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Speciali

[Speciale Halloween] 5 videogiochi horror che confondono la mente del giocatore

Il panorama horror videoludico sta assumendo sempre più forme grazie soprattutto agli indie, pronti a sperimentare nuove metodologie atte a spaventare il giocatore. Tra queste la più interessante è quella che cerca di mettere in forte disagio l’utente, di confondere la sua mente con cambiamenti repentini di prospettiva, veloci strappi di telecamera e modifiche ambientali che tendono a disorientare.

Alcuni titoli horror mettono anche alla prova la nostra resistenza a particolari e fastidiosi giochi di luce che possono creare vero e proprio malessere (come vedremo in un caso specifico).

In questo speciale di Halloween, stiliamo una lista di cinque videogiochi che provano a stordire il giocatore.

Layers of Fear/Layers of Fear 2

Il laboratorio del pittore maledetto del primo Layers of Fear. I due capitoli hanno ambientazioni completamente differenti, ma in entrambi i casi lo scenario cambierà spesso e volentieri per mettere a disagio il giocatore.

La serie di Layers of Fear è marchio di fabbrica dello studio polacco Bloober Team, il primo titolo difatti ha posto all’attenzione del mondo la bravura della squadra che ultimamente ha lavorato al videogioco Blair Witch (leggi la nostra recensione). In Layers of Fear impersoniamo un pittore maledetto alle prese con il suo capolavoro, un dipinto che riassume le sue paure, le sue insicurezze e la tragedia vissuta. Nel secondo capitolo, invece, è la settima arte a essere protagonista, con un attore che per calarsi nella parte deve affrontare i passaggi oscuri della propria mente. In entrambi i casi, veniamo catapultati in situazioni realistiche che si trasformano in incubi a occhi aperti, perché i protagonisti delle vicende narrate vedono il mondo disgregarsi intorno a loro e la ormai flebile luce della sanità mentale spegnersi pian piano. Cambi di prospettiva, stanze che cambiano aspetto e forma, porte che compaiono e scompaiono al solo battere delle ciglia. Due perle per chi non ha paura di mettere a repentaglio la propria stabilità.

Leggi anche la nostra recensione di Layers of Fear 2.

Observer

I ragazzi di Bloober Team sono dei veri maestri del disorientare il giocatore, ma in Observer forse hanno un tantinello esagerato. In alcune sezioni di gioco, non sarà raro percepire un certo fastidio agli occhi e una sensazione di nausea provocati da effetti di luce davvero frastornanti.

Un altro videogioco nato dalle menti contorte di Bloober Team, stavolta però l’ambientazione cambia radicalmente portando il giocatore in un mondo ultra-tecnologico, ma squallido e intriso di malvagità. Observer è un thriller sci-fi che appartiene al genere del cyberpunk, con un’atmosfera generale che strizza l’occhio al romanzo noir/poliziesco. Un un buon mix di generi e sottogeneri che ancora una volta mette a dura prova la nostra mente e, in particolar modo, le nostre diottrie. Nell’introduzione, abbiamo parlato di malessere provocato da particolari giochi di luce e prospettiva. Ebbene, ci stavamo riferendo proprio a Observer che, in molti casi, arriva a distorcere talmente tanto le scene di gioco e a fare un utilizzo smisurato di luci psichedeliche e di movimenti nevrotici della telecamera, da provocare nel giocatore una vera sensazione di disagio fisico, al limite della motion sickness. Un gran titolo, ma se siete particolarmente sensibili o avete problemi di epilessia, giocherete a vostro rischio e pericolo.

Transference

Un videogioco sulla falsariga di quelli pubblicati da Bloober Team. Transference è il primo videogioco dell’azienda fondata da Elijah Wood. Un viaggio nei ricordi sommersi di un’intera famiglia.

Primo videogioco sviluppato da SpectreVision, la software house fondata da Elijah Wood, il Frodo Baggins della saga cinematografica de Il signore degli anelli. Transference è molto simile, nella sua veste grafica a Observer, ma presenta meno nevrosi dal punto di vista visivo e un’ambientazione più famigliare e accogliente… a prima vista. Il giocatore ripercorre i ricordi dei membri di una famiglia all’interno di una simulazione virtuale che fin dai primi minuti sembra voler più nascondere che svelare. L’esperienza di gioco nel suo complesso è destabilizzante, ci lascia in balia degli eventi in un contesto, la casa di famiglia, che in teoria dovremmo conoscere bene, ma che nella pratica tramuta se stesso troppo spesso, impedendoci di fare affidamento su uno o più punti di riferimento. Un titolo breve – massimo due ore di durata – con parecchi punti oscuri su cui fare luce.

Get Even

Get Even è un gioco che non ha ricevuto gli onori che meritava. Di altissimo livello la struttura narrativa, la sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi. Get Even regala inoltre tantissimi momenti ad alta tensione.

Videogioco sviluppato da The Farm 51, il team che sta lavorando a Chernobylite. Get Even è stato sottovalutato dai giocatori e dalla critica videoludica stessa, pur mettendo sul tavolo una sceneggiatura con pochi rivali in questa generazione. La storia di Get Even è piena di spunti mai lasciati in sospeso e abbandonai a se stessi, tanti punti da unire che vanno a formare un intreccio narrativo di prim’ordine. Le tematiche trattate vanno dal terrorismo al sequestro di persona, dalla realtà virtuale allo spionaggio industriale con una continuità e un nesso logico davvero sorprendenti. Si tratta di un thriller psicologico che fa meno uso dei trucchi che abbiamo descritto nei titoli precedenti per confondere il giocatore, preferendo un percorso legato maggiormente all’esposizione di fatti crudi e profondamente sgradevoli.

Darq

Darq è un gioco malinconico e angosciante per la sua capacità di cambiare punto di vista e prospettiva in pochissimi istanti.

Unico videogioco di questa lista a non essere in prima persona. Darq è un platform con grafica in 2.5 che ha per protagonista un ragazzino, Lloyd, che si ritrova intrappolato nei suoi stessi incubi, senza avere la possibilità di svegliarsi. I livelli che compongono l’avventura tendono a cambiare le carte in tavola repentinamente, lasciando il giocatore in confusione: pareti e muri che si spostano, mutamenti nella velocità di gioco, scenari che si rovesciano, stanze che diventano trappole mortali senza alcun preavviso. Darq è un viaggio oscuro dove spesso non ci si accorge se si sta andando avanti o se si sta tornando inesorabilmente indietro.

This post was published on 24 Ottobre 2019 15:12

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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