Ritrovarsi tra le mani un gioco dal potenziale enorme, è qualcosa che capita molto più spesso di quanto si pensi. Ciò che permette poi al titolo di continuare a essere discusso e amato, è ciò che il team di sviluppo sceglie di fare con quel potenziale e fidatevi che, a sprecarlo, ci vuole veramente poco. Synduality: Echo of Ada è una delle più grandi rappresentazioni di questo concetto.
Un titolo dalla natura incerta, dall’incedere tentennante, che nonostante delle premesse ottime finisce quasi immediatamente per confondere le acque, gettando il giocatore in una spirale di informazioni da cui nemmeno la migliore delle review guide potrà tirar fuori. Riuscire a confezionare un pacchetto talmente tanto allettante all’esterno e così… fastidioso all’interno, è un raro talento.
L’alone del pay-to-win che aleggia sul titolo, aspetto di cui si parla ormai da diversi giorni dopo l’uscita avvenuta il 24 gennaio 2025, è sicuramente ciò che maggiormente fa storcere il naso a chi, in un primo momento, magari durante la Demo, aveva solo visto un bell’extraction con i robottoni.
Questa recensione arriva sicuramente “tardi” ma abbiamo ritenuto necessario prenderci un po’ più di tempo per analizzare l’opera, evitando di lanciarci in giudizi affrettati e cercando di vivere Synduality sia prima che dopo l’uscita, per vedere quanto effettivamente l’attività della community potesse cambiare la percezione del titolo.
Nelle prossime righe cercheremo dunque di capire come il nuovo titolo targato Bandai Namco rappresenti la perdita di un’occasione ghiotta con Syndualty: Echo of Ada e, di conseguenza, con tutto il brand legato al gioco, proponendo un titolo che è una mistura di scelte decisamente discutibili e di dettagli talmente tanto fastidiosi da far quasi inalberare.
Il mondo sprofonda
Uno dei primi dettagli che riescono a carpire l’interesse del videogiocatore, è tutto ciò che riguarda la storia e la trama ambientale, salvo poi ricadere in quella mistura di scelte discutibili che fanno perdere, molto velocemente, interesse e affezione verso dei personaggi che non sono quasi mai in grado di comunicare efficacemente.
La storia prende piede nell’anno 2222. L’umanità è stata costretta a vivere nel sottosuolo, fondando la città sotterranea di Amasia, ultimo grande baluardo dei sopravvissuti alla catastrofica pioggia tossica denominata “Lacrime della Nuova Luna”, un fenomeno inspiegabile che, come conseguenza inaspettata, ha avuto quella di genere gli Ender.

Gli Ender sono i mostri che incontreremo durante il gioco. Ve ne sono di diversi tipi, ognuno con peculiarità diverse e diversi approcci al combattimento. Per riuscire a sopravvivere in superficie, nonostante le piogge acide, gli esseri umani hanno progettato e costruito i cosiddetti “Cradlecoffin”, dei robottoni dalle capacità decisamente limitate (di cui parleremo meglio in fase di analisi di gameplay).
L’obiettivo degli umani è quello di riuscire a raccogliere quante più risorse e informazioni in superficie. La risorsa più importante di questo nuovo mondo, è rappresentata dai Cristalli AO, particolari gemme da estrarre da piccoli giacimenti disseminati per la mappa. Ogni Cradlecoffin mandato in esplorazione, sarà supportato da un Magus, un androide umanoide che oltre ad avere la funzione di navigatore, ricordando al giocatore informazioni sulle porzioni di mappa già esplorate, punti d’interesse e altri dettagli, può contare anche su abilità speciali che fungono da supporto durante le Sortite.
Una premessa semplice dunque, forse anche già vista e sentita, che potrebbe però fungere da ottimo trampolino di lancio per una storia avvincente. Ma se ne stiamo parlando in questi termini, avrete sicuramente già capito che non è una storia avvincente quella che stiamo per raccontarvi.
A chi parla la storia?
L’idea dietro al brand di Synduality, è chiaramente quella di creare un universo narrativo ampio e transmediale, visto che oltre al videogioco sono stati sviluppati o sono attualmente in sviluppo, altri progetti che comprendono un anime (Synduality: Noir), un manga (Synduality: Ellie) e una serie di romanzi (Synduality: Kaleido). Viene dunque spontaneo chiedersi, a chi parli la storia di Synduality: Echo of Ada.
Nonostante il gioco cerchi di dare un punto di partenza unitario, le modalità con cui cerca di gettare addosso al giocatore tutto ciò che potrebbe aiutare a conoscere la storia di quel mondo, è quanto di più discontinuo si sia visto in anni recenti.

La progressione della storia è strettamente legata a meccaniche di gameplay che meritano la giusta attenzione e che affronteremo poco più avanti. Fin qui dunque, mi limito a rispondere alla domanda “a chi si rivolge?”, osservando con enorme disappunto, come la discontinuità eccessiva e la mancanza di una progressione in senso cronologico, rendano praticamente impossibile rendere Synduality: Echo of Ada un buon punto di partenza per il brand.
Senza la conoscenza che può solo provenire dall’anime, riuscire a decifrare altro che non siano le poche informazioni generali di partenza, risulta estremamente avvilente e vuoto, lasciando un senso di insoddisfazione per una storia di cui non si conoscono i vissuti.
Tarkov coi robottoni?
Tarkov coi robottoni l’ha definito qualcuno. “Ma magari”, mi verrebbe da dire.
Come struttura di gioco, Synduality: Echo of Ada si propone come un extraction shooter in terza persona. L’obiettivo è tanto organizzativo quanto realizzativo: sarà tanto il tempo che si passerà tra i vari menù, tra negozi e laboratori, per riuscire a munirsi in modo adeguato per affrontare anche la più dura delle Sortite.
Dopo aver passato minuti interi a organizzare tutto, sarà tempo di partire. Pilotando questo goffo e ben poco affascinante robottone, noto come Cradlecoffin, dovremo avventurarci per le terre in superficie, alla ricerca di risorse di ogni tipo, privilegiando i Cristalli AO. Prima di partire sarà possibile sottoscrivere un’assicurazione che, al costo del 10% del valore del nostro equipaggiamento, ci garantirà di recuperare una certa quantità di denaro, nel caso qualche nostra componente vada distrutta o persa.

Questo perché, una delle caratteristiche di S:EoA, come in tanti altri extraction, è quella di perdere tutto ciò che si sta trasportando nel caso si venisse uccisi durante una delle Sortite in superficie. Seguendo uno schema riassumibile in PvPvE, Synduality ci metterà di fronte a molteplici sfide: durante l’esplorazione saremo soggetti sia agli attacchi dei mostruosi Ender, sia alle incursioni di altri giocatori.
Gli Ender rappresentano pericoli non troppo grossi, essendo caratterizzati da un’intelligenza artificiale a dir poco superficiale, anche se potrebbe capitare di ritrovarsi tra gruppi folti di mob che potrebbero anche distruggere il nostro Cradlecoffin con giusto un paio di colpi ben assestati. Il consiglio è sempre quello di utilizzare cautela.
Discorso diverso deve farsi la parte PvP: è infatti possibile incontrare altri giocatori girovagare per la mappa. Il gioco scoraggia il combattimento tra giocatori e fornisce un interessante sistema di fazioni, a cui si verrà assegnati in base al proprio comportamento. Se volete finire tra i “cattivi”, dovrete semplicemente sparare addosso a qualunque cosa si muova; per finire tra i “buoni”, bisognerà soltanto evitare gli scontri a fuoco, salutare e andare avanti. Un approccio per nulla profondo, che pertanto fatica a risultare immersivo e coinvolgente.
Non vogliamo indorare la pillola: il gameplay di Synduality è parecchio noioso. Se ci si lascia prendere dal loop, si potrebbe anche riuscire a utilizzare Echo of Ada come un discreto passatempo mentre magari si guarda una serie o si ascolta un audiolibro, ma se ci si deve concentrare solo su quello che succede a schermo non passerà molto prima di innvervosirsi per l’estrema prevedibilità di quanto accadrà.
Un sistema di movimento goffo e per nulla coinvolgente, che comporta anche di tenere sotto controllo la “stamina” del nostro Cradlecoffin, che non solo è già di per sé estremamente limitata, ma andrà a diminuire man mano che il peso trasportato aumenterà. Pura frustrazione.
Situazione migliore lato shooting, con un discreto feedback dei colpi. Gravi problemi di hitbox soprattutto con determinate armi, come i fucili di precisione e gli shotgun. Sarà però davvero impossibile riuscire a percepire adrenalina o pathòs durante gli scontri, che diventeranno solo l’ennesimo componente di quella stanca routine che accompagnerà le nostre ore di gioco.
Sotto molti aspetti dunque, Synduality non ha nulla più nulla meno, che il più classico degli extraction, se non sotto il lato realizzativo e qualitativo. Una delle grandi differenze che il team ha cercato di introdurre, si rivela però un grandissimo buco nell’acqua.
Il gameplay racconta, la logorrea abbonda
Il team ha ben pensato di permettere al giocatore di scoprire la trama del gioco, dei singoli personaggi e del mondo di Amasia, andando a intrecciare la progressione della storia con il gameplay, in maniera estremamente diretta. Fin troppo diretta.
Vi saranno infatti avanzamenti di trama, eseguendo determinate Sortite, che permetteranno di ottenere a volte alcune cut scene, altre volte dei semplici documenti da leggere, spesso legati a storie di oggetti di quando la terra era ancora popolata. Il problema è che per arrivare a un punto di progressione della trama, bisogna sottostare a lunghe ed estenuanti sessioni di grinding.

Questo perché il fulcro del gampelay del titolo, è un grinding feroce: ci si equipaggia, si arriva in superficie, si esplora per un tempo limitato (in base alla capacità della propria batteria) cercando di raccattare quante più risorse possibili e si torna alla base. Durante l’esplorazione, come detto, si affrontano altri giocatori o Ender e, se si è fortunati, si riesce a tornare alla base con un oggetto utile a far progredire la trama.
I problemi in questo senso, a livello macroscopico, sono due: il primo è legato alla casualità e al tempo necessario affinché si riesca ad avere una progressione nella trama, con la necessaria conseguenza di perdere continuamente il filo del discorso dato che, come anticipato, le informazioni che troveremo non saranno in ordine cronologico. Sarà dunque compito nostro rimettere in ordine i pezzi del puzzle, uno sforzo non indifferente, che richiederà di appuntarsi qualcosa per evitare di perdersi inesorabilmente dei passaggi.
Il secondo problema è legato alla sconfitta sul campo: venire uccisi infatti, determinerà la perdita di tutte le risorse che si portano dietro. Si può tuttalpiù scegliere un singolo oggetto tra quelli che si hanno con sé, da tenere in “tasca” così che, anche in caso di sconfitta, questo torni comunque con noi alla base. Si tratta però di un singolo oggetto trasportabile, a fronte delle decine che è possibile raccogliere durante le Sortite. La conseguenza è quella di rischiare di perdere pezzi di storia, per quella che potrebbe anche tranquillamente essere semplice sfortuna.
Lo spettro del pay-to-win
Ma a cosa serve raccogliere tutte queste risorse?
Synduality: Echo of Ada, tra la miriade di meccaniche, attività ripetitive e storia mal narrata, decide che è una buona idea inserire anche l’housing. Le risorse che troveremo in giro infatti, serviranno per ricostruire, un po’ alla volta, pezzi del luogo in cui ci troviamo, andati distrutti dopo un evento raccontato all’inizio del gioco.
Vi saranno varie aree da far progredire, dal box agli alloggi fino al laboratorio e, alla progressione di questi saranno legate meccaniche aggiuntive o verranno sbloccate possibilità di crafting superiori. Il problema è che, anche in questo caso, si tratta di processi estemamente lenti, tediosi e legati a doppio filo alla fortuna.

Per costruire saranno infatti necessari sia gli oggetti richiesti per ogni singola stanza, che possono solo essere trovati in giro per la mappa in maniera del tutto casuale, obbligando spesso a Sortite su Sortite per riuscire semplicemente a raccattare un paio di pezzi di legno; una volta che si avranno a disposizione tutti gli oggetti, sarà il tempo di costruire… spendendo una considerevole quantità di soldi che, soprattutto nelle fasi iniziali, saranno particolarmente difficili da procurarsi.
Beh, oggetti e soldi, tutto qui no? Eh, no. Perché proprio da queste meccaniche, abbiamo iniziato a notare un problema che fino a quel momento, non pareva dare chissà quanti impedimenti: o paghi, utilizzando soldi veri o il gioco rallenta terribilmente.
Per ultimare una costruzione infatti, come nei più classici mobile game, sarà necessario attendere del tempo. E se all’inizio si tratterà di pochi secondi, man mano che l’entità delle costruzioni progredisce, la lancetta si sposterà e dai secondi si passerà ai minuti, poi alle ore. Per evitare di attendere un’ora o più per completare un progetto di costruzione, si potrà pagare utilizzando soldi veri. E questo è solo lo strato più superficiale di quello che è un problema ben più radicato.

Il titolo è infatti pieno di meccaniche predatorie, che spingono ad acquistare contenuti con soldi veri, al fine di avere la vita un po’ più facilitata. Per creare un senso di “esigenza”, il gioco introduce tutta una serie di meccaniche totalmente superflue, dalla costruzione degli edifici fino alla necessità di… LAVARE il nostro Magus, obbligando il giocatore a spendere soldi in game per ogni singola attività.
E se tutto si fermasse qui, non vi sarebbero ancora chissà che problemi che con pazienza non potrebbero essere bypassati, ma…
Il battle pass della discordia
Quando ci è stato inviato il codice per la recensione di Synduality, questo era corredato dal battle pass che i giocatori avrebbero potuto ottenere acquistando la versione Deluxe del titolo.
Avendo accesso al battle pass, abbiamo iniziato a esplorarlo dato che la puzza da pay-to-win iniziava a farsi sentire. In un primo momento, tutto sembrava tranquillo dato che i primi premi del BP sono perlopiù robe estetiche per il nostro Magus, qualche soldino ogni tanto, ma nulla che andasse a modificare le dinamiche di gioco.

Andando avanti col gioco però, intorno al livello 35-40 del battle pass, abbiamo iniziato a vedere ciò che ci ha maggiormente disturbato: armi potentissime, equipaggiamenti per il Cradlecoffin che ne aumentavano considerevolmente sia la durata della batteria che il peso trasportabile e, di conseguenza, la stamina consumata, andando a guadagnare un vantaggio considerevole durante gli scontri.
E ancora, una speciale carta che ci avrebbe permesso di effettuare un respec del nostro Magus, andando a cambiare l’abilità impostata all’inizio.
Al lancio, Synduality: Echo of Ada aveva un prezzo di 40 euro in versione base, 70 in versione Deluxe e 100 in versione Ultimate. Non è troppo complicato immaginare come, un sistema che garantisce vantaggi a chi spende di più, non si addica proprio bene a un titolo che ha già dei costi d’entrata decisamente importanti.
Tecnicamente ci siamo?
A livello tecnico, Synduality: Echo of Ada si dimostra leggermente indietro in relazione all’attuale panorama videoludico. Una grafica non eccezionale e parecchio indietro come standard, non riesce nemmeno a essere salvata dall’art design che risulta invece estremamente piatto e per nulla ispirato, sia per quanto riguarda i personaggi, i mob che per quanto concerne la costruzione della mappa di gioco.
Il comparto sonoro si comporta bene e, giocando su PS5, si avverte anche una discreta integrazione con il dualsense, che permette davvero di apprezzare lo shooting.

I frame drops e lo stutter sono stati dei compagni di mille avventure, durante tutte le ore passate a gironzolare per Amasia. Synduality ha poi il grosso limite di essere un titolo da giocare prettamente online, cosa che potrebbe finire col diventare invalidante dal momento in cui i server non sembrano godere proprio della salute migliore.
Quello dell’instabilità dei server, pare essere un problema che colpisce solo alcuni giocatori. Ve lo segnaliamo, dato che ha attivamente leso la nostra esperienza, portandoci anche a essere eliminati un paio di volte a causa di colpi che venivano cancellati, teletrasporti improvvisi e impossibilità di recuperare vita in tempi brevi.
Conclusioni
Potrebbe forse esserci ancora tanto da dire, da una mappa ripetitiva e ben poco ispirata fino a elementi di discutibile natura erotica, inseriti in maniera forzosa fino a una possibilità di personalizzazione dimenticabile e alla totale mancanza di diversificazione in fatto di armi, armamenti vari, design dei Coffin e degli ender. Ciò che davvero risulta irritante nell’analisi di Synduality: Echo of Ada è la riproposizione di un sistema corrosivo dell’esperienza, che non sa costruire un gamplay loop interessante e finisce per soccombere sotto quelle tanto pesanti microtransazioni. Grande potenziale, schiacciato da ambizioni che, come sempre più spesso capita in questi anni, guardavano più al modello di monetizzazione che alla costruzione di un sistema di gioco interessante e avvincente.
PRO
- Apprezzabile da chi ama titoli che fanno del grinding, il fulcro
- Se ci si lascia prendere dal gameplay loop, può regalare qualche ora di divertimento
- Bel feeling di shooting
CONTRO
- Inserimento di microtransazioni che vanno a creare disuguaglianza nell'esperienza di giocatori diversi
- Gameplay estremamente ripetitivo e ingessato
- Art design anonimo e pacchiano
- Tecnicamente arretrato
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