In un modo o nell’altro tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta della saga di Rainbow Six.
Ovviamente basato sull’omonimo romanzo di Tom Clancy, al centro della trama del titolo oggi in esame, indovinate un po’, c’è l’ennesima instabile situazione da disinnescare prima che minacce e azioni terroristiche facciano il botto e mandino a gambe all’aria il mondo intero. Sobrio!
In questo sparatutto in terza persona – prodotto dalla Ubisoft e sviluppato in combo dalla Ubisoft Montreal e dalla Ubisoft Milan nel 2003 (vecchietto eh? beh, in realtà l’espansione è del 2004) – seguiremo il classico schema dell’affido di missioni al Team Rainbow (cioè noi), opportunamente “cucinato” mettendo insieme avvenimenti reali e fatti inventati, cosi da dare un senso di “sospensione di incredulità” a tutta la vicenda, con una curiosa differenza rispetto al solito: metà delle missioni sono ambientate in Italia. Strano eh? di solito in Italia non succede mai una mazza; stavolta invece…
Eh, si: Athena Sword ci porta indietro – o avanti se l’avete giocato al momento dell’uscita – al 2007, due anni dopo gli avvenimenti di Raven Shield. Il nostro nemico è Alvaro Gutierrez, pericoloso terrorista in possesso di armi chimiche e i suoi uomini, acquartierati a Milano, hanno occupato il Castello Sforzesco e preso alcuni civili in ostaggio. Starà ora a noi risolvere la situazione.
Ho trovato la scelta di utilizzare questo castello fatto costruire da Francesco Sforza nel XV secolo molto interessante, non solo perché questo tipo di edifici tardo-medievali nascevano per “difendersi” da agente come Carlo VIII, ma perché è indubbio che la vicinanza stessa della sede Ubisoft Milan alla fortezza – come riportato in Italy for Movies e IVIPRO – ha sicuramente giocato un qualche tipo di ruolo; dopotutto l’avevano sottomano e a portata d’occhio ogni giorno: pratico, no? Anche se a me piace pensare che si sia voluto tessere un filo conduttore tra la genesi dell’edificio – nato con propositi difensivi – e la sua evoluzione in monumento e luogo di interesse e, dunque, ottima sintesi tra protezione e visibilità cosi cara ai terroristi.
Non è cosi? Irrilevante! Ai fini di Italy&Videogames – cioè sottolineare l’importanza dei luoghi italiani nei videogiochi – tanto basta, cosi come basta il veder quanto ben sia realizzato il Castello, già esplorabile nella prima missione: Azure Gate.
Discorso simile per la seconda missione Hunter Storm ambientata per le strade di Milano dove qui sono riconoscibili i tipici arredamenti urbani e manifesti dal sapore italiano. Certo, nulla di che ma se lo pensate realizzato circa 16 anni fa, poco-poco-poco proprio non è. Anche se si poteva fare di più, sinceramente.
Purtroppo delle missioni ambientate a Palermo ne’ vediamo ben poca di Sicilia (per non dire nulla). La terza missione, Jasper Heart, è infatti si ambientata nella capitale della Trinacria ma di questa non vi è alcuna traccia se non un anonimo magazzino industriale posto alla periferia della città. Stesso discorso per Jagged Silver, la settima missione del gioco: deludente!
Se quindi da un lato vediamo dell’impegno a voler realizzare in un modo quantomeno fedele Milano, dalle sue strade a uno dei suoi monumenti simbolo come il Castello Sforzesco, dall’altro Palermo è sfruttata solo come classico cliché della “città criminale” senza alcuna arte ne parte mentre invece di arte e di parte ne ha tanta, come abbiamo potuto vedere in The Great Palermo e Occultus.
Un vero peccato!
Dunque il mio giudizio è spaccato a metà. Pollice su per Milano, pollice verso per Palermo. Peccato!
This post was published on 16 Febbraio 2019 17:00
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