Ultimo capitolo della Saga di Final Fantasy ad esser comparso su Playstation, questo gioco mi riempie sempre di felicità quando ne parlo.
Dovete sapere che quando ero un teenager avevo due inseparabili amici, Giuseppe e Matteo, e con loro condividevo letteralmente tutto: i giochi di ruolo, le fantasie, le prime cotte, la nostra passione per le arti marziali e caso volle che tutti e tre ci ritrovassimo a possedere un differente capitolo di Final Fantasy che, puntualmente, veniva poi scambiato con gli altri quando avevamo finito di giocarlo.
Io mi procurai Final Fantasy VII quando questi divenne un titolo Platinum, Giuseppe era cosi in fissa per Final Fantasy VIII che ci obbligò a non comprarcelo perché “lo voleva prima lui“, mentre Final Fantasy IX toccò a Matteo.
Ricordo benissimo quei giorni spensierati passati su, nella soffitta di Matteo, dove tutti e tre ci ritrovavamo per giocare. Stesi, su quel vecchio tappeto, alzavamo il coperchio di quella grigia console, inserivamo mano mano i quattro dischi di cui era composto il gioco e ci godevamo quella storia “coloratissima” e “divertentissima“.
Ci facemmo rapire dalle sue atmosfere, dal suo tono scanzonato e dai suoi personaggi, primi fra tutti i Tantarus, la “compagnia teatrale” giunta in città a bordo di una “aeronave” per mettere in scena il proprio spettacolo, in onore del compleanno della Principessa Garnet.
Quei momenti furono indimenticabili, lo scoprire che eravamo li in realtà per rapire la principessa. Le scenate di gelosia della avvenente Carmen. Gli scambi di battuta in sardo e romano tra Marcus e Er Cina. Il combattimento all’ultimo “finto sangue” con Blanck sul parapetto dell’aeronave per estasiare i cento spettatori, oltre la Regina.
Insomma, una Gioia continua.
Le battute iniziali di Final Fantasy IX le ricordo come la cosa più colorata e festante della mia esperienza videoludica e a nulla valsero quei secondi iniziali del filmato di apertura in cui si vede questa famiglia in balia della tempesta. No, non ce ne importò nulla. Non ci interessò. Non gli demmo il giusto peso, perché eravamo già rapiti dalla bellezza della Città di Alexandria. Una vera città Fantasy dove potevamo interagire con tutti e che era sempre in movimento intorno a noi. Negozi, taverne, strane creature antropomorfe, altri bambini con cui saltare la corda insieme, insomma, una città “vera” ma sopratutto “viva“.
“Chebbello” immedesimarsi nel tenero Vivi, il “cucciolo” di Mago Nero sperduto per la grande città che cerca di fare di tutto per raggiungere un posto in alto ed assistere cosi anche lui allo spettacolo teatrale che stiamo per portare in scena.
Muovere il Comandande Stainer che ci farà sorridere con la sua rumorosissima e sgangherata armatura mentre si assicura che la sua “Squadra Plutò” di dieci improbabili soldati sia ben ligia e pronta al proprio dovere.
Rimanere ammaliati dalla bellezza di Bellatrix, il comandante delle guardie della Regina Braine ed infine scoprire lei, Garnet, o meglio Daga, la protagonista di questo titolo che vedremo per la prima volta nascosta sotto un mantello bianco, nel vano tentativo di cercare di non farsi riconoscere.
Già, avete capito bene, un Mantello Bianco, e sapete perché? Perché i rimandi al primo titolo di Final Fantasy sono molti e continui e rappresentano una ventata di aria fresca dopo tutti quei toni grigi e verdi che erano spesso lo sfondo degli ultimi Final Fantasy (VI, VII e VIII su tutti).
Rivedere quei vecchi vestiti, da Mago Nero Vivi, e da Mago Bianco Daga, resi sublimi da una grafica all’avanguardia (ovviamente per l’epoca), non possono che essere la Gioia di ogni appassionato.
E che dire, poi, della ricomparsa dei Moguri, i simpatici esseri pelosi con alette e antenna-pon-pon che tornano con prepotenza nella storia, affidandoci la loro missione di consegnare tutte le missive ai loro amici sperduti ai quattro angoli del globo?
E se vi aggiungessi che il primo Boss è un Piros gigante, Re Piros, e che viene introdotto con una splendida animazione in cui viene letteralmente sparato con un cannone vero di noi? Fantastico, assolutamente fantastico.
Si, cari lettori, io sono letteralmente estasiato quando penso a questo titolo, sia perché è un ottimo titolo, godevole per gli occhi e per la mente, sia perché mi riporta alla memoria quelle giornate fantastiche che, non lo nego, talvolta rimpiango per l’impossibilità di poterle riavere indietro. Ma non perdiamoci in ricordi tristi: “facciamo bei pensieri!” e Final Fantasy IX è una fucina di bei pensieri perché la sua storia avvincente, piena di intrighi e tradimenti che vedranno la povera Principessa Garnet al centro di un complotto per assicurarsi il suo potere di evocazione degli Eidolon (il nome riservato alle Summon di questo titolo), ci faranno sentire davvero l’eroe che avevamo bisogno di interpretare dopo quei “musilunghi” rappresentati da Cloud e Squall.
Se infatti questi risultavano tristi, introspettivi e melanconici, Gidan no, è proprio l’opposto.
Gidan è forte, energico, simpatico, sa farci con le donne ed è un vincente nato e, sopratutto, ha una missione segreta, una missione che solo i Tantalus conoscono. Pensavate davvero che questi splendidi individui potessero essere solo dei “rapitori“? Oh, no, no, sono anche dei veri artisti. Tra di loro si nascondono giocolieri, musici, acrobati, attore e….brave persone. Nel proseguo del gioco scopriremo, infatti, che ad assoldarli per rapire la bella Daga è stato Cid Fabool IX, il Granduca di Lindblum, nel tentativo di salvarla dalle grinfie della perfida madre, la Regina Braine, ormai pronta a dichiarare guerra a tutto il continente per sottometterlo con il potere sottratto a sua figlia: gli Eidolon.
“Ma perché limitarci a questo?” devono aver pensato gli sviluppatori del gioco nel momento in cui hanno realizzato questo personaggio.
“No, andiamo, ci dobbiamo creare qualcosa”.
“Facciamo che è uno Scaraburi” disse una voce fuori campo.
“Un che cosa?” rispose un programmatore.
“Aspetta, ora te lo disegno”.
Ed eccolo qui, uno scaraburi: un misto tra una rana ed uno scarafaggio ma con degli enormi baffoni all’insù a sottolineare la levatura nobiliare, oltre che una brutta abitudine di completare ogni frase con un “buri-buri“, mentre saltella qui e li intorno al suo trono.
Ridicolo, eppur divertente. Ecco perché Final Fantasy XI è un gioco che fa sorridere, perché anche nella sua serietà risulterà comunque leggero e saprà sempre strapparci un sorriso: vuoi per uno Scaraburi, vuoi per un Moguri, vuoi per uno Steiner, vuoi per un Qu.
Cosa è un Qu vi state chiedendo? “Nun so cosi boni da magnà!” direbbe Quina, un bizzarro essere (femminile???) che troveremo in una delle molti paludi abitate da questa singolare razza e che si unirà a noi “solo pe’ magna“. I Qu sono, praticamente, degli esseri la cui conformazione e vestiario ricordano in modo inequivocabile un cuoco con tanto di cappello in testa, si di quelli ridicoli che gli chef usano, e una posata gigante in mano.
Quina, durante il corso dell’avventura, non farà altro che cercare di mangiare qualunque cosa le capiti a tiro, sia esso oggetto o creatura vivente, e lo farà sempre accompagnata dall’uso del suo slang da “burina“, rendendo il tutto surreale, assurdo e grottesco, producendo alcune delle gag più esilaranti di tutto il gioco, il tutto con il chiaro intento di strapparvi un sorriso. Sapete, ad una certa Vivi e Quina si sposeranno anche. Certo, sarà solo per poter procedere nel viaggio ma la scena vi farà “crepare dalle risate“.
Volete il colpo di grazia? Quina va pazza per le rane e se riuscirete a fargliene ingurgitare un numero piuttosto elevato nelle varie pozzanghere che troverete nelle paludi, potenzierete uno dei suoi attacchi più forti. “Fico, no? Eh-Eh”
E le Aeronavi? O cielo, me ne stavo completamente dimenticato. Uno degli aspetti più affascinanti di questo capitolo sono proprio le aeronavi. Ne troverete molte nella prima parte del gioco e parte della trama girerà anche intorno a loro, o meglio, al loro combustibile. Vedete, queste navi vanno a “nebbia” e la nebbia avvolge tutto nel “Continente della Nebbia” (mi domando perché si chiami cosi, boh!).
La nebbia, però, ha anche un altro utilizzo, quello di poter essere condensata e trattata per realizzare dei Maghi Neri. Si, avete capito bene: i Maghi Neri non sono una razza vera e propria quanto un costrutto creato ad OK e prodotto in ingenti quantità per preparare l’imminente guerra di conquista che Braine vuole portare avanti. Si, so che ve lo state chiedendo. Ma quindi il tenero e dolce Vivi è uno dei cattivi? No, Vivi gode di libero arbitrio e in realtà tutti i Maghi Neri godono di libero arbitrio, devono solo risvegliarlo e molti di coloro che ci sono riusciti si sono riuniti in una “comune” in un altro continente, creando un vero e proprio villaggio chiamato, ovviamente, “Villaggio dei Maghi Neri“.
Quest maghi ora rinnegano la violenza e, proprio per questo, hanno deciso per un esilio lontano dai loro padroni, in un luogo in cui non possano più essere raggiunti e usati come armi. Purtroppo i Maghi Neri hanno anche un grande difetto di fabbricazione: prima o poi si dissolveranno, non lasciando nulla di loro.
Tale avvenimento succederà anche per Vivi ma fortunatamente non assisteremo mai a quel triste giorno… o meglio, ciò avverrà ma succederà solo alla fine del gioco, fuori schermo.
Nel filmato finale, infatti, Vivi non sarà presente, ma al suo posto ci saranno ben nove piccoli Maghi Neri a sostituirlo. Con molta probabilità Vivi deve aver trovato un modo per poter continuare a vivere e generare una sorta di “figli” che ora vivono insieme a tutti gli altri protagonisti.
Ah, già, il filmato finale, la Gioia finale.
Dopo la battaglia finale Gidan muore, o meglio, scompare. La sua natura di corpo artificiale creato appositamente per uno scopo, vede la sua utilità conclusa con il non aver adempiuto a quest’ultimo (ospitare un anima se vi interessa ma giocate il gioco se volete più dettagli).
Ecco, la scena finale è ambientata anni dopo la fine degli eventi che giocheremo e il mondo è diventato un posto migliore e le brutture della guerra sono ormai un lontano ricordo.
Vediamo quella che ormai è giusto chiamare Regina Daga che sta assistendo ad uno spettacolo teatrale nel tentativo di tirarsi un po su il morale. Purtroppo da quando Gidan è scomparso non è più la stessa e solo il ricordo del loro primo incontro sembra consolarla. Ebbene, a discapito di quella che dovrebbe essere la sua condizione di “morto“, in un colpo di scena che sinceramente colpì anche me all’epoca, uno degli attori si toglie il pesante mantello che ne copre il viso e, con fare familiare, e in modo spavaldo, ci sorride e finisce di recitare “…ma almeno tu, luce lunare, esaudisci il mio desiderio! Fammi rivedere la mia amata Daga!“.
Gli occhi di Daga si spalancano. E’ incredula. Non crede a quello che vede e io con lei.
Un pianto di Gioia e commozione la coglie mentre si alza e corre dal suo amato per abbracciarlo. Stainer e Bellatrix le sbarrano il cammino, il protocollo parla chiaro, la regina non può fare queste cose, ma poi questi sorridono e la lasciano correre dal suo amato. Daga si fa spazio tra la folla, spintonando i presenti. L’impazienza è troppa per chiedere permesso. In questa fase concitata perde anche la sua collana ma a lei non interessa, vuole solo credere che tutto ciò sia vero.
Giunta davanti a Gidan, realizza che quanto sta vedendo non è un sogno e in un gesto di liberazione afferra la sua corona, la butta a terra e si getta fra le braccia del suo amore, perdendosi in un pianto di Gioia per l’aver ritrovato il suo amato compagno.
Lo picchierà sul suo petto con i suoi piccoli pugnetti. “Perché lo hai fatto? Perché lo hai fatto?” immagineremo di sentire, ma Gidan è un “piacione”, si sa, e si limiterà a sorriderle soddisfatto, mentre la abbraccia e la accarezza.
E tutti applaudono.
E tutti sono felici.
E tutto è bello.
Viva Final Fantasy e le emozioni che ci sa dare.
Viva Hironobu Sakagugi che non si è fatto abbattere ed ha creduto nelle sue idee fino a giungere al nono capitolo della sua “Ultima Fantasia“.
Viva le ore dedicate a questo titolo e viva tutta la Gioia che mi ha regalato e che spero sia almeno la metà di quella che ha regalato a voi.
Alla prossima Ultima Fantasia, sperando che che non sia mai, davvero, l’ultima…
…Vivi!