Oggi voglio parlarvi di The Land of Pain, un gioco d’investigazione e atmosfera tutto italiano che ho scoperto per caso; capitato sul sito ufficiale del gioco durante il mio girovagare sul web alla ricerca di nuovo materiale per Italy&Videogames, mi sono trovato davanti una home-page-atmophere (parola inventata da me) dominata da solo due colori: rosso e nero che fa’ tanto anni 90′. E ne sono stato rapito.
Sapete a cosa alludo, no? A quella roba un po’ daVk, un po’ goth che andava di moda alla fine del secolo scorso, che faceva tanto “froci gài delle tenebre” e che mi procurava libidine di JerryCalà-iana memoria. Ecco, ora provate ad immaginarmi mentre mi accingo a cliccare il tasto play del box video di presentazione del trailer del gioco, mente sono pervaso da una strana sensazione amarcord fatta della stessa sostanza del trash e dell’effetto UAO.
Eh, avete toppato a immaginarmi: se infatti il layout grafico del sito poteva avermi illuso di trovarmi di fronte all’ennesimo titolo amatoriale a sfondo horror – dal valore prossimo alla “beneamata ceppa” (sensazione peraltro amplificata dalla striminzita introduzione testuale dal gusto un po’ retrò) – beh… mi sono dovuto ricredere in corso d’opera, e ve lo dimostro subito. Guardate il filmato che segue, non è lungo, non vi impegnerà molto tempo. Giusto una manciata di secondi in grado di fornire tutti gli elementi necessari a farvi un’idea. Provate, su. Cliccate play anche voi
Visto? Vi ho convinto? E se vi dicessi che quei luoghi, quei sentieri, quei paesaggi sono tutta roba nostrana e non figlia di un qualche paese sperduto del Massachussets (o come diavolo si scrive)? Eh già, però prima di svelarvi in quale angolo d’Italia ci troviamo, ecco qualche dettaglio su questo survival horror prodotto e sviluppato nel 2017 – grazie a CryEngine – da Alessandro Guzzo. Ehi, sembra che abbia fatto subitissimo a darvi i consueti elementi tecnici. Direi allora di passare subito a un breve sunto sulla storia. In mio soccorso, la tagline del gioco:
Hai deciso di trascorrere una giornata autunnale nella natura, ma quello che doveva essere un giorno di relax, si trasforma in un incubo. Ti ritrovi di fronte a un posto spettrale e sconosciuto. Sei perso e alla disperata ricerca di un posto sicuro dove poter passare la notte imminente. Ma dove puoi essere veramente al sicuro? Stai per fare una scoperta sconvolgente, ma sopravviverai per rivelarlo al mondo?
Qualcosa di inquietante appare nei boschi, ma esattamente dove sono questi boschi? Eccoli: siamo tra Veneto e Trentino-Alto Adige, signori, un posto che proprio nulla ha da invidiare al tipico parco naturale americano dove di solito c’è sempre un serial killer pronto a farci fuori. Ci troveremo sommersi da cadaveri, sangue e persone morte in modo orribile nell’Altopiano di Asiago, per la precisione nel comune di Enego.
Devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito dal lavoro dell’autore, è ammirevole vedere come è riuscito a riprodurre con la tecnica della fotogrammetria casolari, torrette di avvistamento, ingressi di miniere e lavatoi che è possibile trovare in quei territori posti tra l’Altopiano di Asiago, la Valsugana, la Valle dei Mocheni e la Piana di Vezzena.
Veramente un bel lavoro nato dall’immaginazione di qualcuno che in tenera età, avventurandosi per boschi, si imbatteva in ruderi e fantasticava e inventava storie, storie che apprendiamo per sua stessa voce essere alla base del processo ideativo e creativo di The Land of Pain.
Da bambino mi divertivo a immaginare cosa ci fosse all’interno delle vecchie case abbandonate nei boschi e in The Land of Pain ho potuto ricrearle sfruttando l’immaginazione in un contesto horror. Proprio sull’altopiano sono presenti piccole contrade isolate che sembrano essersi fermate nel tempo; questi luoghi lontani dalla realtà cittadina possono essere un’ottima fonte di ispirazione”
-Fonte: Italy for Movies e IVIPRO
Non nego sia difficile trovarle questo titolo ma con un minimo di accortezza e buona volontà potreste arrivare ad ottenerlo. Se quindi con queste poche righe sono riuscito a stuzzicare la vostra curiosità – e il trailer vi ha convinto – provate a cercarlo sul web (e a non skipparlo “solo” perché sponsorizzato in un modo leggermente antiquato); andate oltre la scorza e assaporate il contenuto.
Iä! Iä! Cthulhu fhtagn!
This post was published on 22 Dicembre 2018 17:00
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