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Speciali

[La tana dell’Orso] Rune, il sangue di Loki e la mitologia norrena

Siamo giunti ormai al quarto appuntamento della Tana dell’Orso, il rifugio per player burberi e scontrosi, appassionati di mitologia e ricercatori dell’occulto; in questa quarta puntata parleremo dello strettissimo legame tra Rune e la mitologia norrena. No, non tratteremo le rune della mitologia nordica, ma porremo sotto la nostra mistica lente d’ingrandimento il videogame Rune, pubblicato nel lontano 2000.

Si tratta di un titolo sconosciuto ai più, ma che merita di essere giocato e apprezzato per aver riproposto l’epica vichinga con la linearità e i ritmi dei racconti orali, poi codificati nell’Edda Poetica e nelle opere di Snorri Sturluson, risalenti al XIII secolo.

Dopo aver visto quanto pesa la mitologia norrena in Max Payne, tuffiamoci di nuovo nelle storie dei Nove Regni e di Yggdrasill, con il beneplacito dei corvi Huginn e Muninn.

La trama di Rune, o Rune Classic

Tempo di asce, tempo di spade, s’infrangeranno scudi, tempo di venti, tempo di lupi, prima che il mondo crolli. Neppure un uomo un altro ne risparmierà. S’agitano i figli di Mímir; si compie il destino al suono del possente Gjallarhorn. Forte soffia Heimdallr, il corno è nell’aria. […] Trema d’Yggdrasill il frassino eretto, geme l’antico albero, lo jotunn è libero. Tutti temono sulla strada degli inferi, che la stirpe di Surtr li inghiotta.

Aaaah, torniamo ai bei vecchi tempi.
Loki, l’Ingannatore, impazzisce e vuole distruggere il mondo. Odino, il Padre, lo agguanta per la collottola e lo imprigiona nelle viscere della terra, con un immenso serpente che lo stritola e gli fa sgocciolare veleno sul torace aperto. Aperto, nel senso di privo di sterno e parte delle costole. Non fate arrabbiare Odino.

Il Padre pone su Midgard, il nostro mondo, alcune stele di pietra, chiamate Sacre Rune, che Loki intende distruggere per scatenare il Ragnarok e la Fine di tutte le Cose. A guardia di queste Sacre Rune viene posta una famiglia, che le custodirà e si tramanderà il compito di generazione in generazione.

Fast-forward per un tempo non determinato.
Ragnar Jarlson, membro di questa famiglia di custodi, è appena diventato uomo, e quindi parte con tutta la famiglia per liberare un villaggio dall’assedio del malvagio Conrack, la loro personale nemesi di famiglia.

Navigando navigando, l’allegra famigliola giunge in vista del villaggio, ma viene obliterata da Conrack che, nel frattempo, ha ricevuto poteri magici da Loki. Che sfiga!

Ovviamente Ragnar è l’unico superstite, e anticipando di circa 13 anni l’intro della serie TV Vikings, il nostro giovane eroe si inabissa tra le fredde onde, non lontano dai cadaveri del proprio padre e degli altri membri della sfortunata famiglia.

Il viaggio di Ragnar

Invece di affogare, trascinato verso il fondo dal peso dell’usbergo e dell’equipaggiamento bellico, Ragnar nuota verso il fondo del mare, dove trova una caverna piena di gustose lucertole da sgranocchiare. Ah, e gli viene anche affidata una missione sacra dall’avatar di Odino, tra una tartàre di lucertola e l’altra: dovrà abbattere l’agente di Loki, Conrack, che intende distruggere le Sacre Rune per liberare l’Ingannatore e dare quindi il via al Ragnarok.

I suoi passi lo condurranno in una rete di caverne subacquee, tra enormi granchi combattivi, per poi finire in Helheim: l’oltretomba, il regno di Hel -appunto-, figlia di Loki e imprigionata anch’essa da Odino.

Incontreremo anche alcuni robusti e tarchiati alleati di Conrack: il popolo dei Nani! Questi, però, non sono nani burberi ma simpatici: sono gli originali a cui si ispirano i Duergar che tutti conosciamo. Dovremo combattere dei corazzatissimi dvergar, oltre a orde di non-morti armati di tutto punto; potremo saccheggiarne le armi e usarle contro di loro, ma dovremo anche superare labirinti e puzzle in cui bisogna usare la testa.

Quella di Ragnar, non le teste di lucertole che il nostro eroe dallo stomaco di ferro continua a sgranocchiare per curare le proprie ferite. Ozzy, sei tu?

I due finali di Rune Classic

In sostanza alla fine troveremo il modo di sconfiggere Conrack: bisogna diventare potenti quanto lui, e quindi ci tufferemo nel sangue avvelenato e maledetto di Loki, che scorre in tutta la sua prigione, per trasformarci in una mostruosa macchina da combattimento. Accopperemo il malvagio Conrack e salveremo le Sacre Rune, ottemperando quindi ai nostri doveri di famiglia.

Deux ex machina: Odino ci porterà nel Valhalla attraverso il Bifrost, restituendoci le nostre fattezze umane e accogliendoci nell’equivalente norreno del Paradiso.

Tutto è ben quel che finisce bene. A meno che non si scelga il finale alternativo di Rune: infrangere noi stessi le Sacre Rune, e finire nella prigione di Loki mentre il Ragnarok imperversa su Midgard, preceduto dal Lungo Inverno: il Fimbulvetr. Sì, esatto: lo stesso terribile, interminabile inverno che fa da sfondo al primo Max Payne.

Rune e la mitologia norrena de noantri

Ricapitolando, in Rune (ora chiamato anche Rune Classic), non ci sono particolari significati nascosti. Niente indizi da notare alla terza giocata, niente colpi di scena, nessun superamento della quarta parete. È un gioco duro e puro: devi picchiare mostri fino a vendicarti, completando nel contempo la missione. A volte è refreshing, soprattutto dopo un’analisi circonvoluta come quella su Darksiders e l’Apocalisse di Giovanni, o come un viaggio nell’oscurità lovecraftiana di Bloodborne.

Purtroppo il titolo di “La mitologia nordica secondo Sora Lella” non dev’essere sembrato sufficientemente catchy, e quindi l’hanno chiamato Rune. Classic.

Mentre il nostro Ragnar accumula armi sempre più massicce e ignoranti, viaggiamo insieme a lui in un mito semplificato: Odino simboleggia l’Ordine, il Bene e la Creazione, mentre Loki rappresenta il Caos, il Male e la Distruzione. Ciascuna di queste due divinità ha un campione: Ragnar combatte per Odino, mentre Conrack appoggia Loki.

Bene contro Male, ma anche Ordine contro Caos; il Campione deve immergersi temporaneamente nel Male -qui rappresentato dal sangue di Loki– per usare contro il Lato Oscuro le sue stesse armi, fino a sacrificare sé stesso e la propria anima pur di far trionfare il Bene.

Non è esattamente un topos mai visto prima, ma il gioco è ben fatto, e ci permette di combattere contro vichinghi, goblin, scheletri, nani, serpenti, granchi, pesci e mostri demoniaci; con Ragnar attraversiamo una cinquantina di livelli, alcuni più labirintici di altri, sgranocchiando la fauna locale ed esplorando stanze nascoste alla ricerca delle rune da cui il gioco prende il nome, che ci conferiscono poteri sovrannaturali che variano anche in base all’arma che impugniamo.

La punizione di Loki e l’origine dei terremoti

Per il resto vediamo molti riferimenti alla mitologia nordica, ma niente di fondamentale ai fini del gioco: vengono nominati Hel, figlia di Loki, e Baldr, figlio di Odino ucciso indirettamente da Loki, ma troviamo anche un accenno all’enorme serpente Jormungand / Miðgarðsormr, e poi c’è la punizione inflitta a Loki per l’uccisione di Baldr e per le sue mille altre malefatte. Una punizione che rimanda a quella di Prometeo, se ci pensate.

L’Ingannatore, infatti, viene condannato a essere incatenato a una roccia, con un serpente che gli fa gocciolare del veleno sul viso. Per fortuna di Loki, sua moglie Sigyn è lì, a raccogliere il veleno del serpente in una ciotola; per sua sfortuna, invece, ogni tanto la ciotola si riempie e va svuotata, e in quel lasso di tempo il veleno del serpente lo colpisce sul volto, provocandogli tremori talmente forti da dare origine ai terremoti su Midgard, cioè il nostro mondo.

Loki e Sigyn nel “Die nordischen Göttersagen” di Ludwig Pietsch, 1865

Insomma, i terremoti non vengono provocati né dai complotti vari, né dal caldo fuori stagione, né dal vento né da altre baggianate del genere: in realtà sono le convulsioni di Loki, provocate dal veleno del serpente posto appositamente lì da Skaði, la gigantesca sciatrice accolta tra i Vanir, nonché dea della montagna e della caccia, ed ex-moglie di Njǫrðr, il nordico dio del mare e del vento. Se dobbiamo inventare improbabili cause dei terremoti, facciamolo bene!

Il sequel di Rune: Rune (Ragnarok)

Magari possiamo cogliere l’occasione per rigiocare il classico Rune, in attesa dell’uscita del sequel spirituale del gioco: Rune Ragnarok, o anche solo Rune, in cui affronteremo alcune tra le entità più potenti della mitologia nordica. Nei vari trailer s’intravedono giganti, draghi, Fenrir e anche divinità vere e proprie. A proposito, ora vi beccate Flicker of Light, il trailer di Rune che finora ho gradito maggiormente.

«Ma dove sono le divinità? Le hai sognate? Laddrogah?», mi chiederete, giustamente. No, cari lettori, non ho assunto neanche un pezzetto di amanita muscaria essiccata: ho soltanto guardato un altro trailer di Rune, quello pre-alpha.

Va bene, ve lo faccio vedere. Ma solo perché avete letto fin qua sotto!

In questo sandbox RPG open-world, a quanto pare, non mancheranno battaglie intrise di sangue e meccaniche da action-RPG, nelle declinazioni sia PvE sia PvP.

Per maggiori informazioni basta visitare il sito ufficiale di Rune Ragnarok, che in realtà ora si chiama semplicemente Rune, in tributo al gioco originale che costituisce le fondamenta del titolo action-RPG; sul sito trovate anche diversi video di gameplay della fase Alpha, e c’è anche la possibilità di effettuare il pre-order di Rune.

Questo nuovo Rune uscirà nell’ultimo trimestre del 2018, cioè qualche settimana dopo la data di lancio precedentemente annunciata.  Gli sviluppatori di Human Head Studios, infatto, hanno fatto sapere che il lancio è stato posticipato all’inverno del 2018 per avere tempo sufficiente per inserire parecchi nuovi elementi, tra cui: la possibilità di giocare con un protagonista maschile o femminile, un sistema di combattimento più curato, tante quest aggiuntive, un nuovo sistema di crafting e costruzioni, ma anche Draghi, mostri marini e una mappa sempre più ampia.

Dalla Tana, finalmente tornata fresca dopo una torrida estate, il vostro Orso annuisce soddisfatto, mentre pre-ordina Rune, il sequel di quello che ora si chiama Rune Classic.

Grazie per aver letto fin qui, e vi do appuntamento alla prossima uscita della rubrica!

This post was published on 26 Settembre 2018 16:45

Pierluigi Michetti

Pierluigi è un abruzzese di 33 anni, cittadino d'Europa e appassionato non soltanto di tutto ciò che sia vagamente fantasy, ma anche di mitologia, rievocazione storica e rasatura tradizionale. Cresciuto a pane, olio d'oliva, videogame di ruolo, letteratura fantasy, lezioni di pianoforte ed heavy metal, studia Scienze Politiche, prima, Pubblicità e Marketing, poi, e a metà della storia si ritrova a fare il copywriter e il redattore. Dopo aver adorato D&D 3.5, Sine Requie, Il Richiamo di Cthulhu e altri titoli meno celebri, si ritrova quasi per caso a sfogliare il PHB e la DMG di D&D 5E, e lì viene risucchiato in un vortice dimensionale senza via di scampo. Dopo aver giocato il Guerriero / Chierico per una dozzina d'anni, attualmente si diverte con un Barbaro in una campagna, fa il DM in una seconda, e gioca (male) un Warlock Legale-Malvagio in una terza, sempre con lo stesso gruppo. In tenera età, armato di un Amiga Commodore 64 e un SEGA Master System II Plus, inizia a esplorare il multiverso videoludico; la vera passione, però, sboccia soltanto con l'arrivo di un Pentium 1 133 MHz. I titoli amati, in ordine sparso: da Age of Empires a Earthsiege 2, da Earth 2140 a Carmageddon, e poi SimCity, SimCopter, i simulatori di volo, Populous, Black & White, Monkey Island, Wolfenstein, BloodRayne, Planescape: Torment, i Baldur's Gate (inclusi i Dark Alliance), Dark Forces, senza dimenticare Ultima Online, World of Warcraft, i due Knights of the Old Republic (giocati più volte di quel che il pudore mi consente di ammettere), Star Wars the Old Republic, i vari Max Payne, i Vampire the Masquerade: Redemption e Bloodlines, Kingdom Come: Deliverance e naturalmente la saga di The Witcher, quella di Dragon Age, i vari The Elder Scrolls (incluso l'Online) e soprattutto quella di Mass Effect, di cui è perdutamente innamorato. Dopo una primissima adolescenza trascorsa in compagnia dei romanzi di Tom Clancy e Bukowski, spicca il volo con gli autori canonici, tra cui Tolkien, G. R. R. Martin, J. K. Rowling, Weis - Hickman, Terry Pratchett, Stephen King, Gemmell, Howard e -in parte- Terry Brooks; attualmente adora la prosa di H. P. Lovecraft ma non tanto la sua poesia, divora Luk'janenko, Sapkowski, Karpyshyn, Zahn e tutto l'Universo Espanso di Star Wars.

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