cari Nerd e Videogiocatori, se un giorno vi capitasse mai di andare a fare un giro a Berlino, dovrete fare tappa obbligata al Computerspielemuseum Berlin, ovvero al museo dei giochi per computer di Berlino. Nato nel 1997 e rimasto sotto forma di mostra permanente fino al 2000, per undici anni circa è stato invece solo un museo virtuale, riprendendo una nuova forma “fisica” solo nel 2011, quando si trasferisce nella sede odierna nel quartiere di Friedrichshain, ex Berlino Est. Attualmente è finanziato dal governo tedesco tramite il progetto Nestor e accoglie ogni anno oltre quattrocento mila visitatori.
Arrivarci è molto semplice, si trova a pochi metri dalla fermata della metropolitana ed è a poco più di venti minuti di passeggiata dalla East Side Gallery, il tratto di Muro più lungo ancora in piedi che oggi è stato trasformato in una galleria d’arte a cielo aperto con murales di artisti dal tutto il mondo.
Situato in un contesto che definire “sovietico” è poco, il museo da fuori sembra piccolo, ma è organizzato in modo tale da comprimere il più possibile tutto quello che potevano infilarci, comprese la ricostruzione della tipica cameretta del “nerd” anni 80, poster di Rambo e NES perennemente in funzione inclusi, e quella ben più interessante di una sala giochi con cabinati arcade vari, tra cui Asteroids, Donkey Kong, Miss PacMan e Tetris. Tutti giocabili.
Perché è questo il bello del Computerspielemuseum Berlin, quasi tutto è interattivo. Oltre agli espositori pieni stipati di console anche rare, giochi o periferiche particolari, ci sono decine di stand dove è possibile provare giochi di vario genere. C’è proprio infatti una parete intera per le pietre miliari, una sezione dedicata ai giochi più importanti dalla nascita del concetto di videogioco, e vi possiamo trovare titoli tra i più diversi, come una copia originale di E.T. per Atari 2600 (di cui recentemente è stata annunciata una versione simile a quella del Mini NES e Mini SNES), che molti considerano causa del crash del mercato negli Stati Uniti del 1983, Super Mario Bros 3 per il numero di copie vendute ed il primo Tomb Raider per rilevanza culturale. L’ultimo inserito nella lista è Grand Theft Auto IV, per rilevanza culturale e per copie vendute.
Interessanti sono anche le particolarità, le piccole cose che non si possono vedere al di fuori del museo, come il controller per Atari 2600 più grande del mondo (tra piattaforma e stick, è alto oltre due metri) o la “PainStation”, più un’opera d’arte contemporanea che un effettivo cabinato, dove si gioca a Pong e il perdente riceve un feedback tattile doloroso atto a punirlo, e può essere una leggera scossa elettrica o sotto forma di calore.
Splendido l’angolo dedicato alle case sviluppatrici più piccole situate negli angoli più disparati del mondo, o l’area, purtroppo molto piccola, dedicata invece alle console e agli home computer disponibili sul mercato della Germania Est, che essendo sotto l’area di influenza dell’Unione Sovietica non aveva accesso agli esemplari sul mercato occidentale ma aveva i propri prodotti, la cui qualità era a dir poco… variabile.
Non manca una sezione dedicata all’homebrewing e al modding, oltre a videogiochi interattivi come un Pong collegato ad un proiettore dove i giocatori devono materialmente spostare le barrette per far rimbalzare la pallina o multipli di esse su una superficie piana, quasi stessero giocando ad Air Hockey. O la cosa più assurda di tutta l’esposizione: un “gioco”, se così vogliamo chiamarlo, costituito da numerose ROM di giochi per NES “remixate” i cui scenari cambiano ogni cinque secondi. Potreste ritrovarvi a combattere astronavi in uno shooter orizzontale con Link o a vagare negli scenari di Zelda con Super Mario, e molto altro. L’effetto è tanto straniante quando affascinante, dovrete cambiare metodo di gioco così spesso che non avrete tempo di abituarvici e finire un “livello” sarà quasi impossibile, ma l’effetto è davvero di impatto.
Le nuove tecnologie non vengono sicuramente lasciate da parte: c’è un’area piuttosto consistente dedicata alla realtà virtuale dotata di piattaforma interattiva equipaggiata con Oculus Rift, un’altra con Samsung Gear VR e, udite udite, un esemplare funzionante di Virtual Boy, che sotto osservazione di un tecnico dedicato potrete utilizzare prenotandovi per tempo.
Per patriottismo è inoltre allestita una piccola mostra temporanea di titoli famosi prodotti di case tedesche, alcuni giocabili come Farming Simulator 2016 ed il primo capitolo di Gothic (moddato, ma lo stesso terribilmente macchinoso). Nella lista dei titoli figurano anche il primo Far Cry – per chi non lo sapesse, Crytek è nata a Coburgo ma ora ha sede a Francoforte Sul Reno – ed il primo capitolo della saga di Sacred della ormai purtroppo defunta Ascarion. La mostra sarà allestita fino al 18 Febbraio 2018.
Ovviamente non tutto è interattivo ma è comunque interessante ed estremamente educativo vedere con i propri occhi console che hanno il doppio nella nostra età se non di più, come un esemplare funzionante di Magnavox Odyssey o di piccoli Game And Watch, oggetti che la maggior parte dei giocatori odierni non sa nemmeno siano esistiti- A proposito invece di interattività, è possibile osservare una partita tra computer di “Non T’Arrabbiare”. Non che ci si capisca molto, però è interessante lo stesso.
Un museo all’insegna della nostalgia insomma, però è stato bello vedere molti bambini accompagnati dai genitori interessarsi ai titoli più vecchi anche grazie ai ricordi dei papà e delle mamme (sì, le mamme che giocavano erano tantissime, tra cui una campionessa impegnata in un’accesissima partita a Pong con la figlia) e non snobbarli perchè “la grafica fa schifo”. Inoltre è addobbato con parecchie statue a grandezza naturale di Link, Jack&Daxter e un recentissimo Rabbids in tenuta da Super Mario, e l’immancabile Lara Croft direttamente dai titoli classici – anche se c’è una statua dedicata alla Lara del reboot. Ah, e se cercate un po’, troverete anche un certo personaggio che serpeggia nel buio.
Il museo Computerspielemuseum Berlin è visitabile tutto l’anno anche la Domenica, dalle 10 alle 20, con riduzioni di prezzo del biglietto dopo le 18. Il biglietto costa 9 euro (7 il ridotto) ed è possibile ottenere uno sconto fino al 50% se avete acquistato la Welcome Card, che da diritto a numerosi sconti non solo nei musei ma anche con i mezzi pubblici.
Per maggiori informazioni potete visitare il sito ufficiale, anche se la versione inglese ha qualche problema, in quanto visualizza purtroppo alcune parti in lingua tedesca.
This post was published on 19 Novembre 2017 16:00
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