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Speciali

[Speciale Halloween] 6 videogiochi per chi ha ancora voglia di Silent Hill

Inutile rivangare quelle che sono state le sorti della mitica saga di Silent Hill, fa male al cuore e ormai tutti conoscono le vicende che hanno portato alla cancellazione di P.T. e, di conseguenza, di qualsiasi altro progetto legato alla serie horror. Molti ancora sperano che Konami possa avere un moto d’orgoglio e riproporre almeno, se non un nuovo capitolo, delle versioni rimasterizzate o dei remake di capitoli passati.

Non sappiamo quel che succederà, sappiamo però che in questo periodo che ci avvicina ad Halloween la voglia di giocare a qualcosa che sia lontanamente simile a Silent Hill è palpabile. Se avete giocato a ogni singolo episodio cento volte (+1) ciascuno, ma avete ancora voglia di immergervi nelle atmosfere del Lago Toluca, potreste accontentarvi di titoli che un minimo le ricordano e cercano di ricalcarle.

Abbiamo così stilato una breve lista di videogiochi che ricordano in certi aspetti Silent Hill e potrebbero saziare questa voglia. Inutile sottolineare che lo stile della serie Konami è unico e inimitabile, tuttavia potreste trovare delle perle nascoste.

Videogiochi per chi ha ancora voglia di Silent Hill

Lone Survivor

You, il protagonista di Lone Survivor. La grafica in pixel non deve ingannare: questo gioco sa regalare momenti forti.

Lone Survivor è quello che io definisco l’ultimo vero Silent Hill. Un indie sviluppato da un’unica persona, tale Jasper Byrne, che ha saputo con pochi pixel e una grafica bidimensionale riproporre l’orrore tipico della saga di Konami nel proprio titolo. Il protagonista è You, un ragazzo che si risveglia in un residence in cui la maggior parte degli inquilini sono scomparsi e quelli rimasti si comportano in modo stranissimo. L’intera struttura è poi invasa da creature abominevoli, molto simili nel design e nel modo in cui si muovono ai mannequin di Silent Hill. Lone Survivor è un abile mix di esplorazione e risoluzione di enigmi del tipo trova oggetto/usa oggetto, con sporadici combattimenti con i mostri, i quali vanno il più delle volte evitati data la scarsità di munizioni per la pistola. Ci si può nascondere in bui anfratti, distrarre le creature con carne cruda o spaventarle accendendo razzi di segnalazione. Il mood generale, tra colonna sonora e senso di inquietudine, è il più vicino a Silent Hill che possiate trovare.

Home Sweet Home

Il Silent Hill proveniente dalla Thailandia. Stilisticamente è un gran prodotto, ancora lontano dalla serie Konami, ma comunque godibile.

Videogioco del 2017 da molti considerato il “Silent Hill thailandese”. Nonostante alcune lacune di gameplay, come delle fasi stealth un po’ troppo inflazionate e un’IA spesso poco brillante, Home Sweet Home è un’ottima soluzione per coloro che hanno ancora voglia di Silent Hill, grazie alla sua atmosfera onirica/disturbante in grado di far sentire il giocatore in costante pericolo e di fargli avvertire un senso di claustrofobia opprimente. Il protagonista della vicenda si sveglia in una casa che non riconosce, con pareti sporche di sangue e un demone armato di taglierino che gli dà la caccia. Il gioco è diviso in due parti ben distinte: una esplorativa e di risoluzione di enigmi, l’altra di fuga dai nemici, infatti, come di consueto nelle ultime produzioni del genere, non ci si può difendere. Per quanto riguarda i puzzle, c’è da sottolineare che alcuni di essi sono procedurali, dunque impossibili da risolvere sbirciando su internet.

Visage

Visage è considerato l’erede di P.T. e di Allison Road, entrambi progetti andati in fumo.

Horror psicologico in prima persona in cui il giocatore deve esplorare una casa ricca di misteri. Visage propone una struttura di gioco molto cara a giochi come Layers of Fear, cioè in continuo mutamento, tentando di confondere il giocatore con giochi di prospettiva e improvvisi cambiamenti ambientali. Il giocatore passa da ambienti molto familiari e rassicuranti a scenari da incubo, in cui ombre sinistre disegnano creature orribili e la realtà diventa molto pericolosa per la propria sanità mentale. L’incedere del giocatore lo porta a visitare corridoi bui alla fine dei quali potrebbe nascondersi qualsiasi aberrazione, soprattutto per una mente poco stabile, e stanze in cui il tempo sembra essersi fermato a eventi spaventosi. La casa che fa da setting principale di Visage è stata infatti teatro di accadimenti terrificanti.

Silver Chains

Un horror inquietante simile nelle meccaniche a Resident Evil 7, tuttavia godibile anche dai fan di Silent Hill.

Più vicino alle meccaniche di Resident Evil 7 e Remothered: Tormented Fathers, Silver Chains è comunque una valida alternativa agli orrori della collina silenziosa. La labirintica magione piena di stanze segrete, porte da aprire, enigmi da risolvere, alcuni dei quali non banali, e la presenza di un villain tanto insistente quanto inquietante nel suo modo di darci la caccia, fanno sì che Silver Chains sia un ottimo titolo horror da giocare ad Halloween e che possa essere apprezzato anche da chi vorrebbe un nuovo capitolo di Silent Hill. C’è poi un’enorme mole di documenti criptici che ci renderanno noti, più o meno, gli eventi centrali del gioco, cosa che fa sempre piacere ai fan di Silent Hill, spesso impegnati nella lettura di note e appunti.

Detention

Un piccolo capolavoro dell’industria indie horror.

Videogioco taiwanese ambientato durante gli anni del Terrore Bianco, un periodo caratterizzato da repressioni politiche e sociali. I protagonisti sono due giovani studenti che si ritrovano intrappolati nella loro scuola,la Greenwood High School. Questa di notte diventa teatro di fenomeni misteriosi e viene infestata dai Wangliang, spiriti malevoli del folclore cinese. Detention presenta una grafica in due dimensioni e conduce il giocatore in un mondo agonizzante e pericoloso, non solo per la presenza degli spiriti maligni, ma anche per ciò che gli uomini sono stati in grado di fare in quegli anni. Detention non è dunque un semplice survival horror, ma un vero e proprio manifesto contro gli orrori del genere umano. L’atmosfera che si respira è molto simile a quella di Silent Hill e Forbidden Siren, facendo di questo gioco un vero e proprio must.

White Day: A Labyrinth Named School

La scuola di White Day è un luogo spaventoso e da cui uscire è quasi impossibile.

Anche White Day è ambientato in una scuola, ma è sviluppato in tre dimensioni. Il protagonista, la sera del White Day (una festa orientale simile al nostro San Valentino), entra di soppiatto nella scuola che frequenta per restituire il diario a una ragazza di cui si è innamorato e lasciarle anche un dolcetto. La scena idilliaca si trasforma in un incubo, infatti, la scuola di notte diventa una prigione da cui scappare è quasi impossibile. All’interno della struttura, infatti, sono intrappolate anche altre quattro ragazze e la via di salvezza prevede che solo una di loro possa tornare a casa. White Day propone un sistema di opzioni di dialogo che cambiano il corso della storia e, di conseguenza, influenzano i finali che è possibile sbloccare. I ragazzi diventano prede di spiriti malvagi che attingono dal folclore e dalla mitologia, ognuno di essi con una storia terrificante alle spalle. Un buonissimo titolo, non un capolavoro, tuttavia adatto a chi ha ancora voglia di Silent Hill ed è in grado di accontentarsi.

This post was published on 3 Ottobre 2019 14:37

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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