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Speciali

Canis Canem Edit: bullo o secchione?

Rockstar Games non è solo GTA e Red Dead Redemption. Negli anni, l’azienda ha saputo reinventare la formula della libera esplorazione e non si è fatta mancare esperienze di gioco diverse da quelle per cui è diventata maggiormente iconica tra i giocatori. È Rockstar ad aver pubblicato la serie di Max Payne, sviluppata da Remedy, è sempre Rockstar ad aver creato uno dei titoli più controversi delle passate generazioni: Manhunt.

È quando decide di dare al giocatore le chiavi in mano di un mondo da esplorare, però, che Rockstar diventa una delle aziende più amate nel mondo dei videogiochi. Nel 2006, viene sviluppato dalla divisione di Vancouver una di quelle reinvenzioni a cui abbiamo accennato: Canis Canem Edit. Ambientato in una scuola privata, il titolo scolastico GTA-like è una delle opere con il più alto tasso di divertimento mai create da Rockstar.

Se vi siete persi gli articoli precedenti dedicati al retrogaming potrete ritrovarli comodamente tutti a questo link. Troverete Final Fantasy, Resident Evil, Silent Hill e molte altre chicche raccolte solo per voi!

La fionda è una nostra fedele alleata.

 

Abbasso la scuola… o no?

Il protagonista di Canis Canem Edit è il quindicenne dal carattere difficile Jimmy Hopkins. Espulso da tutte le scuole che ha frequentato, viene letteralmente sbattuto alla Bullworth Academy, una scuola privata del New England, dalla madre che non ne può proprio più. Non che la madre sia tanto meglio! Si è sposata ben cinque volte e non appare come una mamma da prendere come esempio. Insomma, la vita di Jimmy non è mai stata rose e fiori.

Il ragazzo ribelle, una volta varcata la soglia del campus, non dovrà vedersela solo con la routine scolastica, ma anche con un microcosmo fatto di personaggi bizzarri e grotteschi (ancora adesso ho gli incubi per la cuoca della mensa) e gang che si sfidano per il controllo della struttura. Al di sopra di tutti, ma forse non è proprio così, c’è l’autoritario preside Crabblesnitch che non fa nulla per risultare simpatico.

Ciò che mi colpì quando giocai per la prima volta a Canis Canem Edit su PS2 fu la realistica sensazione di essere entrato davvero a far parte di una realtà scolastica americana. Superato il cancello, si veniva accolti da un enorme cortile in cui si capiva fin da subito che, sotto lo sfarzo, si nascondeva la polvere. Si potevano così notare studenti dalle diverse livree – a seconda della fazione di appartenenza – intenti a discutere animatamente dei fatti del giorno, a darsele di santa ragione anche per futili motivi, palestrati occupati a importunare le studentesse più carine e appariscenti.

Possiamo fare amicizia o prendercela un po’ con tutti.

 

Entrati nell’edificio principale, invece, ci si parava davanti un vero paese dei balocchi. Può sembrare paradossale: come può una scuola essere il paese dei balocchi? Be’, immaginate di essere, come me, appassionati di quel genere cinematografico americano a cui appartengono titoli come Porky’s e American Pie. Vi renderete conto che solo la hall della Bullworth con tanto di stemma spiaccicato sul pavimento lucido mi apparve come una delle cose più belle mai viste in un videogioco.

La Bullworth era formata da varie sezioni collegate una all’altra. C’erano dunque i dormitori, da un lato quelli maschili, dall’altro quelli femminili (e guai a sconfinare), la palestra, la mensa, i vari corridoi con i tipici armadietti, all’interno dei quali era possibile trovare materiale scolastico o un secchione grassottello, e ovviamente le aule in cui si tenevano le lezioni. Canis Canem Edit rese divertente il suono della sveglia.

Bullo o secchione?

Jimmy Hopkins è un bullo? Non è una domanda così semplice. Rockstar diede libertà al giocatore di plasmare il carattere del giovane. In linea teorica, considerando il suo background, il giocatore avrebbe dovuto agire da bullo, ma non è così che funzionava Canis Canem Edit (cosa che non capì chi si scagliò contro questo videogioco). La Bullworth Academy è un alveare in cui tante api, invece di collaborare, cercano di spingere fuori le altre.

La guerra a suon di pallonate e smutandate vedeva frapporsi le seguenti fazioni: Bulli – riconoscibili dalla camicia bianca – senza alcun riguardo per l’autorità, per i più piccoli e per le ragazze, Palestrati – i giocatori della squadra di football della scuola – la gang più forte e difficile da battere, Grezzi – pensano di essere usciti dal musical Grease, amano gli anni 50 e la meccanica, Fighetti – i figli di papà, i più ricchi e stro**i della scuola, Secchioni – i nerd, riconoscibili dall’uniforme verde (e non solo), vittime sacrificali e bersagliati da chiunque, Reietti – non bazzicano all’interno della scuola, ma nella zona cittadina essendo studenti espulsi o non ammessi.

Da che parte stare? Prendersela con i più deboli o difenderli? Farsi amici i Fighetti per avere un tornaconto o i Palestrati per avere sempre le spalle coperte? Le possibilità sono tante. Io feci un ragionamento che all’epoca, e tuttora, mi sembrò logico: sono un videogiocatore, a chi assomiglio di più? Be’, un po’ a malincuore dovetti convenire di essere più simile ai Secchioni. Ebbene, Jimmy Hopkins, con il pad nelle mie mani, divenne un difensore dei nerd.

A lezione!

Canis Canem Edit non era una simulazione di vita scolastica, non era certo The Sims, ma anche sotto quel punto di vista, Rockstar fece un capolavoro. Il giocatore aveva la possibilità di gironzolare per la scuola, ma non come e quando pareva a lui. C’erano orari da rispettare, lezioni a cui presenziare con un orologio a schermo che scandiva il tempo, e guai a non presentarsi in aula. Se uno dei bidelli (molto aggressivi, va detto) vedeva Jimmy in cortile durante l’orario della lezione di chimica, partiva la caccia spietata con tanto di tirata d’orecchie e “mandato di comparizione” davanti al preside.

Alle 19.00 tutti a letto! Anche in questo caso, potevamo fare di testa nostra, ma attenzione ai custodi con le torce! Se poi la nostra idea era quella di far visita alle donzelle nel loro dormitorio, meglio non fare rumore, altrimenti sarebbe partito il delirio più totale. La vita all’interno della Bullworth era dinamica e divertentissima. Abbiamo parlato di lezioni… ebbene, sappiate che seguirle non era affatto così male. Ogni materia era rappresentata da un minigioco che, se completato, ci dava diritto a un bel voto in pagella.

La lezione di Ginnastica prevede partite di palla avvelenata.

 

Durante la lezione di letteratura il giocatore aveva lo scopo di trovare parole di senso compiuto anagrammando delle lettere su schermo. Durante le lezioni di chimica, il nostro obiettivo era completare un QTE tra provette e sostanze molto pericolose se mischiate tra loro. Divertenti anche le lezioni di arte, in cui era nostro compito rivelare un disegno completando un minigioco simile a Pac-Man. Altro che bullo! Il giocatore aveva la libertà di essere uno studente modello.

Canis Canem Edit è stato un gioco quasi magico perché, usciti da scuola, tanti ragazzini, una volta tornati a casa, decidevano di rientrarci indossando i vestiti di Jimmy Hopkins.

This post was published on 13 Luglio 2018 12:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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