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Speciali

Crash Bandicoot difficile come Dark Souls? Non scherziamo

Come molti di voi sicuramente sapranno, Crash Bandicoot è ufficialmente tornato. Con la Crash Bandicoot N. Sane Trilogy, il marsupiale più famoso al mondo è nuovamente sbarcato su Playstation 4, con un look completamente ringiovanito. In attesa di capire quale sarà il destino legato all’esclusività del titolo, una parte della community ha iniziato a fare uno strano accostamento. Molti gamer, infatti, hanno incontrato non poche difficoltà nell’affrontare le tre avventure di Crash incluse nella Trilogy e, per questa ragione, hanno iniziato a paragonare il gioco Activision a Dark Souls. Crash Bandicoot difficile come Dark Souls? Molti pensano di si, e le argomentazioni da loro portate sono anche piuttosto articolate.

Tuttavia, il paragone non regge. Accostare Crash ad un gioco così diverso non solo è un comprensibile azzardo, ma porta a delle valutazioni completamente errate.

Crash Bandicoot come Dark Souls: ecco come tutto è iniziato

Cerchiamo di andare con ordine. Da cosa ha avuto origine l’accostamento Crash – Dark Souls? Da alcune somiglianze che legano i due titoli. Come alcuni hanno notato, in entrambi i giochi il giocatore, dopo una piccola cutscene, viene catapultato in un mondo di cui sa poco o niente, e deve percorrere la sua strada verso lo stage successivo. Come in Dark Souls si raccolgono le anime per poter salire di livello, anche in Crash Bandicoot si raccolgono mele, anche se lo scopo, in questo caso, è quello di ottenere una vita in più alla centesima mela accumulata.

Tuttavia, il punto di somiglianza su cui molti gamer hanno posto l’accento è uno solo: la difficoltà. Moltissimi giocatori hanno affermato di aver incontrato non poche difficoltà nel completare i vari stage, sottolineando determinate meccaniche di gioco estremamente punitive. I salti devono essere calcolati al millimetro, non si può sfiorare un nemico senza morire all’istante e, esaurite le vite, campeggia la scritta “Game Over“, che ci obbliga a ricominciare lo stage dall’inizio.

Secondo questi giocatori, il passo da “Game Over” a “You Died” è breve. Questo Crash Bandicoot, quindi, è punitivo, frustrante ed estremamente penalizzante. In poche parole: Crash Bandicoot è difficile, difficile come Dark Souls. Inutile dire come il web abbia colto la palla al balzo. In rete è possibile trovare decine e decine di meme, in cui troviamo il nostro amato Crash equipaggiato con gli oggetti che hanno reso celebre la saga dei Souls.

Ma è veramente così? Possiamo realmente considerare Crash Bandicoot difficile come Dark Souls? Ma spingiamoci oltre: possiamo realmente considerare Crash Bandicoot difficile? Secondo noi, la risposta è no.

Ti ho mai detto la definizione di “difficoltà”?

Per cercare di comprendere quanto stiamo per dirvi, bisogna partire con una domanda: cos’è un gioco difficile? La risposta potrebbe sembrare all’apparenza semplice, ma non lo è per niente. Possiamo definire un gioco “difficile” quando non procediamo spediti? Un gioco è difficile quando ci sono boss particolarmente ardui da battere? Noi non crediamo. Ogni gioco presenta un certo livello di sfida, pensato e basato per un certo tipo di pubblico. Un videogame per un pubblico giovane avrà un basso grado di sfida, mentre un videogioco indirizzato ad un’utenza adulta risulterà più impegnativo. Ma tutti i videogame, per poter risultare quantomeno attraenti, devono avere un livello minimo di sfida garantito. Chi mai giocherebbe ad un gioco dove tutto è semplice? Dove persino i boss si battono facilmente?

Un videogioco difficile è di sicuro un videogioco che rende la vita difficile all’utente, soprattutto se confrontato con altri titoli pubblicati nello stesso periodo e dello stesso genere. Un gioco difficile è un gioco disseminato di trappole, con nemici rognosi ad ogni angolo di strada, con pochi save point, con boss difficili da battere, in cui basta una mossa sbagliata per dover fare tutto dall’inizio. In un gioco difficile, infine, spesso e volentieri il protagonista non ha seconde possibilità: basta ricevere un colpo ben assestato per lasciarci le penne… in senso figurato, si intende. La domanda, allora, sorge spontanea.

Dark Souls è un gioco difficile?

Quante volte abbiamo incontrato questa scritta? Troppe… o troppo poche?

Qualsiasi fan dei Souls affermerebbe di si senza pensarci due volte. La nostra risposta è SI, ma solo se consideriamo l’epoca in cui il titolo From Software è stato pubblicato. Signori, noi viviamo nel 2017, dove è possibile concludere un Assassin’s Creed senza mai morire, dove i giochi hanno tutti mappa con obbiettivi ben evidenziati e addirittura il GPS che ci indica la strada attraverso cui raggiungerli. Proprio per questa ragione, Dark Souls, e i Souls tutti, sono da considerare giochi difficili, ma solo se utilizziamo il 2017 come “unità di misura”.

Se volessimo essere precisi, più che un gioco difficile, Dark Souls è un gioco senza aiuti. Scordatevi le mappe perfettamente visibili, scordatevi gli obbiettivi con tanto di GPS e i punti deboli dei boss perfettamente evidenziati: per farvi strada nell’ostile mondo dei Souls, dovrete cavarvela da soli. Dark Souls è un ritorno ai videogame di vecchia concezione, in cui non si ricevevano aiuti di alcun genere, dove si era liberi di sbagliare, anzi, si doveva sbagliare. A questa vecchia ricetta, il franchise From Software ha aggiunto una componente open world, che consente al protagonista di esplorare, sin da subito, il vasto mondo di gioco in cui si trova… a suo rischio e pericolo, ovviamente. In parole povere, Dark Souls non ha inventato niente, ha semplicemente (re)introdotto un ingrediente antico di cui, negli ultimi anni, si erano perse le tracce: la totale assenza di aiuti. E allora, passiamo alla domanda subito successiva.

Possiamo considerare Crash Bandicoot difficile?

Prendiamola a ridere.

In questo caso, la risposta da dare è più articolata. La N. Sane Trilogy ha avuto il merito di rendere nuovamente giocabile uno dei protagonisti più amati del mondo dei videogiochi, dando la possibilità ai più giovani di poter godere dei capolavori del passato, come ogni remastered dovrebbe fare. Ma non dobbiamo scordarci di una cosa: Crash Bandicoot è un gioco vecchio. Il primo capitolo approdò su PSX nel lontano 1996, e aveva tutti i pregi ed i difetti dei giochi di quell’epoca. Una telecamera stramba e per niente regolabile, un livello di sfida non indifferente, dei comandi non sempre reattivi. Molti di questi elementi sono stati conservati nella N. Sane Trilogy, causando il disappunto di molti.

I meme di questo genere sono tantissimi.

Ma torniamo alla nostra argomentazione principale: possiamo considerare Crash Bandicoot difficile? Se il nostro metro di paragone sono i giochi di quest’ultima generazione, possiamo rispondere positivamente. Ma il suo livello di difficoltà è perfettamente in linea con quello di qualsiasi platform uscito negli anni ’90. Anche in Abe’s Oddyssee avevamo un livello di sfida non indifferente, forse addirittura maggiore, stesso dicasi per Spyro the Dragon.

Il nuovo Crash è però venuto incontro alle nuove generazioni. Come i giocatori più attempati sicuramente ricorderanno, nel primo episodio della saga, i salvataggi di gioco si effettuavano in una maniera a dir poco particolare. Se il nostro marsupiale, dopo aver raccolto le tre icone di Tawna, avesse fallito il completamento del livello bonus, non si sarebbe potuta salvare la partita. Tutto questo è stato rivisto, inserendo un sistema di salvataggi, introducendo anche l’autosave, per rimanere al passo coi tempi. Ma non è stato sufficiente. I gamer del 2017 considerano Crash Bandicoot difficile, tanto da richiedere una patch agli sviluppatori per diminuire il livello di sfida. Forse ora stiamo iniziando a trovare la risposta al nostro quesito iniziale.

Crash Bandicoot difficile? No, videogiocatori impigriti

Vi piace vincere facile?

Quello che state per leggere non vi piacerà, ma non può che essere la semplice conseguenza di quanto abbiamo finora esposto. Crash Bandicoot non ha niente in comune con Dark Souls, non potrebbero esserci due giochi più diversi. L’unica cosa che, forse, li accomuna è un livello di sfida sopra la media, ma anche qui si commette un errore. Dark Souls è un gioco “figlio dei nostri giorni”, volutamente in controtendenza e capace, al tempo stesso, di creare un trend. Il caro vecchio Crash, invece, è una pietra miliare del passato, il cui livello di sfida è perfettamente in linea con quello di qualsiasi altro gioco suo “coetaneo”.

Ritenere Crash Bandicoot difficile significa ammettere di essere videogiocatori pigri, significa volere la vittoria servita su un piatto d’argento. Significa, in parole povere, non comprendere la natura del prodotto che si ha tra le mani. Una telecamera un po’ così e dei comandi un po’ così possono rendere il gioco un po’ più arduo, e sicuramente il lavoro di Vicarious Visions non è stato esente da critiche. Tuttavia, da qui a richiedere una patch che “abbassi il livello di sfida” ce ne corre. Proprio per questa ragione, quello che ci sentiamo di dirvi è di giocare a Crash Bandicoot per ciò che è: un simpatico e vecchio mattacchione che, nonostante il lifting ricevuto, ha risentito dello scorrere del tempo. Godete delle sue avventure senza prendervela troppo se perderete qualche vita in più del previsto, se cadrete nel vuoto per un salto mal calcolato, se morirete solo per aver appena sfiorato un nemico. D’altra parte, ad un vecchietto così simpatico si può perdonare tutto.

 

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This post was published on 13 Luglio 2017 15:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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