FLASHBACK DI UN FLASHBACK – Chiudete gli occhi, immaginate per un istante di tornare con la mente indietro fino all’anno 1992. In radio e su MTV passano a ripetizione “Rhythm is a dancer” degli Snap, in tv c’è Ambra Angiolini che cinguetta nel famosissimo “Non è la Rai“, ma tu sei ancora troppo piccolo per capire le allusioni di ragazze poco più grandi di te, ma già lontanissime. Al cinema però esce Batman il ritorno, e quello si te lo ricordi bene, con Danny De Vito a fare il Pinguino e Michelle Pfeiffer nei panni di Catwoman. Ci ripensi quasi 25 anni dopo e ti chiedi quanto fosse bella quella Batmobile, con il suo bruciatore centrale e gli arpioni per girare, semplicemente fantastica.
Le giornate nel 1992 passano abbastanza regolari, la mattina vai a scuola, il pomeriggio, dopo aver visto I CARTONI ANIMATI e buttato li qualche svogliato compito per il giorno dopo, l’unica cosa che realmente desideri fare è accendere la tua AMIGA 500. Con la sua levetta per l’espansione di memoria, il suo lettore di floppy esterno aggiuntivo, e il joystick con due pulsanti (ma ci pensi? un joystick con 2 pulsanti. Oggi sono 859 e probabilmente nemmeno bastano). Hai due cassettiere piene di dischetti, organizzati in modo maniacale tra giochi di calcio, corse di macchine, moto, avventura. Hai veramente tutto, ma nulla è paragonabile a Flashback. Flashback è semplicemente incredibile.
TI SVEGLI UN GIORNO IN UNA GIUNGLA SCONOSCIUTA – Metti il disco uno (di quattro) e parte una breve introduzione, simile per certi versi a quella di Another World, somiglianza che per anni ti ha portato a credere (e non solamente a te) che quello fosse il seguito. Il protagonista sale su una fighissima moto senza ruote, e scappa inseguito da una pattuglia nemica. Qualche colpo e ben presto il nostro eroe precipita su un mondo all’inizio sconosciuto. Da questo momento in poi il controllo passa a voi. Il gioco, a livello di gameplay non era complicato, un platform a scorrimento orizzontale, stile Prince of Persia. Ma a differenza del principe del deserto, in questo caso per difenderci abbiamo un’affidabile pistola invece di una spada. La prima cosa veramente sorprendente di Flashback è la sua grafica. I fondali sono disegnati a mano e curati in maniera davvero eccelsa (per un gioco del 1992) e i movimenti del protagonista, codificati attraverso un innovativo sistema di motion caputre (il rotoscope) sono a dir poco spaziali. Il nostro eroe corre, si ferma, rotola, salta ed estrae l’arma con una fluidità e un realismo impensabili per l’epoca. Inizia cosi la nostra corsa contro il tempo per recuperare la memoria e scoprire perché qualcuno ci stia dando la caccia e come tornare sul pianeta Terra. In questa impresa sarà fondamentale l’uso del nostro Olocubo, una tecnologia olografica in grado di farci vedere messaggi e farci capire qualcosa di più sulla trama. Nel primo messaggio vediamo infatti una nostra proiezione chiamarci Conrad e darci istruzioni su come raggiungere la città di New Washington sulla luna Titano dove incontrare l’amico Ian che ci aiuterà a recuperare la memoria.
COSA SEI DISPOSTO A FARE PER TORNARE A CASA? – La prima parte del gioco ci vede dunque impegnati a cercare Ian per scoprire chi siamo e cosa dobbiamo fare. Appena lasciata la giungla, e scesi su New Washington, salviamo proprio Ian da due poliziotti corrotti e lui ci aiuta a rigenerare i nostri ricordi. Scopriamo quindi di essere Conrad b. Hart, agente dell’FBI galattica e di aver scoperto una cospirazione extraterreste per distruggere la terra. Veniamo a conoscenza del fatto che un gruppo di alieni mutaforma ha preso il posto dei ranghi governativi terresti, e che l’unico strumento per riconoscerli è un monocolo di nostra invenzione in grado di determinare la densità molecolare delle persone. Proprio a causa di questa nostra invenzione, e temendo per una possibile ritorsione, abbiamo fatto un backup di memoria e lo abbiamo mandato a Ian, registrando le istruzioni per noi stessi poco prima di essere catturati e azzerati dai cattivi, dai quali siamo riusciti a fuggire per un pelo.
Il problema adesso diventa riuscire a tornare sulla Terra. Il nostro amico Ian ci rivela che il biglietto ha un costo insostenibile, e l’unico modo per ottenerlo è quello di vincere uno show televisivo chiamato “la torre della morte”. Per poterci iscrivere abbiamo bisogno di una falsa identità e per la nostra falsa identità ci servono crediti. Ci tocca quindi lavorare. Eccoci dunque a compiere missioni fornite da un terminale e a muoverci di zona in zona attraverso un sistema di trasporto simile ad una futuristica metropolitana. Dovremo parlare con persone, rintracciarne altre, dare la caccia a pericolosi cyborg. Raggiunti i crediti necessari potremo finalmente misurarci con la torre. Il meccanismo è molto simile a quello del film “l’Implacabile” (The running man) del 1987 con Schwarzenegger a sua volta tratto dal libro “L’uomo in fuga” di King. La Torre ha vari livelli, tutti mortali, superati i quali potremo finalmente intraprendere il nostro viaggio verso casa.
UNA BREVE VISITA A CASA – Una volta sulla Terra, proveremo ad infiltrarci nel quartier generale degli alieni, scoprendo che hanno un’armata pronta ad invadere il nostro pianeta. Scoperti, e rinchiusi nuovamente in cella, dopo l’ennesima rocambolesca fuga, ci troveremo di fronte ad un teletrasporto per il pianeta natale dei metamorfi, il pianeta Morph. Qui, faremo la conoscenza di Philip, scoperto e imprigionato a sua volta mentre cercava di piazzare una carica atomica nel cuore del pianeta, per porre fine all’esistenza dei mutaforma. Dopo un bel po’ di peripezie, combattimenti, e grazie al diario con gli appunti di Philip, riusciremo a piazzare le carica al centro del pianeta, fuggendo poco prima della sua esplosione. Un lieto fine insomma? Non proprio, perché nell’ultima scena, il povero Conrad, registrerà un messaggio in cui racconta di come non esistano carte stellari del sistema in cui si trova e di non essere dunque in grado di tracciare una rotta fino a casa, condannandosi ad un vagare senza meta per il resto dei suoi giorni.
UN GIOCO DA GUINNESS – Secondo il guinness dei primati, Flashback è il gioco di maggior successo di tutta la storia videoludica in Francia. Un successo che nel 1995 ha portato alla produzione di un seguito “Fade to black” che a causa di una meccanica totalmente snaturata è stato un clamoroso flop e ad una versione in HD uscita nel 2013 per Xbox e PS3, anch’essa non all’altezza del titolo originale. Tornando al primo capitolo, il suo clamoroso successo è dovuto a un mix di storia, meccaniche e atmosfere degne del miglior “Blade Runner“. Un gioco che ha saputo portare sui monitor di milioni di bambini e ragazzi una storia di altissima qualità, unità a mondi alieni e a tecnologie futuristiche. Correre, estrarre, sparare, pararsi nel momento giusto con gli scudi, e poi rotolare ancora è, per una generazione, qualcosa di indescrivibile. Tanto è vero che lo scorso anno, un team di sviluppo indipendente ha creato il primo capitolo di un seguito, ricalcando fedelmente la grafica e le meccaniche del gioco originale e avviando un progetto di crowfounding per finanziare un progetto degno di questo storico titolo.
NOSTALGIA CANAGLIA – A guardarlo con gli occhi di oggi, Flashback è ancora un gioco bellissimo. E non solo perché chi scrive lo guarda con gli occhi stupiti di un bambino di 8 anni, ma perché la storia dei videogiochi passa inevitabilmente per tutta una serie di titoli in cui, sfruttando risorse risibili se confrontate a quelle attuali, i programmatori riuscivano a tirare fuori storie, ambientazioni, idee e musiche assolutamente geniali. E credo che i team odierni, a volte si lascino forviare dalla enormi possibilità grafiche e tecniche moderne, finendo per dimenticare che alla base di tutto, alla fine, resta sempre l’emozione in grado di darti un gioco.
PRO:
CONTRO:
VOTO: 9.8
Grazie a: Delphine Software, piattaforma: Amiga 500
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Twitter: @Mauro.Zini14
This post was published on 19 Agosto 2017 15:00
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