World of Warcraft è forse uno dei giochi che più mi ha formato sia come giocatore che come persona, negli ultimi 12 anni è sempre stato presente nella mia vita e con il lancio dei server Classic penso sia dovuto un sunto della mia esperienza su Azeroth e degli effetti che questo gioco in particolare ha avuto sulla mia crescita personale.
Ebbene sì la mia avventura comincia relativamente tardi rispetto al resto del mondo, avevo 15. Ironia macabra della sorte il gioco usciva proprio nel giorno in cui persi mia madre ma dovette passare qualche mese prima che io e mio cugino venissimo a conoscenza di un gioco caratterizzato da un mondo vivo in continua evoluzione, decidemmo quindi di dividerci un account dato che all’epoca in casa avevamo un solo PC. Mio cugino scelse l’Alleanza creandosi un Elfo della Notte cacciatore identico a lui (proprio come negli spot con Mr.T e William Shatner) mentre invece io, forse influenzato dagli avvenimenti, scelsi un Non-Morto dapprima guerriero ma subito dopo ladro, il suo nome: Pestilenza.
Non appena effettuai il login cominciai subito le prime quest (leggendo minuziosamente ogni singolo testo con dizionario alla mano dato che il gioco era completamente in inglese) e ciò di cui mi accorsi sin da subito fu che immergermi completamente in quel mondo placava la miriade di pensieri che turbinavano nella mia testa a causa di quel giorno nefasto. Essendomi buttato a pesce nel gioco senza saperne minimamente nulla a riguardo mi ritrovai per puro caso a prendere lo zeppelin fuori Undercity per arrivare a Orgrimmar, la capitale degli orchi, e lì cominciai ad avere un assaggio degli aspetti social del gioco.
Passarono i giorni e parlando con un amico uscì fuori che anche lui giocava da un po’ di tempo guarda caso sullo stesso server e fazione, il suo nome in game era Dardax Elfo del Sangue paladino accompagnato spesso da Boesia un Tauren Cacciatore (che poi conobbi in real life anni dopo in circostanze completamente slegate da WoW) e cominciammo a darci appuntamento fisso ogni sabato sera per giocare insieme (rincasavamo tutti presto all’epoca). Nacque così la prima gilda: i Forsaken Souls, frutto dell’unione di due gilde preesistenti all’interno della quale spiccava Nalujiel, una dei due capogilda, elfa del sangue cacciatrice, uno dei personaggi che più mi ha aiutato insieme a Dardax a capire molte delle meccaniche presenti nel gioco e a rendere piene le mie serate al pc. Quella stessa estate strinsi amicizia con alcuni ragazzi ad un corso di recupero a scuola proprio parlando di WoW e convincendoli a iniziare a giocare, la mia cerchia si faceva sempre più grande…
2008 fu l’anno della svolta: finalmente avrei avuto un account ed un PC tutto mio. Persi un po’ i contatti con i vari amici che mi ero fatto e decisi quindi di raggiungere mio cugino in Alleanza parcheggiando al 48 Pestilenza, volevo cambiare classe mantenendo però la dual weild, optai quindi per uno sciamano Draenei. Nacque così Eleménto.
Il mio periodo in Alleanza fu forse quello più fruttuoso non solo dal punto di vista di progress ma anche dal punto di vista sociale. Io e mio cugino cominciammo a stringere i rapporti con alcuni giocatori (un sacerdote ed uno sciamano) con cui poi creammo la gilda Coming Soon, una gilda che poteva essere definita “A conduzione familiare”: Un’intera famiglia sarda al comando, io e mio cugino, due fratelli della provincia di Napoli, una coppia di sposini, qualche torinese ed un gruppo di romani pazzi. Nonostante questo assortimento di personaggi, connessioni burundine ed il mio PC che scendeva ad 1fps contro JARAXXUS EREDAR LORD OF THE BURNING LEGION riuscimmo a completare gran parte dall’end game proposto senza mai stressarci e mantenendo un’ambiente di gioco sempre rilassato, che puntava per prima cosa a divertirsi.
Cio’ che caratterizzo’ quel periodo furono soprattutto i legami che si erano creati fuori dal gioco tanto da organizzare un vero e proprio raduno per poter dare un volto a quelle persone con cui chiacchieravamo ogni sera tra un pull e un altro.
Il 2010 fu l’anno del cataclisma che sconvolse non solo il level design di alcune zone ma anche buona parte del gameplay a cui eravamo abituati, proponendo un end game per niente all’altezza dell’espansione precedente. Chi per noia chi per affrontare nuove sfide nella vita, ad uno ad uno i membri dei Coming Soon abbandonarono WoW disfacendo così la gilda. Portato Elemènto all’85 e cercato di completare un po’ di content decisi di tornare all’Orda creandomi un Goblin stregone di nome Kwaku. La componente social si faceva sempre più flebile in questo periodo complice anche l’introduzione del Looking for Raid.
Il ricordo più piacevole di quel periodo fu l’apertura a mezzanotte della Feltrinelli che fu prosa d’assalto manco fosse Arathi Basin.
Dopo il malcontento generato da Cataclysm, il trailer di Pandaria fu un boccone amaro da mandar giù e decisi quindi di prendermi un periodo di pausa dall’MMO. Durai quasi un anno dopodichè la scimmia si fece troppo prepotente e mi convinse a prendere l’ennesima espansione e devo ammetterlo avevo torto su tutta la linea: Uno storytelling fresco e del tutto distante da quanto i trailer avessero mostrato. Le avventure di Kwaku continuarono sul server italiano unendosi ai Solitari.
10 anni di WoW, un traguardo eccezionale, restyling completo dei modelli dei personaggi. Preso dalla nostalgia riesco a recuperare vecchie screenshot di Pestilenza, fu così che anche se con un altro nome tornai a giocare Non-Morto Ladro. Sfumato tutto l’hype iniziale però l’espansione non fu un granché e mi limitai a completare il content il LFR.
Nel 2016 scattò qualcosa in me: volevo trasformare la mia passione per i videogiochi in un lavoro. Cominciai quindi a lavorare su alcuni siti come ReHWolution e Overwatch Italia e quando arrivò Legion non potevo farmi scappare l’occasione di recensirlo. Inutile dire che fu una delle migliori espansioni per me a livello di contenuti, giocati però quasi in single player a causa del poco tempo che potevo dedicargli tra università ed impegni lavorativi.
Chi segue questo sito già da un po’ si ricorderà del nostro coverage su Battle for Azeroth e World of Warcraft in generale. Purtroppo anche qui dopo le ottime prime impressioni e la conoscenza di giocatori in gamba come quelli dei Cinghiali Mannari l’espansione ha perso un po’ il suo mordente vedendo molti utenti congelare il proprio account, rispetto ai primi mesi molto più accesi.
Nonostante gli alti e i bassi (soprattutto bassi negli ultimi anni) WoW occupa sempre un posto d’onore del mio cuore, il suo potere “terapeutico” continua ad alleviare la mia mente nelle giornate “no” ma soprattutto a lui devo la mia conoscenza della lingua inglese il miglioramento delle mie capacità nel relazionarmi alle persone. World of Warcraft con i suoi 15 anni è diventato un perno centrale della mia personalità portandomi ad applicarne alcuni effetti anche nella vita reale tanto da trasformare la vicenda di Leeroy Jenkins in una vera e propria filosofia di vita quando c’è da buttarsi a capofitto nelle avversità anche se il risultato può essere negativo (tipo un esame universitario). Ciò che attualmente al gioco sono proprio quelle meccaniche che ti portavano ad interagire con i giocatori per portare a termine un obbiettivo ecco perchè, nonostante fossi stato restio a tornarci, ho accettato l’invito di vecchi amici a provare i server Classic per poter rigiocare WoW come andrebbe dovuto: comunicando e collaborando. Sinceramente mi definisco un giocatore nella media che non ha mai compiuto grandi imprese ma i momenti trascorsi e le persone conosciute lungo il cammino varranno per me sempre di più di qualsiasi titolo o loot leggendario.
This post was published on 27 Agosto 2019 11:00
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