Iniziamo questo 2018 2019 con l’appuntamento numero sedici della Tana dell’Orso, la rubrica dedicata agli indagatori dell’occulto e agli appassionati di mitologia: in questo articolo intraprenderemo insieme l’ardua (?) ricerca dei numerosi collegamenti tra God of War e la mitologia greca, concentrandoci sul primo capitolo, pubblicato nel 2005.
La trama di God of War (2005)
In GoW: Ascension il nostro Kratos è partito come un generale spartano, è stato preso al servizio di Ares, il dio della guerra della violenza in battaglia, ha ucciso per errore la sua famiglia, s’è comprensibilmente incavolato e quindi si è ribellato al suo divino mecenate; durante il percorso, va detto, Kratos ha sterminato buona parte del bestiario mitologico greco.
Nel capitolo successivo, Chains of Olympus, il più famoso pelato di Brazzers Sparta fa il lavoro sporco per gli dèi dell’Olimpo, finché non s’imbatte in una congiura di Persefone, cioè la Regina degli Inferi, e la sventa liberando Elio, riportando quindi il Sole al posto che gli compete.
Nel finale Kratos è talmente esausto, spossato e probabilmente depresso da ritrovarsi a precipitare verso il suolo come ‘na catapultah, salvo poi essere agguantato al volo da Atena e dallo stesso Elio.
L’inizio del gioco
Proprio da questo punto parte questo God of War, il terzo capitolo della storia ma il primo videogame dal punto di vista cronologico (è stato pubblicato nel 2005, appunto).
Gaia / Gea, madre e moglie del Titano primordiale Urano, nonché genitrice di tutti i Titani, dei Ciclopi e degli Ecatonchiri (i centimani, tra cui il Briareo di Ascension), narra le (dis)avventure dello spartano invischiato nelle trame divine.
Dopo il salvataggio in extremis da parte di Atena ed Elio, il nostro Kratos è tornato al servizio degli dèi dell’Olimpo. Mentre navigava tranquillamente nelle placide acque del Mar Egeo, Kratos è stato attaccato dalla gigantesca Idra.
Per sfortuna di quest’ultima però, però, nemmeno un fattore rigenerante che farebbe invidia a Wolverine riesce ad avere la meglio sulla furia dello spartano, e quindi l’Idra di Lerna fa la stessa fine che, nel mito greco, le sarebbe toccata nello scontro con Ercole.
Ares, il Lich King
Radio Olimpo a quel punto trasmette un’allerta: un’orda di non-morti, sotto il comando di Ares, sta devastando Atene. Nuova quest per Kratos: se riuscirà a fermare la Scourge l’esercito undead di Ares, il suo passato verrà perdonato, e cesseranno anche le terribili visioni che lo tormentano.
Una serie di flashback ci spiega i retroscena che hanno portato Kratos a diventare il Flagello di Ares, piuttosto letteralmente.
Torniamo al presente: lo spartano sbarca ad Atene, stermina ondate di zombie e spicca la testa dal collo della gorgone Medusa, come un Perseo in piena ‘roid rage.
A quel punto l’obiettivo cambia: bisogna salvare l’Oracolo di Atena. Lungo la strada incontreremo una figura estremamente interessante, il Becchino, che sta scavando una tomba… proprio per Kratos.
Nonostante l’entrata in scena piuttosto creepy, però, il Becchino ci rivela che lo sta facendo per noi, e chiama Kratos “figliolo“.
Hmm… Ok.
L’antico Vaso (di Pandora) andava portato in salvo
Salvato l’Oracolo di quella che in sostanza è nostra dea tutelare, veniamo a sapere che il prossimo step si trova nel Deserto delle Anime Erranti, ed è niente di meno che il proverbiale Vaso di Pandora.
Qui le cose si fanno ancora più interessanti: il Vaso di Pandora è l’unico artefatto in grado di sconfiggere il potente Ares, e per recuperarlo dovremo vedercela con il Titano caduto per antonomasia: Crono, figlio di Urano e padre di Zeus, Ade, Poseidone e degli altri dèi Olimpici originari.
Crono, infatti, è stato condannato a portare sulla schiena il Tempio di Pandora, che custodisce il celebre Vaso; superate le tre sfide del tempio, cioè quella di Atlante, quella di Poseidone e quella di Ade, Kratos finalmente riesce a mettere le zampacce sul Vaso di Pandora.
I sensi di ragno di Ares però percepiscono subito l’atto del suo servitore, che in sostanza costituisce un tradimento, e decide di battere il record galattico di lancio del giavellotto: scaglia un frammento di colonna da Atene fino al Tempio di Pandora, e colpisce in pieno Kratos che, ovviamente, tira le cuoia.
Il nostro eroe finisce brevemente nell’Ade, ma nel mito greco –proprio come in Supernatural– spesso la morte è solo una momentanea battuta d’arresto.
Il ritorno di Undertaker!
Scopriamo così che la tomba scavata per Kratos dal Becchino è la via per tornare nel reame dei mortali; veniamo anche a sapere che il Becchino non è proprio quello che sembra, e potrebbe addirittura essere una divinità. Hmmm, the plot thickens.
Finalmente i nostri passi ci portano a fronteggiare Ares, il dio impazzito che ha dato origine alla storia di Kratos. Un combattimento epico funge da preludio alla scena più attesa: la morte di Ares, che viene accoppato –piuttosto brutalmente– da Kratos, diventato nel frattempo un gigante grazie al Vaso di Pandora.
Lo spartano riceve il perdono divino, ma le sue visioni continueranno come punizione per i suoi peccati e per i terribili atti commessi sotto il comando di Ares.
Kratos a quel punto non gliela fa più, comprensibilmente: ragequitta, sale sulla montagna più alta e si getta nel vuoto. Again.
Nemmeno stavolta Atena si fa gli affari suoi, e ci salva di nuovo. Ma non solo: ci dona le Spade di Atena, e ci offre il trono di Ares.
Kratos ascende all’Olimpo e diventa il nuovo dio della guerra: il novello God of War, appunto.
La mitologia greca in God of War (2005)
Molti degli elementi mitologici che abbiamo incontrato sono abbastanza auto-esplicativi.
Vediamone alcuni, scegliendo tra quelli principali o meno ovvi, e scartando gran parte dei temi che abbiamo già trattato nei precedenti articoli su God of War.
Hail, Idra
Nel mito il mostro infestava l’area paludosa dalle parti della ridente cittadina di Lerna, in Grecia; come ormai sanno tutti, questa creatura -estremamente velenosa- aveva una testa principale e poi un certo numero di teste secondarie che, una volta tagliate, ricrescevano in numero doppio.
Eracle / Ercole, un po’ come farebbe il caro vecchio Geralt di Rivia, trattenne il respiro per evitarne i fumi velenosi e poi, con l’aiuto della sua spada e del segno Igni di una torcia brandita dal fedele Iolao, tagliò le teste e cauterizzò le ferite, per evitare che queste ricrescessero.
In God of War l’Idra è sostanzialmente la stessa cosa: un serpente marino con una testa centrale e varie teste secondarie.
A differenza di Eracle, però, Kratos opta per l’ignoranza: lo spartano trafigge la testa centrale dell’Idra con l’albero maestro di una nave, per ordine di Poseidone.
Mi sembra doveroso indicare, en passant, la marginale somiglianza tra l’impresa di Eracle contro l’Idra e lo scontro finale fra Thor e Jormungandr, il serpente di Midgard.
Medusa, la Gorgone
Nel mito è una delle tre sorelle Gorgoni, le mostruose nipotine di nonna Gea / Gaia: Steno, che rappresenta la perversione morale, Euriale, che simboleggia la perversione sessuale, e Medusa, la perversione intellettuale. Medusa è la regina delle Gorgoni, nonché l’unica delle tre ad essere mortale, ed è stata nominata custode degli Inferi da Persefone, la regina dell’oltretomba.
Nelle fonti letterarie l’eroe Perseo usa uno scudo lucidato a specchio per evitare lo sguardo pietrificante della gorgone, per poi provvedere a staccarle la testa e a donarla alla dèa Atena, che la monterà sul proprio scudo (l’Egida) per terrorizzare e pietrificare gli avversari.
Anche nel gioco Medusa è la Regina delle tre sorelle Gorgoni, ma è sotto il comando di Ares e odia Atena (forse conosce il mito greco?).
In God of War è Kratos a decapitarla, seguendo il comando non di Atena ma di Afrodite, che poi riceverà la testa della creatura e in cambio ne donerà il potere allo spartano.
Una curiosità: abbiamo già incontrato Steno, in God of War: Ascension, e vi anticipo che vedremo Euriale in uno dei capitoli successivi (God of War II).
Il Guardiano di Pandora
Chi mai monterà la guardia nel Tempio di Pandora?
Nient’altri che un minotauro; anzi, il Minotauro originale, quello del mito di Teseo e Arianna. Ah, i ricordi del liceo classico.
Kratos gli spara addosso dei tronchi fiammeggianti per distruggerne l’armatura e avere modo, così, di trafiggerne il corpo putrefatto. Già, perché questo è un Minotauro non-morto.
Probabilmente sarà finito a fare la guardia al tempio di Pandora, e ad essere parte della Prova di Ade, dopo essere stato sconfitto e ucciso da Teseo all’interno del Labirinto di Minosse, Re di Creta, costruito dal leggendario Dedalo.
Ah, sentiremo parlare di questo labirinto soltanto in God of War III, quindi andiamo avanti, su!
Il Titano Crono
Nei precedenti articoli di questa rubrica sulla saga di God of War abbiamo già parlato in abbondanza di Crono, del… viscerale rapporto con i suoi olimpici figli, del parricidio perpetrato nei confronti di Urano e delle vicende che lo riguardano.
In questo capitolo di God of War lo vediamo sorreggere il Tempio di Pandora, un po’ come il titano Atlante, ex-alleato di Crono stesso durante la Titanomachia.
Atlante, Ade e Poseidone
È proprio una statua di Atlante, all’interno del tempio stesso, ad aprirci la via per proseguire il nostro cammino di devastazione e vendetta, sottoponendoci poi alla sfida di Poseidone in cui ci impossessiamo del suo leggendario Tridente.
Le tre prove del Tempio di Pandora ruotano attorno a tre entità / divinità: Atlante, Ade e Poseidone.
Questo trio divino, però, non è quello tradizionale che invece include Zeus, Ade e Poseidone: manca all’appello Zeus, sostituito per il momento dal titano Atlante.
Ma qualcosa mi dice che non sarà sempre così.
Il Vaso di Pandora
Quante volte ci siamo riferiti al caos e a una probabile tempesta di… letame, a stento trattenuta sotto il tappeto, usando proprio questo appellativo?
Kratos recupera questo Vaso dal Tempio omonimo, e nel finale ne utilizza il potere per combattere più o meno ad armi pari con Ares.
Nel mito, invece, il Vaso (o Scrigno) di Pandora è un po’ più sinistro e intricato. Il mito greco qui si tinge con dei tratti di misoginia abbastanza simili alla vicenda biblica di Adamo ed Eva.
Il titano Prometeo aveva rubato il Fuoco agli dèi e l’aveva donato ai mortali, ma Zeus non ci sta, e decide di vendicarsi in modo diabolico; elabora un piano con i suoi colleghi, e prepara un altro dono per i mortali: Pandora, a cui Atena dona la vita.
Altri dèi, a loro volta, elargiscono i propri doni a Pandora: Afrodite la bellezza, Era le arti manuali, Apollo la Musica, Ermes la curiosità e Zeus, infine, le affida proprio questo magico Vaso, raccomandandole di non aprirlo per nessun motivo.
La curiosità, però, ha il sopravvento: giunta tra i mortali, che fino a quel momento vivevano abbastanza liberi e spensierati, Pandora apre il vaso e, da quello fuoriescono i mali del mondo, radicandosi tra gli esseri umani.
Vecchiaia, Malattia, Pazzia, Gelosia, Vizio e altre robe simpatiche escono da questo contenitore, affliggendo gli uomini, ma la Speranza non fa in tempo a fuggire prima che il coperchio venga rimesso al suo posto, e rimane all’interno.
Il mito greco, in sintesi, incolpa la curiosità femminile per gran parte dei mali che affliggono l’umanità. Il bracciale Pandora assume tutto un altro significato in quest’ottica, non è vero?
Ares, finalmente
L’antagonista principale della serie, finora. Brama talmente il trono di Zeus e, in generale, la caduta dell’Olimpo, da allearsi con le Furie / Erinni e da concepire un figlio con loro, con la speranza che questo diventi il guerriero perfetto.
Sfortunatamente per lui, Orkos si rivela al di sotto delle sue impossibili aspettative, e quindi decide di rendere Kratos il combattente perfetto, il Guerriero Marchiato della profezia che vedremo in modo approfondito in un prossimo articolo sul sequel Ghost of Sparta.
In sostanza è il Lupo Cattivo della serie, il BBEG (Big Bad Evil Guy), la nemesi del protagonista.
Nel finale di questo God of War del 2005 lo vediamo come un gigante dai capelli e dalla barba di fuoco, con la pelle cinerea e appendici decisamente troppo ragnesche per i miei gusti.
Tra illusioni, guerra psicologica, mutazioni e botte da orbi, Ares affronta Kratos con crudele efficienza, finché lo spartano non lo colpisce a morte con… un ponte.
Che in realtà è la Spada degli Dèi, messa lì proprio da Atena, e usata come ponte per collegare una statua della stessa dèa alla rupe da cui Kratos ha provato a suicidarsi al termine di God of War: Chains of Olympus.
E anche stavolta è proprio da quel promontorio che Kratos, dopo aver sentito che le sue terribili visioni rimarranno con lui nonostante il perdono degli dèi, salta verso morte certa.
Anche stavolta, però, viene salvato da Atena, che per aver sventato i piani di Ares lo ricompensa con le Spade di Atena e lo status di nuovo dio della Guerra.
Il cammino di Kratos continua
Rivedremo quella rupe, Kratos, il Becchino, Atena e la mitologia greca nel prossimo capitolo della saga del Fantasma di Sparta, che si chiama -per l’appunto- God of War: Ghost of Sparta.
In quel capitolo scopriremo anche molte informazioni in più sul passato di Kratos, sulla sua travagliata storia di famiglia, e soprattutto osserveremo più a fondo la profezia del Guerriero Marchiato, cioè l’unico in grado di abbattere l’Olimpo.
Nel frattempo, se non li avete già letti, vi rimando agli articoli di questa rubrica che riguardano il primo prequel God of War: Ascension, uscito nel 2013, e il secondo prequel God of War: Chains of Olympus, pubblicato nel 2008.
Non resta che darvi appuntamento alla prossima uscita della Tana dell’Orso che, come sempre, vi aspetta Mercoledì prossimo.