Dopo aver superato l’intimo trauma derivante dall’aver terminato l’analisi mitologica della saga di God of War, questo 38° appuntamento con la Tana dell’Orso si sposterà su altri argomenti, altri Paesi e altri generi: inizieremo a parlare della vastissima influenza esercitata dalla mitologia e dalla religione sulla saga di Shin Megami Tensei, e in particolare su Persona 3.
Sviluppato da Atlus e pubblicato nel 2006 per PlayStation 2 e poi per altre robe e piattaforme varie, almeno per quanto riguarda il Giappone, visto che in Europa è uscito nel 2008, Shin Megami Tensei: Persona 3 è un titolo che chi segue questa rubrica giammai si sarebbe aspettato di trovare qua: si tratta di un J-RPG, un gioco di ruolo in stile giapponese, un genere che -in genere (pun intended)- non mi ha mai appassionato. Lo so io, lo sapete voi lettori, lo sanno anche i giapponesi, che per questo mi odiano. È risaputo.
Questo Persona 3, però, non si limita ad attingere a piene mani dal mare magnum della mitologia, della religione e del folklore: ci si tuffa a bomba, urlando frasi sconnesse in greco antico, in proto-germanico, in giapponese del periodo che-diamine-ne-so e anche in dialetto teramano, per qualche motivo. Questa frase assumerà un senso verso la fine dell’articolo, promesso.
Sebbene venga spesso catalogato anche come simulatore di vita, questo Persona 3 è pieno zeppo di elementi J-RPG: dal combattimento a turni allo stile grafico che ricorda gli anime, passando per uno spiccatamente alterato senso della proporzione per quanto riguarda le armi da mischia, e per un’ambientazione che ruota attorno agli studenti di una scuola superiore.
Nel primo capitolo della serie Persona, costituito dallo spin-off Megami Ibunroku Persona di cui forse parleremo in futuro, ci mostra il Tartaro (Tartarus, タルタロス) come una parte della Torre di Thanatos; voi, cari lettori, seguite questa rubrica ormai da mesi, e quindi avrete letto sia l’analisi di God of War:Ascension sia quella di GoW: Chains of Olympus, e ormai saprete meglio di me cos’è il Tartaro.
Se avete letto anche il pezzo su GoW: Ghost of Sparta, inoltre, ricorderete senz’altro quale siano l’identità e la mission di Thanatos; se invece non avete sfogliato nessuno dei tre articoli linkati, morite male non disperate: faremo un po’ di mente locale.
Thanatos, da una parte, è figlio di Nyx, cioè la Notte primordiale che generò anche le Moire che tessono il destino di dèi e mortali, nonché Caronte (il traghettatore degli Inferi), Hypnos (il sonno, fratello minore della Morte) e gran parte delle personificazioni della mitologia greca.
Dall’altra il Tartaro è, in breve, l’area più remota, oscura e profonda degli Inferi; è lì che sono rinchiusi i Titani sopravvissuti alla Titanomachia, cioè allo scontro generazionale contro gli dèi dell’Olimpo. È anche il nome del terzo essere primordiale emerso dal Caos, almeno secondo Esiodo, ma tant’è.
Il Tartarus di Persona 3, invece, è una gigantesca torre che, apparentemente, ha il vezzo di comparire troppo vicino all’Istituto Superiore Gekkoukan, allo scoccare di ciascuna Ora Oscura: la Dark Hour che approfondiremo tra un istante.
A ‘na certa questa torre prende e spunta dal terreno, con una struttura caotica e priva di uno schema ben definito, ogni volta diversa dalla precedente comparsa. Così, de botto, senza senso.
L’apparizione del Tartarus ha portato alla formazione della Squadra Speciale di Esecuzione Extracurriculare o SEES: un club dopo-scuola di cui fa parte anche il nostro protagonista. Invece di dedicarsi alle solite attività dei liceali giapponesi, quali che siano, la SEES si specializza nell’indagine occulta e nella caccia alle Ombre. Magari non hanno la patente e non possono bere, però mangiano demoni a colazione.
Conservando lo stile un po’ sopra le righe del J-RPG, Persona 3 ci porrà davanti una marea di avversari chiamati Ombre: delle creature che, in perfetta modalità Mind-Flayer, si nutrono della mente degli umani; le loro vittime diventano gusci vuoti, dei vegetali affetti dalla cosiddetta Sindrome dell’Apatia. Un po’ come gli Incubi e le Succubi del mito europeo, ma senza la parte divertente.
La storia è molto più lunga, ma possiamo riassumerla così: i pensieri più oscuri, abitualmente repressi nei bui recessi della nostra psiche, incancreniscono e sprigionano nel mondo delle altrettanto oscure forme fisiche, cioè le Ombre, assimilabili ai classici demoni & affini del fantasy occidentale.
Queste entità, in genere, appaiono soltanto durante la Dark Hour, una sorta di venticinquesima ora segreta: dopo la mezzanotte il mondo si ferma, la stragrande maggioranza degli umani si rinchiude in sarcofagi per proteggersi dalle Ombre, e soltanto alcuni individui speciali riescono ad agire normalmente in quel lasso di tempo. Gli altri, al risveglio, non conservano memoria di questa ora aggiuntiva, né di quello che accade quando il mondo è dominato dalle Ombre.
È proprio durante questa ora che la SEES si mette a esplorare la Torre del Tartaro, per scoprirne i segreti e magari mettere fine alla piaga delle Ombre. La figura dell’Ombra, va detto, ricorda non poco la σκιά greca, cioè il fantasma di un defunto, uno spettro, uno spirito che risiede nell’Oltretomba.
E per restare in tema, il concetto secondo cui potenzialmente tutti rischiamo di diventare Ombre, tranne i Re e gli Eroi propriamente detti, richiama alla memoria l’Apoteosi greca: il defunto eroe assurge allo status semi-divino, di solito in chiave locale e ctonia (sotterranea), nel senso che l’eroe non è asceso all’Olimpo ma è lì, sotto i piedi dei suoi familiari e concittadini, che lo venerano con riti più vicini a Persefone che a Zeus.
I ragazzini Gli eroici studenti della SEES affrontano le Ombre con l’aiuto di una o più Persone: potenti manifestazioni fisiche della propria personalità, cioè una via di mezzo tra una maschera pirandelliana e un Patronus della saga di Harry Potter, insomma.
Se un’Ombra è la manifestazione malevola del proprio subconscio, libero e senza freni di alcun genere, una Persona è la manifestazione più o meno benevola dello stesso subconscio, stavolta tenuto sotto controllo grazie ad addestramento e forza di volontà.
Queste Persone scaturiscono da una sorta di serbatoio di archetipi mitologici, che nel gioco –si specula– hanno generato anche la nozione di creature, mondi e divinità del mito; una Persona influenza ed è a sua volta influenzata dal proprio utilizzatore umano, al punto da poter evolvere in altre Persone e da poter donare al mortale in questione addirittura delle abilità sovrannaturali.
Chi ha in sé questo potere, in genere, utilizza un Evocatore per summonare la propria Persona: una specie di pistola, simile alla Ruger Mk. III, in grado di evocare la Persona racchiusa nella psiche dell’utilizzatore. Alcuni ci riescono senza Evoker, in alcuni casi con grande fatica e terribili dolori, in altri con una certa nonchalance.
In soldoni l’Evoker rappresenta il suicidio: ci si punta la pistola alla testa e si preme il grilletto, in un certo senso uccidendo il proprio io cosciente per far emergere l’io del sub-conscio, cioè la vera essenza del nostro carattere. La cosa è sorprendentemente appropriata per dei teenager: è proprio a quell’età che si scende a patti con la propria mortalità, iniziando ad accettarla e a farsene una ragione, ottenendo in cambio un +2 a Saggezza. Memento mori, insomma.
Il titolo più confuso di Player.it, probabilmente. A parte questo, dato che i temi mitologici e religiosi in Persona 3 sono tantissimi e, spesso, anche piuttosto ingarbugliati, alla fine ho deciso di procedere mettendo sotto la lente d’ingrandimento un personaggio per volta.
Non andremo avanti analizzando un sistema mitologico dopo l’altro, quindi, ma raccoglieremo in ciascun passaggio tutti gli avatar, cioè le Persone, che ciascun personaggio è in grado di evocare. Partiamo, naturalmente, da lui / lei.
Appena trasferito nell’Istituto Superiore Gekkoukan, il protagonista (o la protagonista) che andremo a impersonare ha una spiccata capacità di adattamento alla Dark Hour, e ci catapulta di peso nella mitologia greca. Anche in tutte le altre mitologie e religioni, ma andiamo per ordine.
Durante uno degli attacchi delle Ombre, infatti, scopre di poter usare un Evoker con una certa facilità, non avendo paura della morte, ma la Morte deve averla presa sul personale: infatti in un primo momento il protagonista evoca la Persona di Orpheus, ma poco dopo la capoccia di quest’ultimo esplode, e viene fuori Thanatos, la Morte in persona.
Ah regazzi’, e mò’ too buco ‘sto Evoker!
Il protagonista arriverà a poter summonare oltre 150 tipologie di Persona, che potrà anche scambiare in combattimento; ma c’è un motivo se è OP (eccessivamente forte) di default: come scopriremo nel corso della storia, egli ha un legame piuttosto intimo con Thanatos, la Morte, e per buona misura è stato anche infilato nelle trame del destino che potrebbero portare all’Apocalisse, per cui ci sta.
Vediamo ora una piccolissima selezione degli avatar evocabili dal protagonista: giusto tre, un assaggino.
Proprio come il nostro protagonista, l’Orfeo a cui si ispira la sua prima Persona è un bambino prodigio: figlio di un R tracio e della Musa Calliope, viene preso sotto l’ala protettiva del dio Apollo, che gli dona una piccola lira dorata; con questo strumento musicale imparerà a suonare, sua madre gli insegnerà il canto, e la sua abilità musicale crescerà fino a permettergli di incantare uomini, animali e dèi allo stesso modo.
Oltre a essere considerato il dio della musica e della poesia, Orfeo è famoso anche per essere stato uno degli Argonauti: con la sua lira riuscì a counterspellare il canto ammaliante delle Sirene, salvando così la nave e il suo equipaggio da un triste destino.
La sua però è anche una figura ambigua: incarna l’ansia, il dubbio e la mancanza di fiducia nei confronti degli dèi, come viene esplicato nella leggenda di Orfeo ed Euridice di cui abbiamo già discusso abbondantemente in passato.
Riassumo brevemente: Euridice tira le cuoia, Orfeo affronta un viaggio negli Inferi per amore suo, la recupera ma all’ultimo viene preso dall’ansia e si gira a guardarla, infrangendo per fatalità l’unica condizione posta da Ade, e quindi Euridice torna negli Inferi; Orfeo comprensibilmente si dispera, rifiuta di partecipare a un rito orgiastico perché non è in vena, ma le baccanti s’inalberano e lo decapitano.
La vicenda di Orfeo ed Euridice mi ricorda un po’ quella biblica della moglie di Lot che, in fuga da Sodoma con tutta la famigliola, all’ultimo si gira a guardare la città punita da Dio, contravvenendo all’ordine ricevuto poco prima da alcuni Angeli, e viene tramutata in una statua di sale. Insomma, fidatevi degli dèi, o potreste finire malissimo.
In Persona 3, infatti, Orpheus appartiene all’Arcano del Matto, il folle: rappresenta la follia umana del disobbedire, anche se involontariamente, ai comandi divini. L’Orpheus del gioco, inoltre, ha un corpo completamente meccanico, che sorregge la sua unica parte intatta: la testa, proprio come restò intatta la testa dell’Orfeo del mito, che finì a cantare tra i flutti del fiume Ebro, immortale come sua arte.
Nel mito romano, almeno, c’è un lieto fine per Orfeo: il mio corregionale Publio Ovidio Nasone lo fa ricongiungere con l’amata Euridice, per l’eternità.
Dopo la sua fugace apparizione nel prologo, scopriamo che in realtà Thanatos è -piuttosto prevedibilmente- la Persona ultimate dell’Arcano della Morte.
Nel mito greco, infatti, Tanato / Thanatos è la personificazione della Morte e della mortalità; la sua, però, è una morte serena e naturale, un sonno eterno che si contrappone alla morte violenta. D’altronde, almeno secondo la Teogonia di Esiodo, la Morte -come abbiamo già accennato- è il fratello gemello del Sonno, Hypnos, e loro sorella è Ker, la morte violenta.
Figlio della Notte (Nyx) e delle Tenebre (Erebo), o soltanto di Nyx in alcune fonti, Thanatos è stato rappresentato e descritto in modi estremamente diversi tra loro: se a volte è associato al morire in pace, Omero ad esempio lo descrive come un essere arrogante, violento, ineluttabile e nemico sia dei mortali sia degli immortali. Praticamente Thanos.
Sia come sia, nel passaggio dal mito greco a quello romano il nostro Thanatos divenne gradualmente più simile a un Cupido, fino a prendere le sembianze dell’Angelo della Morte. Persona 3 cerca di ispirarsi all’iconografia più antica, e lo raffigura in veste più guerresca e impulsiva.
Nell’ultimo livello del Tartaro sblocchiamo una Persona che potrebbe essere… controversa.
Come ho scritto e ribadito più volte, la religione è una questione privata: qui discutiamo di mitologia, testi sacri, figure religiose e della loro influenza nei videogiochi, nei giochi di ruolo e nelle serie TV. Anche quando discutiamo di religioni vive e vegete, come ad esempio il Cristianesimo e l’Islam, non si vuole mancare di rispetto a nessuno.
Dicevamo. La Persona finale dell’Arcano del Giudizio è il Messia, piuttosto letteralmente. Lo si ottiene dalla fusione di Orpheus e Thanatos, cioè dalla Persona originale del Protagonista con quella dell’Antagonista del gioco. Non andrò a spoilerare ulteriori dettagli, altrimenti vi rovinerei completamente la sorpresa.
Ci basti sapere che la figura messianica è presente in gran parte delle religioni: quelle abramitiche dell’Ebraismo, dell’Islam e del Cristianesimo, in particolare, offrono ai fedeli la salvezza prima dell’Apocalisse, attraverso un individuo che riveste il ruolo del Salvatore.
L’aspetto di questa Persona, con quella grossa struttura sulle spalle, potrebbe far pensare a un Salvatore in particolare, ma non è questo l’importante: quel che conta è che il Messia, cioè l’Unto del Signore, sia l’inviato di Dio, e che abbia lo scopo di porre fine all’attuale realtà e di iniziare un’era perfetta, cioè una nuova Età dell’Oro in cui i confini tra umanità e divinità si assottigliano.
Fra le oltre 150 Persone che il nostro protagonista può evocare, ci sono tantissimi nomi celebri che andremo ad approfondire in futuro.
Qualche esempio veloce, riportato con la grafia che trovate nel gioco e non con quella che sarebbe più corretta. Preparatevi a una valanga di creature mitologiche e divinità assortite:
«Mi chiamo Legione, perché siamo in molti.» (Marco 5,9)
Proprio come Legione, le Persone disponibili per il nostro protagonista sono molte, moltissime, e derivano da un elevato numero di pantheon, sistemi mitologici, leggende e folklore vari, quindi per il momento ci fermiamo qua: proseguiremo l’analisi della mitologia in Shin Megami Tensei: Persona 3 nel prossimo articolo. Come sempre vi aspetto Mercoledì prossimo, sempre qui, nella Tana dell’Orso.
This post was published on 10 Luglio 2019 19:27
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