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Italy&Videogames. The Town of Light, follia dell’ospedale psichiatrico di Volterra

Anche se può risultare un argomento a latere rispetto alle normali dinamiche che governano questa rubrica di Player.it, il gioco di cui voglio parlare oggi, The Town of The light, richiede da parte mia una premessa storico-sociale sulla Legge Basaglia: negli anni del dopoguerra, Franco Basaglia si impegnò per riformare l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica ospedaliera e territoriale, proponendo il superamento di una logica manicomiale antiquata, sostenendo la necessità di accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori.

La legge aveva l’obbiettivo di modernizzare l’impostazione clinica dell’assistenza psichiatrica ormai antiquata, attraverso l’instaurazione di  rapporti umani con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità dei pazienti e sostenendo come questi dovessero essere seguiti e curati anche da strutture territoriali. Insomma, Basaglia si convinse che il folle aveva bisogno non solo delle cure per la sua malattia, ma anche di un rapporto umano con chi lo cura, di risposte reali per il suo essere, di denaro, di una famiglia e di tutto ciò di cui anche i medici che lo curano hanno bisogno: il folle non è solo un malato, ma una persona con tutte le sue necessità.

Emblematiche le sue parole durante un’intervista di Maurizio Costanzo:

«Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione»

Come ormai avrete facilmente intuito, The Town of Light racconta una storia ispirata a fatti realmente accaduti nel manicomio di Volterra. Il giocatore veste i panni di Reneé, una ex paziente che torna nel luogo dove fu internata negli anni ’30 e si confronta con il suo passato, portando alla luce – e mostrandolo al giocatore/spettatore – gli episodi di violenza e di abusi da lei e dagli altri “pazienti” dell’ospedale psichiatrico subiti (elettroshock, lobotomie, abusi sessuali), durante il loro periodo di “degenza”.

Il gioco, prodotto e sviluppato nel 2016 dalla LKA.it, è di quel genere di Avventura definibile Walking simulator  (cioè si va a zonzo per la zona cercando roba, come un punta è clicca ma in soggettiva) completamente ambientato in una riproduzione piuttosto fedele del complesso ospedaliero di Volterra, ormai caduto vittima dell’incuria e del degrado a seguito della chiusura dei manicomi del 1978 con l’entrata in vigore della Legge Basaglia.

Sono rimasto molto sorpreso dall’apprendere come il team di sviluppo abbia voluto curare sin nel minimo dettaglio ogni ambiente di gioco, ricreando in modo quasi maniacale – mi permetto dire – tutti gli ambienti dell’ospedale psichiatrico; un chiaro esempio di questo processo è il padiglione Charcot, con ben visibili anche elementi distintivi del tempo quali l’avviso del Comitato Centrale Antiblasfemo molto in voga all’epoca che recita “la persona civile non sputa in terra e non bestemmia”. Tanti piccoli elementi, che concorrono insieme a ricreare il clima opprimente che si respirava in quel dato momento della storia.

I luoghi che esploreremo, gli ambienti in cui ci imbatteremo trasudano del senso d’impotenza provato dai suoi “ospiti” durante i trattamenti disumani di cui erano “vittime”, e girando per le varie stanze dell’edificio ci ritroveremo spesso a sperimentare il funzionamento di alcuni marchingegni che avevano la presunzione di curare ma che altro non facevano che procurare altro dolore: menti già provate, spezzate dalla chiara volontà di escludere dalla società chi semplicemente era in difficoltà perché debole o diverso.

Un viaggio nell’inferno umano fatto da umani; un luogo in cui molti sono stati costretti a vivere e… morire!

The Town of Light è un gioco che ha molto da dire e da insegnare, non ultimo che un uomo non va spogliato della sua dignità di essere umano, mai! Vi lascio con un claustrofobico trailer di presentazione del gioco, utile strumento per comprendere un po’ sensazioni ed emozioni che è possibile sperimentare giocandoci. Saluti.

This post was published on 20 Ottobre 2018 10:38

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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