Con questo appuntamento della Tana dell’Orso, il numero 26, andremo a chiudere il ciclo greco della saga di God of War, o almeno ci proveremo. Già, perché dal prossimo capitolo della serie ci sposteremo nelle terre nordiche, salutando -con un po’ di nostalgia- la cara, vecchia mitologia greca.
Dal punto di vista narrativo God of War III è il settimo capitolo della storia di Kratos, mentre in ordine di pubblicazione è il quinto videogioco della serie: è stato rilasciato nel 2010 per PlayStation 3, e poi nel 2015 ne è stata rilasciata una versione remastered per PlayStation 4.
Vi avviso già che le immagini che vedrete in questo articolo provengono dalla seconda versione.
Con quella che, secondo me, è una delle introduzioni più belle della storia videoludica, God of War III si apre con un the road so far spettacolarmente ispirato all’arte greca e alla ceramica a figure nere, o meglio alla cosiddetta ceramica bilingue, cioè la transizione tra quella a figure nere e quella a figure rosse, avvenuta a cavallo tra il VI e il V secolo a.C.
Oltre a questo, però, voglio sbilanciarmi ulteriormente: secondo me GoW3 è il videogioco che più affonda le proprie radici nel mito greco.
Ok, ora però se non siete d’accordo non tagliatemi le gomme della macchina, pls.
Al termine di God of War II, avevamo lasciato Kratos intento a scalare l’Olimpo, utilizzando il Titano Gea / Gaia come mount. L’ex dio della guerra è alla testa di un manipolo di Titani, portati qui dal passato grazie al potere delle Moire / Parche, e il variegato gruppetto sta prendendo d’assalto il Monte Olimpo.
In questa nuova versione della Titanomachia, però, il potere di Kratos fa pendere la bilancia dalla parte del Caos e dei Titani; per questo motivo Zeus arringa i superstiti tra gli dèi dell’Olimpo, e questi si lanciano immediatamente nel culmine della battaglia.
Se da una parte Elio scorrazza sul suo carro celeste, lanciando palle di fuoco a destra e a manca, dall’altra Ermes e Ade si lanciano giù dall’Olimpo in una spettacolare ostentazione di potere, e perfino Eracle / Ercole riceve l’ordine di lanciarsi nella mischia insieme alle sue truppe.
Ovviamente i più potenti tra gli dèi, cioè gli altri due componenti della Trinità Olimpica dopo Zeus, sono i primi a effettuare il contatto con il titanico nemico: Ade ingaggia alcuni Titani e abbatte Oceano, mentre Poseidone passa fisicamente attraverso lo sventurato Titano Epimeteo e, piuttosto spettacolarmente, assume la sua meravigliosa forma da guerra.
I titanici fratelli Epimeteo e Prometeo, in realtà, nel mito si schierarono dalla parte di Zeus durante la Titanomachia originale; Epimeteo, purtroppo, non era eccessivamente brillante e arguto: d’altronde, nomen omen, il suo nome significa proprio quello.
Il povero Epimeteo venne incaricato di distribuire le Virtù ricevute da Atena, ma si confuse e le elargì soltanto agli animali, dimenticandosi dei mortali. Nel frattempo Prometeo –come abbiamo già visto– ebbe l’idea di sottrarre il fuoco all’Olimpo, per poi donarlo agli uomini. Sì, solo agli uomini, nel senso che all’epoca c’erano soltanto maschi.
Per vendicare il torto subito, il subdolo Zeus incaricò Efesto di creare la prima donna, in cui gli dèi infusero le virtù di cui sopra: nacque così Pandora, a cui Zeus affidò un contenitore pieno di tutti i Mali del mondo.
Visto che anche nel mito greco vige la regola del Dio li fa e poi li accoppia, i poco saggi coniugi finirono per provocare la diffusione tra i mortali di fatica, malattia, vecchiaia, pazzia, passione e morte.
Chiudiamo questa breve parentesi, che è importante per inquadrare meglio il resto della storia.
Torniamo a Poseidone: proprio come il più recente film su Aquaman, il dio acquatico decide di far vedere che si può essere badass anche se si parla con i pesci, e allora si manifesta come un enorme costrutto d’acqua e roccia, alla testa di mostruosi e giganteschi Ippocampi. Che poi sarebbero in sostanza dei teneri cavallucci marini, se i cavallucci marini li avesse immaginati Lovecraft.
Botte da orbi, mutilazioni e i soliti shenanigan di Kratos, e anche il più idratato dei fratelli Olimpici inizia a percepire sulla propria nuca il freddo respiro del Fantasma di Sparta.
Collaborando con la gigantesca Gea / Gaia, infatti, lo spartano riesce ad avere la meglio su Poseidone, e lo costringe ad abbandonare la sua forma da guerra. Evidentemente anche nell’Antica Grecia riuscivano a guardare l’HBO, perché Kratos veste per un momento i panni della Montagna, e rievoca l’episodio 04×08 di Game of Thrones: La Montagna e la Vipera.
A questo punto vediamo, per la prima volta, come la morte di un dio olimpico porti il Caos nell’Elemento che gli appartiene.
La morte di Poseidone, infatti, causa un tremendo cataclisma nel mare: con una sorta di tsunami di proporzioni bibliche, il livello delle acque si innalza istantaneamente e di parecchio, spegnendo probabilmente la vita di gran parte dell’umanità.
Ops.
La scalata riprende, e finalmente Gea / Gaia e Kratos giungono al cospetto di Zeus.
Il Padre degli dèi è furibondo, e decide di ristabilire subito l’Ordine e la disciplina, rimettendo al loro posto la sua nonna / bisnonna e suo figlio. A suon di fulmini, naturalmente.
La possente Gea viene gravemente ferita, perdendo quasi completamente un avambraccio, e precipita nell’abisso insieme al povero Kratos.
Lo spartano fatica a restare aggrappato al Titano, ma questa all’improvviso non è più la Madre Terra, nonché la benevola e protettiva trisavola di Kratos: Gea dice al pro-nipote, piuttosto chiaramente, che lui è stato soltanto una pedina, di cui ora ci si può disfare senza troppi problemi, avendo già raggiunto Zeus.
Kratos, imprecando, precipita negli Inferi. A quanto pare il tradimento è una questione di famiglia, nella discendenza Titano-Olimpica.
Kratos discende negli Inferi, come ogni eroe che si rispetti. Nel mito greco i viaggi nell’Oltretomba sono talmente comuni e degni di nota da avere un proprio nome specifico: catabasi.
Va sicuramente ricordata la catabasi di Eracle nel corso della sua ultima fatica, così come quella di Odisseo e quella di Orfeo; per non parlare, poi, di quella di Enea, che è un po’ più avanti nella linea temporale, e di tutte le altre avvenute nel mito greco e in quello romano.
Tra l’altro vorrei sottolineare come Kratos ed Eracle siano entrambi legati ai Misteri Eleusini, di cui abbiamo già parlato in passato; approfondiremo il discorso su Eracle tra non molto, per ora concentriamoci su Odisseo / Ulisse.
Il poliedrico protagonista dell’Odissea omerica visitò l’Oltretomba per compiere una sorta di rito negromantico per consultare il defunto indovino Tiresia, su indicazione della Maga Circe, di cui ora conosciamo almeno una Scuola di specializzazione. Spoiler: l’altra è Trasmutazione, credetemi.
Nel corso di questo rituale (quindi non ha usato uno spell slot!) il nostro Odisseo converserà con gli spettri di alcuni dei suoi compagni di viaggio, nonché con il fantasma di sua madre, con gli spiriti di alcuni dei protagonisti dell’Iliade, e infine con lo spettro di Eracle e anche con quello di Minosse, che viene descritto nel ruolo di giudice infernale. Ricordiamoci di quest’ultimo dettaglio.
Kratos, invece, nel suo viaggio negli Inferi perde buona parte dei suoi poteri –come sempre-, e mentre cerca di fuggire dall’Ade incontra niente di meno che… Atena! Ma non era stata uccisa per errore dallo stesso spartano? Sì, ma ora la dèa della saggezza ha raggiunto «un nuovo livello di esistenza». Boh, contenta lei!
Atena si riappropria del suo ruolo proppiano di aiutante: ci elargisce buoni consigli, visto che non può più dare il cattivo esempio (+50 Punti Player se cogliete la citazione), e poi ci fornisce delle ben più tangibili armi potenziate, cioè le Lame dell’Esilio. Ding!
La dèa rediviva (più o meno) ci assegna anche una nuova quest: per detronizzare Zeus e compiere la propria vendetta, infatti, Kratos dovrà trovare e spegnere la Fiamma dell’Olimpo.
Il viaggio nell’aldilà prosegue, e incontriamo alcune anime dannate, tra cui quella di Piritoo; oltre ad avere uno strano nome, Piritoo è anche il protagonista di un celebre mito greco.
In God of War III lo vediamo bloccato su un trono ligneo, circondato da rami ardenti come punizione inflitta da Ade. Nel mito greco non è proprio così, ma quasi.
Nel mito, che lega la figura di Piritoo a quella di Teseo, che Kratos ha già incontrato e accoppato, a quella di Eracle, lo sventurato dal nome strano sposa Ippodamia, e durante la cerimonia nuziale accade l’irreparabile: Ares ed Eris, piuttosto infastiditi per non essere stati invitati, fanno andare in berserk i Centauri presenti.
È la Centauromachia: un bagno di sangue, e solo con l’intervento degli eroi Teseo ed Eracle si rende possibile sconfiggere i Centauri imbestialiti. Anche Kratos non se la cava male contro i Centauri, devo dire.
Dopo la morte di Ippodamia, non contenti, Piritoo e Teseo rapiscono la celebre Elena di Sparta, figlia di Zeus e futura protagonista dell’assedio di Troia, che all’epoca aveva soltanto dodici o tredici anni; i due estraggono a sorte per decidere chi la sposerà e chi, invece, dovrà accontentarsi di un’altra figlia di Zeus, che rapiranno alla bisogna.
Eh, in Grecia andava così.
Teseo vince, e accompagna l’amico – amante Piritoo a Delfi, per consultare l’Oracolo di Apollo e scoprire quale figlia di Zeus sarà la prossima fortunata; la Pythia o Pizia, cioè la sacerdotessa dell’Oracolo, li trolla e li convince a recarsi nell’Oltretomba per chiedere ad Ade la mano di Persefone, che era già sposata… ad Ade stesso.
LOL, Pizia. Non eri così quando Kratos ti ha incontrata in God of War Ascension. Ricordate Aletheia? Era proprio lei, la Pythia.
Comunque Ade li accoglie con un sorriso, ascolta la loro richiesta, dimostra grande ospitalità e li fa accomodare con tutti gli onori. Sì, però li fa accomodare sulla sedia dell’oblio, che si lega indissolubilmente alle carni di chi vi si siede sopra.
Dopo un certo periodo di tempo, Eracle si trova a dover discendere negli Inferi per portare a termine la sua dodicesima Fatica: catturare Cerbero, figlio di Echidna e Tifone, come farà anche Kratos.
Per prepararsi al meglio per la propria catabasi, l’accorto Eracle chiede di essere iniziato ai Misteri Eleusini, ma non essendo ateniese la sua iniziazione si limita ai Piccoli Misteri: il principale culto di Demetra, rappresentato dai Grandi Misteri, era riservato ai cittadini di Atene.
Effettuati i dovuti riti, Eracle discende nell’Ade, e i due malcapitati, cioè Teseo e Piritoo, intravedono una speranza. Con l’aiuto di Persefone, sorellastra di Eracle, il forzuto eroe riesce a liberare Teseo, ma Ade ce l’ha tantissimo con Piritoo e quindi quest’ultimo resta saldamente incollato al suo nuovo trono, per l’eternità, mentre Teseo torna ad Atene ed Elena viene riaccompagnata a Sparta dai suoi fratelli, i Dioscuri. Giusto in tempo per l’Iliade.
È così che troviamo Piritoo in God of War III, e in un certo senso Kratos pone fine al suo tormento, guadagnando nel contempo l’Arco di Apollo.
Lo spartano è inarrestabile, e ben presto raggiunge le enormi statue dei Giudici degli Inferi. E chi c’è tra questi? Ma il caro Re Minosse di cui parlavamo poc’anzi!
Proprio come nel pensiero di Platone e nella Divina Commedia di Dante Alighieri, anche in God of War III il re di Creta finisce nel ruolo di giudice delle anime dei mortali.
Kratos viene pesato e giudicato, ma accade l’inaspettato: gli altri giudici, Eaco e Radamante, sono in una situazione di parità. Non riescono a decidere se Kratos debba finire nell’Eliseo (Paradiso) o nel Tartaro (Inferno), ma naturalmente manca ancora il voto di Minosse, che può confermare o ribaltare il risultato. Diesci.
Minosse invita lo spartano a levarsi di torno, visto che l’Ade non è ancora pronto per Kratos (e non viceversa), quindi il Fantasma di Sparta prosegue il suo viaggio e incontra Efesto.
Il dio fabbro non si rivela proprio entusiasta di aiutare lo Sterminatore di Re Dèi, ma Kratos prosegue ugualmente e recupera la Spada dell’Olimpo. Nel farlo, però, s’imbatte in un’entità femminile non ancora ben definita, che lo implora di liberarla.
Quest’entità poi si rivelerà essere Pandora, ma per il momento Kratos non ne vuole sapere, e prosegue verso il trono di Ade per tornare nel mondo dei vivi.
Ora, sappiamo che Kratos è figlio di Zeus; dato che Ade è uno dei fratelli di quest’ultimo, allora il dio degli Inferi è lo zio di Kratos. Lo spartano, però, ha involontariamente ucciso sua sorella Atena e suo fratello Ares, anch’essi nipoti di Ade; ha inoltre massacrato suo zio Poseidone, fratello di Ade e Zeus, e ha ovviamente anche accoppato la sua zietta Persefone, moglie di Ade.
Dire che Ade odi ardentemente Kratos sarebbe un discreto eufemismo, e le cose non migliorano quando Kratos utilizza la bara di Persefone come un ariete, per sfondare il torace dell’enorme statua di Ade stesso, così da liberare il passaggio.
I due si affrontano duramente: Ade viene brutalmente picchiato, mutilato e sfigurato, gli viene strappato l’elmo infuocato, viene temporaneamente impiccato e gli viene sottratta anche l’anima. Kratos, infatti, s’impadronisce delle stesse armi del dio degli Inferi, gli Artigli di Ade, e con questi strappa e assorbe l’anima stessa della divinità.
Un po’ come accade in tutte le liti di famiglia: al termine dello scontro uno dei due contendenti ruba l’anima dell’altro.
Tornando seri, va ricordato che Ade aveva aiutato Kratos, nel corso di God of War (2005), donandogli il potere dell’omonima Armata nel Tempio di Pandora; ancora in precedenza, però, aveva sponsorizzato il re barbaro Alrik come proprio campione, quando Kratos era ancora il campione di Ares, quindi va bene così.
Alla morte di Ade, però, accade dell’altro: tutte le anime intrappolate negli Inferi vengono istantaneamente liberate. Di nuovo ops?
Il Fantasma di Sparta, alla fine, riesce a fuggire dal mondo dei più attraversando il Cancello di Iperione, che prende il nome da uno dei dodici Titani nati dall’unione di Urano e Gea.
Ora Kratos non combatte soltanto contro Zeus e l’Olimpo: è stato tradito da Gea / Gaia, che l’ha a tutti gli effetti ucciso e spedito negli Inferi, e quindi ora lo spartano si ritrova a combattere una guerra su due fronti.
Ironia della sorte, poco dopo incontriamo proprio Gea, che richiede a gran voce il nostro aiuto.
Ah! Ora chiede aiuto?!
Kratos le risponde come merita: le stacca l’avambraccio già danneggiato, facendola precipitare nell’abisso, per poi proseguire oltre senza guardarsi indietro.
A questo punto assistiamo una scena abbastanza buffa per chi ha una certa esperienza nei giochi di ruolo e/o nei videogame. Elio, il dio del sole, giustamente attacca Perses, il Titano dei Vulcani e della Distruzione… con delle palle di fuoco. Fuoco contro fuoco. Magari voleva curarlo? Povero, incompreso Elio.
Ad ogni modo, una temporanea alleanza fra Kratos e il Titano in questione riesce ad avere facilmente la meglio su Elio, e lo spartano decapita il dio del sole. Letteralmente, gli strappa la testa a mani nude, per poterla usare come lanterna. Signori, qui c’è della poesia.
A parte gli innumerevoli risvolti splatter di questo capitolo, ci accorgiamo che la morte di Elio porta Oscurità e Tempesta sulla Terra. Ops numero tre, forse?
Poco prima di morire, Elio aveva anche provato a ingannare Kratos, cercando di convincerlo a toccare la Fiamma dell’Olimpo, ben sapendo che lo spartano sarebbe evaporato. E dire che, in Chains of Olympus, era stato proprio Kratos a salvare Elio, rapito dal Titano Atlante nell’ambito del piano di Persefone.
Ricordate? La Regina degli Inferi intendeva usare il potere di Elio per distruggere il Pilastro del Mondo, e far crollare l’Olimpo. Bei tempi.
Kratos prosegue e s’imbatte nello strafottente Ermes, che sfreccia qua e là tauntando Kratos, salvo poi scoprire che far arrabbiare il Fantasma di Sparta non è la mossa più degna di quello che, in effetti, è il dio dell’inventiva, dell’oratoria e del commercio, oltre a essere il messaggero degli dèi.
Proprio i ferri del mestiere da messaggero attirano lo sguardo di Kratos: i celebri calzari alati vengono ben presto sottratti al moribondo Ermes, insieme a buona parte delle sue gambe.
Stavolta siamo preparati, e notiamo subito che la morte di Ermes sprigiona nel mondo un’enorme nube di insetti portatori di pestilenza. Siamo al quarto ops.
Dopo un breve interludio di Era, facciamo la conoscenza dell’enorme -almeno dal punto di vista umano- Ercole. O meglio Eracle, visto che Ercole è il suo corrispettivo romano.
Il nostro fratellastro (perché sì, è figlio di Zeus anche lui) è geloso di noi, visto che mentre lui compiva le sue poco glamour Fatiche noi spadroneggiavamo qua e là, e dopo averci fatto giocare con le sue truppe decide di indossare il Caestus di Nemea, e di prendere in mano in pugno la situazione.
Una breve parentesi: il caestus era sì un guanto da combattimento, usato spesso anche nell’arte del pancrazio, ma è un termine romano. Gli equivalenti greci erano chiamati meilichae, o al limite anche sphaerae se includevano delle sfere metalliche come… rinforzo offensivo.
Male, male, però ho apprezzato il rimando al Leone di Nemea, il mostro semi-invulnerabile attorno a cui ruota una delle Dodici Fatiche di Eracle, e che poi Zeus immortalerà nello Zodiaco come Costellazione del Leone. Vengono nominate anche le Stalle di Augia, la mela d’oro e altre delle fatiche che, secondo Eracle stesso, con l’uccisione di Kratos sarebbero diventate tredici.
D’altronde il personaggio di Kratos è pesantemente ispirato a quello di Eracle / Ercole:
e così via. Ma bando alle ciance: patapìm e patapàm, Kratos riesce a strappare il caestus al fratellastro, e usa questi guantoni incantati per pestare a morte il celebre eroe greco.
Una curiosità, dedicata soprattutto a noi nati negli anni Ottanta: in GoW3 la voce di Eracle è quella di Kevin Sorbo, cioè dell’attore che interpretava proprio il semidio nell’omonima serie TV Hercules: The Legendary Journeys. Ah! Right in the feels.
L’incontro con la sbronzissima Era mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, come accade ogni volta in cui si parla della Regina dell’Olimpo.
Obiettivamente Era è un personaggio sofferente, costantemente cornificata dal satiriaco Zeus, e sempre impegnata in un’operazione di Seek & Destroy nei riguardi dei bastardi, come li chiama lei, nati dall’unione di Zeus con… tutto quel che si muove, in sintesi, nell’illusione di poter cancellare le prove dell’infedeltà del divino coniuge.
Forse perfino Kratos ha avuto pietà di Era, almeno per un breve momento: quando però Era insulta Pandora, lo spartano va in berserk linobanfesco e in un attimo le spezza la noce del capocollo.
Mi chiedo come mai, però, visto che credo che Kratos in quel momento non conosca ancora l’identità di Pandora, ma tant’è. Un piccolo plot hole, forse?
Magari Kratos era ancora risentito con Era per aver inviato il proprio pet, Argo, per fermare la sua conquista della Grecia durante gli eventi di GoW: Betrayal.
Sia come sia, la prematura dipartita di Era causa la morte di tutta la flora: addio vita vegetale sulla Terra. Quinto ops!
Sì, avete letto bene: parlo dell’Apocalisse cristiana, quella narrata nel Libro della Rivelazione di Giovanni.
Ok, non sono proprio i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, ma finora le morti degli dèi dell’Olimpo hanno portato: inondazioni (Poseidone), tempeste e oscurità (Elio), pestilenza (Ermes), carestia (Era) e la liberazione delle anime dall’Oltretomba (Ade). Se questa non è un’Apocalisse propriamente detta, non so quale potrebbe mai essere.
Andremo a inabissarci più a fondo in questa speculazione, promesso, ma per il momento ci fermiamo qua: con il prossimo appuntamento concluderemo il viaggio di Kratos all’interno della mitologia greca, prima di passare alla porzione norrena della saga di God of War.
Come ormai vi scrivo ogni volta, cari lettori, la Tana dell’Orso vi aspetta Mercoledì prossimo, alla stessa ora. Mi raccomando!
This post was published on 27 Marzo 2019 20:12
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