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Da videogiocatore navigato, con un bagaglio di titoli giocati estremamente ampio e in continua espansione, riuscire a tenere a mente tutti i bei momenti passati col pad in mano, non è certo cosa facile. Da 25 anni continuo a imparare cosa significhi stupirsi, davanti a un lavoro videoludico che sa colpirti su punti che non pensavi di star tenendo scoperti. Spremendomi un po’ le meningi però, due titoli mi martellano continuamente e, nonostante gli anni passati da quando li ho giocati, non è mai scemata la voglia di parlarne: A Way Out e It Takes Two.
Si tratta di due titoli sviluppati da Hazelight Studios, che nonostante tematiche, modalità narrativa e gameplay differenti, nella mia mente (e in quella di molti) continuano a essere accomunati da quella sensazione unica di condivisione di un’avventura, a un livello a cui pochissimi cooperativi riescono ad assurgere, soprattutto nell’ultimo decennio o giù di lì. Anche per questo motivo, l’attesa per Split Fiction, il nuovo lavoro di Hazelight Studios, è stata allo stesso tempo spasmodica e travagliata.
Come spesso accade quando si ha a che fare con l’hype, si viaggia su un filo sottile, teso tra la voglia di giocare e la paura di rimanere delusi. E sin dal primissimo istante di gioco, Split Fiction ti fa percepire quanto camminare su quel filo, potrebbe rivelarsi incerto, obbligandoti a procedere con titubanza, con la speranza nel cuore che i ragazzi di Hazelight ce l’abbiano fatta di nuovo.
E più si va avanti e più ci si rende conto che Split Fiction è un combinato di amore, verso mondi che da sempre si intrecciano. Una lettera d’amore…
…per l’amicizia
Se in A Way Out il “gancio” era rappresentato dalla fiducia reciproca dei due protagonisti e se in It Takes Two invece, era la collaborazione (un amore forse mai scomparso?) a portare avanti l’avventura, Split Fiction chiude il trittico, descrivendo un sincero e genuino rapporto di amicizia, attraversandone tutte le fasi, dalla diffidenza alla confidenza. Ma andiamo per gradi.
La storia di Split Fiction parla di due ragazze, Mio e Zoe, che non hanno poi chissà che in comune se non un dettaglio estremamente importante: sono entrambe delle scrittrici in erba, alla ricerca della prima pubblicazione, affamate di sogni e speranze, strabordanti di idee non sempre brillanti ma piene di aspetti della loro vita e personalità.

Due entità molto diverse, che in altri contesti faticherebbero anche solo a scambiare due parole senza che una delle due non si innervosisca, che si ritroveranno però costrette a intraprendere una forzosa collaborazione, per cercare di comprendere qualcosa di apparentemente molto più grande di loro.
Loro malgrado infatti, si ritroveranno connesse a un particolare macchinario, creato da una delle più importanti case editrici del paese, che avrà come unico scopo quello di assorbire la creatività degli artisti, così da poter dare vita a un’infinità di storie incredibili, senza che a nessuno vengano riconosciuti i giusti meriti, puntando a un profitto abnorme e monopolizzando il mercato dell’intrattenimento.
Un’aspra critica che strizza sicuramente l’occhio all‘avvento dell’IA in campo artistico, con conseguenze disastrose per gli addetti ai lavori. Un titolo che prende un po’ della rabbia e della frustrazione manifestata, tra gli altri, dai membri del sindacato degli attori di Hollywood SAG-AFTRA, durante gli scioperi e le proteste del 2023 e 2024.

Come accennato in apertura dunque, il “gancio” da cui parte la storia di Split Fiction, potrebbe essere considerato piuttosto debole dato che a differenza dei due titoli precedenti, affronta inizialmente situazioni che colpiscono una piccolissima parte della popolazione giocante. La vera forza del gioco però, è proprio quella di riuscire a creare prima di tutto, un legame tra giocatori e personaggi, con una rappresentazione tridimensionale di Mio e Zoe, che proprio come nei romanzi ben scritti, escono fuori dalle pagine e diventano persone prima che personaggi.
…per la scrittura
Per chiunque ami scrivere, raccontare una storia o semplicemente leggerne una ben fatta pensando a quanto sarebbe bello essere in grado di saper raccontare la realtà, usando giuste e sagge parole, Split Fiction saprà toccare corde dell’animo, che faranno risuonare la voglia di impugnare la più vecchia delle penne e, come un fiume in piena, riversare su un foglio tutto ciò che tenete ben custodito nella vostra mente.
Perché si, il nuovo titolo di Hazelight è una vera ode alla scrittura e alla letteratura. Infarcito di citazioni letterarie come se piovesse, attingendo dai due mondi di cui le protagoniste si fanno ambasciatrici (fantasy e fantascienza), il gioco riesce a raccontare, anche a chi crede di non averne interesse, quanto spettacolare sia il mezzo della scrittura votata alla narrazione di eventi.

Quanto le giuste parole, stese su una pagina nella giusta sequenza, possano davvero fungere da motore per il cambiamento; quanto la creatività non abbia età e anzi, imparare ad abbracciare il fanciullino che ci dimora dentro, può rappresentare un ottimo metodo per riscoprire aspetti della nostra personalità, che credevamo di aver perduto per sempre.
Split Fiction non racconta solo una storia ma è in grado di cambiare toni, ambientazioni, caratterizzazioni, universi narrativi in modo fluido e sempre diverso. Un po’ come se ci si trovasse a sfogliare un grosso libro in cui sono state convogliate tutte le storie mai raccontate, che nonostante differenze e discrepanze, non sono separate da altro che da una singola pagina.
Per comprendere poi che, per quanti elementi possa avere una storia, per quante ispirazioni si possano prendere, per quante citazioni si possano fare, tutto non sarà altro che un grosso contorno al racconto del nostro animo, delle nostre più profonde pulsioni, aspirazioni, speranze, sogni, anche fra mille metafore che altro non sono che rielaborazioni della realtà.
E a rischio di risultare retorico, permettetemi, con le lacrime agli occhi, di applaudire a Split Fiction: non importa che ci si avventuri tra astronavi intergalattiche, giganti e mutaforma, l’importante è sempre e solo saper raccontare una storia e, come il gioco stesso ci insegna, questo si può fare anche soltanto con una matita e un vecchio quaderno.
…per i videogiochi
Veniamo adesso a ciò che davvero rende Split Fiction qualcosa in più: il gameplay e tutto ciò che a esso è collegato.
Nonostante ci sarebbero tantissime cose da dire, mi sento costretto a mordermi la lingua (o le dita, in questo caso), per evitare che la fiumana di parole finisca col rivelare troppo. Partiamo da un fatto: Split Fiction ha uno dei gameplay più divertenti mai visti. Venendo da It Takes Two, pensavo di sapere cosa aspettarmi, e forse proprio per questo, per tutto il gioco, non ho smesso un attimo di stupirmi.
Split Fiction è una vera dichiarazione d’amore al mondo del videogioco degli ultimi 40 anni, riuscendo a riprodurre a schermo una miriade di generi, dall’action allo sparatutto, dal platform al bullet hell, dal puzzle al… flipper?
Quando si pensa che non siano potuti andare oltre, quelli di Hazelight ti buttano all’interno di un nuovo livello o di una cosiddetta “Storia Secondaria”, che stravolge tutte le regole conosciute fino a quel momento. Molto spesso, non serve nemmeno cambiare livello: all’interno della stessa sezione, si passa attraverso generi e sottogeneri videoludici, con estrema fluidità e in maniera incredibilmente ben fatta.
Ci si può trovare a giocare una sezione TPS, che immediatamente diventa un hack n’slash in isometrica che subito diventa un adrenalinico puzzle game, per poi ritrovarti a giocare un livello segreto di Crash Bandicoot o di Ratchet & Clank o di Spyro o di God of War o di Megaman o di mille altre cose. Un viaggio che non pensavo di poter vivere, un’emozione così bambinesca mi ammantava, mentre il gioco continuava a strizzare l’occhio a tutto ciò che la mia memoria da videogiocatore ha immagazzinato negli anni. E ogni cosa funzionava in maniera impeccabile.

Forse è proprio questo il punto più forte di Split Fiction: aldilà di una storia che potrebbe prendere da subito o ingranare col tempo, aldilà di tematiche sociali che possono spingere alla rivalutazione del sistema capitalistico come no, aldilà dell’amicizia che trasuda dai personaggi e che esce dallo schermo, Split Fiction è estremamente divertente da giocare.
Lasciatevi prendere per mano, abbandonatevi a ciò che gli sviluppatori vi propongono. Che vogliate solo giocare a mente spenta o farvi una cultura in ambito videoludico, attraversando la crescita del medium delle ultime 4 decadi, Split Fiction saprà soddisfarvi in pieno.
E se solitamente il modo migliore per godersi una storia, è quello di non avere aspettative, così che l’effetto “wow” possa colpirci più facilmente, il consiglio che vi do è proprio l’opposto: abbiate aspettative, lasciate che la vostra mente elabori quanto grande e vario può essere il gioco. Fatto? Bene, ora giocate Split Fiction, così da rendervi conto di quanto, nemmeno la più fulgida immaginazione può compensare il livello a cui Hazelight Studios si è spinto.
Mai un calo
Split Fiction non cala mai e non solo come ritmo ma anche, soprattutto, come prestazioni.

In compagnia del buon Graziano, fidato compagno d’avventura, abbiamo giocato il titolo interamente su PS5, potendo notare come in tutte le circa 12 ore per finirlo, nonostante la varietà a schermo, il continuo passaggio tra sezioni estremamente diverse, non si avverte mai un calo né a livello qualitativo, di ritmo, né tantomeno di prestazioni.
Mai un frame drop, mai un rallentamento nei caricamenti, praticamente mai problemi dovuti alla connessione. In pochissimi punti, potrebbe risultare leggermente ostico, riuscire a coordinarsi col proprio compagno, se per via della connessione vi è un lieve ritardo nella voce, ma nulla che non si possa risolvere con un paio di tentativi e capendo il tempismo giusto.
Due aspetti su cui il gioco eccelle in modo impressionante, sono sicuramente la direzione artistica e il level design. A livello artistico, ogni sezione, ogni mondo, risulta estremamente riconoscibile, riuscendo a lasciare a bocca aperta per una realizzazione sempre attenta ed estremamente ispirata; il level design, che in certe sezioni diventa brunelleschiano mentre in altre pare essere uscito da un manga di Tsutomu Nihei, contribuisce al senso di stupore continuo, dato che non solo non si saprà cosa aspettarsi dal gameplay, ma anche scoprire come raggiungere un appiglio risulterà avvincente e richiederà che la coppia di giocatori si scervelli, dando fondo a tutte le risorse che il gioco offrirà.

Altra nota di merito, il sound design. Dall’integrazione musicale sino ai suoni ambientali che, in più di un’occasione, diventano veri e propri strumenti funzionali al gameplay, tutto è realizzato in modo impeccabile. Giocando con un buon head set, potrete riuscire a notare tantissime sfumature che nulla hanno da invidiare al miglior Hellblade. Applausi per un doppiaggio (anche italiano) estremamente azzeccato e ben fatto.
E nota di merito anche per quanto riguarda l’accessibilità: meccaniche intuitive, che si faranno man mano più complesse ma mai proibtive, renderanno il gioco approcciabile praticamente da chiunque, senza però mai rinunciare a un grado di sfida sempre crescente, che permetterà ai giocatori di sublimare l’appagamento in tutte quelle sezioni che richiederanno cooperazione diretta col partner, tra tempismi da azzeccare e coordinazione da non perdere.
Ricapitolando: narrazione, gameplay e tecnica realizzativa riescono a essere perfettamente amalgamati, funzionali e di incredibile qualità. Difficile fare meglio di così.
Per la recensione ho giocato con Graziano, il nostro caporedattore, che si è esaltato a più riprese per diversi elementi tra cui, gli preme sottolineare, la bontà del design delle bossfight, sempre davvero emozionanti e sopratutto molto variegate. Non potevano fare meglio.
Si poteva fare meglio?
Come avrete capito, leggendo fino a questo punto, Split Fiction è un gioco che rapisce dall’inizio alla fine, da cui non ci si vorrebbe mai staccare, perfetto in ogni sezione di gameplay che spesso si mesce perfettamente anche col modo in cui viene raccontato l’ambiente, in cui anche il più insignificante elemento a schermo può diventare una cruciale meccanica.

Il locus recensione però, mi impone di spaccare il capello in quattro, andando a guardare anche a quegli aspetti che magari, sarebbero potuti essere un pelo più curati. Chiariamo subito che non si tratta di errori, quanto più di elementi che, sottoposti a strettissima valutazione personale, avrei preferito vedere realizzati in modi differenti.
Lato storia, avrei forse gradito assistere a un “cattivo” un po’ meno macchiettistico, a tratti caricaturale; similmente, certi dialoghi rischiano di apparire un po’ troppo costruiti e artefatti, mancando della naturalezza di A Way Out e It Takes Two, così come alcune risoluzioni di trama.
E… basta.
Fatico davvero a trovare qualcosa che non vada in Split Fiction. Anche i problemi descritti, non inficiano praticamente mai il godimento dell’opera nel suo insieme, che rimane un solido stenderdo videoludico, che con questo articolo, spero di poter portare in alto, sempre più in alto, dove merita di stare.
Conclusioni
Split Fiction è un sogno a occhi aperti, una lettera d’amore di Hazelight Studios verso il mondo della narrativa e della scrittura, quello dell’amicizia e dell’affezione e soprattutto, quello del videogioco. Un viaggio che, tra una critica all’avidità capitalistica e alle ripercussioni di questa, su ogni singola persona, riesce splendidamente a raccontare l’evoluzione dell’industria videoludica degli ultimi 40 anni, come mai nessuno era riuscito a fare. Riscoprite la gioia di condividere un’esperienza, gioite nell’uscirne arricchiti.
Split Fiction sarà disponibile a partire dal 6 marzo per PlayStation 5, Xbox Series X/S, Microsoft Windows.
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PRO
- Gameplay stupendo, cangiante, mai banale e realizzato in modo impeccabile
- Comparto tecnico di spessore, tra art design, level design e sound design
- Narrazione intelligente e coinvolgente
CONTRO
- Certe scelte di dialogo non sempre risultano brillanti
- Si sarebbe potuto fare di più per la costruzione del cattivo e delle sue motivazioni
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