In questo 40° appuntamento settimanale, la relativa frescura della Tana dell’Orso condurrà nuovamente i nostri passi nella generica direzione di Shin Megami Tensei: Persona 3: un titolo che, cari lettori, sta mettendo a dura prova la notoriamente scarsa pazienza di chi scrive. Ma per voi questo e altro, suvvia!
Non adiratevi, amanti del genere J-RPG: ovviamente si scherza.
Dopo aver esaminato i principali riferimenti mitologici che riguardano il protagonista, e aver poi allargato il discorso ai co-protagonisti del gioco, ci apprestiamo a terminare l’analisi dei personaggi principali di questo capitolo della saga di SMT; in seguito ci tufferemo sugli antagonisti, per poi finire in bellezza con i boss opzionali di P3.
Come abbiamo appena ricordato, la prima metà dei membri della Specialized Extracurricular Execution Squad sono già una tacca sulla nostra virtuale cintura lente da investigatori dell’occulto. Sì, lo so: le tacche sulla lente danno fastidio e alla lunga la rendono inutilizzabile, ma abbiate pazienza.
Bear with me (pun intended).
La riservata, contemplativa e spesso bullizzata Fuuka è, in sostanza, la responsabile dell’intelligence del gruppo. Amante della fantascienza, paziente, dedita più al supporto che al combattimento nonché hacker black hat di tutto rispetto, Fuuka impersona le qualità e i difetti dell’Arcano della Sacerdotessa, ossia la Papessa dei Tarocchi. Sine Requie intensifies.
La sua Persona di partenza è, in tutta sincerità, un personaggio che mai mi sarei aspettato di trovare in un videogame: Santa Lucia.
Se vivete in Italia, specialmente nel Centro-Sud, ci sono ottime probabilità che non lontano da voi ci siano una chiesa o un santuario dedicato a questa figura religiosa. Lucia nasce a Siracusa, in Sicilia, sul finire del terzo secolo dopo Cristo, e quindi in piena Grande Persecuzione dei romani contro i Cristiani.
A causa di una questione di soldi ed eredità, o forse per la sua decisione di consacrare a Dio la propria verginità, la giovane viene denunciata come Cristiana dal marito pagano, quindi viene interrogata e torturata, ma senza subire alcun danno; in seguito la minacciano di gettarla tra le prostitute, e per miracolo la ragazza diventa talmente pesante da risultare inamovibile. I carnefici provano a usare funi, buoi e dozzine di uomini, ma non c’è verso di spostarla.
A quel punto i Romani, che dovevano già ben conoscere alcune meccaniche del fantasy, decidono di andare sul sicuro: si opta per la decapitazione, o comunque si stabilisce di colpire un punto critico come la giugulare. La cosa funziona.
Lucia muore a vent’anni, per aver professato fieramente la propria fede e per essere stata accusata di stregoneria, non avendo ricevuto danni durante la tortura con il fuoco e per la faccenda dell’inamovibilità.
Secondo il folklore la sua figura è legata alla vista, con una storia piuttosto gruesome a base di occhi strappati e messi su un apposito piatto: in realtà questo aspetto non ha alcun fondamento storico, mentre il probabile collegamento con il senso della vista risiede tutto nel suo nome, che deriva da lux (luce).
Il suo aspetto nel gioco da un lato richiama il bulbo oculare, che come abbiamo visto (!) è privo di fondamento storico, ma dall’altro azzecca in pieno il riferimento alla cruenta pena della jugulatio, con tanto di gola bendata. 50 / 50, diciamo.
Quando Fuuka si rende conto che il suo desiderio più intimo, legato alla sua grande abilità da hacker, ruota attorno al restare connessa ai suoi amici, la Persona di Santa Lucia evolve in quella di Juno.
No, mettete via la colonna sonora di Matrix: non stiamo parlando degli Juno Reactor, a cui vi consiglio di dare un’ascoltata quanto prima, ma di Juno nell’accezione di Giunone, la regina del pantheon romano. In origine dèa madre, patrona delle partorienti, venne man mano assimilata alla greca Era, moglie di Zeus, diventando a sua volta moglie di Giove e protettrice della Cosa Pubblica romana.
I più… acculturati tra noi la ricorderanno in un primissimo piano, con due occhi giallo-verdi che sfumano in una piuma di pavone: mi riferisco alla sigla d’inizio di Hercules: The Legendary Journeys. A tal proposito, mi sono appena reso conto che nella versione italiana la dèa viene chiamata Giunone, mentre in quella inglese troviamo il nome greco di Era / Hera, più corretto per l’ambientazione greca della serie TV.
A parte questo, comunque, Giunone è figlia di Opi e Saturno, gli equivalenti romani dei greci Rea e Crono, a loro volta genitori di Era; così come quest’ultima è sorella di Zeus (nonché sua moglie), Demetra, Estia, Ade e Poseidone, anche Giunone è sorella di Giove (nonché sua consorte), Cerere, Vesta, Plutone e Nettuno.
Tutto il resto della vicenda del parricidio primordiale, di cui abbiamo discusso ad nauseam, trova il suo corrispettivo nella teogonia romana: Crono / Saturno evira il padre Urano / Caelus su imbeccata della madre Gea / Gaia / Tellus, salvo poi essere sconfitto anch’egli dal figlio Zeus / Giove.
L’Eneide di Virgilio getta un ponte tra il mito greco e quello romano: secondo il dantesco TripAdvisor ante-litteram, infatti, Saturno non sarebbe altri che Crono che, vista la brutta aria che tira in Grecia, taglia la corda e finisce nel Lazio.
Ma perché la Juno di Persona 3 ha quest’aspetto? Forse perché, per i Romani, juno (con la minuscola) è la versione femminile del genius: una sorta di spirito guardiano che accompagna l’esistenza non soltanto di ciascun umano, ma anche di ogni luogo e oggetto di una certa importanza. Un angelo custode, in sostanza, e infatti l’aspetto di questa Persona è decisamente angelico.
Le ali e i molteplici occhi di Juno, inoltre, richiamano alla mente gli infiniti occhi di Argo Panoptes che, secondo il mito, Era pose sulle piume del pavone al termine della vicenda di Io, cioè l’ennesima scappatella di Zeus. Abbiamo ricordato questa storia nel precedente articolo, e soprattutto in quello su God of War: Betrayal.
Il regazzino della Gekkoukan Elementary che non fa che confermare la mia innata diffidenza nei confronti dei giovanissimi: in superficie è tutto ingenuo e timido, ma appena sotto le apparenze c’è un nero nucleo che ribolle, brama vendetta e si crogiola nella sete di sangue.
La prossima volta che incontrerete un ragazzino che indossa una giacca sopra una felpa, state in guardia.
Ah-ehm, dicevamo: Ken Amada, il membro più giovane della SEES, nasce sotto l’Arcano della Giustizia, ma pende più dal lato della vendetta che da quello dell’ordine e del giusto processo. In effetti è comprensibile, dato quello che è successo a sua madre: non vi rovinerò la sorpresa, come già detto e ribadito, quindi giocate anche voi questo Shin Megami Tensei: Persona 3 se volete conoscere la storia del personaggio.
A noi basti sapere che anche Ken può evocare una Persona. Anzi, due. E sono entrambe grosse e arrabbiate: le sue Persone sono le più grandi del gioco, in effetti, forse per contrastare la sua statura da simpatico soldo di cacio.
In Persona 3 la figura di Nemesi è piuttosto enigmatica e un pizzico inquietante: un androide senza volto, o meglio con un viso creepy posizionato al centro del torace, del colore della notte e incastonato in una sega circolare laser. Wow, ragazzi.
Secondo alcune fonti la dèa Nemesi è figlia di Nyx, la Notte primordiale a sua volta figlia del Caos, e del Titano Oceano, che per conto suo è figlio di Urano e Gea; secondo altre, invece, figlia di Zeus e Nyx. Ad ogni modo viene stuprata dallo stesso Zeus, suo genitore almeno nel 50% delle leggende: Nemesi “stava al fiume, señor, a lavare; un gringo Zeus l’aggredì, e la voleva“, fatto sta che Nemesi si trasforma in oca e scappa, ma Zeus si tramuta in cigno e zacchete.
Dopo il fattaccio Nemesi depone un uovo, e da quest’uovo nasce Elena di Troia. E, pare, anche Clitemnestra. E forse anche i Dioscuri. Questi quattro pargoli semi-divini, però, dovrebbero essere figli di Leda e Zeus / Tindaro, rispettivamente. D’altronde nessuno ha mai detto che il mito greco sia coerente e poco complicato.
Una curiosità: per spiegare le cicliche estinzioni di massa che avvengono sul nostro pianeta, è stata ipotizzata la presenza di una sorella del nostro Sole: una nana rossa o bruna, che orbita attorno a Sol poco oltre la Nube di Oort. In realtà sappiamo tutti che la causa di queste estinzioni cicliche sono i Reaper di Mass Effect, e un giorno lo capirà anche il Consiglio. BRAAAAHM.
Una svolta nella storia darà a Ken Amada quel pizzico di comprensione del sé che, data la sua età, probabilmente gli mancava: questo fa evolvere non soltanto il personaggio, ma anche la sua Persona. Che ora nel gioco appare come una sorta di robot palestrato.
È così che Nemesis diventa Kala-Nemi, ispirandosi evidentemente al demone Kalanemi della mitologia Indù: uno dei Rakshasa, per essere precisi, cioè malevole creature del caos che odiano i più ordinati Diavoli. Sentite anche voi quel profumo di Blood War del Forgotten Realms?
Kalanemi è presente nell’epica indù del Ramayana, è uno spirito pre-Vedico ed è strettamente associato allo Zodiaco e allo scorrere delle stagioni e della Ruota del Tempo; nel Ramayana lo vediamo allearsi con suo nipote Ravana, re di Lanka dalle dieci nove teste, seguace di Shiva e ardente sostenitore della necessità di sopraffare i Deva, cioè le creature divine.
Durante lo scontro fra Ravana e Rama, settimo avatar del dio Vishnu e una delle divinità maggiori dell’Induismo, il fratellino di Rama viene ferito e quindi il dio invia Hanuman, un suo agente, in una quest per trovare una magica erba curativa; Ravana, dal canto suo, affida a suo zio Kalanemi il compito di fermare questo portentoso agente.
Zio Kalanemi escogita un abile sotterfugio ma viene prontamente tanato da Hanuman, che procede ad agguantarlo per un piede e a dargli un ceffone così forte da rispedirlo al nipote Ravana, in un perfetto stile iperbolico Bollywoodiano.
Grande amico peloso del giovane Ken Amada è l’adorabile cane Koromaru, uno Shiba Inu che, grazie a un collare speciale, riesce a evocare una sua Persona di cui parleremo tra poco.
Koromaru è un tributo al celebre cane Hachikō che, fino alla sua dipartita, ogni giorno tornò fedelmente nel punto in cui era solito incontrare il suo padrone, morto per emorragia cerebrale oltre nove anni prima. I’m not crying, you’re crying!
Proprio come Hachikō, anche Koromaru torna ogni giorno sulla strada che ha visto la morte del suo padrone, anni prima; questo good boy dell’Arcano della Forza, quindi, merita una Persona degna della sua caratura morale.
E quale miglior Persona per l’unico animale del gioco in grado di evocarne una, se non il super-badass Cerberus, il cane a tre teste che sorveglia l’Oltretomba?
Soltanto la tremenda forza di Eracle e la soporifera lira di Orfeo riescono ad avere la meglio dell’implacabile Guardiano. Beh, in realtà anche una mezza dozzina di personaggi della saga di Harry Potter, ma tant’è. Ricordate il Fuffi di Hagrid? Ecco, era Cerbero prestato a Hogwarts per l’occasione.
Koromaru riesce a comunicare con il gruppo grazie all’aiuto di una peculiare traduttrice: Aigis, un’arma anti-Ombre che in sostanza è un androide (una fem-bot, per l’esattezza) dalle fattezze umane che però, purtroppo, non ha né emozioni umane, almeno non all’inizio del gioco, né la giusta quantità di armi automatiche e/o laser integrate nello chassis. Comunque non in Persona 3, che io sappia. Peccato.
Per ora, comunque, ci basti sapere che Aigis è fondamentale per approfondire i retroscena legati al nostro protagonista, che in un certo qual modo mi ricordano parecchio la storia di Harry Potter, Voldemort e compagnia bella. Giocate Persona 3 per capire a cosa mi riferisco di preciso.
Detto questo, è evidente come il nome Aigis si riferisca al greco αἰγίς (pronuncia: aighìs), che in latino diventa il ben più noto aegis: sì, stiamo parlando della celeberrima Egida del mito greco, che ai giorni nostri dà il nome anche all’omonimo sistema integrato di combattimento navale.
L’Egida originale è lo scudo magico di Zeus, il cui umbone centrale è costituito dalla testa di Medusa, mozzata dall’eroe Perseo; questo scudo viene affidato anche ad altri dèi, come Apollo e soprattutto Atena, e questo aspetto genera una certa confusione tra le fonti letterarie greche.
Secondo alcune di queste, infatti, l’Egida è un’armatura realizzata con la pelle del gigante Pallante, spesso confuso con l’omonimo Titano: il gigante tentò di violentare Atena, che lo agguantò per la collottola, gli spezzò la noce del capocollo e si fece una bella armatura con la sua pellaccia.
Nei miti ellenici il palladion greco e il palladium romano sono fondamentalmente la stessa cosa: una statua magica, intagliata nel legno e con l’aspetto di una divinità, che i nostri antenati ritenevano essere in grado di difendere la città in cui veniva esposta.
Il palladion più celebre dell’antichità è senz’altro quello della città di Troia, che proteggeva la città e ne impediva la caduta, almeno finché Odisseo / Ulisse e Diomede non riuscirono a sgraffignarlo, travestendosi da mendicanti come nella miglior tradizione di gioco di ruolo.
Alcuni miti ci raccontano che questo palladion finì ad Atene, ma secondo altre fonti letterarie quello di Atene sarebbe un falso: il vero palladion troiano venne messo in salvo da Enea mentre questi fuggiva dall’assedio di Troia, e terminò il suo viaggio nel Tempio di Vesta a Roma.
Come apprendiamo dall’Eneide di Virgilio, infatti, il profugo troiano chiamato Enea approdò nel Lazio, si scontrò con gli Italici e dopo una lunga serie di peripezie fondò Lavinium, che in realtà non corrisponde all’odierna Lavinio: l’antica città di Enea oggi si chiama Pratica di Mare, ed è a due passi da Pomezia.
Il Palladion di Persona 3 non parla romanesco ma ha l’aspetto di una statua di Atena, con una grossa lancia che emerge dalla testa della statua, che si apre alla bisogna, un po’ come la stessa Atena nacque dalla testa spaccata di Zeus.
Nel corso della storia, Aigis realizza di non essere soltanto un’arma ma un individuo dotato di sentimenti: proprio come accade in Mass Effect, quando un Geth in particolare chiede ai propri creatori se quell’unità abbia un’anima.
Raggiunta in tal senso l’autocoscienza, la Persona di Aigis evolve, passando dal simulacro di Atena alla vera e propria Pallade Atena, con annessi e connessi. L’aspetto di Pallade Atena in Persona 3 segue piuttosto fedelmente quello classico che troviamo anche nell’arte greca: candido peplo, armatura dorata, scudo tondo con la testa di Medusa e una grossa lancia al seguito.
Atena è la dèa della saggezza, della giustizia, delle arti e degli aspetti strategici della guerra, in contrapposizione con suo fratello Ares che rappresenta la violenza bellica; la città di Atene, com’è prevedibile, era particolarmente devota a questa divinità, e infatti lo stesso Partenone dell’Acropoli ateniese era un tempio interamente consacrato proprio ad Atena.
Nei miti greci più tardivi, la dèa diventa anche leggermente ossessionata dalla verginità, al punto da maledire Medusa, trasformandola nel mostro che ben conosciamo, solo perché la poveretta era stata stuprata da Poseidone e quindi non era più ritenuta degna di servire Atena.
Restando in tema di reazioni eccessive: in un altro mito relativamente recente, Atena maledice Aracne perché questa aveva osato sfidare la dèa a una gara di tessitura. Forse dobbiamo sarcasticamente ringraziare proprio Atena per la creazione dei terrificanti ragni. Grazie, eh! [Slow clap]
Tornando a noi, sia Platone sia Erodoto assimilano Atena alla dèa egizia Neith, che ha praticamente lo stesso portfolio divino della sua controparte greca. Inoltre uno degli epiteti di Atena è glaukopis, cioè dallo sguardo scintillante; l’epiteto è strettamente legato al nome greco della civetta, glaux, così come la civetta è sempre associata alla dèa Atena, che spesso viene raffigurata con una civetta appollaiata sulla capoccia. È più che possibile che la figura di Atena sia stata influenzata dalle dèe-uccello mesopotamiche come Lilith.
Abbiamo già esaminato la figura di Atena in modo più che approfondito, in occasione delle varie analisi mitologiche della saga di God of War, quindi non serve ripetere le solite questioni. Se non avete letto gli articoli sul viaggio di Kratos, cosa state aspettando? March!
Un altro androide che incontriamo nel gioco è l’inizialmente infantile Metis, che vede Aigis come una sorella da proteggere a tutti costi, damn the consequences.
Metis fu anche la prima consorte di Zeus, in un certo senso, e per ironia della sorte si ritrovò a essere trasformata in mosca e ingoiata dallo stesso Zeus, che non voleva avere figli in grado di detronizzarlo. Tale padre, tale figlio.
Questo novello metodo anticoncenzionale, però, non funzionò: Metis, ancora trasformata in mosca, partorì sua figlia direttamente all’interno della capoccia di Zeus, che fu costretto a farsi colpire da Efesto e così nacque Atena, già armata di tutto punto.
Tornando a Persona 3, l‘Arcano di questo personaggio di è quello dello Ierofante, conosciuto anche come il Papa, che simboleggia la fede, la guida spirituale, l’equilibrio tra la materia e lo spirito, e più in generale i misteri sacri ed esoterici; Metis, infatti, è la prima a comprendere la duplice natura delle Ombre e delle Persone, facce speculari della stessa metafisica medaglia, e anche a capire la natura neutrale di Nyx, un’altra figura importante che esamineremo nel prossimo articolo.
Quale figura mitologica s’infila nei misteri sacri, ha una o più sorelle e si concentra sulla protezione delle fanciulle, proprio come fa Metis?
Nient’altri che Psyké / Psiche, presente sia nel mito greco sia in quello romano, e conosciuta più che altro per il mito di Eros e Psiche o Amore e Psiche, che ha ispirato una pletora di pittori rinascimentali e artisti di ogni epoca, al punto che oggi ne troviamo raffigurazioni praticamente ovunque.
Figlia più piccola dei sovrani della Sicilia, Psiche era la fanciulla più bella dell’isola, e la Hybris la portò a sfidare Afrodite / Venere; la dèa non la prese benissimo, e inviò Eros / Cupido / Amore a infilzarla con una sua freccia incantata, per farla innamorare del tizio più vicino. In realtà lo stesso Eros s’innamorò di Psiche, rapì la fanciulla e la nascose in un palazzo remoto.
Ingannata dalle invidiose sorelle, che poi fanno una finaccia, Psiche si mette nei guai e si ritrova a dover affrontare diverse prove per ottenere il perdono di Afrodite / Venere; viene aiutata in queste prove da svariate divinità elleniche, tra cui Demetra / Cerere, Persefone / Proserpina, Zefiro / Favonio, Dioniso / Bacco, Efesto / Vulcano e ovviamente dallo stesso Eros / Cupido / eccetera.
Alla fine Zeus si stufò e acconsentì al matrimonio tra Eros e Psiche, resa per l’occasione una divinità immortale e patrona delle fanciulle, e dal loro legame nacque Edoné / Volupta(s), cioè il piacere sensuale, che quindi sgorga dall’unione fra l’Anima e l’Amore.
In Persona 3 la Psyche di Metis è raffigurata come una sorta di fanciulla vestita a festa, con ali di farfalla, lunghi guanti bianchi, e una robusta dose di allucinogeni sperimentali.
Fino a questo punto abbiamo parlato dei personaggi buoni; passiamo ora ai cattivi. In Persona 3 i villain umani sono costituiti dal gruppo Strega: non il famoso premio letterario, ma un trio di soggetti poco raccomandabili che, prevedibilmente, sfruttano per scopi illeciti la Dark Hour e le proprie Persone.
Tramite il sito Revenge Request, gli utenti possono commissionare vendette personali o veri e propri omicidi, che i tre commetteranno impunemente durante la Dark Hour. Un’altra particolarità di questo gruppo, però, è che le Persone di questi tre elementi non vengono evocate grazie a un’abilità naturale: i membri del gruppo Strega utilizzano una capacità indotta artificialmente dal Kirijo Group, e infatti sono costretti ad assumere una sorta di droga che tiene sotto controllo la Persona che evocano, che altrimenti li accopperebbe subito.
Il gruppo Strega è composto da Takaya Sakaki, il leader del trio, Chidori Yoshino, la gothic-lolita, e Jin Shirato, il webmaster del sito Revenge Request.
L’antagonista secondario del gioco è Takaya Sakaki, capoccia del gruppo Strega e uno dei pochissimi a poter richiamare la propria Persona senza l’uso di un Evoker, seppur con una certa sofferenza apparente.
Il suo Arcano è quello della Ruota della Fortuna, che simboleggia la ciclica alternanza dei ritmi universali, quindi il cambiamento, il rinnovamento e il destino.
Più avanti nel gioco, inoltre, sarà proprio Takaya a fondare un culto escatologico che desidera ardentemente la venuta di Nyx, il boss finale –in un certo senso– di Persona 3. Ok, adesso non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di Takaya che cade in ginocchio, stringendosi il capo e urlando «Iä! Iä! Nyx fhtagn!».
A proposito di Nyx, di cui comunque parleremo in modo più approfondito nel prossimo articolo: dalla Notte primordiale nascono due gemelli, Hypnos / Somnus e Thanatos / Mors, rispettivamente il Sonno e la Morte. Come leggiamo nell’Iliade di Omero, consanguineus lethi sopor, traducibile con il sonno è fratello della morte. Piuttosto letteralmente, aggiungerei.
Ma c’è di più: nel mito greco gli Oneiroi, cioè i Sogni (Morfeo, Momo, Fobetore e Fantaso), sono fratelli di Hypnos e Thanatos, mentre nel mito romano i Sogni sono figli del Sonno, Somnus.
Nel gioco, invece, Hypnos appare come un cadavere martoriato, tenuto in aria da un paio di ali nere artificialmente collegate alla sua schiena. Non è per niente macabro, no no.
Se l’ascia appesa al vestito e il frontino a forma di daga che le trapassa la capoccia non dovessero essere sufficienti a inquadrare lo stile di Chidori, è lei stessa a dirci che non ha motivo di vivere, e che per lei la morte non è nient’altro che il non svegliarsi più.
Aggiungiamo al mix l’Arcano dell’Impiccato, e il fatto che ogni tanto si tagli i polsi con un taglierino, ed ecco che lo stereotipo viene fuori un po’ più delineato. Sebbene sia leale al gruppo Strega, in realtà non vede i suoi due compagni come dei veri e propri amici: l’unico legame affettivo che riconosce è quello con la sua Persona, una figura altrettanto tragica, cruenta e vagamente emo.
La Persona di Chidori, che ha cercato di strangolare la sua evocatrice almeno in un’occasione, è Medea della Colchide: una figura molto ben rappresentata nella tragedia greca, e che a seconda degli autori considerati è figlia o di Circe o di Ecate, entrambe figure femminili caratterizzate da un potere magico fuori dal comune, per così dire.
Il personaggio di Medea, ad esempio, compare nelle avventure degli Argonauti: sedotta e abbandonata da Giasone, incanta un mantello nuziale e lo invia alla nuova sposa del suo ex, Glauce. La sventurata indossa il regalo e viene divorata dal veleno magico, ma la tragedia è appena cominciata: il padre della sposa, Re Creonte, tenta di salvare la figlia, afferra il mantello e tira le cuoia anch’egli.
Medea, però, non è ancora soddisfatta: per punire ulteriormente Giasone, decide di commettere uno dei crimini supremi, l’infanticidio, e uccide i due (o tre, a seconda delle fonti) figli avuti con Giasone, per poi allontanarsi verso l’orizzonte su un carro trainato da draghi alati.
Giunta ad Atene, Medea sposa Re Egeo, partorisce Medo e cerca di convincere il marito a uccidere Teseo, cioè il figlio che Egeo aveva avuto dalla precedente compagna; lo scopo di Medea era eliminare il rivale di Medo e garantire a quest’ultimo il trono di Atene, ma Egeo rinsavisce all’ultimo momento e Medea è nuovamente costretta alla fuga.
La cosa andrà avanti per un bel po’, ma non ci addentriamo oltre nella tragedia altrimenti ci viene il magone; proprio come la Medea del mito greco, anche quella di Persona è particolarmente abile nella magia, soprattutto nella Scuola della Negromanzia intesa come arti curative. E non solo.
Nella leggenda, infatti, Medea ringiovanisce un caprone dopo averlo triturato e bollito, ma poi si scoprirà che era tutto un crudele inganno ordito ai danni dello zio di Giasone; forse è proprio per questo che nel gioco Medea ha la testa di un caprone.
Consigliere tattico, famoso hacker e webmaster del sito grazie a cui il gruppo Strega commette i suoi misfatti, Jin Shirato ritiene che la SEES sia costituita da ipocriti che non accettano il proprio innato potere, cioè quello di evocare le Persone senza interventi artificiali.
Il suo Arcano è quello dell’Eremita, che rappresenta il saggio solitario e le figure che tramano dietro le quinte. Mentre Jin è prudente e razionale, in accordo con l’Eremita, la sua Persona non riflette affatto questo Arcano: non è legata al lento sopravanzare della saggezza, all’inevitabile arrivo del destino ultimo dei mortali.
Sto abusando troppo di questa citazione di Thanos, lo ammetto. A parte questo, Moros è un altro dei figli di Nyx, la Notte, ed è la personificazione del Destino inevitabile e spesso avverso.
Essendo nato dalla Notte, è fratello di Thanatos e Hypnos, la Morte dolce e il Sonno di cui abbiamo già parlato poc’anzi, nonché delle Keres, gli spiriti della Morte violenta e travagliata, del traghettatore Caronte, delle famose Moire e, a seconda delle fonti letterarie scelte, anche degli Oneiroi, i Sogni.
Come sappiamo, le Moire sono l’equivalente greco delle Parche romane e delle Norne scandinave, e sono composte da tre figure femminili:
Moros, fratello delle Moire, è in sostanza lo spirito che spinge ogni creatura verso il proprio destino predeterminato, sia che si tratti di un mortale sia che invece si stia parlando del più potente tra gli dèi.
Nella versione del mito di Prometeo scritta da Eschilo, il Titano ribelle riferisce di aver creato Elpis, la Speranza, proprio per alleviare il tormento causato ai mortali dall’inevitabilità di Moros. L’aspetto in-game ricorda vagamente un pendolo o una trottola metallica, riprendendo il concetto dell’inevitabilità: un pendolo o una trottola in movimento sono destinati, prima o poi, a esaurire l’energia e a fermarsi.
A meno che non si tratti del film Inception, s’intende. Dopo questo guizzo di spirito, direi che sia arrivato il momento di chiudere, almeno per questa settimana: inevitabile come Moros, la Tana dell’Orso vi dà appuntamento a Mercoledì prossimo, con l’ultima parta dell’analisi mitologica di SMT: Persona 3.
>>Leggi anche: La mitologia di Persona 3 – prima parte<<
This post was published on 24 Luglio 2019 19:13
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