Come ben saprete ormai, in questa rubrica ognuno di noi della redazione di Player.it racconta come ha mosso i primi passi nel mondo videoludico. Essendo letteralmente cresciuto in mezzo ai videogiochi mi risulta difficile risalire precisamente al primo titolo su cui abbia posato le mani, sicuramente Super Mario per SNES ricopre le prime posizioni ma siccome dell’idraulico baffuto ve ne ha già parlato Michele ho deciso di raccontarvi una storia d’infanzia che riguarda Metal Slug, titolo SNK che anche se non ricopre le prime posizioni sicuramente fu fautore di una delle più grandi amicizie della mia vita.
Sù per giù era il 2003, avevo 10 anni e la mia famiglia portò me e mia sorella in un bellissimo camping sul Gargano in Puglia. Fortunatamente una volta sistemata la roulotte e scaricata la bici, essendo sempre stato un bambino autonomo, mi lasciarono andare ad esplorare il villaggio: spiaggia, piazzetta, anfiteatro ma soprattutto la sala giochi, un luogo di perdizione mistica in cui inconsapevolmente i bambini che rifiutavano i dogmi della Baby Dance spendevano metà del budget familiare per la vacanza. Ora chiariamoci, si trattava giusto di 5/6 cabinati e un flipper messi in fila sotto una tettoia ma ce lo facevamo bastare: tra un Virtua Tennis e un Puzzle Bubble c’era lui, Metal Slug. Non so esattamente cosa mi attirò principalmente, se la grafica cartoon o le musiche o la voce che dagli altoparlanti gridava “HEAVY MACHINE GUN!”, ma ciò che era sicuro che quel cabinato non aveva attirato solo me ma anche tantissimi altri ragazzini che facevano la fila per poter tentare di inserire le proprie tre lettere nella scoreboard.
Mentre ero in fila cominciai a familiarizzare con alcuni ragazzini che come me erano in attesa ma che sembravano aver già provato più volte quel gioco e che quindi condividevano con gli altri i segreti svelati dai cugini più grandi. Arrivato il mio turno mi si avvicina un bambino che fino a quel momento se n’era stato sulle sue:
“Posso prendere Tarma?”
Non avendo la più pallida idea di chi fosse Tarma annuii e presi l’unico altro personaggio maschile disponibile.
“MISSION 01 START!”
Cominciammo a giocare, i comandi erano semplici e non ci misi molto a impararli ma lui sembrava già più esperto e sapeva dove sparare per qualche punto extra. Tra un Heavy Machine Gun e un Rocket Launcher, livello dopo livello tirammo giù quanti più boss possibile conservando coscienziosamente i gettoni che avevamo per la serata. L’azione frenetica del gioco e la folla che ci guardava giocare mi divertì come poche cose al mondo ma l’ultimo Game Over segnò la fine della nostra performance, decisi quindi di presentarmi al giocatore che mi aveva affiancato.
Il suo nome era Matteo e come me era appassionato di videogiochi, decidemmo quindi di darci appuntamento fisso a quel cabinato dopo cena per cercare di arrivare all’ultimo boss. Nei giorni successivi entrammo sempre più in confidenza fino a diventare amici, eravamo come i protagonisti di Arma Letale o qualsiasi altro buddy movie, due personaggi opposti legati da una fortissima amicizia: Io di Napoli, lui di Milano, io Digimon, lui Pokémon, io PlayStation, lui Nintendo. Ci fu però un gesto che, a pensarci oggi, credo abbia davvero suggellato la nostra amicizia:
Vi è mai capitato nelle vostre estati d’infanzia di vedere dei bambini giocare al Game Boy in spiaggia o in altri spazi aperti? Sicuramente avrete notato che ad ognuno di questi bambini ne era incollato sempre uno grassottello senza device che cercava di guardare sullo schermo, ecco quel bambino grassottello ero con molta probabilità io (e mi scuso con te lettore che sicuramente avrai dovuto sopportarmi). Naturalmente stessa sorte capitò a Matteo nei momenti in cui accendeva il suo Game Boy Advance SP per giocare a Pokémon Zaffiro ma fu lì che ci fu la svolta, visto il mio interesse per il gioco un giorno si girò e mi chiese:
“Vuoi giocare?”
Non solo mi lasciava giocare ma mi permetteva di tenerlo anche senza la sua presenza, fu quel gesto di ingenua fiducia a farmi capire che la nostra era un’amicizia fuori dal comune.
Fu una vacanza all’insegna del divertimento giocando ai videogames ed ascoltando Shpalman di Elio e le Storie Tese a ripetizione, ma le nostre vacanze stavano volgevano ormai al termine. Presi dallo sconforto ci salutammo scambiandoci gli indirizzi di casa per scriverci delle lettere (spoiler non ce ne siamo mai scritta una) dato che all’epoca non avevamo tutte le super connessioni attuali con la promessa di rivederci.
Era il 2006, l’incendio si portò via la foresta del Gargano e la malattia si portò via mia madre, aspettammo quindi il 2008 per tornare in quel fantastico campeggio. La vegetazione che un tempo ricopriva la zona stentava a ricrescere ma la struttura balneare aveva completamente rinnovato il proprio aspetto riparando ciò che l’incendio aveva danneggiato. Passeggiando di sera in quell’ambiente ormai nuovo mi ritrovai quasi per caso nello stesso luogo (ora ristrutturato) in cui un tempo c’erano i cabinati e con mia sorpresa vidi che molti di loro si erano salvati ma la folla che attiravano un tempo era molto diminuita. Scrutando da lontano notai che una figura spiccava tra i pochi ragazzini presenti vicino al cabinato di Metal Slug. Un ragazzo alto e magro con gli occhiali e dei capelli ricci neri raccolti in un codino.
“Che sia lui?”, pensai, “Se è lui si ricorderà di me?” qualcosa dentro di me mi aveva convinto di aver ritrovato l’amico di qualche estate fa, optai quindi per un’entrata in scena ad effetto a costo di fare una figura di m***a colossale. Presi un gettone, mi avvicinai e mentre lui era intendo a giocare chiesi:
“Posso prendere Marco?”
Annuì e giocammo per qualche livello, arrivati al Game Over passammo qualche secondo a scrutarci l’un l’altro per poi esclamare:
“Diego?!” “Matteo?!”
Mancava solo la Carrà e avevamo fatto Carramba, proprio come nella seconda stagione del vostro anime preferito in cui i protagonisti crescono e cambiano design eravamo tornati in pista pronti per una nuova fantastica estate. Sì alcuni interessi erano cambiati (in primis quello per la Federazione Italiana Ginnastica Artistica) ma di tanto in tanto riuscivamo a ritagliarci un momento per una partita a Metal Slug. Grazie a social come MSN e Facebook riuscimmo questa volta a rimanere in contatto dopo le vacanze, rincontrandoci estate dopo estate.
Naturalmente crescendo le nostre strade si sono sempre più divise ma anche se i contatti si sono fatti più radi e le volte in cui ci siamo visti si contano sulla punta delle dita, ogni volta che ci incontriamo il tempo che ci ha diviso sembra non essere mai passato. Ciò ci porta alla Milan Games Week del 2017 dove non abbiamo perso l’occasione di incontrarci nell’area retrogaming proprio davanti a quel cabinato in cui omini pixellosi guidano strani trabiccoli contro orde di soldati e alieni al grido di…
Heavy machine gun!
>>>Leggi anche le memorie di Graziano!
This post was published on 4 Luglio 2019 17:18
Le musicassette stanno tornando di gran moda, come i vinili, ed esattamente come tutto ciò…
Volete iniziare a giocare a Dragon Age: The Veilguard ma non sapete dove mettere le…
Dalla Cina è in arrivo un videogioco che definire bizzarro è dire poco: solamente il…
Siete appassionati di GDR cartacei? A Lucca Comics & Games 2024 è stato eletto il…
I messaggi vocali di Whatsapp non sono affatto così sicuri e innocui come credi, anzi:…
Alla fiera giapponese abbiamo provato con mano l'attesissimo soulslike di S-GAME, che punta a divenire…