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La saga dei cacciatori di mostri è tornata più feroce e grossa che mai.
Monster Hunter Wilds è un tripudio di mazzate, creature giganti, armi scenografiche, esplosioni e tempeste, un capitolo monumentale in cui Capcom è riuscita a mantenere e amplificare le tradizioni della serie, toccando anche le giuste corde suonate dai precedenti World e Rise.
Dopo una prova in anteprima a Milano qualche settimana fa che ci aveva già lasciato ottime impressioni, abbiamo giocato finalmente al gioco completo di Monster Hunter Wilds nelle scorse settimane grazie a un paio di codici forniti proprio da Capcom in vista della recensione e dei prossimi contenuti, provando anche il comparto online cross-platform tra di noi e assieme agli altri giornalisti e creator in giro per il mondo. L’appuntamento con la caccia ai mostri sarà disponibile per tutti a partire dal 27 febbraio su PC, PS5 e Xbox S|X.
La vita trova sempre una strada
Il lavoro che Capcom ha sempre dedicato alla realizzazione delle creature della saga, dal design fino alla modellazione e all’animazione, è sempre stato un risultato magnifico, ma in Monster Hunter Wilds finalmente vediamo anche una qualità registica eccelsa, da Tripla A, che riesce ad esaltare i suoi grossi mostri nei filmati e ad amplificare tutto lo sforzo produttivo che da sempre contraddistingue la realizzazione di queste creature. I filmati della storia, in particolare quelli che presentano i mostri, avvengono sempre in contesti movimentati e pericolosi, trasmettendo una certa dose di potenza e brutalità ad ogni frame. Non mi meraviglierei se un giorno potessimo assistere a un monster movie stile Godzilla o Jurassic World, in cui le creature provenienti da Monster Hunter se le suonassero di santa ragione… possibilmente lontano dall’adattamento cinematografico provato nl 2020.
La trama di Monster Hunter Wilds non brilla di inventiva ed è a tutti gli effetti un semplice riempitivo dove le cose devono accadere e basta per mandare avanti il gioco senza farsi troppe domande, tuttavia riesce comunque a trasmettere un senso di crescita dei personaggi, affronta diversi cambiamenti di prospettiva e, grazie proprio a quella qualità registica che vi ho accennato prima e a un doppiaggio eccellente (anche in italiano), riesce ad avere i suoi movimenti di telecamera di spessore, che enfatizzano questa o quella emozione da comunicare. Personalmente sono riuscito anche a intravedere citazioni a qualche film che mi ha tirato più di un sorriso. Insomma, è bello vedere come questa saga stia crescendo di iterazione in iterazione, anche sul fronte del racconto.
A questo giro, come avrete già letto dalla nostra anteprima, ci troviamo nelle Terre Proibite, luoghi che si credevano inabitati da secoli quando una spedizione in cui c’è il nostro personaggio, in realtà, scoprirà la presenza di una fauna molto attiva, nonché di insediamenti umani. Insomma, c’è una gran vita e sta a noi scoprirla tutta. Tutto ruota alla ricerca di un certo Spettro Bianco, un mostro sconosciuto che sta devastando i territori e alterando i cicli climatici. Tra nuovi personaggi e vecchie conoscenze della saga, senza fare spoiler, ci troveremo quindi a cacciare mostri mai visti prima così come passate glorie di Monster Hunter, tutti ben amalgamati negli ambienti di appartenenza tra i diversi habitat creati per ogni mappa.
I veterani di Monster Hunter già lo sanno, affrontare le missioni di trama significa essenzialmente partecipare a un grande tutorial. Il vero gioco comincia nel momento in cui scorrono i credits, quando si accede finalmente all’equipaggiamento di alto grado con la possibilità di cacciare mostri più forti e con ricompense più sostanziose. Continuerete a sbloccare nuove meccaniche di forgiatura e mostri “alterati” anche in queste fasi, con conseguenti nuovi armamentari e materiali con cui decorarvi per le cacce e nuovi tipi di mostri. Io stesso credo di avere ancora qualcosa da sbloccare dopo almeno 60 ore di gioco.
Le star assolute di Monster Hunter Wilds, come ogni episodio della saga, sono ovviamente proprio i mostri. Quelli già conosciuti dai materiali pubblicitari e dai precedenti capitoli di Monster Hunter, hanno trovato comunque il modo di sorprendermi grazie al lavoro certosino svolto proprio sulle animazioni e sui comportamenti di queste creature, fatti proprio in modo da essere coerente con gli ecosistemi immersivi in cui abitano. Giusto per citarvi due esempi, i nuovi Balahara, dei lucertoloni dalla coda trivellante e la bocca da tremor, si tuffano nella sabbia creando enormi voragini, mentre i buoni vecchi scimmioni rosa Congalala fanno caciara nella foresta, attorniati dal loro branco di femmine Conga.
Il piacere della caccia
In passato, personalmente, ho sempre avuto un timore reverenziale per Monster Hunter, perché credevo non fosse un gioco fatto per me pur ammirando le creature mostruose e le armi giganti realizzate dai creativi di Capcom. Credevo avesse un gameplay troppo action per i miei gusti, nonché un concept a cui sinceramente non avevo mai badato più di tanto: “ok, combattimenti contro mostri giganti… e allora?” era la mia linea di pensiero. Quando mi sono ritrovato a provare per puro caso il capitolo Rise all’uscita su Nintendo Switch qualche anno fa, scoprii quanto mi sbagliassi sull’intero senso di Monster Hunter.
Non è tanto il combattimento contro i mostri in sé l’idea vincente, ma il focus sul doverli cacciare studiando il terreno, le loro mosse, le loro abitudini, forgiando il giusto equipaggiamento, formando le squadre più efficienti con gli altri giocatori, colpendo le creature nei punti giusti… In pratica è come una boss fight contro ogni creatura, senza contare la componente collezionistica che spinge a recuperare quanti più materiali possibili per forgiarsi il set dei sogni e gli oggetti più adatti al tipo di mostro da cacciare.
Monster Hunter è praticamente il farming reso divertente e appagante sul piano del gameplay, dove, appunto, la raccolta di risorse attraverso la caccia ai mostri incentiva la creazione di armi assurde, divertenti da usare e combinare con gli altri cacciatori in un circolo vizioso continuo che appaga sia i sensi ludici che il completismo. Non è assolutamente da meno Monster Hunter Wilds, somma massima di questi aspetti, rifiniti nei dettagli dopo le ultime esperienze di ambientazione ed esplorazione avute con World e Rise, e amplificati dai dettagli di contorno che Capcom ci ha ricamato sopra per ammodernare il tutto, in quasi ogni comparto di gioco.
Non ci troviamo più in un open world, ma piuttosto in delle aree open map molto grandi e vaste, figlie della verticalità di level design imparata da Monster Hunter Rise e comunque sviluppate in un contesto naturalistico avvolgente alla Monster Hunter World, dettagliato nei minimi particolari, dove la fauna endemica si mescola alla vegetazione, i mostri si contendono i territori lottando tra di loro, e dove non è mai scontata la diversità dei biomi all’interno di una stessa mappa.
La formula di ambientazione trovata da Monster Hunter World, in altre parole, convince fin da subito dal punto di vista stilistico e di esplorazione, soprattutto se consideriamo che ormai i vari villaggi e accampamenti base non sono più degli hub dove raccogliere i giocatori online per poi partire in missione nella mappa del mondo, ma al contrario sono essi stessi elementi della mappa, raggiungibili in qualsiasi momento.
Certo, ci si può pure approcciare in maniera diretta alle missioni e alle cacce attraverso i menù appositi o attivando i dialoghi contrassegnati dai segnalini della trama e delle quest secondarie, ma la riflessione che facciamo qui è proprio nella coerenza del worldbuilding adoperato da Capcom, perché fiondarsi in una caccia al mostro non è mai stata un’esperienza così immersiva prima d’ora. Capcom ha lavorato davvero molto nel potenziare questo aspetto di Monster Hunter Wilds, stuzzicando continuamente il giocatore sia con stimoli visivi che ludici.
Da un lato abbiamo scorci panoramici, ambientazioni quasi mai scontate dove anche la più banale delle foreste nascondono segreti e habitat inaspettati, dall’altro lato abbiamo stradine secondarie, materiali rari, posti per accamparsi e conformazioni dei terreni di gioco da usare a proprio vantaggio per la caccia o per gli spostamenti. Le Terre Proibite sono un parco giochi dentro un mondo vivo e vibrante che cambia anche in maniera dinamica il clima o il ciclo notte/giorno.
Passeggiate per le mappe senza uno scopo, ascoltate il rumore dei passi sui diversi terreni e i tanti versi animali, cercate le creature più piccole nascoste in giro. L’ambiente costruito in Monster Hunter Wilds è appagante per tutti i sensi. Se ci giocate da PS5, inoltre, sentirete tanti di questi piccoli rumori provenire dal DualSense. Ovviamente anche la musica ci mette del suo, risultando un accompagnamento sempre gradito sia nei menu e negli accampamenti, che nelle occasioni di caccia più movimentate, fino a trasformarsi in una colonna sonora epica quando si tratta di affrontare mostri più potenti.
Nel corso della nostra anteprima vi avevamo espresso qualche dubbio sulla tenuta tecnica dato che avevamo riscontrato qualche calo di troppo e qualche glitch, ma nella nostra esperienza attuale con la build definitiva non si è presentato alcun problema da questo punto di vista, anzi. Il comparto grafico e tecnico è davvero eccellente, ed è davvero una goduria osservare anche certi attacchi di alcuni potenti mostri che sovraccaricano di dettagli le schermate. Un unico appunto in tal senso è da fare forse alla telecamera durante le cacce, sempre lockata sul mostro ma un po’ claudicante quando gli si è addosso, soprattutto in spazi stretti.
Abbiamo provato anche la versione PC, trovandola graficamente impressionante ed estremamente solida, con tanto di sistemi di frame generation attivi che non ci hanno fatto riscontrare input lag deleteri… con l’unica eccezione di due crash in circa 20 ore di prova.
Tecnica, ferocia e tenacia
Monster Hunter Wilds è il solito Monster Hunter sul piano del gameplay, ma ammodernato e potenziato in ogni aspetto, a cominciare proprio dalla già accennata fluidità di movimento tra basi e mappa, immagino grazie ai prodigi del RE Engine sfruttato da Capcom, ormai sempre più performante. Una cosa che ho apprezzato particolarmente è che c’è stato un ripensamento generale su tutti i tipi di armi, le quali ora hanno nuove azioni e nuove combo. Ho iniziato il mio percorso su Rise con Spada Lunga, Spadone e Martello, ma mi sono convertito alla Lancia-Fucile ora su Wilds dopo averla provata sul gioco mobile Now. Ora che sono nel post-game, sto approfondendo anche la Lama Caricata e la Lama-Insetto.
A vedersi tutte queste armi imponenti viene davvero voglia di craftarle tutte e di impararle a memoria, ma per tenere le redini di gioco, almeno finché non avete sbloccato ogni ambito del post-game, il consiglio è quello di concentrarvi, se siete ancora inesperti, sul potenziare e craftare giusto due-tre tipi di armi, dopo aver provato la loro maneggevolezza nelle aree di addestramento. Ogni arma ha funzioni, velocità e movimenti diversi, sta a voi capire quali siano quelle che vi appaghino di più nelle loro performance. In un primo momento andrà benissimo attaccare alla rinfusa schiacciando a caso i tasti, col tempo vi affinerete, svilupperete strategie e combo adeguate in base alla situazione che vi si parerà davanti. Anche la cavalcatura, il Seikret, rientrerà nelle vostre strategie di combattimento per cambiare arma o per lanciarvi da alture.
Vanno valutati, inoltre, anche i vari parametri delle armi basandosi sulle guide dei mostri per capire meglio come sconfiggerli; per fare qualche esempio, c’è chi ha code e appendici più suscettibili al taglio, chi è più debole ad attacchi elementali specifici, e chi viene contrastato meglio se si possiedono armature in grado di resistere a modifiche di stato come sonno o paralisi. Niente barre della vita per queste creature, come al solito: capirete se il mostro sta andando KO o no dalle evidenti ferite che porta sul suo corpo, dall’andatura con cui si muove, dalle parti del corpo eventualmente spezzate. Non contate solo sulle armi che vi porterete appresso – adesso due tipi di armi per ogni caccia – ma anche sullo sfruttamento del terreno e degli oggetti sparsi in giro: da insetti che possono curare se colpiti a interi precipizi che possono crollare sui mostri, lo strategia sul campo di battaglia è essenziale quanto lo studio dei mostri da affrontare.
E il giocatore non è mica il solo a interagire con l’ambiente! I mostri scappano, si scontrano tra loro per contendersi il territorio, cacciano i mostri più piccoli, sfruttano il terreno a proprio vantaggio in base alle loro peculiarità e ai loro comportamenti. Il combattimento è arcade, cafone e spettacolare contemporaneamente, dove ogni arma ha il suo retaggio di animazioni, combo e funzionalità da imparare per affinare la propria tecnica, mentre al contempo si imparano i pattern di attacco delle diverse creature.
Mi è anche capitato di triggerare eventi particolari, come mostri che lanciano animali più piccoli, o una parata spettacolare su un morso tenendo lo scudo tra i denti della creatura mentre affondavo la lama nelle sue fauci per divincolarmi dalla presa. Tra le novità nel combattimento, vi è anche la possibilità infliggere colpi furtivi a mostri ignari della vostra presenza e di mirare sulle ferite aperte, incrementando i danni. L’unica cosa che avrei da recriminare è la mancanza del movimento tridimensionale di Monster Hunter Rise, ma sinceramente… non è che ne senta così tanto la mancanza ora, a mente fredda e dopo 60 ore di divertimento puro.
Ogni caccia ha una durata media di 20 minuti a mostro, che può scendere anche a 15 nelle missioni ad alto rango; ovviamente è un tempo indicativo, in quanto può dilatarsi o diluirsi in base alle casistiche e al numero di partecipanti alla battaglia. A proposito di questo, la partecipazione online è rapida e fluida, gestita da server-stanze invisibili dove i giocatori possono sia ritrovarsi in giro negli accampamenti base, sia intervenire rapidamente nelle singole cacce attraverso un menu apposito dove potersi preparare assieme agli altri giocatori o dove poter intervenire in caso di richieste SOS di aiuto. Quest’ultima meccanica è anche attivabile offline, il gioco lascerà intervenire i PNG incontrati durante la storia. La loro IA è mediamente buona, l’importante per voi sarà semplicemente avere una distrazione per il mostro mentre vi curate o affilate l’arma.
Monster Hunter Wilds non è un gioco di facilissimo approccio per i neofiti, e questo non è certo per le sue meccaniche che sono sì complesse ma non complicate. Ricordo bene l’impatto che ho avuto da Rise quando impugnai un gamepad per la prima volta con questa IP, e le sensazioni a riguardo sono da riconfermare anche in Wilds: il problema principale di accesso al gioco sono i muri di menu per ogni minimo compito, tasti che cambiano in base a cosa equipaggia il proprio personaggio o a cosa si ha evidenziato negli slot rapidi, interfacce non sempre chiarissime e spiegazioni che vengono date in dialogo durante fasi concitate di gioco o che sono nascoste in guide interne. Per dirla in altre parole, la UX è il vero ostacolo all’onboarding di nuovi giocatori, generando un’interfaccia sensata ma convoluta da approcciare, un problema che la saga si porta dietro da sempre.
Vi consiglio però di tenere duro, di sbattere continuamente la testa contro i mostri in gioco, quelli da cacciare, e i mostri artefatti del menu, quelli creati dall’accozzaglia di informazioni e input dell’interfaccia, perché una volta che avrete imparato e che tutto vi sarà chiaro, non riuscirete più a staccarvi da questo gioco.
Un monumento alla tradizione di Monster Hunter
Monster Hunter Wilds è il culmine di un’evoluzione durata anni, una sintesi perfetta di tutto ciò che ha reso la saga un punto di riferimento. Con il suo level design studiato al millimetro, la sua regia spettacolare, i suoi mostri particolareggiati nell’aspetto e nei comporamenti, e i suoi ecosistemi vivi e pulsanti, Capcom ha confezionato un’esperienza che sa essere tanto familiare quanto sorprendente. Ogni caccia è un’avventura a sé, ogni creatura un’enigma da risolvere con astuzia e perseveranza. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un titolo che non si limita solo a proseguire una tradizione, ma la esalta, dimostrando come Monster Hunter sia diventato ormai una delle esperienze più raffinate e immersive che il mondo del gaming riesca ad offrire in questi tempi.
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PRO
- Il solito, ma più potente
- Ci si diverte a farmare
- Regia e doppiaggio di qualità
- Animazioni brutali e sublimi
- Il paradiso per le build
- Online fluido e immediato
- Esperienza immersiva su PS5
CONTRO
- UX ostica per i novizi
- Trama un po' bucata
- Telecamera ballerina nei combattimenti ravvicinati
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