al giocatore successivo che fa lo stesso: pronuncia una parola, sempre diversa dalle precedenti, e passa il telefono.
Lo smartphone è la “bomba”. Infatti, quando il countdown si esaurisce e squilla l’allarme, il giocatore che in quel momento ha il telefono in mano è eliminato.
L’eliminato esce dal cerchio, si stringono le sedie rimanenti e si riparte con una nuova parola.
Varianti:
This post was published on 22 Gennaio 2020 16:36
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