I Simpson non è solo il titolo di una serie tv animata, è l’inizio di un’era, è una filosofia di vita, è una catena indistruttibile che congiunge diverse generazioni. I Simpson si sono tramandati da padre in figlio come un’eredità storica e sociale. Ma non vogliamo fare discorsi socio-politici-economici-filologici sulla serie di Matt Groening: il nostro intento ora è ricordare con leggerezza uno dei titoli più divertenti che siano mai apparsi nella sesta generazione di console: The Simpsons: Hit & Run.
No, non ho detto uno dei migliori, perché non si può esagerare in questo modo lampante, ma uno dei più divertenti lo era senza dubbio. La città di Springfield a nostra completa disposizione, da esplorare a bordo di auto storiche della serie, guidate dai personaggi della nostra serie tv preferita. Homer avrebbe solo un commento da fare: MITICO! (Leggetelo con la voce di Tonino Accolla).
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Perché nessuno pensa ai bambini??!!! Questo direbbe Helen Lovejoy, se avesse sotto mano una copia di GTA. Ebbene, Radical Entertainment sembra abbia voluto accontentarla sviluppando quello che da tutti è stato considerato per anni il “GTA per bambini”. Ah, ah (leggetela con la voce di Nelson)… certo, per bambini. Io quando ci giocai non ero proprio un bambino e avevo già sulle spalle le esperienze di GTA III e di Vice City, eppure più volte sono stato vicinissimo alle lacrime e a considerarmi un bambino speciale come Ralph a causa della mia assoluta incapacità a finire le missioni con naturalezza, cosa che ci si aspetterebbe da un gioco per bambini.
Io The Simpsons: Hit & Run lo finii, ma quante camicie dovetti sudare? L’incubo peggiore di chi approcciò a quel gioco fu quel dannatissimo cronometro. Sì, perché il 90% delle missioni da svolgere in Hit & Run prevedevano un tempo limite e questo, spesso, era il minimo del minimo del minimo indispensabile per portare a termine i compiti che ci venivano affidati. Cose semplicissime come raccogliere oggetti, andare da un punto A a un punto B, diventavano un calvario perché i secondi concessi non sarebbero bastati neanche a Homer per ingurgitare una ciambella.
The Simpsons: Hit & Run era difficile, terribilmente difficile, e queste sono parole dure, parole dure di un tipo davvero strano. Era però divertentissimo, tanto da farci dimenticare del mondo reale intorno a noi e catapultarci a Springfield. Chi di noi non ha mai imitato la voce del proprio personaggio preferito o ripetuto fino alla nausea una battuta ricorrente della serie? Con Hit & Run potevamo diventare abitanti del microcosmo creato da Groening e interagire con esso… senza perdere tempo però. I personaggi giocabili erano Homer, Bart, Marge, Lisa e Apu, impegnati in varie tipologie di missioni sempre all’insegna della velocità e delle scorciatoie di cui Springfield era disseminata per tagliare un bel po’ di strada (enormi vetrate con il faccione di Krusty il clown) .
Le missioni che ci trovavamo ad affrontare spaziavano da Distruzione, in cui l’obiettivo era distruggere un’auto avversaria nel tempo limite, a Segui e raccogli, in cui dovevamo inseguire un’auto e raccogliere gli oggetti che lasciava dietro di sé; divertentissime anche le missioni Attento alle spalle, che ci obbligavano a seminare uno scocciatore, e Arriva primo!, in cui partiva la gara prepotente per arrivare al traguardo per primi. L’interfaccia di gioco non aveva nulla da invidiare a un capitolo di GTA con tanto di mini-mappa su schermo che ci indicava la direzione giusta con un segnale a cono che si accorciava quando eravamo più vicini all’obiettivo, marcatore che ricordava maggiormente un altro titolo storico del genere: Driver.
In alto a sinistra, oltre al cronometro, aveva posto un cerchio al cui interno veniva inserito il luogo da raggiungere (centrale nucleare, scuola elementare) o il viso del guidatore avversario da battere. La città era abbastanza grande, tanto da essere divisa in tre zone principali: Evergreen Terrace, dove abita la famiglia Simpson e si trovano alcuni dei luoghi più iconici della serie, come la scuola elementare, la centrale nucleare, la casa di riposo dove è rinchiuso il nonno e il Jet Market; Down Town, zona in cui sono situati il bar di Boe, l’ospedale, la scuola guida di Patty e Selma; Squidport, la zona portuale con i Krusty Studios e la diga del lago di Springfield.
Tra adrenalinici inseguimenti e testa coda che ci facevano esclamare: “Per mille carrozzelle!”, il pingue commissario Winchester che faceva? Dormiva? Forse, ma in Hit & Run, commettere troppe infrazioni attirava eccome l’attenzione della polizia. Se si veniva catturati, non si subiva la sorte di Tommy Vercetti, ma una salata multa non ce la toglieva nessuno. A completare il tutto c’era il doppiaggio originale del cartone animato, fattore indispensabile per godersi appieno un prodotto ispirato ai Simpson.
Devo ammettere che non tocco Hit & Run da una decina di anni, quindi non so se mi risulterebbe difficile ancora oggi completare le sue missioni. Probabilmente sì, un po’ per lo stile arcade della guida che non facilitava certo il compito e un po’ perché ci siamo rammolliti un po’ tutti, dai, siamo sinceri con noi stessi. È molto più semplice finire un GTA V che il videogioco dei Simpson, dovrete convenire con me e non siete d’accordo, ciucciatevi il calzino.
A questo punto, non ci si può esimere da una richiesta accorata: sviluppate una remaster di The Simpsons: Hit & Run! Non so che fine abbiate fatto voi ragazzi di Radical Entertainment, ma se siete in ascolto accogliete la nostra supplica! E che cacchio!
This post was published on 21 Settembre 2018 11:54
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