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Recensioni

Thimbleweed Park: il ritorno di Ron Gilbert

Il fattore nostalgia è travolgente…

BENTORNATO RON!

Da parecchio tempo seguo con un misto di estasi e sconforto Grumpy Gamer, il blog di Ron Gilbert. Chi è Ron Gilbert? Nomi come The secret of Monkey Island o Maniac Mansion (per citarne solo due) vi dicono niente?
Parliamo di un genio che ha firmato alcune delle più belle avventure grafiche degli anni 90, dotate di una trama ricca di sorprese, enigmi al limite del folle (a volte anche solo per problemi di traduzione come la famigerata monkey wrench in Monkey Island 2) e soprattutto personaggi semplicemente indimenticabili.
Il buon Ron dopo aver annunciato una campagna su Kickstarter per finanziare il progetto di una nuova avventura grafica, si è praticamente ritrovato con il doppio dei soldi richiesti, segno che la sua fama è tutto fuorchè appassita e radunata una squadra fidata. Segnaliamo Gary Winnick, suo socio alla Terrible Toybox, per la parte grafica e due glorie direttamente dalla (fu) Lucasfilms games, Mark Ferrari e David Fox, rispettivamente alla realizzazione artworks e programmazione.
Detto questo potremmo anche finire qui la recensione con un imperativo: collegatevi a Steam, acquistate Thimbleweed Park e tornate a quell’epoca d’oro delle avventure punta e clicca.

La domanda che potremmo porci, semmai, è se nel 2017, in un’epoca di mega produzioni tripla A, performance grafiche clamorose e VR, abbia senso tornare ad un gameplay così classico (ho evitato accuratamente la parola “datato”) e dotato di un comparto tecnico old school.
La mia risposta è…anzi, continuate a leggere fino alla fine.

PROCEDIAMO CON ORDINE…

“In una cittadina come Thimbleweed Park, un cadavere è l’ultimo dei tuoi problemi”

Con questo incipit veniamo introdotti nella storia di Thimbleweed Park, ambientata nel 1987 e che ci vede nei panni di due agenti della FBI Antonio Reyes e Angela Rey, chiamati a indagare su un misterioro omicidio.
I due protagonisti richiamano nemmeno troppo velatamente Fox Mulder e Dana Scully di X Files visto anche il carattere e l’approccio molto differente all’affrontare i problemi come scopriremo durante la vicenda.
Iniziamo quindi a fare la conoscenza dei diversi abitandi della piccola cittadina che, sebbene non ai livelli stratosferici di quelli della saga caraibica, sono tutti ben caratterizzati e essenziali ai fini della storia.
Storia che ci viene presentata in modo molto “affollato” all’inizio e a tratti apparentemente scollegato ma che troverà un suo senso dopo poco tempo. Preferisco non svelarvi troppo della trama dato che un buon 70% di questo tipo di produzioni è racchiuso in uno script efficace. Posso però dirvi che durante la nostra vicenda a Thimbleweed Park non saremo chiamati a controllare solamente Angela e Antonio, ma anche diversi personaggi, per un totale di 5 main characters. In diversi momenti potremo liberamente “switchare” da un personaggio all’altro, spesso per risolvere enigmi in modo incrociato, mentre a volte saremo obbligati a seguire la vicenda (spesso dei flashback narrativi) di un protagonista ben preciso.
Uno di questi è quantomeno bizzarro e ben riuscito: Ransome il Clown è uno sboccatissimo pagliaccio con una strana maledizione infertagli da una vecchia fattucchiera, la quale non gli permette più di togliersi il trucco di dosso. Il doppiaggio di questo personaggio è letteralmente infarcito di parolacce camuffate dai classici “beep”, cosa che lo rende ancora più unico.
Gli enigmi sono ben equilibrati, senza eccedere né verso una difficoltà eccessiva, quasi ingiustificata, né verso una facilità che possa penalizzare enormemente la longevità del titolo.
Forse vi chiedere se il dissacrante umorismo di Gilbert sia qui presente: bene, potete dormire sonni tranquilli dato che c’è ed è più che mai una componente dominante della psicologia dei nostri personaggi. Dopotutto il presskit recita testualmente “A joke every two minutes…guaranteed!”.

Le situazioni limite non mancano di certo!

OLD SCHOOL

Il comparto tecnico è assolutamente fedele a quello di classici come i primi due Monkey Island, Maniac Mansion, Day of the tentacle etc. Una grafica apparentemente datata, direi più volutamente retrò, ci accompagna nell’esplorazione della cittadina ma attenzione a non considerarla una mera copia di vecchie glorie. Difatti, dietro ad una facciata 8-bit style vi è una cura nelle ambientazioni e nella loro realizzazione inedita rispetto ai sopracitati classici. Ad esempio in questo caso abbiamo molti livelli di parallasse nelle ambientazioni, cosa che seppur lontana anni luce da un qualsivoglia 3D, riesce comunque a dare un piacevole senso di profondità alle scene.
Qui non si parla di mancanza di mezzi tecnici ma di ricreare un ambiente tanto caro a quei giocatori di vecchia data.
Certo, la grafica “pixellosa” potrebbe far storcere il naso a chi è abituato anche a leggere la posta in 4K ma le animazioni sono decisamente curate e moderne pur mantenendo il feel 90’s.
Immancabile è poi il tipico inventario LucasArts e l’altrettanto tipico menù-azioni che cambierà le proprie opzioni in base alla situazione (qualcuno ha parlato di sputi?).
Il comparto audio è affidato a Steve Kirk con temi sempre azzeccati e che facilmente vi si stamperanno nella mente. Nostalgici dei temi a la Fratelli Fettuccini, siete avvisati!
Infine per quanto riguarda il doppiaggio abbiamo una buona notizia e una cattiva: la buona è che i dialoghi sono ben recitati e di alta qualità mentre di rovescio dobbiamo segnalare la loro esclusiva presenza in lingua inglese. Per fortuna i non “anglofonicamente” dotati potranno progredire nella storia grazie ai sottotitoli interamente in italiano.

Antonio Reyes e Angela Rey, i due agenti FBI chiamati a indagare

PROMOSSO A PIENI VOTI?

Vista la natura esplorativa e intricata di questo Thimbleweed Park non sarebbe giusto svelare di più sulla trama ma certamente una cosa possiamo dirla: Ron Gilbert è tornato in gran forma e ha messo un colpo a segno. Forse non sarà facilmente digeribile per il pubblico più giovane ma chi, come me, è cresciuto con le vecchie glorie LucasArts non potrà che fiondarsi su questa produzione Terrible Toybox.
Quindi promosso? Certamente! Ora speriamo solo che la Disney ceda a Gilbert i diritti sul marchio Monkey Island…

Pro
-Hey è Ron Gilbert!
-Personaggi solidi e bizzarri al punto giusto
-Umorismo
-Trama ben costruita e enigmi alla portata dei meno esperti…

Contro
-…forse i meno esperti non prenderanno nemmeno in considerazione questa avventura
-Qualche passaggio obbligato con determinati personaggi giocabili
-Niente doppiaggio in italiano

VOTO 8

 

Disponibile per Windows, MacOS, Xbox ONE e Linux

Requisiti minimi di sistema:

CPU: 2 Ghz
RAM: 4 GB
Scheda grafica: Intel HD 3000 (richieste Direct X 11)
Spazio su disco: 1 GB
Data d’uscita: 30 marzo 2017

This post was published on 25 Maggio 2017 12:00

Giulio Capone

Musicista e sound engineer con un'insana passione per tutto quello che riguarda la tecnologia e un infanzia spesa su Commodore Vic20, Basic e ZX Spectrum. Attendo con ansi il ritorno di Monkey Island...

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