Little Nightmares: Piccoli Incubi che diventano Piccole Perle
L‘ambiente di sviluppo indipendente nel corso dell’ultimo lustro è sorto dalle umili origini di homebrewer e modder per diventare in effetti una fetta molto importante del mondo videoludico odierno. Piccoli studi, composti da poche persone come Red Barrels Studios, sempre più spesso riescono a saltare alla ribalta ed uscire dalla dimensione “indie” e avere parecchio eco mediatico per i propri prodotti. Basti pensare a Frictional Games che prima con Penumbra poi con Amnesia ha riportato in auge il survival horror, genere che da parecchio tempo agonizzava in un nulla cosmico di oblio.
Recentemente un altro genere è tornato in auge grazie al mondo degli sviluppatori indipendenti: il platform con elementi di puzzle solving. Che sia in due dimensioni o tre, diversi titoli sono diventati dei piccoli casi anomali, grazie ad una ricezione da parte della critica molto buona e un grande apprezzamento anche da parte del pubblico. Vedi i casi di Limbo e Inside, che imparando la lezione di quel capolavoro che fu l’ormai giurassico Another World (noto anche come Out Of This World in alcune parti del mondo), puntano tutto su una narrazione semplice ma al contempo criptica, per lasciare l’interpretazione degli avvenimenti e soprattutto del significato al giocatore, senza dare alcuna spiegazione.
In questo contesto si fa strada di prepotenza Little Nightmares, piccolo titolo sviluppato dagli svedesi di Tarsier Studios, già sviluppatori di Little Big Planet 3 e Teraway Unfolded, e distribuito da Namco Bandai, uscito lo scorso 28 Aprile in tutto il mondo su Playstation 4, XBox One e PC.
Il gioco di per sè è molto semplice, al limite dell’essenziale: fin da subito prendete il controllo di Six, una bimba minuscola di nove anni, scalza e con addosso solo un piccolo impermeabile giallo il cui cappuccio le nasconde il viso, che non vedremo mai scoperto nel corso del gameplay. Da questo momento in avanti, inizia la fuga di Six da “Le Fauci”, un luogo buio, cupo, popolato da strane creature con arti dalle proporzioni completamente sbagliate, oppure obesi e dai volti distorti al punto di risultare grotteschi, oltre a piccoli esserini bipedi dalla forma conica chiamati Nomini, i soli esseri non ostili alla protagonista.
Unica arma in mano a Six è un piccolo accendino che possiamo usare per vedere al buio e la nostra astuzia nel notare oggetti utili nascosti nell’ambiente, i punti dove arrampicarsi o dove nascondersi per sfuggire agli adulti, i nemici che possiamo solo evitare senza poterli combattere o quanto meno respingere in alcun modo.
Six può correre, afferrare oggetti e leve oltre scalare scaffali, librerie e mobili vari, può nascondersi in piccoli anfratti e, ovviamente, usare gli oggetti messi a sua disposizione come scarpe, salsicce, chiavi e il già nominato accendino.
Sono tutte azioni molto semplici, quasi minimali, ma basteranno queste per poter proseguire nel mondo che sì è a scorrimento orizzontale ma presenta anche una verticalità non indifferente, fattore che durante la nostra prova abbiamo spesso dimenticato.
Di fatto, il gameplay è incredibilmente poco complesso. Si procede a volte per tentativi nella risoluzione degli enigmi, ma due o tre tentativi sono più che abbastanza per poter andare avanti, bloccarsi è praticamente impossibile. Un punto a favore? A sfavore? Dipende che tipo di sfida state cercando. Siete più giocatori che si fanno coinvolgere dalla storia, e non vi soffermate troppo a criticare un gameplay che non offre un alto livello di sfida, oppure preferite titoli dalla difficoltà maggiore, a discapito della narrazione? Se fate parte della prima categoria, andrete molto d’accordo con Little Nightmares, se rientrate nella seconda, pensateci bene prima dell’acquisto.
Dal punto di vista tecnico, pur non essendo un capolavoro di fotorealismo, Little Nightmares si presenta con un design accattivante e bello da guardare. I piccoli dettagli sono forse il meglio che questo gioco a livello grafico ha da offrire, soprattutto per l’utilizzo della luce.
Sia essa proveniente da una fioca fiammella come quella dell’accendino di Six, oppure da una lampadina appesa al soffitto, la luce in Little Nightmares è protagonista tanto quanto lo è Six, ed è splendida, anche su computer non particolarmente potenti.
Di fatto, il gioco è più che godibile anche su computer non da gaming, come quello su cui è stato provato. Leggero come tutti i titoli di questo tipo, Little Nightmares scorre fluido anche su computer non ad alte prestazioni.
Il comparto audio fornisce quel quid in più all’esperienza di gioco nel suo complesso, con una gestione dei suoni che provengono da questo mondo inquietante ben congeniata e perfetta per creare l’atmosfera quasi alla Tim Burton che Little Nightmares propone.
Ultimo ma non per questo meno importante aspetto del comparto tecnico, i comandi. Purtroppo abbiamo potuto notare come i controlli non siano particolarmente responsivi e forse anche poco intuitivi. Sebbene giocato da PC, è stato utilizzato un controller Dualshock 4 – il gioco nasce predisposto sia per il controller di XBox che quello di Playstation e non richiede l’utilizzo di software esterni per la mappatura dei comandi – e durante tutta la durata del gioco non lo abbiamo trovato particolarmente preciso. Certi movimenti sono scattosi, a volte cambiare direzione rapidamente risulta difficile e c’è come uno zelo eccessivo da parte del sistema ad eseguire i comandi, e questo può portare ad una certa frustrazione nel cercare di completare alcune delle parti più frenetiche del gioco.
Appendersi a certi ganci o gestire certi salti o slalom tra nemici che cercano di afferrarci per mangiarci, se entrano in gioco certi fattori, sono azioni che ci troveremo a ripetere parecchie volte proprio per colpa dell’imprecisione dei comandi.
Nulla di eccessivamente frustrante, dopo un po’ ci si fa l’abitudine e non è certo un dramma dover far fronte a dei comandi di questo tipo. In fondo l’imprecisione con cui abbiamo a che fare ci spinge solo a cercare di essere più accurati possibile nel modo in cui giochiamo, in quanto viene scoraggiato il button mashing selvaggio. Se dovete saltare quindi, premete il tasto di salto una volta sola, non a ripetizione.
La storia è il vero punto di forza di Little Nightmares. Come in Limbo, lascia spiazzati, come in Inside, fa pensare, ma il tutto a modo suo. Forte di un’ambientazione particolare e abbastanza unica nel suo genere, la narrativa di Little Nightmares si svolge tutta nelle piccole azioni, nelle ambientazioni e soprattutto nella testa del giocatore.
Six non dice una parola, i nemici non dicono una parola, cercano solo di imprigionarci da qualche parte o farci a pezzettini e renderci salsiccia o qualche altro piatto di carne o, all’estremo, mangiarci vive, nemmeno il “boss” finale parla mai, eppure si capisce perfettamente cosa sta succedendo.
Dobbiamo scappare da un luogo dove i bambini vengono tenuti prigionieri e usati, letteralmente, come cibo per ricchi adulti che non fanno altro che ingozzarsi di carne di ogni tipo tutto il giorno tutti i giorni.
Il tutto lottando contro la nostra stessa fame, con il solo supporto dei Nomini, questi esserini che ricordano – anche nel nome – dei piccoli gnomi che potremo abbracciare durante il nostro cammino verso l’uscita.
Cammino che presto diventerà l’incubo di cui parla il titolo, piccolo o meno dipende da voi giocatori, tra personaggi grotteschi, crampi di fame invalidanti e la crescente follia di una protagonista che quell’incubo lo sta vivendo sulla sua pelle.
E a mano a mano che procediamo in questo luogo, siamo costretti a farci delle domande sulla sua natura. Dove siamo? Perchè siamo qui? Perchè succedono queste cose? Chi sono queste persone attorno a noi che non vogliono fare altro che ferirci o ucciderci?
Stiamo vivendo realmente in questo incubo di pixel ad occhi aperti, o in realtà stiamo vivendo l’incubo di una mente malata che cerca di razionalizzare un trauma passato trasformandolo in un diabolico mondo da cui scappare?
La forza di questa narrativa così approssimata ma allo stesso tempo così profonda sta proprio nelle differenze di interpretazione che ciascuno di noi giocatori può dare al gioco. Critica alla società consumistica che si dimentica dei più piccoli e deboli? Plausibile. Metafora dell’anoressia? Plausibile anche quello. L’incubo di un bambino abusato? Plausibile anche quello.
L’innocenza bambinesca di ogni videogiocatore che cerca di uscire prima di essere stritolato da un mondo che vede l’infanzia come un momento inutile della vita?
Sta al giocatore interpretare la storia e dare un senso al finale, e magari confrontarsi con altre persone. Certo è che Little Nightmares ha una storia che nel suo piccolino e nel suo essere estremamente breve, circa tre ore di gioco – racconta tantissimo, pur non dicendo assolutamente nulla.
Per chiudere, il team di Tarsiem Studios ci dona un’esperienza di gioco che segue la scia di Inside. La arricchisce però con un comparto grafico di buon impatto per via della ricchezza di dettagli e un ottimo utilizzo della luce, accompagnato da un gameplay semplice ed intuitivo, seppur a volte frustrante per i comandi a tratti imprecisi.
A impreziosire il pacchetto vi è una storia particolare, narrata ma allo stesso tempo lasciata implicita, che lascia tutto all’interpretazione del giocatore, e se proprio vogliamo essere sinceri, che per certi versi lascia senza parole.
This post was published on 20 Maggio 2017 23:34
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