Recensione di Antonio Cutrona aka Q-tro
Prison Break è una serie televisiva che ha fatto tanto successo sin dalla sua prima messa in onda nel 2005. Questo 26 Marzo, sarà distribuito da Deep Silver il videogioco della prima serie, sviluppato dalla slovena ZootFly. Ben cinque anni di attesa per il primo videogame della serie, attesa resasi necessaria a causa della mancanza di un publisher disposto a distribuire l’ultima fatica ZootFly. Finalmente però il gioco è da oggi sugli scaffali, proponendo delle scelte molto azzardate che non mancheranno di sorprendere. Scopriamo insieme se questi cinque anni di attesa sono valsi a qualcosa.
Nella serie televisiva la Compagnia è un’organizzazione segreta che è riuscita a far ricadere la colpa dell’omicidio del fratello del vice-presidente USA su Lincoln Burrows, facendolo recludere nel penitenziaro di Fox River in attesa di eseguire la sua condanna a morte. Michael Scofield, fratellastro di Burrows, ha un piano per far evadere il fratello e intende attuarlo dall’interno della prigione facendosi anch’esso rinchiudere.
Quello che nella serie non viene raccontato però è che Thomas Paxton, agente della Compagnia, è stato anch’esso fatto recludere all’interno della prigione sotto copertura, per poter meglio indagare sui piani di Scofield ed evitare l’evasione di Burrows. Nel nuovo titolo di ZootFly controlleremo Paxton e potremo rivivere tutti gli eventi chiave della prima serie sotto un nuovo punto di vista.
Nei panni di Paxton dunque potremo scoprire le molte sottotrame legate alla Compagnia e all’intero universo della serie televisiva, un approccio abbastanza diverso dai normali giochi basati su format esterni, che si rivela particolarmente efficace se pensiamo a quanto venga ampliata la linea narrativa della serie e al grado di immersione del giocatore.
La vita di un’agente sotto copertura all’interno di una prigione, non è certo facile. Le indagini di Paxton richiederanno di accattivarsi i leader delle tante fazioni della prigione e far loro dei favori per continuare le indagini su Scofield e prevenire la fuga di Burrows.
Per farlo tutto quello che avremo a disposizione saranno la furtività e i nostri pugni. La componente principale di Prison Break: The Conspiracy, è infatti lo stealth: dovremo essere totalmente invisibili mentre ci intrufoleremo nei labirintici cunicoli di Fox River, cercando di evitare le guardie e raggiungere i nostri obiettivi nascondendoci dietro a muri e arrampicandoci su tubature o piattaforme apposite. Da questo punto di vista il gioco propone un approccio abbastanza rigido: venite visti e andate subito in Game Over. Questa scelta, pur resa meno frustrante da checkpoint abbastanza frequenti, risulta comunque incidere pesantemente sull’interattività del gioco, in quanto per passare da una zona all’altra inosservati, quasi sempre la strada è una sola e le azioni da fare (disattivare la corrente, svitare grate, scassinare delle porte) sono sempre le stesse e le uniche possibili per portare a termine le nostre missioni.
Per quanto riguarda il design, il titolo ZootFly non si attesta a livelli molto alti. Una grafica sotto la media e un sonoro sicuramente a tono con l’atmosfera di gioco, ma poco vario e spesso ripetitivo, da soli non sono in grado di incantare il giocatore medio. Il focus è tutto sulla riproduzione fedele delle ambientazioni e dei personaggi della serie. Fox River è ricostrutia con un’attenzione particolare per i dettagli, mentre per quanto riguarda i modelli, le fattezze degli attori originali della serie vengono riprodotte abbastanza fedelmente, complice anche il doppiaggio affidato agli stessi attori.
Sicuramente alcune delle ambientazioni claustrofobiche che ci ritroveremo ad attraversare, e i vari cambi di prospettiva della camera fissa di gioco che accompagna le sessioni di arrampicata, riescono bene a conferire il senso di intrusione che è la base del gameplay e l’anima del gioco. Quello di Prison Break, comunque, è un design che difficilmente riesce ad affascinare, e, a parte la riproduzione fedele delle ambientazioni e dei personaggi, non propone nessun altro punto forte capace di influenzare positivamente il giudizio finale sul gioco.
ZootFly, nel suo piccolo, è riuscita a produrre un tie-in prendendo delle scelte abbastanza audaci in termini di storyline, ma fallisce per quanto riguarda il gameplay, proponendo un titolo estremamente lineare e dalla rigiocabilità praticamente nulla. Sicuramente lo sforzo di produrre un prodotto appetibile ai fan della serie senza essere una spudorata copia di quest’ultima verranno sicuramente apprezzati. Resta il fatto che un titolo del genere rimane troppo pregiudicato dai suoi evidenti difetti di gameplay e dalla pochezza di un design poco curato. Da provare se siete interessati alla serie, riesce comunque a regalare momenti di pura azione stealth, ma dopo il primo completamento difficilmente lo riprenderete tra le mani.
This post was published on 25 Marzo 2010 17:41
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