Eccoci all’appuntamento numero 23 con la Tana dell’Orso, la rubrica interamente dedicata alla mitologia nei videogiochi. Dopo un interminabile excursus su Vampire: the Masquerade, torniamo a parlare di videogame, e rituffiamoci nella saga di God of War con un capitolo rilasciato nel 2007, soltanto per mobile, e sviluppato da Sony Online Entertainment e Javaground: mi sto riferendo a God of War: Betrayal.
Sebbene non sia considerato canonico in senso stretto, ho scelto di approfondire ugualmente la trama di questo gioco hack-and-slash, bidimensionale e a scorrimento orizzontale (side-scrolling), perché il team di sviluppo ha lavorato gomito a gomito con la celebre scrittrice Marianne Krawczyk, sceneggiatrice dell’intera saga di God of War, che ha utilizzato Betrayal per unire le storie di God of War e God of War II, aggiungendo dettagli alla trama e narrando il casus belli del conflitto tra Kratos e gli dèi dell’Olimpo.
Per cominciare ad esplorare i temi cari agli indagatori dell’occulto quali siamo, ricapitoliamo le pietre miliari affrontate finora dal pelato di Braz- Sparta, procedendo come sempre non in ordine di uscita ma nell’ordine cronologico interno alla storia, cioè dal punto di vista di Kratos:
Siamo arrivati, ora, al quinto capitolo che -presumibilmente, in base al titolo precedente e a quello successivo- ci porta nel pieno dell’assedio di Rodi.
Il quinto passo del cammino di Kratos ci narra le vicende accadute dopo Ghost of Sparta e prima di God of War II.
Abbiamo accoppato Ares e preso il suo posto come dèi della guerra, e abbiamo anche ritrovato (e perso quasi immediatamente) il nostro caro fratello ritenuto scomparso, Deimos. A Kratos girano parecchio, perché gli dèi dell’Olimpo in sostanza si rifiutano di liberarlo dalle terribili visioni di morte che lo tormentano, residuo del periodo trascorso al servizio del fiammeggiante Ares.
Kratos decide di prendersi una pausa dalle titaniche imprese, e si mette a giocare a Spartan: Total Warrior espandere l’influenza di Sparta, utilizzando l’ampio portfolio di poteri del dio della guerra. Ovviamente scatta il corollario della Legge di Murphy, che ci spiega che è prevedibile che l’equivalente della Blood War di Forgotten Realms venga a bussare alla nostra porta.
Nel bel mezzo dell’assedio di Rodi, i guerrieri spartani iniziano a cadere come mosche: vengono falciati da Argo, una bestia leggendaria inviata da Era, figlia dei titani primordiali Crono e Rea, moglie e sorella di Zeus, madre di Ares, sovrana dell’Olimpo ed equivalente della romana Giunone.
L’intento di Era è, ovviamente, mettere i bastoni fra le ruote del Caos a Kratos, che s’è messo in testa di conquistare buona parte dell’area del Mar Egeo, senza regolarsi: l’isola di Rodi, infatti, dista da Sparta all’incirca seicento chilometri in linea d’aria.
Long story short, Kratos accorre, invocato dai propri uomini, e stermina chiunque gli si pari davanti, comprese creature mitologiche come Minotauri e Cerberi, fino a incontrare il Gigante Argo, cioè il pet di Era. La storia sembra quasi sottolineare che, forse, Kratos avrebbe preferito optare per un approccio non letale, ma durante lo scontro Argo precipita nelle fogne della città, e viene infilzato da un misterioso Assassino.
Un assassino estremamente sfuggevole, dall’identità ignota al pari del volto, e le cui lame lasciano sulle vittime dei segni notevolmente simili a quelli delle Lame di Atena impugnate da Kratos. In questo modo la colpa dell’uccisione della bestia di Era ricadrebbe sul nostro eroe.
Ma quando mai Kratos ha avuto bisogno di una mano per inimicarsi gli dèi?
Il gioco ci spiega che, finora, Zeus ha chiuso un occhio sulla killing spree di Kratos, proprio come ha fatto anche Atena, ma quest’ultimo continua a tauntare l’Olimpo a ogni schermata di transizione e, si sa, la pazienza degli dèi ha un limite.
Inseguendo l’Assassino, il nostro Kratos utilizza le sue lame e la Spada di Artemide per decimare le truppe non-morte schierate da Ade, che si rivela come giocatore sulla scacchiera olimpica. Forse Ade intende screditare Kratos per vendicare la morte della moglie Persefone, spappolata dallo spartano in Chains of Olympus?
Ad ogni modo Kratos si fa strada tra i nemici, sterminando e devastando, e raccogliendo degli artefatti come gli Occhi della Gorgone e le Piume della Fenice, e utilizzando i propri poteri tra cui l’Esercito di Ade e lo Sguardo di Medusa. Queste abilità, insieme alle armi che sventoliamo in giro, sono ovviamente riferimenti ai capitoli precedenti della saga.
La devastazione, però, supera ogni limite: Zeus invia suo nipote, Ceryx, per ordinare a Kratos di porre fine alle azioni ostili nei confronti dell’Olimpo, nonché alla sua conquista delle città-stato greche.
Kratos non ci sta, e affronta il messaggero olimpico, che non è Ermes -a cui spetterebbe il titolo-, bensì suo figlio. Anche l’Olimpo conosce la piaga del nepotismo, insomma.
Mentre l’Assassino fugge, facendosi beffe dello spartano, l’alopecico eroe attacca Ceryx che, non essendo un guerriero, dopo un po’ soccombe alla furia di Kratos. Le ultime parole di Ceryx sono estremamente cariche di significato, e si riferiscono sia al passato, sia al presente, sia al futuro dello spartano: «Kratos, uccisore degli dèi».
Se da una parte lo spartano festeggia con i suoi uomini, per celebrare la vittoria e la futura conquista di Rodi, dall’altra Zeus prende atto dell’atto di sfida del novello dio della guerra: il cadavere di Ceryx costituisce un ottimo argomento a favore della necessità di intervenire.
Sebbene l’Assassino non sia riuscito a screditare Kratos, incastrandolo per la morte del Gigante Argo, il nostro eroe ci riesce benissimo da solo, cedendo alla propria furia berserk e abbattendo il messaggero che, contemporaneamente, è figlio di Ermes e nipote di Zeus.
Kratos si rende sicuramente conto che questo atto costituisce tradimento, e che ci saranno delle gravi conseguenze al suo ritorno sull’Olimpo; ma lo spartano se ne infischia, dato che, in realtà, non ha mai abbandonato i propositi di vendetta contro gli dèi olimpici che giocano con la vita e la morte degli esseri umani.
Il dio della guerra, sempre più macchiato dal sangue divino e ancora tormentato dalle visioni dell’uccisione della propria famiglia per mano sua, torna ai suoi piani di conquista, e si prepara all’ormai inevitabile guerra contro gli dèi dell’Olimpo.
Ora che abbiamo riassunto la trama e visto i personaggi e i fatti principali, possiamo immergerci nel mito greco che sta alla base di questo gioco.
Oltre ad Argo, Ceryx, i cerberi, i minotauri e le legioni di non-morti inviate da Ade, i temi leggendari e le creature mitologiche che incontriamo in questo capitolo della saga includono anche Era, Zeus, Ermes, Medusa, le Gorgoni, Persefone e i Misteri Eleusini.
Mettiamoci all’opera, quindi, e partiamo da…
Nel gioco Argo è una bestia gigantesca, coperta di occhi. Anche nel mito greco la figura di Argo Panoptes (“che tutto vede“) è legata agli occhi: secondo alcune fonti ha un occhio solo, in altre storie ne ha due davanti e due dietro la testa, secondo altre ancora ne ha un centinaio, la cui metà resta ben aperta anche durante il sonno, e in altre fonti del mito Argo ha infiniti occhi, che ricoprono tutto il suo corpo. Proprio come l’Argo del gioco, insomma.
A differenza di questo, però, l’Argo del mito greco non è un mostro creato da Era, ma è un gigante umanoide, famoso per aver ucciso Echidna e per essere stato coinvolto -suo malgrado- nell’ennesima scappatella di Zeus. Il Padre degli Dèi, infatti, si era innamorato della ninfa Io; per nasconderla alla feroce gelosia di Era, però, l’aveva trasformata in… una mucca.
La Regina dell’Olimpo, però, conosceva bene l’infedeltà coniugale di Zeus, e quindi chiese in dono proprio quella giovenca; il Padre degli Dèi fu costretto ad acconsentire, per non svelare la propria tresca, ed Era mise a guardia della mucca / Io proprio Argo Panoptes, per evitare che Zeus escogitasse un tiro mancino per passarla liscia.
Che non si dica, però, che il Padre degli Dèi non fosse sempre pronto a coprire le proprie malefatte: architettò un piano con Ermes, per recuperare Io ed evitare la furia di Era.
Utilizzando la propria musica soporifera, Ermes fece addormentare Argo narrandogli la storia di Pan e Siringa, poi lo colpì ripetutamente con una pietra e infine, per buona misura, gli tagliò anche la testa. Ermes era un professionista, d’altronde. La ninfa Io, così, venne liberata, ma l’ira di Era non aveva limiti.
La Regina degli Dèi inviò un tafano a tormentare la giovenca, che si vide costretta a correre all’impazzata per cercare di sfuggire alle fastidiose punture dell’insetto. Correndo correndo, arrivò fino allo stretto che collega Europa e Asia, lo attraversò dandogli nel contempo il nome di Bosforo (letteralmente “passaggio della giovenca“), arrivò fino in Egitto e lì diede alla luce Epafo, riacquistando finalmente l’aspetto umano.
Una curiosità: questo Epafo venne rapito da alcuni sacerdoti di Era, che però vennero scoperti e fulminati da Zeus, prima che potessero rivelare dove avevano nascosto l’infante; la povera Io partì alla ricerca del figlioletto e lo trovò in Siria, al seno di Astarte. Sì, proprio l’Astarte – Grande Madre di cui abbiamo parlato in occasione delle disamine su Vampire: the Masquerade e su Darksiders 2, e che probabilmente ha influenzato la figura di Afrodite.
Tornati in Egitto, Io sposò il Re Telegono, e quindi Epafo ereditò l’Egitto; in seguito Epafo sposò una figlia del dio Nilo, chiamata Menfi, e proprio in suo onore fondò la città omonima, prima di dare vita a una stirpe da cui, col tempo, discesero i popoli libici, pigmei ed etiopi.
Era, però, non aveva ancora finito: prese gli innumerevoli occhi dal corpo del povero Argo, tranne due, e li trasferì sulle piume dell’animale a lei più sacro: il pavone.
Insieme agli occhi di Argo, nel gioco troviamo anche delle piume leggendarie: non quelle del pavone ma quelle della fenice. Le abbiamo già incontrate in God of War: Chains of Olympus, in God of War (2005) e ora le incontriamo nuovamente in Betrayal; le rivedremo anche nei prossimi capitoli della saga di Kratos, sempre con la funzione di catalizzatore magico.
Se queste piume di fenice potenziano il potere arcano di Kratos, nella saga troviamo anche gli Occhi della Gorgone, che incrementano l’energia vitale dello spartano. Nel corso del gioco, inoltre, abbiamo modo di utilizzare regolarmente lo sguardo pietrificante di Medusa, presente anche in God of War (2005).
Abbiamo già parlato più volte di Medusa e delle Gorgoni, sia quando abbiamo analizzato i rapporti tra God of War e la mitologia greca, sia quando abbiamo parlato dell’arrivo su Netflix della serie TV Kaos, completamente incentrata sui miti greci e romani.
Riassumendo, Medusa fa parte di un trio di sorelle, le Gorgoni, nipoti del Titano primordiale Gea / Gaia. Nel mito greco vediamo che l’eroe greco Perseo utilizza uno scudo, ben lucidato a specchio, per contrastarne il potere pietrificante.
L’eroe in sintesi la decapita e ne dona la testa, coronata di serpenti, alla dèa Atena che, a seconda delle diverse fonti letterarie, ne farà un’armatura o la installerà sul proprio scudo: l’Egida. E dov’è nato Perseo? Nella città-stato greca di… Argo, che porta lo stesso nome di Argo Panoptes!
[Illuminati intensifies.]
Sempre a proposito di Argo, vi annuncio che lo vedremo ancora una volta nella saga di Kratos. O meglio, Kratos si sarebbe imbattuto nuovamente in lui nel corso di God of War III, se non fosse stato deciso di tagliarlo. Qui di seguito vi lascio il modello di questo personaggio disegnato per GoW3.
Abbiamo già affrontato in passato l’ampio discorso sul Minotauro, sul mito di Teseo e Arianna e sul Labirinto di Dedalo.
D’altronde nel Tempio di Pandora abbiamo già affrontato, forse, il Minotauro originale, mentre i minotauri di God of War: Betrayal sono più vicini all’aspetto del mito: alti, grossi, muscolosi, metà uomo e metà toro, e con una grossa ascia al seguito.
Questi minotauri, inoltre, compaiono in un’area del gioco decisamente labirintica, quindi punti bonus agli sviluppatori per averli messi lì (o comunque da lì in poi).
Dopo il prequel Ascension e il primo God of War del 2005, anche in Betrayal ritroviamo i cari, vecchi cerberi tricefali. In questo capitolo Kratos mozza due delle teste canine e impala quella centrale, quindi direi che con questi lo spartano se la cava egregiamente.
Chissà se Kratos uscirà altrettanto indenne dallo scontro con il padre di questi mini-cerberi, cioè il Cerbero originale che incontreremo soltanto in God of War III.
A proposito di cerberi: nel gioco vengono spesso evocati dal boss finale, Ceryx, figlio di Ermes e quindi nipote di Zeus. Nel mito greco questa figura corrisponde a Cerice, ugualmente figlio di Ermes secondo alcune fonti, il cui nome significa sostanzialmente araldo.
Se in Betrayal vediamo che Ceryx viene inviato come messaggero degli dèi dell’Olimpo, nella mitologia Cerice era un sacerdote della città di Eleusi; questa figura non soltanto fondò due stirpi sacerdotali legate al culto di Demetra, cioè i Kerykes e gli Eumolpidae realmente esistiti nella Grecia del IV secolo avanti Cristo, ma diede vita anche ai celebri Misteri Eleusini.
Qui ci sarebbe moltissimo da scrivere, ma ci sono fonti decisamente più autorevoli a cui attingere per dissetare la propria sete di antiche conoscenze.
A noi basti ricordare che i Misteri Eleusini sono quasi certamente antecedenti al culto degli dèi dell’Olimpo, consistevano in segreti –ma famosissimi– riti religiosi misterici, celebrati annualmente proprio nel Santuario di Demetra, situato nella città greca di Eleusi, in cui secondo il mito officiava Cerice / Ceryx.
Questi Misteri Eleusini ruotano attorno alle figure della dèa Demetra e di sua figlia Persefone, e al rapimento di quest’ultima da parte di Ade; i Misteri erano inoltre caratterizzati da un ciclo composto rigorosamente da tre fasi:
Questo ciclo rappresenta anche l’alternarsi delle stagioni: quando Persefone è con la madre abbiamo la Primavera e l’Estate, mentre quando torna da Ade negli Inferi arrivano l’Autunno e l’Inverno.
Nei Misteri, infine, sono presenti tantissimi elementi collegabili con i precedenti culti minoici, con quelli persiani e siriani, e perfino con il mito egizio di Iside e Osiride: lo stesso Erodoto associa Iside a Demetra, e compara la ricerca di Osiride da parte della prima alla ricerca di Persefone da parte della seconda.
I Misteri Eleusini venivano celebrati con dei riti misterici e iniziatici, a cui erano ammessi tutti i non-barbari, cioè chiunque non caricasse in Ira parlasse greco, che inoltre avessero sostanzialmente la fedina penale abbastanza pulita.
I Riti si dividevano in due parti:
Questa rinascita di Persefone in Primavera rappresenta, per gli iniziati del culto misterico, l’eternità della vita e lo scorrimento di questa da una generazione all’altra.
Questi rituali includevano visioni di una vita dopo la morte, e per questo motivo diversi studiosi collegano ai Riti di Eleusi il consumo di pane di segale cornuta: semplice segale, però contaminata dalla Claviceps purpurea, un fungo dall’elevato potere allucinogeno.
L’intossicazione da segale cornuta, che oltre alle allucinazioni causa anche convulsioni e a volte la cancrena, nei secoli che compongono il Medioevo era conosciuta col nome di fuoco di Sant’Antonio; proprio le allucinazioni causate da questa patologia potrebbero essere alla base della leggenda della stregoneria.
Il bassorilievo di Farsalo, inoltre, raffigura Demetra e Persefone che si scambiano quelli che, in effetti, potrebbero sembrare proprio dei funghi allucinogeni del genere psilocybe.
Non conosco studi largamente accettati in tal senso, quindi ci limiteremo a ricordare che, diventati un celeberrimo festival durante l’Ellenismo, i Riti e i Misteri Eleusini si diffusero anche a Roma, al punto che vi parteciparono –tra gli altri– perfino Cicerone, Adriano e Marco Aurelio.
Ancora oggi possiamo ritrovare, in quella parte del Sud Italia che costituisce la Magna Grecia, moltissime testimonianze di questi riti e del culto di Demetra e Persefone.
Per concludere, passiamo alla questione Ade.
Da un lato Ade ha aiutato Kratos in God of War (2005), donandogli l’abilità Armata di Ade che vediamo anche in God of War: Betrayal; dall’altra il dio degli Inferi ha una validissima ragione per avercela a morte con lo spartano.
Come abbiamo già detto, forse è proprio a causa della morte di Persefone per mano di Kratos che Ade ha deciso di cambiare atteggiamento nei confronti del dio della guerra, e di tramare nell’ombra per screditare e abbattere lo spartano?
Abbiamo già discusso abbondantemente del complicato rapporto tra Ade e Persefone, e ne abbiamo anche raccontato le vicende (e la morte) quando abbiamo analizzato i miti greci in God of War: Chains of Olympus, quindi non serve tornarci su di nuovo.
Quello che mi incuriosisce è, invece, il ruolo di Ade in quella che, a ogni capitolo della saga, appare sempre di più come una congiura contro Kratos. Nel corso del gioco Ade invia truppe degli Inferi e segugi infernali contro Kratos, per rallentarlo mentre insegue l’Assassino. Ma perché? Forse l’Assassino di Argo è stato inviato proprio da Ade?
Però nel mito greco, come abbiamo già ricordato, Argo viene ucciso da Ermes. E infatti, secondo alcune speculazioni dei fan, l’Assassino di Betrayal sarebbe proprio Ermes che, d’accordo con Ade, ha ucciso Argo con armi simili a quelle di Kratos, così da far ricadere la colpa sullo spartano e incastrarlo davanti agli altri dèi dell’Olimpo.
Come vedremo anche nei prossimi capitoli della saga, ora Ermes è furioso con Kratos perché, proprio nel corso di questo piano di Ade e -forse- di Ermes (e magari anche di altri dèi olimpici?), il dio della guerra ha spento la vita di Ceryx, figlio dello stesso Ermes!
Insomma, la saga continuerà con God of War II, e ne vedremo davvero delle belle.
Come sempre, a questo punto non resta che darci appuntamento a Mercoledì prossimo.
This post was published on 27 Febbraio 2019 19:31
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