Siamo arrivati ormai alla quinta settimana insieme, e questo scontroso, burbero e oscuro incontro nella tana dell’Orso sarà velato da toni di umorismo nero. Già, perché parleremo dell’arrivo di Kaos su Netflix: una serie TV che andrà a reinterpretare la mitologia greca in chiave moderna, con tonnellate di gallows humor: umorismo da forca, da patibolo.
Se non state passando dall’essere preoccupati all’avere l’acquolina in bocca, siete delle brutte persone. O delle belle persone, a seconda dei punti di vista.
Ma veniamo a noi!
Ah, quasi dimenticavo: a costo di essere petulante, devo sottolineare che, in greco, il logo scelto da Netflix si leggerebbe KLTHS e non KAOS, ma il risultato è apprezzabile esteticamente e quindi i borbottii saranno limitati al minimo sindacale.
In realtà finora sappiamo molto poco: la maternità della serie spetta a Charlie Covell, sceneggiatrice di The End of the F***ing World, altro show firmato –o meglio, co-firmato, insieme a Channel Four– da Netflix.
La trentaquattrenne londinese Covell, di educazione oxfordiana, è anche un’attrice e una produttrice, che è stata lanciata nel cosmo della piattaforma di streaming con un eccezionale lavoro su The End of the F***ing World, adattamento della graphic novel omonima, disegnata da Charles Forsman.
Sappiamo inoltre che la produzione esecutiva è stata affidata a Nina Lederman, della All3Media, insieme a Tanya Seghatchian e John Woodward, entrambi della Brightstar. A molti questi nomi non diranno granché, ma sappiate che, ad esempio, la Seghatchian ha lavorato come co-produttrice e produttrice esecutiva nei primi quattro film della saga di Harry Potter.
Non si ha ancora una data d’uscita, ma probabilmente si tratterà di un fausto (o forse infausto?) giorno del 2019. Non si hanno ancora notizie sul cast, sui personaggi o sulla trama. Insomma, finora la strategia di Netflix ruota attorno al non detto, più che altro.
Secondo l’annuncio ufficiale di Netflix, la prima stagione sarà composta da dieci episodi da sessanta minuti ciascuno; possiamo già vedere la scheda della serie TV Kaos su Netflix, e la sinossi ufficiale recita così:
Questa serie unica nel suo genere dà un tocco moderno alla mitologia greca e romana, esplorando temi come le politiche di genere, il potere e la vita nei bassifondi.
Questa serie potrebbe essere o tra le cose più belle che vedremo nel corso dei prossimi anni, oppure -all’altro capo dello spettro- l’ennesimo minestrone alla Percy Jackson e gli dèi dell’Olimpo: una saga che a me, francamente, è piaciuta, ma abbiamo davvero bisogno di vedere ancora Ermes / Mercurio nei panni di un corriere, oppure, tanto per fare un esempio, Zeus / Giove nel costoso abito di alta sartoria dell’amministratore delegato di una multinazionale, e Atena / Minerva con la severa acconciatura di una bibliotecaria dalla fervida vita sessuale?
A quel punto, già che ci siamo, tutte le creature mitologiche e le terribili bestie delle leggende diventano improvvisamente umane, perché sai, il budget…
In alternativa si potrebbe optare per un remake a basso costo delle pregevolissime serie anni Novanta su Hercules e Xena.
Al tempo degli dei dell’Olimpo, dei signori della guerra e dei re che spadroneggiavano su una terra in tumulto, il genere umano invocava il soccorso di un eroe per riconquistare la libertà.
Fermiamo per un attimo il flashback, e inquadriamo brevemente il contesto storico e sociale dell’Antica Grecia. Sì, la serie TV sarà probabilmente ambientata nei giorni nostri, ma è importante sapere bene cosa verrà reinterpretato in chiave moderna, per poter gustare al meglio la trasposizione.
Per prima cosa dobbiamo ricordare che quando parliamo di Grecia Antica ci riferiamo, grossomodo, al periodo compreso tra il 1100 avanti Cristo e il 323 dopo Cristo: si parte dalla fine della civiltà micenea, si passa per la nascita della Democrazia e delle basi della repubblica, si arriva nell’età classica e si parcheggia infine nel periodo Ellenistico, in cui la cultura greca si fonde sempre di più con quella romana, e le donne acquisiscono un po’ più di diritti rispetto al passato.
Sì, perché nella civiltà greca i ruoli degli uomini e delle donne sono ben definiti e separati; le donne hanno sostanzialmente pochi diritti civili, e sono relegate a determinati (ma fondamentali) compiti. La religione è inseparabile dalla vita quotidiana, e lì le donne ricoprono un ruolo molto importante nelle operazioni legate al culto.
Sto riassumendo in modo brutale, al punto che i miei insegnanti del passato stanno già preparando pece e piume, ma lo faccio per voi. Ricordate il mio sacrificio!
Dicevamo. Per quanto riguarda la religione, dobbiamo assumere la mentalità del tempo: gli dèi sono entità tangibili, che spesso non soltanto camminano tra i mortali, ma mettono il becco nelle faccende umane e nella politica, e arrivano addirittura a fare sesso con i mortali. Più volte. Anche in forma di animali vari.
Eeeeh sì. Divinità che assumono forme animali e gnappizzano gli ignari mortali.
Pensate a un druido che si scopre stupratore seriale.
The plot thickens.
E tenete Zeus / Giove lontano dai vostri cari.
A pensarci bene, anche dai vostri animali domestici: non è detto che un toro, un’aquila o un cigno non nascondano in realtà il vecchio lancia-fulmini.
È proprio nella religione, comunque, che c’è un certo contrasto rispetto alla società civile dell’epoca: il pantheon greco è pieno di divinità femminili che farebbero impallidire gran parte dei corrispettivi maschili.
È proprio tra queste divinità che, forse, possiamo trovare alcuni dei personaggi che vedremo nella serie TV Kaos su Netflix, nel corso dei prossimi mesi.
Quando si parla di identità di genere, potere e vita negli inferi e, secondo alcune fonti, anche di criminalità, determinate figure mitologiche non possono non venire in mente alla stessa velocità raggiunta dai celebri sandali alati di Ermes / Mercurio, il messaggero celeste di cui andremo a parlare più avanti.
Il nome della serie si riferisce chiaramente al Caos primordiale che, secondo la cosmogonia greca, è un abisso vuoto personificato nella divinità primordiale di Caos, appunto. Dopo di lui vengono:
Da Caos, inoltre, nascono Erebus (l’Oscurità) e Nyx (la Notte). Fra le altre divinità primordiali vediamo anche Urano e suo figlio, Crono, di cui tratteremo tra poco e da cui, in sostanza, nasceranno le divinità dell’Olimpo che tutti conosciamo.
Fondamentalmente la serie Kaos su Netflix potrebbe essere un prequel del mito degli dèi dell’Olimpo? Non è inverosimile. Oppure potrebbe partire da lì, e procedere man mano verso i miti più recenti.
L’ambientazione riguarderà parzialmente il regno dei morti, e quindi mi auguro di vedere anche la Gorgone: Medusa, infatti, con la sua peculiare acconciatura temuta da uomini e dèi, abita una caverna nel giardino delle Esperidi, non lontano dall’oltretomba.
Nel Simposio di Platone, il personaggio Aristofane spiega che non esistono soltanto due generi: oltre all’uomo, figlio del Sole, e alla donna, figlia della Terra, ci sono anche i figli della Luna, che possiedono tratti di entrambe le nature.
Altro caposaldo di questa tematica è Dioniso / Bacco, che spesso rappresenta l’archetipo androgino per eccellenza, e che ha come simbolo il frutto ermafrodita per antonomasia: la pigna. Oppure Tiresia, il cieco veggente che troviamo nell’Odissea, che per sette anni diventa donna per vari motivi.
Prendendo la tematica più in senso lato, non possiamo dimenticare Medea, rivoluzionaria femminista ante litteram, nel cui mito -tra l’altro- non mancano le possibili letture di tematiche xenofobe piuttosto contemporanee.
Fra le probabili tematiche inserirei lo scontro generazionale fra i Titani, culminato nell’evirazione di Urano, divinità primordiale del cielo, da parte del figlio Crono, divinità primordiale del tempo e del raccolto: l’elemento terreno che soverchia quello celeste, in un certo senso l’opposto di quello che succede nella mitologia norrena.
Ancora più gustoso è lo scontro disperato fra Crono stesso e la generazione successiva, rappresentata dai fratelli Zeus, Ade e Poseidone. In quell’occasione il potere sull’universo viene diviso fra i tre fratelli: a Zeus spetta il regno dei cieli, ad Ade tocca il mondo sotterraneo, mentre a Poseidone resta Aquaman il regno del mare.
Il potere che domina e soggioga gli avversari, inoltre, è personificato da una vecchia conoscenza dei videogiocatori: Cratos, figlio del titano Pallante, che si allea con Zeus contro i Titani. Sì, proprio il Kratos di God of War, che però nella saga videoludica è figlio di Zeus e si allea con i Titani contro gli dèi dell’Olimpo.
Una mia ipotesi è che si narrerà della figlia di Demetra / Cerere (quella della birra Ceres) e Zeus / Giove, nonché sposa di Ade / Plutone: la dèa Persefone / Proserpina, che trascorre l’autunno e l’inverno nel regno dei morti, nel ruolo di regina degli inferi, mentre in primavera e in estate torna a casa di mamma, facendo fiorire la terra al suo passaggio.
Oppure la serie potrebbe esplorare il mito che riguarda il poeta, cantore, argonauta nonché virtuoso della lira (lo strumento musicale) Orfeo, e la sua travagliata storia d’amore con la bella Euridice, evidentemente di salute parecchio cagionevole. Il nostro Bardo ante litteram, infatti, intraprende un viaggio negli Inferi, charmando a destra e a manca con la sua musica, e ottiene di riportare tra i vivi la sua amata. Peccato che, oltre ad aver inventato la lira a nove corde e probabilmente anche il blues, Orfeo nutra anche una certa diffidenza negli dèi dell’oltretomba, e quindi infrange più o meno involontariamente il patto con gli dèi degli Inferi. Il risultato? Euridice muore. Di nuovo.
Quando si parla di criminalità non si può non coinvolgere Ermes / Mercurio, che è sì il messaggero degli dèi, ma anche è il dio dell’inganno, dei ladri e dei bugiardi: un affascinante quanto disonesto affabulatore, un po’ come il Loki della mitologia norrena.
Nella serie TV, inoltre, inserirei una menzione d’onore per Herostratus, uno dei più noti criminali dell’antica Grecia: un piromane condannato a morte per aver bruciato il Tempio di Artemide ad Efeso, una delle Sette Meraviglie di Age of Empires del mondo antico.
La serie TV Kaos su Netflix esplorerà, come abbiamo visto, anche le tematiche legate all’identità di genere. E va benissimo: le serie TV sono un ottimo promotore per l’evoluzione della società e per l’abbandono di qualunque forma di discriminazione.
Uno dei rischi connessi alla produzione Netflix, però, è quella di vedere divinità e personaggi caratterizzati, magari, da una carnagione eburnea (bianchissima) o viceversa, che vengono interpretati da attori che hanno un aspetto che c’entra poco o nulla.
Ora, non dovrebbe essere necessario chiarire il proprio punto di vista in merito, ma lo farò per evitare fraintendimenti: sostengo la cultura della diversità e dell’inclusione fin da prima che fosse glamour.
Se parliamo di Zeus / Giove, il Padre degli dèi, che nella letteratura non ha un aspetto fisico ben preciso (a parte la barba e i capelli lunghi), non avrei alcun problema se optassero ad esempio per:
o per un qualunque altro attore di colore con un’età e una presenza scenica adeguate.
Perché proprio un attore di colore? Perché uno dei nomi attributi a Zeus è Aethiops (“dal volto bruciato“), che in genere può indicare le popolazioni africane a Sud dell’Egitto o anche quelle Indiane, e che risuona peculiarmente simile al termine Etiope.
Anche un Ermes / Mercurio potrebbe avere la pelle scura o i tratti orientali, visto che in molti mosaici viene rappresentato con un incarnato più scuro rispetto a quello degli dèi vicini, e in fondo la serie sarà ambientata ai giorni nostri. Atena / Minerva e Ares / Marte, inoltre, tradizionalmente hanno un incarnato tendente al bronzeo e, -tanto per fare un esempio- potrebbero benissimo essere interpretati da un attore nativo americano.
Sarei assolutamente contrario, invece, a vedere un interprete con un aspetto tipicamente Nord-Europeo per Sileno, divinità dei boschi dalla pelle scura e dai tratti sostanzialmente africani, fosse anche il mio attore preferito!
Che, per la cronaca, è quel geniaccio di Christoph Waltz.
Potrei proporre dozzine di altri esempi, ma credo che sia il caso di fermarsi, per il momento.
Se invece stiamo parlando, ad esempio, di Era / Giunone, il cui epiteto nell’Iliade è “dalle bianche braccia“, sono convinto che non si debba stravolgere il personaggio per una scelta non legata allo show o alla mitologia classica.
Afrodite / Venere viene generalmente descritta con una carnagione candida ma con i capelli scuri, tanto che alcuni dei suoi epiteti sono proprio Melaina e Skotia, cioè la nera / la scura.
Apollo dovrà necessariamente essere biondo, così come Eros / Cupido, dato che il loro epiteto riguarda proprio i capelli d’oro. Demetra / Cerere invece viene descritta come fulva, mentre per Dioniso / Bacco la situazione non è chiara: per Omero ha i capelli scuri tipici delle popolazioni mediterranee, mentre per Euripide ha una carnagione molto chiara.
Potremmo andare avanti così per ore, ma mi fermo qui e sottolineo un concetto: in fondo per i Greci l’aspetto fisico delle divinità era molto, molto, molto meno importante degli attributi legati alla figura divina, come ad esempio il fulmine di Zeus / Giove, oppure l’egida e l’elmo di Atena / Minerva.
Siamo in pieno revival della mitologia classica, sia greca sia romana: basti pensare all’annuncio nel corso dell’E3 2018 di Assassin’s Creed: Odyssey, titolo Ubisoft dall’imminente uscita per cui abbiamo anche realizzato numerose guide; oppure si pensi ai primi capitoli della saga di God of War, che ora è arrivato a muovere i propri passi nella mitologia norrena e per cui abbiamo realizzato delle guide esaustive.
Non va dimenticato, infine, il film italiano, uscito quest’estate, che ripropone la mitologia greca in chiave moderna: sto parlando di Ulysses: a dark Odyssey.
This post was published on 3 Ottobre 2018 20:01
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