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Speciali

Apple Arcade Awards: Grindstone

Apple Arcade è il nuovo servizio gaming di Apple rilasciato il 19 Settembre su tutti i dispositivi iOS a soli 4,99 €.  La quantità di titoli per mobile completamente nuovi è così grande che può risultare difficile cosa scegliere e provare per primo, specie per chi non è molto pratico di videogiochi su cellulare.

Proprio per questo abbiamo avuto l’idea di iniziare questa nuova rubrica settimanale, in cui andremo ad analizzare un particolare titolo che ha suscitato il nostro interesse tra quelli proposti dall’Arcade.

Quest’oggi vi introdurremo a Grindstone, un titolo molto più ortodosso rispetto all’episodio della settimana precedente.

 

Le mazzate che si danno per la famiglia

 

 

Grindstone è un adorabile e sanguinolento puzzle game ideato dai ragazzi di Capybara Games, già famosi per l’ottimo  Might & Magic: Clash of Heroes con il quale condivide molte meccaniche e similitudini.

In Grindstone interprete un povero padre di famiglia vichingo che decide di addentrarsi nei meandri dell’omonima montagna, piena zeppa di mostri carinissimi ma allo stesso tempo estremamente pericolosi, il tutto per guadagnare abbastanza soldi da permettersi una vacanza in un posto un pelo più caldo.

Per quanto riguarda la storia di Grindstone finisce qui, ma come potete immaginare ciò non va ad intaccare assolutamente la quantità del titolo, che invece punta ad offrire al giocatore numerosissimi rompicapi divertenti, immediati e con uno stile grafico parecchio accattivante. 

 

 

In questo Grindstone rimane molto fedele alla tradizione dei titoli mobile: geniale, complesso quanto basta e sopratutto capace di non stancare mai con i suoi loop di meccaniche fini a se stessi ma mai noiosi. 

Ma a differenza di molti di essi, Grindstone non è afflitto dal pesante fardello del modello Free2Play di questo genere di titoli, e può permettersi molte migliorie e meccaniche di gioco altrimenti impensabili su titoli simili.

 

Il Barbaro ha bassa Intelligenza? Incalzare Supremo e passa la paura

 

 

Parlando di semplice gameplay, Grindstone ha una struttura molto simile a qualsiasi altro match puzzle game: il nostro vichingo muscoloso ed infreddolito per avanzare nei livelli dovrà asfaltare delle letterali file di mostriciattoli, e per farlo basterà tracciare col dito il percorso desiderato. Se faremo una combo di uccisioni da dieci o più, compariranno delle gemme color arcobaleno che ci permetteranno di cambiare il colore del mostro per formare un nuovo percorso senza perdere il ritmo e i numeri.

Ci sono, ovviamente, delle condizioni da rispettare: senza le suddette gemme, potremo tracciare dei percorsi solo su mostri dello stesso colore. Questi mostri, inoltre, sono generalmente passivi e non attaccheranno mai il nostro personaggio, ma più si gioca nel livello più il loro umore cambierà ed inizieranno ad attaccarci se capiteremo nei loro pattern d’attacco, che vanno dalla semplice croce a intere file di blocchi. Il vichingo avrà solo tre vite, e quindi dopo esser stato colpito per tre volte sarà game over e dovremo ricominciare il livello, ma partendo solo con un cuoricino.

 

 

Oltre ai normali mostriciattoli avremo anche ostacoli e cattivi più coriacei che potranno esser sconfitti solo se la nostra catena di uccisioni supera una determinata unità, altre creature che possono esser sconfitte solo se il mostro falciato prima di loro condivideva il loro stesso colore, totem magici che ci trasportano in dimensioni bonus per far più punti bonus e boss battle con gimmick molto interessanti e variegate. 

In qualsiasi momento della partita potremo inoltre fermarci alla locanda, un hub che ci permetterà di ricaricare la vita spendendo le gemme accumulate durante le nostre disinfestazioni, visitare un fabbro e uno scienziato per craftarci nuove abilità e strumenti per facilitarci la caccia oppure provare a completare delle sfide dietro una lauta ricompensa.

 

Tutto qui? Beh, che cosa vi aspettavate, Skyrim?

 

 

La semplicità di Grindstone è il suo punto forte, probabilmente uno dei massimi esponenti di divertimento spensierato, stacca-cervello ed immediato che il mobile gaming possa offrire senza la limitazione del modello da gioco Free2Play con numero di livelli e partite contate.

Ciò va anche a riflettersi sul bellissimo comparto tecnico e sonoro, con uno stile artistico decisamente fin troppo adorabile per tutte le uccisioni e le budella di mostro che adorneranno i vostri schermi.

Perfino a livello di prestazioni e consumo batteria Grindstone risulta molto permissivo ed efficiente, in modo che possiate giocare ad un livello in qualsiasi momento della giornata, durante una pausa o in fila dal medico per scaricare un po’ di tensione.

Decisamente un must have per tutti gli amanti dei puzzle game e dei titoli su cui investire decine e decine di ore del vostro tempo ma a piccolissime dosi.

This post was published on 7 Ottobre 2019 13:12

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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