A circa un anno di distanza dall’uscita della quarta stagione, Black Mirror torna nuovamente ad “allietare” il nostro Natale. Tuttavia, Netflix ha saputo superarsi ancora una volta: ad essere pubblicata, infatti, non è stata l’attesa nuova stagione, ma un singolo episodio intitolato Bandersnatch.
Nonostante quanto ora detto, però, non c’è da essere delusi: Bandersnatch è un episodio interattivo, capace di tenere lo spettatore letteralmente incollato allo schermo, anche grazie alle scelte che sarà chiamato ad effettuare, essendo spinto a ricominciarlo più volte per “spolparlo” a dovere, esplorando così qualsiasi bivio narrativo.
Sarà riuscito Bandersnatch a rispettare gli altissimi standard della serie targata Netflix? Nelle righe che seguono, cercheremo di dare una risposta esauriente a questo interrogativo.
È inutile girarci troppo intorno: tra i tantissimi show che oramai affollano le nostre giornate, Black Mirror è uno dei pochissimi, se non addirittura l’unico, ad essersi guadagnato una sua precisa identità. La serie Netflix si è da sempre contraddistinta per aver creato un universo narrativo tanto distopico quanto assolutamente credibile, riuscendo ad incutere un “sano timore” su qualsiasi device tecnologico attraverso i suoi usi più distorti.
Come già accaduto nella puntata USS Callister, ancora una volta i videogiochi tornano ad essere protagonisti; tuttavia, se nel pilot della quarta stagione i videogame si limitavano ad essere il tema centrale, stavolta l’intero episodio può essere considerato tale, grazie alla sua interattività.
Il giocat… ehm… lo spettatore, sarà infatti chiamato ad assistere (e a determinare) le vicende di Stefan Butler, un giovane dal passato tormentato con un unico, grande sogno nel cassetto: riuscire a sviluppare il suo videogioco. Il titolo è ispirato a Bandersnatch, un librogame il cui autore, a seguito di un non meglio specificato “crollo nervoso”, si macchiò di un tremendo crimine.
La puntata è ambientata nei favolosi anni ’80, ed è piena di riferimenti alla storia videoludica che ogni nerd un po’ più attempato non farà fatica a riconoscere. Grafica in pixel, Commodore 64, registratori Betamax, librigame grossi come mattoni, televisori a tubo catodico: Bandersnatch è un vero e proprio salto nel passato.
Nel corso dell’episodio, saremo chiamati a compiere delle scelte che, in maniera sempre più ramificata, andranno a determinare l’esito della nostra impresa, ovviamente sempre in pieno stile Black Mirror.
Come tutti i fan più appassionati sicuramente sapranno, Bandersnatch non è il primo “esperimento interattivo” compiuto da Netflix; questo titolo, infatti, spetta a Minecraft: Story Mode. Tuttavia, l’ultimo episodio di Black Mirror riesce a raggiungere un grado di coinvolgimento mai visto prima in una serie tv.
I bivi narrativi che dovremo imboccare, avendo solo pochi secondi per decidere, sono tanti, ben strutturati e via via sempre più imprevedibili, tanto che alcune strade potrebbero portarci ad un prematuro “Game Over“. In questi casi, potremo anche riavvolgere il tempo (manco fossimo in Life is Strange) e cambiare il nostro percorso, sbloccando nuove scene ed ottenere nuovi finali.
Proprio come avviene in molte avventure grafiche, Bandersnatch dispone di ben cinque diversi finali, ottenibili solo a patto di esplorare ogni singolo anfratto della puntata, percorrendo ogni bivio narrativo, anche quelli all’apparenza più insignificanti. Inutile dire quanto questa scelta riesca a garantire una longevità praticamente mai vista prima per una show televisivo.
Nonostante quanto detto finora, ci teniamo a dare una calorosa rassicurazione a tutti gli scettici…
Sin dai primi momenti in cui erano iniziate a circolare le voci sull’elemento interattivo dell’episodio, non pochi fan avevano storto il naso. In molti, infatti, nutrivano dubbi sull'”autenticità” della puntata. Ebbene, possiamo dire che, dopo diverse ore di “gameplay”, mai dubbi furono più infondati.
Bandersnatch appartiene pienamente all’universo narrativo di Black Mirror. Non solo sono presenti riferimenti ad altri episodi della serie, ma anche tutti gli altri trademark dello show targato Netflix sono perfettamente riconoscibili. L’ansia, il timore tecnologico, la follia, i complotti, un inaspettato sfondamento della quarta parete: Bandersnatch è questo e tanto altro ancora.
Se a tutto questo aggiungessimo la possibilità di poter controllare in prima persona l’evolversi degli eventi, riuscendo anche a “riavvolgere il nastro” quando necessario, potremmo tranquillamente affermare che l’episodio in questione non solo ha rispettato gli altissimi standard a cui Black Mirror ci ha abituati, ma li ha addirittura superati, puntando a diventare un vero e proprio riferimento per qualunque altro “esperimento seriale” di simile natura.
L’attesa di Bandersnatch è stata pienamente ripagata. Se Black Mirror è sempre riuscita ad inquietare e disorientare i suoi fan, stavolta la serie Netflix è riuscita nel non facile compito di stupire lo spettatore.
Quanto visto in questo “episodio natalizio” è un esperimento pienamente riuscito, capace di fondere due media oramai contigui come videogame e serie tv, collocandosi a metà strada tra essi e creando qualcosa che, siamo sicuri, è destinato a fare scuola.
Mai avremmo pensato di usare termini come “longevità“, “rigiocabilità“, “finali alternativi” e, perché no, “gameplay” per parlare di uno show televisivo, ma Bandersnatch ci obbliga ad aggiornare il nostro lessico. Molto probabilmente questo episodio di Black Mirror non sarà un caso isolato, e potremmo ritrovarci ancora una volta a parlare di serie tv su un sito di videogiochi, essendo sicuri che sarà per una “giusta causa”.
D’altra parte, agli universi distopici siamo tutti oramai abituati, ma siete sicuri di poter fare i conti con un incubo generato dalle vostre stesse scelte? Se desiderate conoscere la risposta, non dovete fare altro che imbracciare il joypad (o il mouse) e tuffarvi a capofitto in Bandersnatch, ma fate attenzione: potreste rimanerne irrimediabilmente rapiti.
This post was published on 28 Dicembre 2018 22:41
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