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Speciali

Dalle scarpe Nintendo alla sfilata Vuitton di Final Fantasy: le nuove convergenze della moda

Il merchandising è sempre stato uno dei cavalli di battaglia delle major impegnate nel settore videoludico: dagli accessori per il gaming sino ai gadget i prodotti concepiti per permettere ai giocatori di omaggiare il loro hobby preferito si sprecano, e il vestiario è un componente fondamentale. Proprio in questi giorni, infatti, Nike ci propone un paio di nuovissime sneakers concepite sulla base dell’estetica della cara e vecchia Nintendo 64, ma la lista di scarpe, magliette, felpe, borse ispirati a videogiochi e console è lunghissima e ricca di curiosità, ma anche di elementi di forte innovazione culturale.

Non ci credete? Beh, prego, seguiteci in questo viaggio pieno di sorprese.

Partiamo da oggi: scarpe, zombie e Diesel

Partiamo da due recentissimi casi di incontro fra moda e videogioco.

Le già citate sneakers N64 non sono i classici prodotti brandizzati con sopra il logo della console, ma qualcosa di molto più originale e sottile: alla prima occhiata, infatti, sembrano normalissime scarpe da ginnastica dalle forme e dai colori quasi anonimi.

A una più attenta, tuttavia, la questione cambia: ciò che abbiamo davanti è infatti un modello che punta su un riconoscimento non immediato delle “citazioni videoludiche” impresse sulla calzatura che altro.

Le sagome dei tre bottoni principali del controller di Nintendo 64 si stagliano infatti sulla superficie, come se il joystick fosse stato “stampato” sopra la calzatura. Nessuna novità, sia chiaro: la quello di far sì che le componenti hardware delle nostre console preferite diventino anche i nostri vestiti e accessori è una vecchia trovata dei produttori di gadget, e ciò riguarda zaini, magliette e chi più ne ha più ne metta. La scelta di una console vintage come soggetto non sorprende, dato il suo status symbol di console “antica” e legata all’infanzia di molti gamer ormai adulti che vogliono portare sempre con loro una parte sostanziale della loro vita videoludica (e che, per inciso, hanno qualche soldo da spendere).

Passando ad altri giochi e console, molto ma molto ma molto più vicini a noi, troviamo una trovata davvero cool proveniente da uno dei marchi di jeans più famosi, Diesel, che in occasione del lancio di Days Gone ha presentato un’intera linea di completi con l’obiettivo di ricreare lo stile dei nostri amici motociclisti sopravvissuti agli zombie con uno stile aggressivo che sembra volerci portare nelle atmosfere dei bikers on the road.

Dai, i giubotti di Days Gone sono truzzetti ma fichissimi.

Due esempi di sfruttamento dei marchi quasi opposti, che tuttavia riescono perfettamente a farci capire come, quando si parla di moda e videogiochi, i produttori possano spingersi in là in direzioni molto diverse le une dalle altre.

E questo è solo il presente.

Vans e la linea Nintendo

Riavviciniamoci a casa Nintendo attraverso un esempio che si avvicina a quello delle sneakers di N64, ma si spinge un po’ più in là.

Primavera-estate 2016: la Vans presenta una linea di moda dai colori e lo stile assolutamente psichedelici che affonda nella memoria dei videogiocatori più anziani presentando di scarpe, infradito, magliette e accessori che si riallacciano all’estetica dei giochi per NES.

Acquolina in bocca eh? ^_^

In modo non dissimile dall’operazione Nike con Nintendo 64, Vans, marchio storico dell’industria tessile statunitense, comprende benissimo il potenziale iconico di personaggi come Mario o Peach, o anche semplicemente dei più famosi livelli in cui era strutturato il videogioco e ne fa un elemento alla moda.

Sa infatti che si tratta di componenti grafiche entrate nell’immaginario collettivo di intere generazioni, che vanno al di là del semplice elemento per divenire simbolo. Vi immaginate andare in giro con queste meraviglie e bullarvi con i vostri amici, soprattutto se tutti over-25?

Hitman e Musterbrand

Di solito quando pensiamo al binomio abbigliamento e videogioco siamo portati ad andare con la mente a capi sportivi, con sopra qualche bel simbolo riconducibile al gioco in questione o, come nel caso Nintendo trattato ampiamente qui sopra o come nel caso degli abiti più agguerriti e “da strada” di Days Gone, a capi adatti all’aria aperta e ad attività rilassanti.

E se vi dicessimo che invece esiste una linea di Musterbrand realizzata con la collaborazione di Eidos ha usato il brand di Hitman per realizzare una vera e propria serie di abiti eleganti maschili?!

Perfetta per un omicidio… oppure per una festa di laurea!

Insomma, non stupiamoci: da sempre la saga di 47 ci porta in un mondo fatto di grandi feste lussuose, di uffici appartenenti a miliardari ben vestiti e di casinò dalle pareti dorate. Se una linea d’abbigliamento ispirata a Hitman doveva esserci, quindi, non poteva che essere questa.

Louis Vuitton abbraccia Final Fantasy

Tutti ovviamente conosciamo Louis Vuitton, tutti sappiamo che si tratta di moda raffinata, perfetta per sfilate, glamour, sperimentazioni rischiose… come quella che ha visto Nicholas Ghesquière, direttore creativo della casa, cimentarsi con LA serie videoludica per eccellenza, ovvero Final Fantasy.

La linea primavera-estate 2016, curata appunto da Ghesquière, ha infatti portato il binomio moda-videogioco a uno stadio successivo: anzitutto, come già detto, l’abbigliamento era chiaramente ispirato a quello di un FF, in particolare al numero XIII (2009) oltre che, in generale, alle forme morbide e piacevoli della computer grafica (per la cronaca, sembra che Ghesquière sia un nerdacchione appassionato di gaming e fantascienza), e in particolare al personaggio di Lighting, definito dal designer francese l’immagine di una donna forte e intraprendente.

La cosa davvero interessante, tuttavia, è che Lighting non è stata soltanto ispiratrice, ma è divenuta vera e propria modella virtuale di un video in computer grafica nel quale il personaggio indossa gli abiti di LV con eleganza e raffinatezza, uscendo fuori dalla sfera ludica ed entrando di diritto in quella del costume.

 

Pop, assolutamente pop

Nella nostra tanto rapida quanto densa rassegna abbiamo tentato un tanto insolito quanto graduale avvicinamento partendo da qualcosa di tipicamente pop, a due passi dal puro gadget prodotto per promuovere un titolo (il caso Nintendo, a due passi da quello delle normali t-shirt brandizzate con i loghi dei videogiochi) per arrivare poi agli abiti di Vuitton e alle sperimentazioni del brand, con il personaggio dei videogiochi che diventa testimonial.

Tutto questo, per le nostre orecchie, non può che essere musica.

Il legame fra la cultura pop e il videogioco non dovrebbe più sorprenderci, certo: basta un giro su Amazon per comprendere come i due ambiti siano strettamente interconnessi e come spesso l’industria dell’abbigliamento prenda spunto da quella dell’intrattenimento, a partire dai brand ufficiali legati ai kolossal cinematografici.

Quel che però emerge è la tendenza di un settore teoricamente tanto distante come l’alta moda all’avvicinamento al videogioco. Se un settore del genere, in grado di muovere e investire miliardi, nonché di influenzare immaginario popolare ed equilibri industriali, si interessa al settore videoludico, significa che per esso lo stadio di “nicchia” è superato. Ma da un bel po’.

Un’altra bella immagine della linea Days Gone

Significa che il nostro medium è vivo, è ambizioso ed estremamente influente.

Certo emerge una questione, a essere davvero critici: sarebbe interessante comprendere l’impatto di questo fenomeno sugli acquirenti delle linee di abbigliamento. E qui abbiamo tre possibilità.

Uno: tutto rimane com’è, con “i vestiti tratti dai videogiochi” destinati solo a coloro che conoscono il videogioco e a qualche eccentrico miliardario con la Play Station 4 placcata d’oro in salone.

Due: le linee come quelle di Louis Vuitton vanno alla grandissima, ma semplicemente gli acquirenti non le capiscono, considerandole “solo” capi d’abbigliamento e ignorando il background di ciò che comprano. Può succedere: quel che importa al produttore è la realizzazione e la vendita, non certo la ricezione del singolo consumatore (che nel caso trattato, oltretutto, è una nicchia).

Tre… tre, succede il miracolo. La moda diffonde l’immaginario videoludico con tale “virulenza” e forza che anche quelle cerchie di consumo tradizionalmente non interessate al videogioco ma attente alla moda alla moda finiscono per avvicinarsi alle opere che hanno ispirato di ciò che indossano.

Come andrà a finire? Il videogioco potrà conquistare in modo definitivo un posto fra gli hot topics dell’opinione pubblica attraverso la moda?

Come al solito, solo il tempo ce lo dirà…

>>Leggi anche: Nintendo Switch Lite | Caratteristiche | Prezzo | Data di uscita<<

 

 

This post was published on 11 Luglio 2019 12:00

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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