Con l’articolo numero 41 della rubrica della Tana dell’Orso, che si concentra sull’analisi mitologica di videogame, serie TV e giochi di ruolo, andremo a chiudere l’esperimento che mi ha portato a piazzare sotto la lente d’ingrandimento, equipaggiamento standard dell’indagatore dell’occulto che si rispetti, questo Shin Megami Tensei: Persona 3.
Si tratta di un titolo del genere J-RPG, cioè un videogame di ruolo di stile giapponese, che finora avevo quasi sempre evitato. Oltretutto SMT: Persona 3 è più vicino a un life simulator che a un videogame di ruolo propriamente detto: più The Sims che Planescape: Torment, Baldur’s Gate o Knights of the Old Republic, insomma.
Il viaggio è stato interessante, arduo e pieno di sorprese. Facciamo un breve recap prima di affrontare l’ultimo strappo che precede il traguardo:
Ora andremo a parlare, invece, dei boss primari e di quelli opzionali di Persona 3, partendo proprio da questi ultimi per poi concludere in bellezza. Ready, set, go.
Tra il gioco base e le versioni FES e Portable, Persona 3 ci propone diversi NPC opzionali, che rivestono il ruolo di consiglieri, quest-giver e, in alcuni casi, quello di boss opzionali.
Ci concentreremo su due di loro: Elizabeth e Margaret, entrambe assistenti di Igor nella Velvet Room, che in soldoni è una specie di pocket plane localizzato tra il conscio e l’inconscio, in cui il protagonista può gestire le Persone e addirittura fonderle tra loro, per sbloccarne di più potenti.
Una curiosità: nel racconto La maschera della morte rossa (The Masque of the Red Death), scritto da Edgar Allan Poe nel 1842, troviamo una sequenza di sette stanze, che simboleggiano le sette fasi della vita umana; la Stanza di Velluto, o Velvet Room, si trova proprio prima della Morte.
Non è un caso se la Velvet Room compare nel filmato di game over, insomma.
È stato anche dichiarato più o meno ufficialmente che la Velvet Room di Shin Megami Tensei si riferisce alla lore della serie TV Twin Peaks: lì troviamo un mito artificiale, che include una Red Room, una Black Lodge e una White Lodge che, sempre all’interno della serie, si rifanno alla mitologia dei Nativi Americani, in particolare dei Nez Perce.
Quando visitiamo la Velvet Room per la prima volta, è Elizabeth ad accoglierci e a iniziare a spiegarci in che razza di posto siamo capitati; inoltre è lei a gestire il Persona Compendium, che raccoglie informazioni su ogni Persona incontrata, nonché i dettagli sulle fusioni effettuate.
In Persona 3 il suo Arcano è Il Mondo, che simboleggia l’adempimento e il completamento, e infatti è uno dei boss finali del gioco.
Saltiamo per un attimo dal mito greco, finora predominante, e rinfreschiamoci con un po’ di mitologia scandinava: il titano con una spada fiammeggiante, evocato da Elizabeth e appartenente all’Arcano del Mago, non è altri che Surtr, uno dei Giganti di Fuoco di Múspellsheimr, destinato a dar fuoco al cosmo con la sua spada di fiamma.
Ad ogni modo ne abbiamo già parlato quando abbiamo esaminato la mitologia di God of War 4 (2018), se ricordate; la figura di Surtr, inoltre, ha ispirato quella del Balrog chiamato Fiamma di Udùn, oppure Flagello di Durin per i Nani –che, ribadiamo, sono superiori agli Elfi in ogni aspetto!– , nonché uno dei miei album preferiti degli Amon Amarth, intitolato appunto Surtur Rising.
Restiamo ancora in campo norreno, perché una delle Persone di Elizabeth è niente meno che Thor, il dio del tuono, dei fulmini nonché delle tempeste e, con ogni probabilità, nume tutelare del Marvel Cinematic Universe.
Ad esempio nel modulo di ambientazione per D&D 5E che ho avuto modo di recensire ultimamente, Journey to Ragnarok, troviamo non soltanto l’iconico martello Mjöllnir, ma anche i guanti di ferro chiamati Járngreipr e la magica cintura Megingjörð, che gli consentono di combattere con il potente martello nonostante questo abbia un’impugnatura più corta del dovuto, a causa di un simpatico scherzone del solito Loki.
Anche in Persona 3 possiamo creare sia Mjöllnir sia un paio di magici guanti del fulmine, quasi certamente un riferimento ai guanti Járngreipr. Ad ogni modo, nella mitologia scandinava sarà Thor a vedersela con il serpente del mondo, Jörmungandr: riuscirà ad accopparlo, ma il veleno del Miðgarðsormr lo farà stramazzare a terra, stecchito, dopo soltanto nove passi.
Questa è una delle piacevoli sorprese che SMT: Persona 3 mi ha riservato: non mi aspettavo di trovare nel gioco delle figure leggendarie sconosciute ai più, o comunque non celebri come ad esempio Zeus, Giove, Odinn e quant’altri.
La Persona chiamata Cu Chulainn rientra in pieno tra questi casi: si tratta del Mastino di Culann o Cú Chulainn, cioè un eroe della mitologia irlandese e scozzese. L’eroe, a cui in Italia è stato affibbiato lo sfortunato nome di Cucullino, è il protagonista del poema epico del Ciclo dell’Ulster: da quest’opera sono state tratte molte figure care ai videogiocatori, come ad esempio Morrigan (Darkstalkers) e Deirdre (Fire Emblem), tanto per citarne un paio.
Cú Chulainn è famoso per aver sgominato da solo l’esercito che intendeva invadere l’Ulster, oltretutto a soli 17 anni, ma anche per la sua versione dell’Ira del Barbaro (rìastrad, simile alla berserksgangr scandinava), e per essere probabilmente collegato alla figura di Achille: entrambi eroi nati dall’unione tra dèi e mortali, entrambi morti giovani a causa di un punto debole nella protezione magica che li salvaguardava da avversari mortali e sovrannaturali.
In realtà la questione del tallone di Achille deriva dal mito romano e non da quello greco: nell’incompleto poema Achilleide, infatti, scritto dal romano Publio Papinio Stazio, leggiamo la celebre storia secondo cui Achille sarebbe stato inzuppato nel fiume Stige da sua madre Teti, che voleva renderlo invulnerabile, e l’unico punto non protetto era il tallone da cui la genitrice aveva sorretto il piccolo.
Diamo per assodato questo mito, e confrontiamolo con quello di Cú Chulainn: sul destino di questo eroe pendevano due geis o geasa, due importanti tabù sovrannaturali che i giocatori di ruolo conosceranno come Geas (spell di quinto livello). Finché vengono rispettati, i geasa conferiscono fortuna e potere, ma quando vengono infranti… beh, game over.
Uno di questi geasa imposti su Cú Chulainn consisteva nel non mangiare mai carne di cane, mentre l’altro ruotava attorno al non rifiutare mai un pasto offerto da una donna. Ovviamente il destino si fa beffe di noi, e l’eroe irlandese si trova costretto a dover compiere un’ardua scelta quando una donna gli offre un pasto a base di carne di cane.
L’eroe si trova indebolito, soccombe agli attacchi dei suoi nemici, e si avvia una catena di eventi tragici che porterà alla prematura dipartita di gran parte dei personaggi del poema.
La triste vicenda non vi riporta alla mente la fallace protezione imposta su Baldr, infranta da un semplice rametto di vischio? Abbiamo avuto modo di ricordare l’episodio grazie a God of War 4 (2018), cari lettori. Ricordate? Bene. Andiamo oltre.
Insistendo sull’area anglosassone del mito nord-europeo, passiamo a Jack Frost: si tratta, in parole poverissime, dello spirito dell’inverno. È conosciuto anche come Padre Inverno, secondo alcuni collabora occasionalmente con Babbo Natale, probabilmente con il regime dei minimi, e si occupa prevalentemente di decorare l’ambiente e i villaggi con i segni dell’inverno, come fiocchi e coltri di neve, candelotti di ghiaccio e finestre appannate.
Già così, da grande amante dei rigidi inverni, potrebbe essere il mio preferito. Ma c’è dell’altro: Jack Frost, che nel folklore anglosassone è uno spiritello amichevole e bonaccione, in realtà deriva dallo scandinavo Jokul Frosti, figlio di Kári, il dio scandinavo del vento, e quindi nipote di quel gigante Fornjót che, secondo alcune interpretazioni, non sarebbe altri che il gigante primordiale Ymir.
Riassumendo: nell’Orkneyinga saga (Saga degli uomini delle Orcadi), nel Hversu Noregr byggðist (Come la Norvegia era abitata), e soprattutto nella Ynglinga saga (Saga degli Ynglingar, che venne scritta attorno al 1225 dal solito Snorri Sturluson, e a cui abbiamo già accennato in passato), il caro Jokul Frosti è identificato con l’omonimo Re dei Finnici, che ha generato la personificazione della neve (Snær) e buona parte dei re leggendari della Svezia.
Poi, per qualche motivo, è finito a lavorare come freelance per Babbo Natale, apparentemente ha partecipato alla Guerra Civile Americana, ed è anche andato in Russia, dov’è conosciuto come Nonno Gelo, che sposa Vesna (la primavera) e genera Sneguročka, cioè la Fanciulla di Neve.
Mentre scrivevo queste ultime righe, mi è improvvisamente e prepotentemente tornato in mente un romanzo di Tom Clancy, un autore che da ragazzino ho letto ben più di quanto sia socialmente accettabile: si tratta di EndWar, techno-thriller pubblicato nel 2008, in cui troviamo un personaggio che viene chiamato proprio Sneguročka.
Tornando a noi, in alcune versioni del mito Sneguročka è la nipote di Nonno Gelo, ma ormai siamo abituati agli alberi genealogici confusi e non proprio lineari dei miti e delle leggende, no?
Un altro elemento importante del folklore anglosassone è costituito dalle Pixie: fatine dispettose ma benevole, vestite di stracci o addirittura semi-nude, che nottetempo intrecciano i fili delle criniere dei cavalli e, a volte, si divertono a far smarrire i viaggiatori.
Con l’arrivo del Cristianesimo, questo ibrido tra una fata e un folletto viene trasformato nell’anima di un infante morto prima del battesimo, forse in fusione sincretica con i mylingar scandinavi, simili ai drekavac slavi e ai Botchlings di The Witcher 3.
Saltiamo per un attimo la sottile staccionata che divide la mitologia dalla letteratura, e tuffiamoci in quelle che, certamente, sono le opere meglio -e più ampiamente- conosciute di Lewis Carroll: sì, sto parlando di Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, e del sequel intitolato Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò.
Ispirata ad Alice Pleasance Liddell, una bambina conosciuta dall’ex-reverendo Carroll, la figura di Alice non ha bisogno di presentazioni; i capelli biondi e il vestitino blu del suo corrispettivo in SMT: Persona 3 sono una citazione diretta del personaggio di Carroll, per non parlare poi dell’attacco chiamato Mad Tea Party, un ovvio riferimento all’incontro con il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina.
Nel gioco, però, trova spazio anche la terribile Regina di Cuori: l’attacco chiamato Die for Me! ci riporta alla memoria le carte da gioco che rivestono il ruolo di soldati armati di lancia, agli ordini della Regina di Cuori e del suo discutibile caratteraccio.
Come sempre, però, le cose non sono così ben delineate: nel Demonic Compendium dell’universo Shin Megami Tensei, infatti, leggiamo che Alice potrebbe essere in realtà una fanciulla ariana (cioè, in sostanza, Indo-Iranica); morta da giovane, acquisì un enorme potere magico che la rese folle, e che la spinse a far visita ai bambini discoli e capricciosi per portarli via con sé e costringerli a diventare suoi amici.
Allo stesso modo, Alice viene in un certo senso rapita dalla tana del bianconiglio, che la fa precipitare in un regno magico vicino al centro della Terra, dove la fanciulla acquisisce poteri straordinari e arriva perfino a diventare la regina di quel luogo fatato, almeno finché resta nel suo reame.
Nell’esoterica Qabbaláh ebraica, ma anche nel tradizionale Ebraismo rabbinico, l’angelo che riveste il ruolo di assistente personale di YHWH (Dio) è chiamato Metatron; forse l’avrete conosciuto grazie alla serie TV Supernatural, che abbiamo analizzato in passato, o magari avrete letto la trilogia di Queste oscure materie (His Dark Materials), scritta da Philip Pullman, tra cui il celebre romanzo La bussola d’oro.
Secondo lo studioso svedese Hugo Odeberg, inoltre, i compiti e la posizione celeste e gerarchica di Metatron sono assimilabili a quelli del dio persiano e induista Mithra. Entrambi sono in stretto contatto con le supreme figure divine, entrambi sono a guardia dei patti e dei contratti, entrambi sono rivestiti di luce intensa ed entrambi sono a guardia delle anime che ascendono al cielo. La relazione è ulteriormente evidenziata dai nomi stessi: Mithra e Metatron sono piuttosto assonanti, non trovate?
I testi apocrifi enochiani, inoltre, evidenziano il ruolo di Metatron come mediatore tra Dio e l’umanità, e alcuni si spingono addirittura a identificare Metatron con lo Spirito Santo. Secondo la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, cioè secondo i Mormoni, Metatron è al di sopra dell’Arcangelo Michele, e non è nient’altri che Adamo, consorte di Eva e progenitore dell’umanità.
Ora un po’ di speculazione fine a sé stessa: secondo il Talmud babilonese, testo sacro dell’Ebraismo, lo Scriba Celeste -cioè Metatron– è associato al lato del Bene del Sefer-Ha-Zohar, che è l’albero della conoscenza del Bene e del Male. Nel terzo Libro di Enoch, inoltre, leggiamo che quando Dio trasforma Enoch in Metatron, e lo pone di fianco al Suo trono, la carne dell’uomo diventa fiamma, le sue vene si tramutano in fuoco, e i suoi occhi si fanno torce fiammeggianti.
Il legame di Metatron con il fuoco, la conoscenza e l’umanità, secondo la mia inutile opinione, richiama alla mente la figura di Prometeo, che rubò il fuoco agli dèi per donarlo ai mortali, ed è intimamente legato al concetto di conoscenza, al punto che il suo stesso nome significa colui che pensa prima.
La Persona di Nebiros si riferisce a un personaggio della DC Comics inventato, o comunque messo nero su bianco per la prima volta, dal demonologo olandese Johann Weyer, nel lontano 1583: si tratta di Naberius, il più potente dei Marchesi dell’Inferno.
Secondo Johann Weyer, comunque, Naberius rende gli uomini abili ed esperti nelle arti e nelle scienze, in particolare nell’oratoria, si occupa anche di onore e dignità, e può disporre di ben 19 legioni di demoni.
La caratteristica più evidente, però è proprio il suo aspetto fisico: è un cane a tre teste, dalla voce roca ma affascinante. Sembra molto simile al greco Cerbero, e infatti Weyer considera Cerbero e Naberius lo stesso essere demoniaco.
Nel libro esoterico Il Grande Grimorio, inoltre, Nebiros è un Maresciallo di Campo e Ispettore Generale delle armate infernali, e in termini di gioco di ruolo diremmo che è specializzato nella Scuola di Negromanzia.
Come abbiamo già visto, Shin Megami Tensei: Persona 3 attinge non soltanto dalla mitologia e dalle religioni, ma anche dalla storia propriamente detta.
La Persona di Masakado è un tributo a un celebre samurai giapponese del clan Taira, vissuto durante il periodo Heian (794 – 1185); guidò una ribellione contro il potere centrale di Kyoto, cercando di conquistare le tre province di Hitachi, Kouzuke e Shimotsuke, cioè le attuali prefetture di Ibaraki, Gunma e Tochigi.
Il governo di Kyoto mise una cospicua taglia sulla sua testa, e dopo nemmeno un paio di mesi, nel corso della Battaglia di Kojima (Provincia di Shimōsa, a est di Kanto, nel 940), Masakado venne ucciso e decapitato da suo cugino Taira no Sadamori, il cui padre era stato accoppato dallo stesso Masakado, e da Fujiwara no Hidesato.
La sua tomba è ancora oggi presente nel distretto di Ōtemachi, l’equivalente del centro storico della città: Masakado divenne nei secoli una figura semi-divina, e infatti il suo sepolcro – altare si trova nell’esclusivo quartiere finanziario di Tokyo, a due passi dal Palazzo Imperiale.
In Persona 3 Portable, il finale buono sblocca una porta sul lato sinistro dell’atrio del Tartarus, e lì troviamo Margaret, che ci affibbia missioni e sfide di difficoltà crescente; superandole tutte, si ottiene la possibilità di sfidare la stessa Margaret, che si rivela essere una Persona-user come sua sorella Elizabeth.
Anche lei può evocare una moltitudine di Persone, per giunta senza usare un Ekover, e per di più switchandole senza problemi durante il combattimento. Alcuni dei suoi avatar, per così dire, sono gli stessi di sua sorella, ma altri attingono da figure mitologiche meno conosciute, per certi aspetti. Ne faremo giusto una carrellata, perché ci stiamo già dilungando ancor più del consueto.
Sono in sostanza i Quattro Re Celesti del Buddismo, che affondano le proprie radici negli guardiani Lokapāla dell’Induismo, e che sono presenti anche nella mitologia cinese con il nome di Quattro Grandi Re Celesti. Nel lungo elenco compaiono anche figure divine del Taoismo, come Mao / Neko Shogun, un’entità basata sulla profezia, e alcuni spiriti malvagi del folklore australiano, come Moki.
Persona 3 attinge ancora dall’Induismo con la figura di Ardha, che si riferisce ad Ardhanarishvara, la divinità androgina che unisce gli attributi maschili di Shiva a quelli femminili della sua consorte Parvati / Shakti; da quest’unione viene generata l’intera creazione.
Ci sono inoltre molti elementi dello Shintoismo: vanno citati Nigi Mitama, Ara Mitama, Kusi Mitama e Saki Mitama, quattro tipologie o sfaccettature di quel mitama che, in soldoni, è lo spirito di un Kami o anche l’anima di un defunto; possiamo individuare questi quattro lati nella calma, nella passione, nella benedizione e nella cosiddetta meravigliosa anima che dovrebbe essere una sorta di divina provvidenza. Sto riassumendo in parole più che povere, naturalmente.
Troviamo anche altri Kami dello Shintoismo, come Ōkuninushi, re della magia e degli spiriti, nonché amata divinità dell’identità nazionale, e altre figure storiche trasformate in leggenda, come il Generale Yoshitsune del clan Minamoto, deceduto nel 1189.
Non possono mancare, però, figure mitologiche più mainstream e conosciute, come ad esempio le Moire: Cloto, Lachesi e Atropo, le personificazioni del Fato, conosciute a Roma come Parche e in Scandinavia come Norne. Di loro abbiamo parlato anche nel precedente articolo su Persona 3, per non dimenticare poi quello su God of War 2 e sugli altri capitoli della saga di Kratos.
A proposito del Fantasma di Sparta: nell’ultima parte dell’analisi mitologica di God of War 4, cari lettori, abbiamo approfondito lo studio del personaggio di Sigurðr / Sigfrido, il protagonista della celebre Saga dei Völsungar ma soprattutto dell’Anello del Nibelungo di Wagner. Anche lì si parla di parziali invulnerabilità e di scherzi del destino, ma soprattutto di tesori maledetti, anelli magici ed enormi draghi avidi: abbiamo già detto che ritroviamo tutto questo nelle opere di J.R.R. Tolkien, vero?
Ebbene, Siegfried compare anche in Persona 3, e grazie a lui otteniamo Balmung, la stessa spada che l’eroe usò per accoppare il drago Fafnir, almeno nel dramma musicale di Wagner; in realtà nell’originale poema epico germanico, chiamato Das Nibelungenlied o Il Canto dei Nibelunghi, Siegfried utilizza una spada chiamata Gramr per uccidere Fafnir. Che poi in realtà era un nano, ma questa è un’altra storia.
L’abbiamo tirata anche troppo per le lunghe. Dovremmo parlare anche di Theodore / Teodor, fratello minore di Margaret ed Elizabeth in Persona 3 Portable, ma ci limiteremo a nominare en passant le Persone che può evocare, visto che quasi certamente saranno ben note anche al lettore meno assiduo di questa rubrica.
Nel suo arsenale troviamo anche Metatron, lo Scriba Celeste di cui abbiamo già scritto qualche paragrafo più su, ma anche figure meno… angeliche, come Lilith, Abaddon e Beelzebub.
A proposito di schiere infernali, in Persona 3 possiamo ottenere anche Legion, il gruppo di demoni che secondo i Vangeli aveva optato per la possessione collettiva di un povero tizio: una sorta di car pooling infernale dalle parti del Lago Tiberiade, insomma.
Riferendosi all’unità militare di base dell’esercito romano, composta da circa 6000 uomini, il gruppo di demoni si presento così:
«Il mio nome è Legione, perché siamo in molti.»
Long story short, Gesù esorcizzò via i demoni, e permise loro di rifugiarsi nei numerosi capi di una vicina mandria di maiali; le bestie, però, impazzirono a causa della possessione demoniaca e si gettarono in acqua, tirando le cuoia e probabilmente portando con sé anche i demoni di Legione.
Oltre a essere l’ispirazione per il personaggio di One of Many, che troviamo in Neverwinter Nights 2: Mask of the Betrayer, e per l’adorato Legion di Mass Effect, l’esorcismo dell’indemoniato di Gerasa è anche un esempio di satira politica nascosta nei Vangeli. Sì, perché l’Impero Romano aveva inviato in Siria la Legio X Fretensis, i cui vessilli riportavano proprio l’immagine di un verro.
Gesù trionfa su (una) Legione, che fugge in un branco di verri che impazziscono e si suicidano? Sì, è decisamente satira anti-romana.
Last but not least, visto che attualmente sono completamente assorbito dall’omonima serie TV su Netflix, va detto che nel gioco troviamo anche Lucifer Morningstar, ma senza l’immancabile Club Lux. Il portatore di luce si rifiutò di inchinarsi davanti all’ultima creazione divina, l’umanità, e per questo venne esiliato e condannato a regnare sull’Inferno.
In Shin Megami Tensei, però, Lucifer e Satan sono due personaggi distinti: non si tratta di un errore, in realtà, anzi. A ben vedere è solo a partire dalla traduzione latina del Libro di Isaia, effettuata già in piena epoca Cristiana, che le due figure vengono assimilate. C’è una certa sovrapposizione con il Re di Babilonia, Helel il luminoso, che si riferisce alla Stella del Mattino: la Morning Star, cioè il pianeta Venere.
Sia come sia, Kazuma Kaneko, che si è occupato del design dei Demoni / Persone del gioco, ha ideato la Persona di Lucifer come un’entità non necessariamente malvagia, ma un tentatore che può essere un nemico o un alleato, in base alle decisioni del giocatore. Kazuma ha aggiunto che prima o poi questa Persona rivelerà la sua vera forma, una combinazione di tutte quelle adottate nei capitoli precedenti della serie di Shin Megami Tensei.
Parlando di grandi nemici e avversari biblici, passiamo ora ai due veri boss finali del gioco: Nyx ed Erebus. Ci si torna a tuffare a bomba nel mito greco, miei cari lettori.
Inizieremo da Nyx, che è il boss finale della versione base del gioco, e poi passeremo ad Erebus, che possiamo affrontare in Persona 3: FES – The Answer, una sorta di DLC che racchiude l’epilogo del gioco, e che nella versione giapponese viene chiamato Episode Aegis.
Veniamo a scoprire che Shuji Ikutsuki, il fondatore della S.E.E.S., ha fregato un po’ tutti: ci ha portati a distruggere tutte le ombre maggiori, liberando ogni volta una parte di Nyx, la creatrice delle ombre stesse, che è destinata a porre fine al mondo grazie all’intervento di un cosiddetto Appriser, traducibile con Informatore o magari Araldo, cioè un’Ombra dell’Arcano della Morte.
Non vi spoilero la storia, ma in breve questo Araldo offre alla S.E.E.S. e al giocatore una difficile scelta: fallire nel tentativo di sconfiggere l’apparentemente imbattibile Nyx, oppure uccidere l’Araldo stesso e proseguire le proprie vite liberi dalle memorie del Tartarus e della Dark Hour.
La Notte di San Silvestro, quindi, il giocatore deve decidere, e qui sgraffignerò una metafora da Matrix:
Se sceglieremo -in pratica- di non sparare al Catalyst nel finale di Mass Effect 3, la storia proseguirà e ci ritroveremo ad affrontare l’Avatar di Nyx; non servirà a granché, ma sarà proprio questa decisione a farci sbloccare il potere dell’amicizia (!) e quindi tutta la potenza dell’Arcano dell’Universo, che simboleggia la fine e un nuovo inizio, e che ci permetterà infine di bloccare l’avanzata di Nyx e, quindi, la Caduta dell’umanità.
Ma chi è Nyx, in realtà? Abbiamo già accennato alla sua identità, ma ora approfondiremo il discorso. Innanzitutto ricordiamo che, almeno per quanto riguarda la Teogonia di Esiodo, è figlia del Caos primordiale, ed è la personificazione della Notte sulla Terra.
Nyx generò, senza un consorte, una schiera di daimones o personificazioni: la Morte (Thanatos), il Sonno (Hypnos), gli Oneiroi (tra cui Morphéus), la Morte Violenta (Ker), il Fato ineluttabile (Moros), la Vendetta (Nemesis), la Discordia (Eris), le Moire stesse e il traghettatore Caronte, ma anche il Giorno (Hèmera), la Luce (Aithér), forse la Speranza (Elpis) e gran parte delle personificazioni delle passioni e dei sentimenti umani, sia positivi sia negativi.
Persona 3: FES – The Answer ci presenta un finale che segue la fine della storia del gioco base, e ci offre un altro boss finale: Erebus, fratello di Nyx e, secondo alcune fonti, anche suo consorte.
Tornati indietro nel tempo fino al momento in cui era stato creato il Grande Sigillo, cioè nell’istante in cui Nyx viene bloccata e si arresta quindi la Caduta, alcuni degli elementi della S.E.E.S. scoprono che le cose sono andate un po’ diversamente da come ci si aspettava: in realtà il Sigillo ha semplicemente -e temporaneamente- spezzato il legame tra Nyx ed Erebus, la personificazione delle emozioni negative dell’umanità.
Una parte degli esseri umani, a quanto sembra, desidera ardentemente la morte e l’oblio; questo desiderio prende forma nella Persona di Erebus, il cui scopo è quello di contattare Nyx, risvegliarla -nonostante il Sigillo- e attivare la Caduta, quindi l’Apocalisse e lo sterminio dell’intera umanità. Ahpperò.
Alla lunga la S.E.E.S. riesce a sconfiggere Erebus, con la consapevolezza che finché i mortali, o anche solo una piccola parte di essi, brameranno l’oblio e la morte, Erebus sarà in grado di riformarsi ed eventualmente di risvegliare Nyx. La squadra decide quindi di impegnarsi a cambiare l’umanità, ponendo un freno alla voglia di auto-distruzione, alla disperazione e alla negatività che attanagliano le vite degli umani.
Servirebbe anche a noi una svolta di questo genere, in questo secondo decennio del XXI secolo, non trovate? Mentre l’aspettiamo, passiamo ad esaminare la figura di Erebus.
Si tratta del greco Erebo, nato anch’egli dal Caos primordiale, e quindi fratello di Nyx; è la personificazione della notte degli Inferi, a differenza di sua sorella che è la notte che grava sulla Terra.
Dall’unione fra Nyx ed Erebo nascono la Vecchiaia, l’Assassinio, l’Amicizia, la Pietà, l’Ira, l’Amore, la Gioia, la Continenza, l’Inganno e una discreta pletora di personificazioni di elementi naturali, sentimenti, emozioni e atti caratteristici di quegli sciocchi mortali che siamo, ma ogni tanto anche degli dèi che -si presume- dovrebbero essere più saggi delle loro creature.
Con questi pensieri profondi terminiamo la lunga analisi mitologica di Shin Megami Tensei: Persona 3.
Dopo questa tredicesima Fatica di Ercole / Eracle, la rubrica della Tana dell’Orso e chi scrive vanno in vacanza, tra eventi di rievocazione storica e –si spera– qualche giorno nella frescura dell’Appennino, lontani dagli J-RPG e, forse, immersi in qualche buon vecchio videogioco di ruolo old school.
Non temete: ci rivedremo a Settembre. E questa può essere sia una promessa, sia una minaccia.
This post was published on 31 Luglio 2019 19:41
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