Cento anni, sono ormai passati 100 anni – un secolo – dal termine della Grande Guerra, quel primo conflitto mondiale moderno che ha contato milioni di morti, feriti, dispersi, in ogni angolo del mondo. Nessun lembo di terra è stato risparmiato, cosi come nessuna carne è stata risparmiata dalla ferocia e dalla follia dell’uomo. Uomini, mandati al massacro come fossero bestie prive di valore.
Qualcuno ha provato a definirla Quarta Guerra d’Indipendenza italiana, per dargli un tono più patriottico. E’ stato solo un massacro, niente di più. Con il volgere della conclusione del 2018, non potevo non ricordare questo tragico avvenimento che ci ha visti coinvolti cosi da vicino. L’Italia prese parte alla Prima Guerra Mondiale schierandosi con l’Intesa, dispiegando le sue truppe lungo il confine Austro-Ungarico. Battlefield 1 (dove l’uno è in omaggio al primo conflitto mondiale) racconta quegli avvenimenti nel capitolo intitolato Avanti Savoia!
Prima di proseguire, vi invito a fare un minuti di silenzio e riflessione. Posate il vostro smartphone, distogliete lo sguardo dal vostro PC, raccogliete le idee: Milioni di morti! Pensate a loro!
Glielo dobbiamo almeno un minuto!
Battlefiled 1, datato 2016 e quindicesimo titolo della fortunata serie, rappresenta la scelta da parte di Electonics Arts (produttore del gioco) di posizionare una volta tanto sotto la lente d’ingrandimento gli avvenimenti della Prima Guerra Mondiale. Curiosa anche la scelta di DICE, casa di sviluppo del gioco, di porre al centro una tematica spesso sottovalutata del genere FPS – sparatutto in prima persona: la componente umana del conflitto. Emblematica in tal senso l’introduzione al capitolo “Avanti Savoia!” che vede il reduce Luca raccontare a sua figlia come lo zio Matteo sia morto durante le fasi finali del conflitto.
L’uscita in Italia di questo titolo è spesso ricordata per una serie di critiche che lo classificarono quale gioco irrispettoso; prima di dare il mio parere voglio esporvene brevemente alcune, cosi che possiate farvi VOI una vostra idea e poi, solo successivamente, confrontarla con quella che è – e rimane – la mia personale opinione, augurandomi possiate generare in totale autonomia una adeguata sintesi.
Il Presidente ANA – Associazione Nazionale Alpini di Treviso, Raffaele Panno disse: “Aspetto di vedere direttamente il gioco, ma da quello che mi hanno riferito è violento e oltraggioso“. Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia ha ritenuto invece “estremamente irrispettoso utilizzare, per un videogioco, il Monte Grappa che è stato, nella realtà, un teatro di morte e di sofferenza, dove caddero circa 23.000 uomini”.
Questi due interventi sono agli atti e dunque non discutibili; sono affermazioni di due persone che hanno, in diverse forme, titolo e merito ad esprimersi e quindi vanno considerate come tali.
Il secondo elemento che prenderò in analisi è la trama del capitolo sotto esame: “Avanti Savoia!“.
Ambientato sulle Dolomiti, presso Passo di Falzarego/Laganzuoi (e non Monte Grappa come erroneamente denominato), vestiremo i panni di un Ardito dal nome Luca. Nei primi secondi di gioco assisteremo al suo (ultimo) abbraccio con il fratello che di li a poco seguirà una strada diversa da lui, assegnato ad un compito diverso da quello che affronteremo noi.
Pochi istanti dopo vediamo Luca, il nostro avatar, indossare la sua “Corazza Farina” – si, sostanzialmente una armatura, peraltro inutile in combattimento – imbracciare la sua mitragliatrice e iniziare la sua “corsa” verso la Chiesa di Sant’Anastasia (non cercatela, non esiste realmente), falciando schiere di soldati nemici al grido di “O la vittoria, o tutti accoppati“, motto degli arditi.
E’ l’autunno del 1918, la fine della guerra è ormai prossima e noi riviviamo attraverso gli occhi di Luca gli ultimi, tragici momenti di un conflitto in cui nulla aveva più senso. Due eserciti allo stremo delle forze e prossimi allo sbando più totale (o forse già allo sbando dopo Caporetto) si fronteggiano sulle alture italo-austro-ungariche, per lembi di terra talvolta di soli pochi metri. Morti a migliaia per conquistare qualche passo in più. L’insensatezza della guerra ci è mostrata in tutta la sua “gloria”.
Durante la battaglia è possibile riconoscere distintamente zone come il Sass de Stria, mentre sfruttando la mappa in-game notiamo che tra gli elementi geografici è indicato il Lago di Valparola, denotando l’ottimo lavoro di ricostruzione cartografica fatto dagli sviluppatori. Ma il piatto forte del gioco è a mio avviso il gameplay, cosi solido da riuscire a mostrare nitidamente tutta l’insensatezza di quel bagno di sangue che è stata la Grande Guerra.
Luca, il nostro Ardito Alpino, dovrà proteggere un convoglio nella valle sottostante posto sotto il tiro dell’artiglieria Austro-Ungarica, acquartierata sul crinale opposto. Su di noi uno stormo di bombardieri Gotha tedeschi mette in serio pericolo il convoglio sottostante. Li giù, nostro fratello Matteo sta facendo la sua parte nel grande copione della guerra e l’unica arma che possa far qualcosa per aiutare il sangue del nostro sangue è un cannone antiaereo che, se usato a dovere, può riuscire ad abbattere quei dannati aerei. Gli Austriaci fanno saltare la montagna di fronte a noi. La frana che ne scaturisce seppellisce indistintamente italiani e austroungarici. Provati dallo scontro ci precipitiamo a fondovalle, mentre vediamo i nostri compagni conquistare Forte Ferro. A noi questo non interessa, noi vogliamo solo riabracciare nostro fratello. Lo troviamo morto, come lui tanti altri.
Ho citato alcuni dei luoghi che tutt’ora è possibile visitare li, in quei posti di memoria. Se avete la possibilità, avventuratevi per i vari “musei” posti lungo tutto il confine dell’epoca. Entrate in quelle “casematte” poste a migliaia di metri d’altezza, assaporate l’aria frizzante, sentite il freddo azzannarvi la carne. Comprenderete un minimo il dolore, la sofferenza, l’orrore che quei giovani hanno dovuto subire in quei tragici anni di inizio novecento. Non aggiungerò altro su questo punto, credo di aver già parlato troppo. Mi limiterò semplicemente a chiudere il discorso iniziato su, quando parlavo degli atti.
Dice bene Raffaele Panno che riferisce di voler attendere di vedere il gioco prima di formulare un giudizio completo. Dice bene Luca Zaia che ricorda i 23.000 morti del Monte Grappa, ma dice bene anche il Colonnello Walter E. Kurtz in Apocalyps Now quando, in uno degli scambi di opinione più forti della cinematografia di guerra dello scorso secolo, osserva: “Noi addestriamo dei giovani a scaricare Napalm sulla gente, ma i loro comandanti non gli permettono di scrivere “cazzo” sui loro aerei perché è osceno“.
Tredici milioni di morti circa. Ricordarli, in qualunque forma, è importante per non commettere gli stessi errori.
This post was published on 15 Dicembre 2018 17:00
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