In un modo o nell’altro tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta della saga di Rainbow Six.
Vuoi per aver letto i libri, vuoi per aver giocato uno dei titoli della saga, grossomodo tutti sanno dell’esistenza di una sfilza di giochi che narrano le vicende di uomini – perdonate la sinteticità – pronti a tutto pur di salvare la situazione quando questa è dannatamente critica. Ma dato che in Italy&Videogames della trama ci interessa nei limiti del chissene, passiamo subito ad illustrare i luoghi italiani famosi che compaiono nell’espansione Athena Sword di Tom Clancy’s Rainbow Six 3: Raven Shield – se siete invece dei fanatici della saga, qui trovate maggiori dettagli sulla nuova formula adottata per il triennio 2018-2020.
Ovviamente basato sull’omonimo romanzo di Tom Clancy, al centro della trama del titolo oggi in esame, indovinate un po’, c’è l’ennesima instabile situazione da disinnescare prima che minacce e azioni terroristiche facciano il botto e mandino a gambe all’aria il mondo intero. Sobrio!
In questo sparatutto in terza persona – prodotto dalla Ubisoft e sviluppato in combo dalla Ubisoft Montreal e dalla Ubisoft Milan nel 2003 (vecchietto eh? beh, in realtà l’espansione è del 2004) – seguiremo il classico schema dell’affido di missioni al Team Rainbow (cioè noi), opportunamente “cucinato” mettendo insieme avvenimenti reali e fatti inventati, cosi da dare un senso di “sospensione di incredulità” a tutta la vicenda, con una curiosa differenza rispetto al solito: metà delle missioni sono ambientate in Italia. Strano eh? di solito in Italia non succede mai una mazza; stavolta invece…
Eh, si: Athena Sword ci porta indietro – o avanti se l’avete giocato al momento dell’uscita – al 2007, due anni dopo gli avvenimenti di Raven Shield. Il nostro nemico è Alvaro Gutierrez, pericoloso terrorista in possesso di armi chimiche e i suoi uomini, acquartierati a Milano, hanno occupato il Castello Sforzesco e preso alcuni civili in ostaggio. Starà ora a noi risolvere la situazione.
Ho trovato la scelta di utilizzare questo castello fatto costruire da Francesco Sforza nel XV secolo molto interessante, non solo perché questo tipo di edifici tardo-medievali nascevano per “difendersi” da agente come Carlo VIII, ma perché è indubbio che la vicinanza stessa della sede Ubisoft Milan alla fortezza – come riportato in Italy for Movies e IVIPRO – ha sicuramente giocato un qualche tipo di ruolo; dopotutto l’avevano sottomano e a portata d’occhio ogni giorno: pratico, no? Anche se a me piace pensare che si sia voluto tessere un filo conduttore tra la genesi dell’edificio – nato con propositi difensivi – e la sua evoluzione in monumento e luogo di interesse e, dunque, ottima sintesi tra protezione e visibilità cosi cara ai terroristi.
Non è cosi? Irrilevante! Ai fini di Italy&Videogames – cioè sottolineare l’importanza dei luoghi italiani nei videogiochi – tanto basta, cosi come basta il veder quanto ben sia realizzato il Castello, già esplorabile nella prima missione: Azure Gate.
Discorso simile per la seconda missione Hunter Storm ambientata per le strade di Milano dove qui sono riconoscibili i tipici arredamenti urbani e manifesti dal sapore italiano. Certo, nulla di che ma se lo pensate realizzato circa 16 anni fa, poco-poco-poco proprio non è. Anche se si poteva fare di più, sinceramente.
Purtroppo delle missioni ambientate a Palermo ne’ vediamo ben poca di Sicilia (per non dire nulla). La terza missione, Jasper Heart, è infatti si ambientata nella capitale della Trinacria ma di questa non vi è alcuna traccia se non un anonimo magazzino industriale posto alla periferia della città. Stesso discorso per Jagged Silver, la settima missione del gioco: deludente!
Se quindi da un lato vediamo dell’impegno a voler realizzare in un modo quantomeno fedele Milano, dalle sue strade a uno dei suoi monumenti simbolo come il Castello Sforzesco, dall’altro Palermo è sfruttata solo come classico cliché della “città criminale” senza alcuna arte ne parte mentre invece di arte e di parte ne ha tanta, come abbiamo potuto vedere in The Great Palermo e Occultus.
Un vero peccato!
Dunque il mio giudizio è spaccato a metà. Pollice su per Milano, pollice verso per Palermo. Peccato!
This post was published on 16 Febbraio 2019 17:00
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