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Pubblicato in: Recensioni

Final Fantasy VII. Chi sono io? Nove personaggi in cerca di uno scopo

Final Fantasy VII è il primo titolo della Saga ad uscire anche in Europa ed è con tutta probabilità questo l’elemento che lo ha reso il titolo più venduto, amato e conosciuto di tutta la gamma di giochi (e suoi derivati) usciti con questo titolo.

Ma noi non vogliamo parlare di quanto sia stato importante questo gioco per le generazioni di “GDR game” a venire. No, noi vogliamo parlare delle peripezie dei suoi protagonisti, delle loro avventure, delle loro storie e della tristezza che ognuno di loro porta dentro di se e che ci trasmette. Quindi, caricate “l’Aerith Theme“, iniziate a leggere e commuovetevi.La cosa che, infatti, distingue questo titolo dai suoi predecessori (e successori) è la Malinconia che circonda e permea tutto quanto.

Dall’ambiente ai paesaggi, dalle tematiche alle storie raccontante financo ai protagonisti: Barret, Tifa, Red XIII, Cait Sith, Cid, Yuffie, Vincent, Aerith… Cloud, tutti hanno un elemento in comune, tutti hanno perso qualcosa e sono in cerca di uno scopo.

Se infatti non dovesse bastasse un mondo sull’orlo della catastrofe ambientale la cui capitale Midgar ricorda sotto molti aspetti una “Megalopoli Cyberpunk di P.K. Dick con tutto quel verde, tutto quel fumo, quegli ingranaggi ed esperimenti e megacorporazioni e spie e soldati e agenti segreti, saranno i membri del nostro party a farci stringere il cuore e a soffrire con le loro storie, i loro ricordi, i loro sogni e i loro… desideri.

Barret Wallace è il primo co-protagonista di cui facciamo la conoscenza.

Capo della AVALANCHE, gruppo eco-terrorista votato alla salvezza di Gaia, questo energumeno con una mitragliatrice al posto del braccio nasconde un passato ancora più triste di quello che vedremo nelle fasi iniziali del gioco in cui perde tutti i compagni nella SUA lotta contro la ShinRa, la megacorporazione che crea energia dissanguando il pianeta con i suoi reattori Mako. Jessie, Biggs, Wedge, tutti fratelli in armi che moriranno durante un attacco ad un reattore Mako e che Barret decide di vendicare a modo suo: saturando l’aria di piombo.

Ma questo non è il primo caro amico che Barret perde a causa della ShinRa. Nel corso del gioco scopriremo che sua figlia, Marlene, è in realtà adottata ed è la figlia di un suo carissimo amico, Dyne, morto durante un attacco della ShinRa sul Monte Corel. Sarà lui stesso a raccontarci questo avvenimento e proprio con l’ausilio di un flashback vedremo come Barret riesca ad afferrare in tempo Dyne, prima che questi precipiti giù lungo un crepaccio. La scena è piena di tensione. I soldati della ShinRa prendono la mira. Le mani dei due amici si stringono sempre più forte. Barret non riesce a tirare su Dyne. I soldati sparano. Le mani dei due vengono spappolate dai proiettili. Dyne cade giù. Lacrime.
Mi piace pensare che Barret abbia deciso di montare quel mitragliatore sul suo braccio destro per difendere Marlene, la figlia di Dyne ora sua protetta, in una sorta di catarsi personale, un suo modo di redimersi dal non essere riuscito a salvare il suo amico.
Ad aumentare il tutto scopriremo che Dyne in realtà non è morto quel giorno e sarà Barret a dover porre fine alla sua misera vita con uno scontro a fuoco nel luogo in cui i due si erano visti l’ultima volta: Monte Coral.

Tifa Lockhart.
Faremo la conoscenza di Tifa all’interno del 7th Heaven, uno dei “peggiori bar di Carac… Midgar“. Lei è la proprietaria del locale ed offre il “basement” come base operativa della AVALANCHE… ah, si, è anche una amica d’infanzia di Cloud ed è stata lei a convincere il protagonista ad unirsi a questa organizzazione.
Tifa è follemente innamorata di Cloud, da sempre, ma non rivelerà mai i suoi sentimenti. Scopriamo come in passato i due fossero molto legati e di come Cloud stesso la salvi in ben due occasioni. La prima durante una escursione su Monte Nibelheim in cui Tifa rimane gravemente ferita e la cittadina addosserà tutte le responsabilità al piccolo Cloud. La seconda durante l’attacco di Sephiroth ai danni della città di Nibelheim in cui tutta la popolazione locale morirà, compreso il padre di Tifa.
La tragedia di Tifa è tutta interiore. Lei non si sente all’altezza di fare nulla (nonostante si ritrovi ad essere il Leader del gruppo per buona parte del gioco) e spesso lascerà campo libero ad altre donne che avvicineranno il suo Cloud. Il dramma qui è tutto emotivo e lo sentirete forte e scalpitante lungo il corso di tutti e tre CD.

Red XIII è, invece, l’ultimo della sua specie.
Che bel modo di iniziare una storia. Non vi piace? Bene, miglioriamolo. RED XIII non è il vero nome di RED XIII. Questo è infatti un codice che il malvagio Hojo ha usato per identificare il suo nuovo esperimento. Troveremo infatti questo lupo rosso fiammante all’interno di una gabbia di contenimento e si unirà a noi come riconoscenza per averlo salvato. RED in realtà si chiama Nanaki ed è l’ultimo esemplare di una strana razza che vive nel Cosmo Canyon. Decideremo di accompagnarlo e qui, nella sua terra natia, scopriremo la sua storia e la disperazione che lo possiede.
Anche i suoi genitori furono rapiti da Hojo ma riuscirono a scappare. Purtroppo, tornati a casa, il padre di RED, Setoh, si avventurò nel canyon per affrontare il “GI“, uno spirito maligno con il potere di pietrificare le creature viventi. Setoh rimarrà vittima di questo potere e troveremo la sua statua, ancora intonsa, proprio dove deve aver provato ad affrontare quella immonda creatura. Dopo il combattimento, alla vista della statua, RED piangerà e si dispererà, lasciandosi andare ad un ululato straziante pieno di dolore e Malinconia, regalandoci uno dei momenti più toccanti di tutto il gioco… sopratutto quando la statua risponderà piangendo a sua volta a quel lamento.
Lacrime virili, signori. Lacrime virili.

Cait Sith.
Cait Sith è un robot, un enorme pupazzo guidato da un Moguri, dei pucciosi animali simili a degli orsetti con le ali che si esprimono con un singolare verso: Mogù.
Voi dite, ma è la cosa più felice del mondo, ed invece no. Dietro quel pupazzo si nascondono il rimorso e la frustrazione di un pentito Turks (agenti segreti al soldo della ShinRa) impossibilitato a fare la cosa giusta: Reeve.
Inizialmente presente per spiare le nostre mosse, Reeve si farà conquistare dagli scopi del gruppo, tanto da sacrificarsi all’interno del Tempio degli Antichi per salvare tutta la squadra. Anche qui la sua scena finale ci farà piangere: Cait Sith, saltellando come suo solito, si avvia verso la sua inesorabile fine mentre lo schermo, lampeggiando di luce rosso-giallastra, ci fa capire l’inevitabilità dell’esplosione che sta per far saltare tutto in aria. “See you, space cowboy!“.
Ah, già, Cait Sith è un robot guidato in remoto….ma noi lo scopriremo solo in questo momento, quando una sua copia ricomparirà e ci rivelerà questo piccolo particolare. Ci hai tirato un’altro gioco, stupido moguri, ma ti perdoniamo… ci hai, comunque, fatto sudare freddo, sappilo.

Cid Highwind.
Siamo arrivati all’uomo dai sogni infranti, il primo uomo che ha deciso di NON andare nello spazio. Chi di voi, da piccolo, non ha mai sognato di essere un astronauta? Abbassate quelle mani e statemi a sentire, zoticoni, perché qui parliamo di eroismo, amore, rimpianto e tanto ancora.
Cid è burbero e taciturno ma è il personaggio più anziano del gruppo e quindi, forte della sua esperienza, si ritroverà anche ad esserne il leader per un breve periodo, suo malgrado con momenti alti e bassi, ma quello che ci rimane dentro è il suo Flashback: è straziante. Il sogno di un uomo che si sta per avverare distrutto da un avvenimento che era finalizzato al suo successo.
La ShinRa negli anni passati ha stanziato fondi per un programma spaziale e Cid è stato identificato come il miglior pilota del mondo e dunque adatto a portare una navicella nello spazio. Giunto nella cittadina di Rocket Town conoscerà Shera, una delle assistenti che lavora al razzo che dovrà portarlo “susu, verso l’infinito ed oltre“.
Tra i due scoppia qualcosa ma rimarrà sempre nelle pieghe della trama e non ci sarà rivelato direttamente. Sta di fatto che Shera, poco prima del lancio di partenza che coronerà il sogno di Cid, entra all’interno di un serbatoio di ossigeno perché ritenuto difettoso e ne rimarrà chiusa dentro. Cid, scoprendo ciò, rinuncia a pochissimi secondi dal lancio a partire per lo spazio pur di salvarle la vita.
La sua carriera è distrutta.
La sua vita è distrutta.
La ShinRa non finanzierà più campagne spaziali.
Tale avvenimento segnerà per la vita Cid che da quel momento andrà a vivere con Shera e si chiuderà sempre più in se stesso.

Yuffie Kisaragi.
Yuffie è una stronza, sappiatelo! La incontreremo a caso nel gioco ed averla o meno nel gruppo è una vostra scelta. E’ infatti uno dei due personaggi bonus di questo titolo.
Yuffie si unirà a noi con un pretesto, adora le Materia e venire con noi è un buon modo per trovarne… già…
Yuffie ci “fregherà” tutte le Materia e non le avremo indietro fin che non l’avremo ritrovata.
Ma perché lo ha fatto? Semplice. Anni addietro tra il suo paese natale, Wutai, e ShinRa ci fu una guerra da cui Wutai ne uscì distrutta proprio per colpa dell’uso che la ShinRa fece delle Materia. Yuffie ha quindi un piano: recuperare le più potenti Materia in circolazione, armare il suo popolo e reiniziare la guerra, lavando cosi l’onta della sconfitta. Si, Wutai è la sezione orientale del gioco e tutto ricorda l’oriente qui, dalle case ai nomi, cosi come gli stili e l’educazione. Le similitudini con un Giappone in ginocchio al termine della II Guerra Mondiale sono palpabili e girando per questo angolo di mondo non potrete che percepire lo sconforto e la tristezza di quello che doveva essere un popolo fiero e orgoglioso.
War. War never change!

Vincent Valentine.
Secondo personaggio Bonus del gioco, Vincent è un mostro, letteralmente, e lo troveremo nel luogo più creepy di tutta Gaia: la ShinRa Mansion.
Vincent è, suo malgrado, parte del processo di eventi che porterà alla imminente catastrofe sul mondo. In vita era un Turks assegnato dalla ShinRa alla salvaguardia del gruppo di ricerca per il Progetto JENOVA. Innamoratosi di una ricercatrice, Lucrezia, cercherà di salvarla dalle angherie del dott. Hojo, il capo ricerca. LA goccia che farà traboccare il vaso sarà il momento in cui scoprirà che Hojo sta manipolando il bimbo che Lucrezia, sua moglie, porta in grembo. Già, Hojo sta usando il suo stesso figlio come un esperimento, l’esperimento che porterà alla nascita di Sephiroth.
A nulla serviranno le sue proteste. Hojo gli sparerà a bruciapelo e userà quello che rimarrà del suo corpo per ulteriori esperimenti da cui Vincent rinascerà completamente cambiato, nel corpo e nello spirito.

Aerith Gainsborought
Vedremo Aerith già all’inizio del gioco, proprio quando avvieremo la Playstation. Lei è, infatti, la fioraia che si vede nel filmato iniziale.
Non poteva dunque non essere la co-protagonista femminile di questo gioco. Si è proprio cosi, ma non è cosi semplice.
Faremo la sua conoscenza quando Cloud si riprenderà all’interno di una chiesa abbandonata dove cresce un piccolo giardino, evento più unico che raro in quel di Midgard.
Aerith è un personaggio solare, positivo, pieno di vita, che nulla sembra avere a che fare con gli altri membri del Team, ed anche quando veniamo a scoprire che il suo ragazzo, Zack, è scomparso ormai da tempo. Lei si, sarà triste, ma saprà anche in cuor suo che tutto, alla fine, andrà bene: già Aerith, tutto andrà bene.Ci innamoreremo subito di questo personaggio (o lo odieremo se saremo tifosi di Tifa, come me) e la sua propositività sarà spesso il motore del gioco. Bellissimi saranno i momenti vissuti con lei al Gold Soucer, il lunapark di divertimenti posto su Monte Coral.
Ma allora perché è qui, nella Malinconia? Semplice, perché Aerith… muore.
Si, anche io rimasi a bocca aperta quando lo vidi.
Tutti rimanemmo a bocca aperta quando avvenne, quando quella fatale lama sibilò nell’aria e le trapasso il cuore.
Aerith è il grande motivo per cui la Malinconia permea Final Fantasy VII.
Il suo costante ricordo sarà il motore e la lacrima che ci solcherà puntualmente il viso ogni volta che ricorderemo chi sia il colpevole: Sephiroth.
Sephiroth la uccide in una delle sequenze più memorabili della storia dei videogioci.
Lei è li, serafica, mentre pregando chiede la salvezza del mondo. Sta utilizzando Holy, la sacra magia che salverà il mondo da Meteor, il potere a cui Sephiroth sta ricorrendo per distruggerlo. Noi arriviamo, la vediamo, allunghiamo la mano ma esitiamo perché non vogliamo disturbarla, non vogliamo rovinare questo momento magico. Lei apre gli occhi, ci guarda, sorride.
E poi è la fine di tutto. Sephiroth piomba su di lei e la uccide, sorridendo. Il suo corpo cade a terra, esanime. Il suo ferma capelli si slaccia e rivela quella che solo ora capiamo essere la “Holy Materia” e qui inizia la musica. Il “tema” di Aerith ci accompagnerà per questo lungo, interminabile pianto.
Non la avremo più con noi. E’ morta. Andata per sempre. No, non è stato un sogno, è tutto vero: Lei non c’è più e non ci sarà mai più.

Cloud Strife.
Qui è tosta ragazzi, Cloud ha il cervello bello incasinato, vediamo quindi di iniziare dalla cosa più semplice: Cloud, il protagonista, non è chi crede di essere.
Cloud è una persona insicura e gli eventi di cui abbiamo accennato prima, gli incidenti di Tifa, hanno minato la sua autostima. Fortunatamente per lui, in un impeto di orgoglio, Cloud decide di dimostrare a tutti gli abitanti di Nibelheim che lui è qualcuno. Lui diventerà un SOLDIER di prima classe.
Un eroe come il suo beniamino: Sephiroth.
Lui sarà un eroe.
Ma tutto ciò non avverrà, Cloud diventerà solo un “soldier” di basso rango della ShinRa (di quelli che uccideremo a migliaia lungo il gioco) ma in compenso avrà l’opportunità di lavorare con Sephiroth e con Zack….il ragazzo di Aerith.
Purtroppo una serie di avvenimenti lo porterà a confondere e perdere i suoi ricordi fino a credersi Zack stesso. Anche noi, per buona parte del gioco, non sapremo mai che i suoi ricordi sono solo falsità creati dalla sua mente confusa e martoriata.
Il dramma che Cloud vive quando scopre tutto questo, che lui non è l’eroe che credeva di essere, di non esser stato lui ad aver sconfitto Sephiroth, ma di essere solo il soldatino che puntualmente in ogni scena dei suoi flashback vediamo in disparte e che non fa mai nulla di eroico, lo distrugge e gli toglie tutta la voglia di vivere che possiede.
Immaginatevi voi di scoprire che la vostra vita altri non è che un ricordo sbagliato, di non aver mai vissuto quelle cose, quegli amori, quegli avvenimenti. Brutto vero? Ecco, ora avete sperimentato un minimo quello che ha provato Cloud nell’apprendere ciò.
Il processo ovviamente non è veloce, anzi, è molto lento e si insinua lentamente lungo tutto il gioco. Prima Tifa farà delle obbiezioni ai suoi ricordi, sostenendo che non può conoscere questo o quel dettaglio, poi nella mente di Cloud inizierà a comparire un ragazzo vestito come lui ma con i capelli neri. In ultimo la presa di coscienza finale: Cloud si recherà alla ShinRa Mansion e ricorderà tutto. Lui e Zack hanno affrontato Sephiroth, insieme, e sono caduti sempre insieme ma solo dopo aver sconfitto quest’ultimo.
Saranno poi presi da Hojo e portati nei laboratori della ShinRa Mansion dove subiranno degli esperimenti. Qui, dopo anni, Zack si riprenderà, lo porterà in salvo e si prenderà cura di lui, ancora ridotto ad uno stato catatonico. Zack darà anche la vita per salvarlo.
Era lui l’eroe, non Cloud: Zack, il ragazzo di Aerith, la donna che Cloud ama.
Con il cadavere si Zack ancora caldo fra le mani, la mente di Cloud va in frantumi, non distingue più i ricordi dalla realtà e si convince di essere lui l’eroe, di essere lui il SOLDIER First Class e non Zack che immagina essere quel soldatino in disparte che ha provato a salvare sino all’ultimo, senza riuscirci.
Il resto è storia ed è l’inizio di Final Fantasy VII con la scena del treno, la musica e tutto il resto.

E con Cloud, il protagonista, chiudiamo questo lungo articolo e lo chiudo con un invito: se non avete ancora giocato questo capitolo della Saga della Fantasia Finale, fatelo, perché anche se lo considererete “mangoso“, “pixelloso“, “brutto“, “vecchio” sarà la cosa più toccante che vedrete in tutta la vostra vita e, dopodiché, non potrete che ricordarlo con un sospiro e un sorriso sul volto, proprio come si ricordano le cose sofferte ma che ci hanno dato grande soddisfazione e grande emozione.

“My name is Cloud. SOLDIER, First Class!”

This post was published on 14 Luglio 2017 12:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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