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Speciali

Apple Arcade Awards: Sayonara Wild Hearts

Apple Arcade è il nuovo servizio gaming di Apple rilasciato il 19 Settembre su tutti i dispositivi iOS a soli 4,99 €.  La quantità di titoli per mobile completamente nuovi è così grande che può risultare difficile cosa scegliere e provare per primo, specie per chi non è molto pratico di videogiochi su cellulare.

Proprio per questo abbiamo avuto l’idea di iniziare questa nuova rubrica settimanale, in cui andremo ad analizzare un particolare titolo che ha suscitato il nostro interesse tra quelli proposti dall’Arcade.

Iniziamo dunque questo nuovo percorso con il nostro primissimo titolo: Sayonara Wild Hearts, sviluppato da  Simogo e distribuito da Annapurna. 

 

Solo per i cuori più selvaggi

 

Ve lo diciamo subito: se cercate un videogioco nel vero senso del termine, un titolo che possa offrirvi un’esperienza interattiva standard e duratura senza fronzoli artistici e licenze poetiche, allora molto probabilmente Sayonara non fa per voi.

Sayonara va infatti considerato come un album musicale interattivo, una sorta di evoluzione multimediale di Interstella 5555, il film d’animazione co-diretto tra l’altro dal leggendario Leiji Matsumoto, che raccontava la propria storia e dialoghi esclusivamente tramite le tracce del secondo album dei Daft Punk Discovery, riflettendone così tematiche e stile. Nonostante i dovuti accorgimenti e cambiamenti dovuti al salto generazionale, Sayonara Wild Hearts condivide senza ombra di dubbio l’alchimia tra musica, narrazione visiva e, in questo caso, interattività ludica (seppur limitata) dell’esperimento giapponese del 2003.

Detto papale papale, Sayonara Wild Hearts è un rhythm game misto ad un platform simil endless running con una gigantesca enfasi sul design visivo e musicale, accompagnato da una colonna sonora che va dal synth-pop all’EDM, per poi non disdegnare qualche remix di pezzi classici o lo-fi hip-hop, il tutto condito da una storia onirica e poetica riguardo ad una semplice ragazza destinata a diventare un’eroina e salvare l’universo dal terribile tarocco della Morte e dai suoi fidi cavalieri.

 

Ciò che colpisce subito del titolo sono due elementi: il comparto artistico, con colorazioni al neon di una palette cromatica ondeggiante tra il rosa shock, il giallo ed il blu elettrico, e l’immediatezza generale dell’esperienza, che catapulta nell’azione il giocatore esattamente come la protagonista senza nome diventa una guerriera magica con abilità incredibili.

Senza rendercene conto ci ritroveremo dunque a scivolare con uno skate lungo delle scie astrali a ritmo di Clair de Lune, per poi cavalcare una motocicletta inseguendo e schivando gli attacchi di tre diavoli prima di prenderli a pugni, oppure affrontare un robot lupo che ci spara addosso proiettili e lame con in sottofondo un pezzo dubstep in una sorta di bullet hell semplificato.

Insomma, la qualità e la varietà di situazioni in cui dovremo mettere alla prova le nostre abilità ritmiche sono incredibili, e per tutta la durata dell’esperienza non avremo mai un momento di respiro, con continui cambi di genere sia a livello musicale che a livello videoludico.

Una fiamma abbagliante ma che si spegne subito

Esattamente con la stessa facilità e immediatezza che Sayonara usa per catturare il giocatore, l’emozione di gioco svanisce in un lampo quando ci accorgiamo che il viaggio dell’eroina è finito dopo sole 2 ore ed una ventina di livelli.

Il più grande difetto di Sayonara Wild Hearts è quindi senza ombra di dubbio la sua durata estremamente limitata, che se da un punto di vista artistico e musicale può esser facilmente difendibile, non lo è certamente da un punto di vista di offerta ludica. Dopo aver completato la campagna avremo una sola modalità aggiuntiva, che ci permetterà di giocare rigiocare tutti i livelli in una volta sola, oppure di riselezionare i vari scenari per tentare di battere l’High Score.

C’è addirittura una sorta di elenco di achievements e obiettivi segreti tramite gli Zodiac Riddles, in cui dei versi criptici introdurranno un’azione specifica da compiere durante uno dei vari scenari di gioco, ma oltre a questo non c’è assolutamente nessun altro tipo di contenuto.

Anche i controlli e la sensibilità del touch screen ha creato qualche problema durante la fruizione. Le manovre e i rapidi spostamenti richiesti in certi frangenti di gioco non si adattano troppo bene allo schermo di un iPhone 7 Plus. Inoltre, faccenda a nostro parere ben più grave, attualmente non esiste alcun tipo di pausa in-game: se quindi per sbaglio sfioraste con un dito una notifica di un messaggio appena arrivato e usciste dal gioco, preparatevi a dover ricominciare dall’inizio l’intero livello.

Nonostante ciò il crescendo finale, sia a livello di meccaniche di gioco che soprattutto da un punto di vista musicale e visivo, è senza paragone in un titolo per mobile. Anche dal punto di vista tecnico, difficilmente si è vista una fluidità simile con così tanti effetti e colori a schermo, e ciò non può far altro che enfatizzare ancor di più la scarica di emozioni che Sayonara Wild Hearts rilascia una volta completato.

Per concludere, se volete dare una chance a questo nuovo servizio offerto da Apple e se non vi dispiace vivere una breve ma ricca esperienza sensoriale ed emotiva a tutto tondo, Sayonara Wild Hearts si merita sicuramente un posto nella memoria del vostro dispositivo.
Oltre che anche nella vostra libreria di Spotify. Vi ricordiamo che Sayonara è anche disponibile per PS4 e Nintendo Switch! 

 

This post was published on 30 Settembre 2019 13:29

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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