Oggi parliamo di Resident Evil Survivor, titolo uscito nel 2000 che, quando mi sono ritrovato tra le mani in un mio viaggio in Galles, ho deciso di acquistare a scatola chiusa.
Andiamo, chi non lo avrebbe fatto. Era un Resident Evil. Era nuovo. Era in Prima Persona e permetteva di sparare con una Pistola “vera” (per quanto vera possa essere considerata una pistola di plastica che serve a sparare a dei pupazzetti sullo schermo).
In men che non si dica, acquistai il titolo con tanto di Namco GunCom ed attesi con impazienza il mio rientro in Italia.
Quando tornai mi catapultai letteralmente verso il televisore. Giusto un frugale “Ciao Ma’, Ciao Pa’” e un bacio sulla guancia ad entrambi mi salvarono da una sonora scarica di mazzate con annessa ramanzina chilometrica. Ero impaziente e quella reazione fu dettata dall’emozione di giocare un nuovo titolo che si presentava più avvincente che mai. E poi glielo dovevo: mi avevano mandato due settimane in Galles, era il minimo un saluto al rientro. Credo che anche loro si incazzarono come delle bestie a quella mia reazione ma “Va beh, so’ ragazzi!” No, non siamo ragazzi, siamo cretini e l’essenziale è invisibile agli occhi.
L’intro non era nulla di che e questa storia che avevo sbattuto la testa e non mi ricordavo chi ero, boh, non mi convinceva molto, però “Oh, è fico potersi muovere nell’ambiente 3D e sparare su tutto lo schermo verso i soliti zombie“. Già i soliti zombie.
Man mano che procedevo nel gioco, ovverosia cercavo di raggiungere un non meglio precisato luogo in cui un tal Ark Thompson era, ricordo che attraversai una miriade di case (realizzate nemmeno troppo male) ma in modo fin troppo lineare per un titolo che ha tra i suoi punti forti gli enigmi e ricordo chiaramente di non essere stato affatto colpito da nessuna di queste, a contrario di altri titoli passati in cui mi imbattei in capolavori come “la stanza dei corvi”, “la stanza fotografica”, “Il laboratorio”, “l’ospedale” e cosi via, e questo è male per un videogioco, molto, molto male. Se nulla ti colpisce, c’è un problema.
Si, per carità, c’era un nuovo tipo di esperienza in prima persona, gli oggetti li vedevo posati qui e li anche se facilmente individuabili… però mancava qualcosa e, poi, quei continui e ambigui riferimenti ad Vincent, cioe io, continuamente buttati qui e li da tal Andy Holland, mi preoccupavano.
“Però dai, un vantaggio lo ha questo gioco, sembra che possa anche decidere la strada da seguire e poi che carina quella cosa che ogni tipo di pistola ha un differente effetto. C’è quella molto precisa, c’è quella molto veloce, c’è quella molto potente e poi c’è l’altra. Dai, si, carino, mi piace.” No Andrea, non ti piace, ti stai illudendo e accontentando di qualche idea carina in una storia che non convince nessuno. Altra frustrazione che aumenta.
Insomma, cammina cammina inizio a capire un pochino la trama.
Va beh. Cominciamo a girare a zonzo per questo gioco. Salva quel bambino, convincilo a fidarsi di te, scopri dove è il laboratorio, spara ai vari mostri-rana, agenti UMBRELLA,
Ecco, è proprio questo il problema. Questo gioco aveva del potenziale enorme ed è noioso ed anonimo. Letteralmente non succede nulla di interessante. Si, ad un certo punto capiamo che siamo degli amici di Leon di Resident Evil 2 inviati su questa isola ad indagare sulla UMBRELLA. Si, troviamo dei resoconti del sergente Nikolai di
MEH!
Se ci ripenso ancora la Rabbia sale.
Ho comprato questo titolo in un altro stato.
L’ho osannato.
Ci ho riversato aspettative e speranze.
L’ho idolatrato e cosa scopro?
Che è una “ciofeca”.
Questa cosa mi ha dato una tale Rabbia e una tale frustrazione che può essere superata in incazzatura solo dall’aver scoperto quanto è lungo questo gioco: all’incirca due ore se ve lo giocate dannatamente male. MA IO VI AMMAZZO BRUTTI CIALTRONI CHE NON SIETE ALTRO. Ma come, mi avete fatto il primo che l’ho finito in 11 ore di gioco. Il secondo che ci ho messo circa 30 ore per farmi tutti e 4 gli scenari. Il terzo che, ok, l’ho fatto in 4 ore circa ma c’ha dentro il giochino “The Mercenaries” che mi ci chiudevo le giornate intere per farlo con tutti e tre i personaggi disponibili e, ora, tu mi venite a dire che questo dura un’oretta scarsa? Ma io ti faccio causa, ti faccio.
Ma no, CAPCOM, lo ribadisco: dopo 3 capolavori non mi puoi fare “sta” roba, ok? Mi aspetto qualità e questa è roba che arriva a malapena alla sufficienza. No, non si fa cosi. Comprendo benissimo che è il primo esperimento di una differente periferica (la pistola) da usare sia come joystick che come puntatore. E’ fico, mi hai conquistato già solo con il suo design, ma almeno uno sforzo di narrativa fatelo.
Vedete, “Gun Survivor” di per se non è brutto ma non regge il confronto con gli altri fratelli e, quindi, ogni volta che mi ricapita fra le mani (lo possiedo ancora e sono al 5 trasloco di casa, succede che mi torni in mano) non posso che sentire dentro di me quella vocina che puntualmente mi dice “soldi buttati“. Perché si, sono stati soldi buttati, soldi che avrei potuto usare per comprarmi, magari, un alto souvenir da Cardiff piuttosto che questa roba.
Per carità, la pistola mi è rimasta e l’ho usata con altri titoli (tra cui un altro Resident Evil uscito decisamente meglio di questo) e posso permettermi di dire “ehi, ho giocato anche a questo. Sono un vero gamer“, ma no, non è vero, perché ormai, dentro di me, resterà solo il ricordo di un desiderio soddisfatto a metà e la consapevolezza di aver dato di matto la prima volta che l’ho finito.
BANG?
This post was published on 2 Giugno 2017 12:00
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