Nell’appuntamento di oggi di Italy&Videogames ho deciso di parlarvi di un peculiare gioco che ho scoperto solo nelle ultime 24 ore: se questo spazio inizialmente doveva, infatti, esser dedicato a quel flop targato Sega chiamato Alpha Control, durante la ricerca di materiale mi son imbattuto in Milanoir, ed è stata una epifania, una rivelazione. Un fulmine a ciel sereno: dovevo scriverne!
Innanzitutto complimenti a chi ha pensato il titolo: sembrerà stupido dirlo ma questo racchiude in se benissimo il vero “senso” del gioco; in secondo luogo, complimenti per l’ottimo lavoro fatto, davvero.
Volete capire di cosa parlo, a cosa mi riferisco? Va bene, proseguite nella lettura. Approfondiamo un po’ di più la genesi di questo poliziottesco: un poliziesco all’italiana figlio della Milano Anni ’70.
Prima però la consueta scheda tecnica, utile a ricapitolare le quattro informazioni principe del gioco: buttato sul mercato nel 2018, Milanoir è un prodotto Good Sheperd Entertainment sviluppato dalla italianissima Italo Games classificabile come Action… Oddio, Action. Considerato lo stampo fortemente cinematografico e Tarantiniano che lo caratterizza (e struttura), sarebbe più corretto definirlo di genere poliziottesco: ma è davvero cosi? In realtà no.
Come ho avuto modo di apprendere su Wikipedia – Deo gratias! – il titolo in realtà ha più affinità con il filone noir/triller del cinema italiano Anni ’70: se infatti il poliziottesco si innesta sul binario del canonico genere poliziesco, in cui si cerca di risolvere un caso e i malviventi si assicurano alla legge donando cosi un senso di giustizia al tutto (come ne La polizia ringrazia del grande Steno), Milanoir ricorda piuttosto le pellicole violente di quegli anni come Milano calibro 9 e in generale la Trilogia del Milieu, caratterizzata da narrative più cupe, violente e mature dove spesso il fine giustifica i mezzi.
Una scelta dunque ponderata quella del titolo – Milanoir – che racchiude in se molto più di quanto traspare. Non ci troviamo davanti, quindi, al classico spaghetti-cops alla Tomas Milian, quanto piuttosto a qualcosa posto a metà strada tra Il giustiziere della notte e Pulp Fiction. Non mi credete? Questa in soldoni la trama: Piero Sacchi – il protagonista – è uno degli uomini più violenti ed efferati al soldo della Mafia. Vittima di una soffiata, viene ficcato in cella per scontare la sua pena; qui, per tre anni, poliziotti e detenuti rendono la sua vita un inferno. D’improvviso qualcuno paga la sua cauzione e Piero si ritrova libero. Può cosi cominciare il massacro figlio della sua sete di vendetta. Quanta roba!
Come vedete il protagonista non è un poliziotto, non c’è nessuna indagine da portare avanti, non c’è nessun senso di giustizia: non c’è quindi niente dei tipici poliziotteschi anni ’70 di fattura italiana. Siamo piuttosto di fronte ad un dramma molto più contemporaneo (“un eroe Anni ’90“, direbbe un fanatico qualunque della DC), in cui l’antieroe è pronto a fare un bagno di sangue “PERCHE’ SI!”. Brividi signori, brividi. Sopratutto perché i ragazzi di Italo Games son ben riusciti a coniugare gli “assetti” grafico-visivi tipici del genere con le tematiche gore che tanto piacciono ai bimbi nutellosi della mia generazione. Osservate il trailer cinematografico che segue e poi provate a dirmi che Tarantino non è il vero padre spirituale del gioco, cosi come il pulp italiano non è la sua vera madre: vi sfido! Avanti!
Ragà, è Tarantino: non ci stanno cazzi! Sta roba puzza di Italia lontano un miglio e – come se non bastasse (ed ora entriamo nel vivo) – tutti i luoghi che compaiono sono, tutto sommato fedeli alla loro controparte reale. Certo, si colgono alcuni riadattamenti, nessuno può negarlo. Ma sono chiaramente figli di una scelta: quella di voler adottare una soluzione grafica pixellosa (tanto di moda ultimamente), pur impegnandosi a non snaturare troppo il luogo ritratto lasciandolo quanto più genuino possibile.
E quindi eccoci a sparare a destra e a manca per le vie Milano al cospetto di celebri monumenti del capoluogo lombardo: tra questi, l’immancabile Duomo, Porta Venezia, la zona dei Navigli e di Porta Ticinese con ben riconoscibili le colonne di San Lorenzo e la Basilica di San Lorenzo Maggiore; e poi ancora, viale Monza, la Torre Velasca, il Pirellone, il deposito dei tram di via Custodi e, ovviamente, il già citato Carcere di San Vittore.
“Non è stata fatta una ricostruzione 1:1 dei luoghi” – ammettono gli stessi sviluppatori (sentiti da Italy for Movies e IVIPRO) – “ma abbiamo puntato a una resa estetica che permettesse comunque un rapido riconoscimento da parte di chi ha visitato quei luoghi.” Fatica e impegno, dunque, nella misura di investigazione e studio del territorio, oltre che nella necessaria e fondamentale raccolta di materiale fotografico datato anni Settanta, cosi da rendere il giusto omaggio ad un pezzo di storia della cinematografia italiana.
Ma è tutto qui? Assolutamente no: il livello di dettaglio è cosi elevato che nel corso del gioco sarà anche possibile visitare la metro verde ed imbattersi negli iconici poster della Martini e della Cademartori, affissi su tram che corrono lungo la Darsena. Il tutto condito – genio totale, figlio di una passione pulp di tarantiniana–rodrigueziana memoria – da una patina audiovisiva e da una colonna sonora fortemente funky ispirata a sonorità di film come La polizia incrimina, la legge assolve e Milano violenta, in grado di immerge il giocatore in quel senso di sporco e corruzione tipico delle crime story vecchia scuola.
Che altro dovrei dirvi? Se siete cultori del genere procuratevi assolutamente e immediatamente Milanoir, perché è una PHIGATA – con la PH maiuscola – e perché se è riuscito ad entusiasmare me (che non sono esattamente un cultore del genere) figuratevi chi adora questa roba amarcord.
Provare per credere!
This post was published on 23 Febbraio 2019 17:00
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