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Speciali

Primal – C’erano una volta una mezzosangue e un gargoyle…

Ci sono giochi che rimangono nella memoria anche dopo anni di distanza, nonostante non sia abbia avuto la possibilità di rigiocarci in tempi recenti. Questo accade perché esistono titoli che riescono a colpire nel segno, a individuare i tuoi punti deboli come se ti conoscessero nel profondo, come se fossero stati creati proprio per te. Nel mio caso, ciò accade con Primal, videogioco del 2003 di SCEE Cambridge Studio uscito in esclusiva su Playstation 2.

Quando mi viene chiesta una classifica dei miei videogiochi preferiti, Primal c’è sempre. Come spesso mi succedeva all’epoca, non presi quel videogioco immaginando che mi sarei ritrovato in possesso di un capolavoro indimenticabile e invece, dopo soli pochi minuti, capii che Primal aveva qualcosa in più degli altri, una “luccicanza” che lo rendeva unico.

Se vi siete persi gli articoli precedenti dedicati al retrogaming potrete ritrovarli comodamente tutti a questo link. Troverete Final Fantasy, Resident Evil, Silent Hill e molte altre chicche raccolte solo per voi!

Primal: una ragazza al servizio dell’Ordine e del Caos

Una “tranquilla” serata in discoteca ad ascoltare la rock band in cui suona il suo ragazzo, cosa potrebbe mai andare storto? Questo pensava Jennifer – Jen per gli amici – la giovane protagonista di Primal. Avrebbe avuto ragione, se il mondo che noi tutti conosciamo non fosse in realtà un semplice paravento. A quella serata, c’è un ospite non invitato: un demone mutaforma che attacca i due ragazzi, rapendo lui e lasciando lei in stato di incoscienza.

Jen è in coma all’ospedale, ma fa la sua comparsa nella stanza in cui è ricoverata un buffo personaggio, almeno a prima vista: un piccolo e tozzo gargoyle di nome Scree. L’essere riesce a richiamare a sé lo spirito della ragazza che, sorpresa, vede se stessa distesa in un letto di ospedale. Non c’è tempo per fare troppe domande, Jen deve seguire Scree. I due attraversano un portale e si ritrovano nel Nexus, il punto di congiunzione tra il mondo manifesto, Mortalis, e Oblivion, un mondo parallelo abitato da demoni.

Qui Scree le spiega che le due dimensioni si compensano a vicenda, ma per rimanere stabili hanno bisogno dell’equilibrio perfetto tra Ordine e Caos. Questo è garantito da Chronos che dispensa bene e male in egual misura nel mondo. Qualcosa, però, è andato storto e ora questo equilibrio sembra essere stato spezzato. Il gargoyle e la ragazza devono esplorare i quattro regni di Oblivion per rimettere le cose a posto.

Perché è stata scelta proprio Jen? Perché è una mezzosangue, metà umana e metà demone, in grado di trasformarsi sfruttando abilità incredibili. Inizia così un’avventura senza precedenti.

Quattro regni da rimettere in ordine… e caos

La dimensione di Oblivion è composta da quattro regni in cui devono vigere ordine e caos in modo equilibrato. La bilancia, però, si sta spostando pericolosamente verso il caos e questo non va bene. Toccava a noi risolvere la spinosa questione esplorando quattro macro-livelli diversissimi gli uni dagli altri. Ogni regno presente in Primal era contrassegnato da un simbolo e da un colore. Il primo in cui mettevamo piede era Solum.

Solum è un reame alleato dell’ordine in cui è sempre inverno. Una tormenta continua e incessante sommerge il regno di neve, lasciando solo alcune rovine a fare da baluardo architettonico. Chi mi conosce bene sa che io amo l’inverno. Non sopporto il caldo, se fosse per me, il calendario sarebbe composto di soli mesi invernali. Potete immaginare il mio stupore nel vedere Solum. Tutta quella neve, quella sensazione di freddo gelido, paradossalmente, mi riscaldarono il cuore. A Solum vive una razza tribale chiamata Ferai, uomini dall’aspetto caprino, simili ai satiri. Questi erano i primi nemici che affrontavamo nel gioco.

Il secondo regno era Aquis, contrassegnato dal colore azzurro. Come si evince dal nome, questo mondo si trova sull’acqua, di terraferma ce n’è poca. Visitare Aquis è come trovarsi su un arcipelago tropicale, tra spiagge con sabbia finissima e cielo così terso da fare a gara con l’acqua per limpidezza. Se Jen, a Solum, si lamentava continuamente del clima rigido, qui la giovane eroina per caso spesso si ferma a rilassarsi nonostante una missione da compiere. Jen è la mia nemesi: a me il mare non è mai piaciuto granché. Non solo, a me hanno sempre fatto un po’ “paura” i livelli ambientati sott’acqua e ad Aquis nove volte su dieci bisogna tuffarsi e rimanerci pure a lungo. Jen può trasformarsi in undine, la razza che popola questo reame, io invece non so nuotare. Insomma, non comporremmo una bella coppia. Primal era bello anche per questo, però. Come ho detto nell’introduzione, ci sono giochi che colpiscono più di altri perché sembrano conoscerti. Ebbene, Primal mi conosce bene e sa che a Solum ci vivrei benissimo, ad Aquis proprio no.

Il terzo regno di Oblivion si chiamava Aetha… e qui, dopo qualche secondo per riprendermi dalla meraviglia che mi aveva colto, scattai in piedi e feci una standing ovation ai level designer di SCEE. Primal aveva ancora una volta colto nel segno: Aetha era un regno che ricordava una città europea del Settecento (periodo storico che mi piace moltissimo sia in letteratura che nel mondo dei videogiochi), in cui la pioggia non cessava mai di cadere. Sono un pluviofilo, lo ammetto. No, non è una cosa brutta, significa amante della pioggia. Quando piove mi sento felice e sereno, rilassato come mai in qualsiasi altra situazione. A Aetha c’era tutto ciò che adoravo e adoro tuttora: un clima opprimente, toni cupi e asfissianti. Se mi dicessero di preparare le valigie e partire per Aetha, lo farei di corsa. Ah, nel regno di Aetha c’erano anche una classe povera vessata dai potenti, un conte e una contessa che #vampirismoportamivia e sacrifici umani. Il paradiso.

Il quarto e ultimo regno mise un altro dito in una mia piaga. Volca è il reame di colore rosso, quello che mi piacque meno. Ammetto che, dopo aver visitato Aetha, rimasi molto deluso da Volca. Una rivisitazione dell’Antico Egitto con fuoco dappertutto e ambientazioni tendenti a un arancione che faceva male agli occhi. Anche dal punto di vista narrativo, quell’ultimo reame mi apparve meno ispirato. Probabilmente perché lo vedevo con pregiudizio, con gli occhi di chi aveva visitato il posto più bello del mondo per poi tornare a casa dalla suocera e dal datore di lavoro.

Va bene, ma Primal cos’era?

Ok, tutto molto bello, ma Primal che tipo di gioco era? Fondamentalmente, un action/adventure in cui avevamo la possibilità di controllare entrambi i personaggi switchando da uno all’altro in qualsiasi momento. Molti enigmi potevano essere risolti proprio grazie a questa meccanica. Scree, infatti, aveva l’abilità di trasformarsi in una statua, ciò ci rendeva più agevoli alcune azioni. Un esempio: tra noi e l’obiettivo si parava uno strapiombo? Potevamo switchare su Scree, trasformarci in pietra, ritornare in Jen, avvolgere una corda attorno a Scree pietrificato e scendere al livello inferiore.

Scree era in grado anche di possedere altre statue e arrampicarsi sui muri. Jen, invece, in quanto mezzosangue, poteva trasformarsi in quattro forme demoniache diverse, ognuna con le proprie abilità e punti di forza. Non mancavano i combattimenti. Quando i nemici si accorgevano della nostra presenza, la telecamera cambiava inquadratura e si accentrava dando la sensazione di giocare a un picchiaduro. Jen e il nemico venivano posti uno di fronte all’altro intenti a combattere. Era necessario fare attenzione all’energia demoniaca di Jen che poteva prosciugarsi. Per non rimanere a secco durante un combattimento, bisognava fare scorta di gemme. Importantissime anche le fontane di energia che consentivano alla protagonista di ricaricarsi prima e dopo uno scontro.

All’epoca, Jennifer venne considerata la “nuova Lara Croft”, esagerando un pochino. I giochi sono sostanzialmente diversi sotto molti aspetti e anche le caratteristiche delle due fanciulle differivano. C’è da dire che Jen avrebbe avuto le potenzialità per diventare un’icona duratura nel tempo, invece purtroppo di Primal ne è stato prodotto solo uno, mentre Lara è protagonista indiscussa del mondo dei videogiochi da più di 20 anni.

A questo punto, però, la domanda è d’obbligo: ma una remaster di Primal? Un secondo capitolo non pensiamo che sarà mai in programma, ma tornare a Aetha non ci darebbe poi così fastidio, nonostante ci siano strane persone a cui la pioggia non piace. Per loro c’è sempre Aquis.

Ah, informazione di servizio: Primal è disponibile come PS2 Classic su PS4. È attualmente attiva una promozione che mette a disposizione molti giochi a meno di 10 euro. Tra questi c’è proprio Primal, al prezzo imperdibile di €4,99. Approfittatene e divertitevi!

This post was published on 24 Agosto 2018 12:21

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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