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Recensione Danganronpa Another Episode Ultra Despair Girls

Con Danganronpa Another Episode Ultra Despair Girls si chiude la trilogia di giochi dedicati a questo universo creato da Spike Chunsoft. Se il primo gioco ci catapultava in una scuola “cool-pop”, dove il sangue era rosa fosforescente, il secondo su un’isola tropicale insieme a Monokuma e Usami, il terzo ci sbatte in una nuova, senza speranza e logorante realtà. Chi ha giocato al primo capitolo, ricorderà che i nostri eroi, alla fine del gioco, si apprestavano ad uscire dalla scuola-prigione per tornare nel mondo reale. Ora, durante lo “scontro finale”, veniamo a conoscenza che il

Danganronpa in a nutshell

mondo è sull’orlo del baratro: sommosse, omicidi, suicidi, gente che se ne va in giro indossando una testa di Monokuma. Difatti, in Danganronpa Another Episode Ultra Despair Girls, verremo a capo dell’intricata serie di misteri e domande che i primi due capitoli hanno lasciato in sospeso: cos’è successo nel mondo esterno? Ci ritroviamo, infatti, rinchiusi in un appartamento a Towa City, l’ultima città non ancora demolita dalla disperazione portata dai “remnants of despair”. Ma questa “pace” durerà per poco e qualcuno deve prendere in mano il megafono e far vedere a quei Monokuma chi è il vero padrone della città!

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Il ritorno di Monokuma

La trama ruota attorno alle due protagoniste, Naegi Komaru e Fukawa Toko, mentre cercano di uscire da Towa City. Purtroppo, raggiungere la meta, non sarà così facile, visto che un vero e proprio esercito di Monokuma tenterà di impedirvelo. Non solo. A capo di questo squadrone della morte ci sono cinque bambini delle elementari, che si fanno chiamare “Warriors of Hope”. Indovinate un po’ chi li ha “educati”? Sì, lei, Junko Enoshima.

Enoshima Junko

Seguendo gli insegnamenti della “maestra di vita”, i cinque ragazzini hanno in mente un piano terrificante: creare un paradiso per tutti i bambini dove non esistono adulti. Essi sono demoni che devono essere sterminati nei peggiori modi possibili. Ma, ovviamente, questa è solo la punta dell’iceberg: durante il gioco scopriremo il vero piano di Monaca, la ragazzina che sin da subito lascia intendere di essere la vera mente dietro a tutto. Gli altri quattro sono troppo abbagliati da lei per sospettare le sue vere motivazioni ma, nel corso dell’avventura, riusciranno ad aprire gli occhi.

Ultra Despair Girls

Le due vere protagoniste, Komaru e Toko, hanno due caratteri agli antipodi. Nonostante le loro piccole e grandi differenze, è molto rinfrescante osservare come riescano ad andare d’accordo, anche quando Toko insulta Komaru oppure quando quest’ultima prende inavvertitamente in giro la prima. Durante il gioco troveremo dei libri, manga, light novel e romanzi e ogni volta partirà una scenetta (a volte comica, a volte no) tra le due protagoniste. Questi intermezzi sono molto importanti: da una parte smorzano la pesantezza che si avverte camminando tra le rovine di palazzi e cadaveri, dall’altro lato conosciamo meglio le due ragazze. Informazioni semplici, come il manga preferito di Komaru oppure che Toko odia tutti i tipi di libri (compresi manga e light novel) che non siano romanzi di un certo spessore letterario. Assistiamo alla nascita di un’amicizia quasi imposta dalle circostanze che si tramuterà in un saldo e consolidato rapporto di fiducia. In pratica, cercano di mantenere la normalità in un mondo che sembra stare per finire, in un inferno di macerie e corpi, rimangono loro stesse parlando di piccolezze, della loro vita passata, futura e di quello che, forse, non tornerà più. Come a dire che, nonostante tutto, la vita continua e basta superare gli ostacoli, piccoli o grandi che siano, per ritrovare la speranza. Un concetto banale ma che spesso si dimentica.

Naegi Komaru e Fukawa Toko (in versione Genocide Sho)

Komaru è una normalissima ragazza delle superiori (più volte, nel gioco, viene ripetuto che la sua faccia è così normale da poterla trovare ovunque) a cui piace leggere i manga e che, secondo Toko, soffre della sindrome del fratello maggiore. All’inizio del gioco viene tenuta prigioniera per un anno ed è particolarmente spaventata da tutto quello che sta succedendo ma, anche grazie a Toko, prende coscienza di sé e cambia completamente carattere. Toko, dal canto suo, non solo possedeva il titolo di “Super High School Level Literary Girl” (era una famosa e stimata scrittrice di romanzi) e studiava alla Hope’s Peak Academy, ma ha anche una seconda personalità, chiamata Genocide Sho. Essa viene liberata quando Toko sviene, usa la taser gun su sé stessa per combattere oppure starnutisce (probabile riferimento a Lunch, personaggio di Dragon Ball). Anche lei ha un titolo: “Super High School Level Murderer”.

Spara che ti passa

All’inizio dell’avventura è possibile scegliere in quale modalità giocare. Ognuna di esse ha la sua peculiarità e il gioco sembra quasi strutturato intorno all’utente: non importa se sapete giocare o meno, se preferite solo sapere come è la storia, oppure se siete così qualificati in questo genere di giochi da poter andare subito alla difficoltà più alta.

Le tre modalità

Meccanica interessante del gioco è il megafono che spara “truth bullets“. Ci sono otto tipi di proiettili: alcuni fanno danno (Break, Paralyze e Burn), altri che vi aiuteranno a risolvere gli enigmi (Move e Link) e quelli che vi renderanno più facile uccidere i nemici (Dance e Knockback). Infine c’è un proiettile che serve a collezionare alcuni sticker che potrete trovare nella mappa (Detect).

Komaru, il megafono e i Truth bullets

Komaru si porterà l’arma dietro per tutto il gioco. Ma non è l’unico proiettile che avrete in canna. C’è anche Toko. Può succedere, durante i boss, che rimaniate con un solo cuore. Quando finirete tutti i cuori, vi ritroverete per terra, con il nemico di turno che sta per balzarvi addosso e…. Toko si metterà in mezzo con il taser, paralizzando il nemico e dandovi la possibilità di rimettervi in piedi.
Non solo. Durante combattimenti contro orde di Monokuma potete scegliere se usare Genocide Sho: se notate, sotto ai cuori rappresentanti la vita di Komaru, ci sono delle batterie stilizzate gialle. Esse cominceranno a scaricarsi ogni volta che Sho farà la sua comparsa.

Music is the language of the soul… But what about the graphics?

Niente di più vero in Danganronpa Another Episode Ultra Despair Girls (ma anche in tutti gli altri giochi della serie). Le musiche usate provengono direttamente dai primi capitoli, so che potrebbe sembrare quasi una scelta pigra, invece non lo è. Le melodie sono cupe, pesanti, angoscianti, sembra davvero di essere in un mondo che sta per finire, senza speranza, lontano da tutto. Aggiungono davvero molto al gioco, visto che la grafica è davvero sotto ai minimi storici. Sì, purtroppo la grafica di Danganronpa è rimasta identica a quella per PSVita, è spoglia, senza profondità, non c’è definizione e cura nei dettagli. Anche i personaggi sono fatti male, però si può apprezzare la loro espressività. All’inizio del gioco, infatti, Komaru è spaventata e cammina un po’ gobba, mentre, verso la fine, ha un’espressione fiera e cammina in modo eretto.

Komaru all’inizio del gioco vs Komaru nel capitolo 5

Oltre alla grafica di gioco, è possibile assistere a scene in versione “anime” e disegni fatti a mano, ma anche in CG (pessima).

In conclusione

Danganronpa Another Episode Ultra Despair Girls è un gioco strano. Non solo si discosta dagli altri capitoli della saga, ma è propio un altro genere. Qui si combatte usando un megafono. Non ho idea di come sia venuto in mente agli sviluppatori di usare proprio un megafono, a ripetermelo in testa sembra pazzesco, eppure funziona. Un semplice strumento che amplifica la voce, vi aiuterà a superare tutte le orde di Monokuma e i vari boss di fine livello, per sconfiggere la disperazione. Anche il tema è particolare: la lotta tra disperazione e speranza. Non è la solita lotta tra il generico bene e male o luce e ombra. Disperazione e speranza sono sentimenti che proviamo tutti i giorni, li conosciamo molto da vicino, ci rappresentano ad ogni livello del nostro essere. Forse è per questo che lo reputo non grande titolo. Non manca niente. Interazioni fra personaggi, grandi ambientazioni, pathos, incredibile musica. È davvero un peccato che questo particolare capitolo della saga sia uscito solo per PSVita all’epoca e che non abbia ricevuto le cure che si merita nel suo trasferimento verso la PS4.

Nonostante il pessimo porting fatto senza cura e senza nemmeno essersi presi la briga di migliorare il sistema di movimento, questo Danganronpa Another Episode Ultra Despair Girls è un gioco che tutti i fan della saga dovrebbero provare. La trama è davvero eccellente, con parecchi colpi di scena e personaggi interessanti. Spike Chunsoft è riuscito ad amalgamare momenti di pura disperazione con momenti divertenti, senza perdere il filo del discorso o scadere in sceneggiate senza senso.

PRO

  • Trama
  • Sviluppo emotivo dei personaggi centrali
  • Monokuma a non finire
  • L’arma a forma di megafono e i truth bullet sono una vera genialata

CONTRO

  • Porting senza cura
  • Enigmi troppo facili
  • Difficoltà di movimento

 

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Se siete curiosi (e non temete gli spoiler), su questo sito c’è la timeline ufficiale della prima trilogia di Danganronpa.

Altre recensioni

This post was published on 12 Luglio 2017 12:00

Redazione Player.it

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