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Speciali

Due parole su: Tomb Raider

Con una settimana di ritardo siamo riusciti ad andare a vedere Tomb Raider, il reboot degli adattamenti cinematografici della saga di Lara Croft. Già portato su schermo, nel 2001 e nel 2003 con Lara interpretata da Angelina Jolie, il film è diretto da Roar Uthaug (The Wave) e Lara ha il volto del premio Oscar Alicia Vikander (The Danish Girl, Ex Machina), con Dominic West, Walton Goggins, Daniel Vu e Kristin Scott-Thomas e per pochi minuti Derek Jakobi come cast di supporto.

Il film, prodotto tra gli altri da Square Enix stessa, abbraccia a piene mani l’interpretazione di Crystal Dynamics della razziatrice di tombe più famosa del mondo videoludico, basando sia Lara che il grosso della storia sul reboot del 2013, ma prendendo a piene mani anche dal sequel Rise Of The Tomb Raider del 2015 e qualche elemento anche da Tomb Raider Underworld, anch’esso sviluppato da Crystal Dynamics. Data l’impossibilità oggettiva di trasportare un titolo da oltre dodici ore di gioco in due ore scarse di film, gli sceneggiatori hanno tagliato, distillato e apportato le modifiche che hanno ritenuto opportune per riuscire a portare l’esperienza di Tomb Raider sul grande schermo. Ha funzionato?

Sì. E no. Ma più sì che no.

Per i fan e per i neofiti

Sì, ha funzionato perchè se avete giocato i titoli sopracitati sarete in grado di ritrovarvi perfettamente a vostro agio nella narrazione e nei personaggi, ma allo stesso tempo se invece siete rimasti fermi ai vecchi titoli pre-reboot o non siete videogiocatori potrete tranquillamente seguire la storia senza ritrovarvi spaesati. No, non ha funzionato perchè per dare appunto più appigli ai non videogiocatori è stata espansa moltissimo la parte di film che stabilisce la situazione e i personaggi in modo da partire da una base solida per il resto. Essa infatti tende a rubare molto tempo alla parte “importante” della narrazione, quella che dovrebbe mostrare il percorso che porterà Lara a diventare una guerriera pronta a tutto per sopravvivere in circostanze estreme. La sezione iniziale a Londra, prima che Lara possa iniziare la propria avventura, è leggermente sproporzionata e a tratti noiosa, ma nulla che non si possa sopportare, dato che ha comunque una sua utilità.

Una delle foto ufficiali rilasciate in questi mesi

Per quanto riguarda invece la parte più action, per quanto tardi un po’ ad arrivare, è fatta molto bene, ed è qui che il videogiocatore appassionato di cinema si ritroverà più a proprio agio. Dai personaggi alle ambientazioni, fino a determinate scene facilmente attribuibili ad un tributo ai film che hanno dato vita alla saga di Tomb Raider, è qui che l’adattamento funziona meglio. C’è un po’ tutto quello che ha reso il reboot del 2013 di Tomb Raider un ottimo gioco: c’è l’isola di Yamatai, c’è la regina Himiko, c’è la Trinità, c’è Lara alla ricerca del padre, c’è il suo doversi improvvisamente adattare a quella che non s’è rivelata essere una passeggiata su un’isola deserta per cercare di capire cosa suo padre stesse inseguendo come un folle. E sì, c’è anche la scena del relitto dell’aereo e anche quella del paracadute.

Familiarità anche nel nuovo

Gli elementi familiari sono innumerevoli, e anche quelli che sono stati rimaneggiati, modificati o distillati sono comunque basati su personaggi o eventi noti, in netto contrasto con molti videogame movie del passato che, prendevano un titolo e con ben poco riguardo per la sua storia, ne facevano un film che non aveva nulla a che vedere con il soggetto originale (sì, Colui-Che-Non-Può-Essere-Nominato, stiamo parlando di te!). Allo stesso tempo però, al contrario del film su Assassin’s Creed, non gioca sulla difensiva. La trasposizione del titolo di Ubisoft  era lacunosa e stereotipata, al punto che dal trailer ci eravamo detti: “non affezioniamoci a Maria che tanto muore male”, mentre Tomb Raider, distillato quanto volete e pur prendendosi molte libertà, è fedele e non “annacqua” la storia tanto dal renderla irriconoscibile.

Certo, c’è un twist che ci ha fatto esclamare “ehi ma questo viene da Uncharted!”, ma ci stava bene, dato il tono generale del film.

In sostanza, Tomb Raider è un buon film d’azione e un buon adattamento cinematografico. E non fidatevi di chi dice “eh ma Lara sta lì solo a fare da punching bag per i cattivi”, il fatto che ne prenda non la rende meno tosta.

Quelle vi sono familiari, vero?

Aspettando Shadow Of The Tomb Raider.

This post was published on 22 Marzo 2018 14:00

Eleonora Muzzi

Professionista del doppio senso, videogiocatrice da un quarto di secolo, scrittrice per hobby, geek da sempre. Alla ricerca di più posto per sistemare i fumetti e videogiochi. Gioco ad un po' di tutto, non ho un genere preferito in assoluto, ma tendo a prediligere FPS con elementi RPG e stealth, anche se di tanto in tanto potreste trovarmi in un tunnel chiamato Cities Skylines in cui mi rintano per settimane a volte, dimenticandomi che esistono altri tipi di gioco.

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