I sogni possono scuotere le persone e queste cambieranno il mondo
Quando mesi fa, sono stato invitato a Francoforte per l’anteprima di Dinasty Warriors Origins, alla presenza del game director Tomohiko Sho, nonostante arrivassi lì da conoscitore della saga mai estremamente appassionato da essa, mi resi subito conto di trovarmi davanti a qualcosa di diverso da ciò a cui ero abituato. Da ciò a cui chiunque era abituato.
Sono diversi i livelli di lettura che si celano dietro Dinasty Warriors Origins: vi è quello più evidente, quello relativo all’innovazione portata al titolo, quel livello che può immediatamente essere percepito dai giocatori soprattutto se appassionati di lunga data del franchise; c’è poi il livello della presa di coscienza, quella intrapresa da Koei Tecmo (producer) e Omega Force (developer), che hanno saputo guardare a quel nefasto Dinasty Warriors 9 uscito nel 2018, riconoscendone i tanti problemi, primo su tutti la monotonia.
Con Origins, lo studio giapponese fa una scelta: trasportare una saga iniziata quasi 30 anni fa, al 2025, nel tentativo di rendere appetibile non solo un titolo, ma un’idea di game design ben precisa, con la consapevolezza che nonostante i tempi siano cambiati, Dinasty Warrior ha ancora tantissimo da dare al mondo del videogioco.
Il musou ha ancora tanto da dare e chi meglio degli inventori del sottogenere per rinnovare una formula ormai stantia?
Tornando con la mente a quei giorni di novembre, a quella prova di Francoforte, ripenso alla luce negli occhi dei membri del team di sviluppo, impazienti di mostrare al mondo che gran lavoro fossero riusciti a fare, desiderosi di conoscere le opinioni dei membri della stampa lì presenti… consapevoli di starsi giocando tutto, con una delle migliori carte che si siano mai ritrovati ad avere tra le mani.
Immergiamoci dunque, in un’analisi completa del nuovo titolo di Omega Force, consapevoli di trovarci davanti a una delle più grandi sorprese di questo 2025, nonostante l’anno sia appena iniziato.
Un Dinasty Warrior… per tutti?
Con Dinasty Warriors Origins, si porta avanti una filosofia che fino a oggi, si è rivelata particolarmente vincente, che potremmo definire “innovazione controllata”.
Siate clementi sul termine così tanto didascalico.
Origins rappresenta un po’ ciò che Street Fighter 6 ha rappresentato per la celebre serie di picchiaduro o ciò che Elden Ring è stato per i SoulsBorne: l’abbattimento di qualunque accenno di gatekeeping, un rinnovamento tale da risultare appetibile ora per la nicchia di partenza, ora per nuovi e ignari, se non addirittura diffidenti, giocatori. Se mentre nei due casi citati, il punto nodale dell’appetibilità era dato da una modulazione della difficoltà e della curva d’apprendimento, in Origins è stata seguita una strada differente.
I DW non sono mai stati giochi difficili e pertanto proibitivi. A renderli di nicchia, era la loro ripetitività, che molto spesso finiva con lo stuccare chi non si lasciava granché prendere dal sistema di combattimento. L’operazione dunque, ha richiesto che si andassero a rendere avvincenti tutti quegli aspetti che nei precedenti titoli, non riuscivano ad avere il giusto mordente.
Il combat system è un aspetto importantissimo in Origins e avremo modo di parlarne in modo più approfondito, ma non è l’unico: mai in un Dinasty Warrior, si era arrivati a un livello di scrittura della storia, di narrazione e di caratterizzazione dei personaggi così profondo e curato. Sono diversi gli elementi che hanno contribuito a questo successo.
Che sineddoche di storia
La storia di Dinasty Warriors Origins, come spesso si è visto dei titoli della serie, prende luogo durante il cosiddetto periodo dei Tre Regni, un momento cruciale per la storia imperiale cinese. La scelta effettuata in Origins però, non è quello di cercare di raccontare tutto ciò che viene descritto nel testo di riferimento, “Le Cronache dei Tre Regni”, andando a coprire un periodo di circa 60 anni di storia.
Ci si concentra piuttosto, su una piccola porzione di questo, a partire da un evento incredibilmente significativo: la rivolta dei Turbanti Gialli. Per farla breve, lasciandovi il piacere della scoperta, si tratta di un periodo in cui la Cina muta profondamente, col potere imperiale che viene messo in discussione dai signori feudali, che iniziano a settorializzare il potere.
I Turbanti Gialli (chiamati così per via delle vesti indossate) non sono altro che contadini, povera gente affamata, alla ricerca di riscatto sociale, contro un’aristocrazia sempre più dedita ai propri interessi. Tutto inizia a scricchiolare, quando all’interno delle indisciplinate fila dei Turbanti Gialli, diversi elementi iniziano a trasformare il movimento, da rivolta popolare a tentativo di imporre un controllo sulle provincie dell’Impero, adottando metodi violenti.
Bisognerà ristabilire la pace, a tutti i costi. Ed è qui che entriamo in gioco noi.
A differenza degli altri titoli della saga infatti, il giocatore non giocherà nei panni dei vari generali e ufficiali d’armata. L’espediente narrativo (e di gameplay) adottato in questo caso, è quello di far interpretare al giocatore, un guerriero affetto da amnesia, incapace di ricordare il suo oscuro passato, ma istintivamente votato a un ideale ben preciso. Ovviamente, la sua forte amnesia non ha assolutamente compromesso le sue capacità di guerriero.
Assumendo una struttura molto più simile a un action-RPG di stampo occidentale, Origins ci propone un punto di vista inedito sui fatti. Grazie a questo espediente, il team ha avuto la possibilità di approfondire in un modo mai visto prima, tutti i rapporti interpersonali tra il protagonista e i vari personaggi, o tra i vari NPC, andando a dare respiro al mondo di gioco.
Ciò si traduce in una storia molto più grigia, in cui è sbagliato parlare di bene e male in senso così scontato e scolastico. Alleanze che nascono, con un obiettivo comune, possono divenire subito dopo, motivo di faida a causa di ambizioni troppo elevate o di sete di potere. Ogni personaggio, col suo unico carattere, sarà in grado di farci riflettere, di darci una nuova visione delle cose, e anche quando penseremo di aver preso la nostra scelta, una sapiente scrittura saprà farci dubitare.
Quando metteremo la nostra spada al cospetto di un esercito piuttosto che un altro, sentiremo la responsabilità di tutta quella gente che in quell’esercito ha riposto la sua fede.
Scelte, immersione e cut scene
Ad aiutare a immergersi in modo ancora più concreto nel racconto, vi sono vari elementi che contribuiscono in modo importante.
Le cut scene per esempio, sono tutte splendidamente realizzate e rappresentano un passo avanti notevole dal punto di vista della regia, della messa in scena delle situazioni e della recitazione vocale. Per chi viene da titoli come Dinasty Warrior 9, non sembrerà nemmeno di star giocando un titolo dello stesso franchise. Non parliamo ovviamente di qualcosa di incredibile, ma tanto a livello di regia quanto di scelte narrative, tutto risulta estremamente piacevole e ben fatto.
I dialoghi sono tanti, tutti ben scritti e in grado di far percepire l’anima degli interlocutori, senza ricorrere a tagli d’accetta così netti. Non vi sarà il super villain dalla risata esagerata o il personaggio tsunderino, diffidente per il gusto di esserlo. Ognuno avrà un ideale, un’opinione su di noi e sulle cose del mondo. La risposta non sarà mai scontata. E parlando di risposta, è giusto parlare di un’ulteriore novità introdotta in Origins: le scelte multiple di dialogo.
Su questo aspetto, sono stato combattuto per le prime ore di gioco. Diverse opzioni di dialogo che potevamo selezionare, per far progredire i Legami tra il nostro protagonista e gli altri personaggi, parevano quasi obbligate. Di questo aspetto ne avevo accennato anche in fase di anteprima, riportando il clamoroso esempio di scelta tra “Non lo ricordo” o “L’ho dimenticato”.
La mia sorpresa è stata ancora più grande dunque, quando proseguendo nella storia, soprattutto dal secondo capitolo in poi, iniziavo a notare quanto ogni scelta fosse effettivamente pesante e importante per il destino dei personaggi e, di conseguenza, per le sorti dell’impero.
Come accennato, in Origins è stato anche introdotto un sistema di Legami con i vari NPC (consultabili da un hub secondario da sbloccare progredendo nella storia), con tanto di possibilità di rileggere i dialoghi e le scelte effettuate, così da sapere anche per bene come comportarsi nei futuri incontri.
Sono tantissimi i dettagli che contribuiscono a creare un’infrastruttura narrativa solida, ma per riassumere tutto in poche parole, potrei semplicemente dire che Dinasty Warriors Origins, a livello narrativo, ha uno spessore di cui si sentiva il bisogno, che permette persino di vivere dei momenti da occhi lucidi.
Le lacrime con Dinasty Warriors, chi mai l’avrebbe detto…?
Pugnazzi arcade ma profondi
Parlare del combat system e del gameplay in generale, non è cosa facile visto quanto questi due aspetti, sono estremamente stratificati e complessi. Andiamo per punti, risultando forse un po’ più schematici, ma evitando di perderci di casa.
A livello generale di gameplay, siamo su un livello incredibilmente alto di realizzazione. Ogni aspetto, dal combat alla navigazione della mappa, dalle sfide secondarie ai dialoghi, tutto è curato con particolare attenzione facendo percepire una solidità di game design unica.
Scendendo nei meandri del combat system, troviamo:
- Azioni base: in Origins viene mantenuta la mappatura di base dei DW, con attacchi normali, attacchi pesanti e Tecniche di Battaglia. Riuscire a combinare questi tre comandi, darà la possibilità di sperimentare sin da subito l’estrema responsività dei comandi, l’ottimo feedback dei colpi (ottimo lavoro anche per l’integrazione col DualSense di PS5) e la fluidità dei movimenti.
- Novità difensive: sono state introdotte delle abilità difensive uniche, che aiutano non solo a rendere più spettacolare e meno scontato ogni combattimento, ma permettono anche di conferire al cs un ulteriore livello di profondità. Troviamo la schivata, la schivata perfetta (effettuata all’ultimo secondo), la parata e la deflessione (parry). Potrebbero quasi sembrare abilità inutili, in un titolo il cui punto forte è lottare contro 1000 nemici contemporaneamente, eppure il team ha lavorato in modo incredibile al bilanciamento e all’integrazione di ogni tecnica. La padronanza di queste, renderà più agevoli e profonde le vostre battaglie.
- Attacchi speciali: l’immancabile attacco Musou, dall’incredibile potenza, oltre a guadagnare a livello scenografico con coreografie mozzafiato e regia sempre sul pezzo, viene accompagnato dalla possibilità di passare in stato di Collera. In questo stato, avrete la possibilità di attivare un attacco Musou speciale, ancora più devastante. Un’abilità unica del protagonista è poi l’Occhio dell’Uccello Sacro, una sorta di “radar” che permette di ottenere, in tempo reale, varie informazioni sul terreno di battaglia come la posizione di particolari artefatti, degli oggetti di cura o degli ufficiali, sia nemici che alleati.
- 1V1: oltre alle battaglia contro eserciti di migliaia di soldati e agli ufficiali che gironzolano per la mappa, sarà possibile incontrare alcuni ufficiali particolarmente potenti che sarà possibile sfidare direttamente. Se il gioco ci da la possibilità di sfidare l’ufficiale, verremo buttati in un cerchio di soldati, un’arena improvvisata, in cui saremo solo noi contro l’ufficiale. Limite di tempo di 50 secondi, con l’unico obiettivo di fare più danno possibile. Se non si riuscirà a togliere tutta la vita all’ufficiale, alla scadenza del tempo “vincerà” chi avrà più vita. La vittoria in questa istanza, comporta un notevole innalzamento del Coraggio delle truppe.
Vi sono poi diverse tipologie di armi, ognuna con moveset differente che va ad alterare in modo consistente come si affrontano determinate battaglie. Scegliete dunque quella con cui vi trovate meglio, ma non affezzionatevi troppo: cambiare, di tanto in tanto, è estremamente appagante.
Compagni di merende
Altre meccaniche interessanti, sono quelle legate alla presenza di “compagni” sul campo di battaglia. Prima dell’inizio di ogni battaglia (almeno da un certo punto in poi della storia), sarà possibile selezionare almeno un compagno, che una volta sul terreno, ci starà vicino, ci fornirà supporto e con cui si potranno eseguire delle abilità uniche.
Sarà infatti possibile, di tanto in tanto, prendere il controllo del nostro compagno che sarà capace di realizzare attacchi Musou di una potenza sconfinata. Sarà inoltre possibile realizzare attacchi Musou combinati.
Sempre parlando di compagnia sul terreno di battaglia, in Origins viene introdotta la possibilità per il nostro protagonista, di controllare un ristretto plotone di soldati in modo diretto. Ciò significa che si potrà scegliere, per esempio, di far abbattere una torretta nemica, di farli partire alla carica o di coprire il cielo con frecce di fuoco. Il tutto in tempo reale, durante la battaglia, andando ad aumentare ancora di più la sensazione di vera guerriglia che si respira.
E se hanno introdotti i compagni, un motivo c’è: in Dinasty Warriors Origins, una scelta tattica sbasgliata può davvero tradursi con la morte e col fallimento della battaglia. Più volte, ho cercato di lanciarmi oltre le linee nemiche e falciare da solo centinaia di nemici, ritrovandomi a dover scappare per via degli aggressivi ufficiali e dei soldati nemici, mai così decisi a farmi fuori.
Tenere d’occhio la progressione della battaglia sulla minimappa, è essenziale per la buona riuscita di questa. Sarà essenziale essere presenti dove più ce ne sarà bisogno, trasformando diverse istanze in vere e proprie lotte contro il tempo, tra ufficiali alleati che rischiano di perire sotto i colpi nemici e basi che rischiano di essere conquistate.
Ognuna di queste apparentemente piccole sconfitte sul campo di battaglia, comporterà un abbassamento del Morale (o Coraggio) degli alleati. Se il morale dovesse scendere troppo, si rischierebbe di uscire sconfitti dalla battaglia. Per tenerlo alto, è meglio puntare direttamente all’uccisione degli ufficiali di alto rango, che più di altri tendono a ringalluzzire le truppe.
In questo senso, gioca un ruolo cruciale il Consiglio di Guerra, che verrà convocato prima di ogni battaglia e durante il quale l’ufficiale dell’esercito per cui lottiamo, esporrà le tattiche da seguire in modo attento e preciso. Nulla deve essere lasciato al caso e, ovviamente, anche l’istinto dovrà giocare un ruolo fondamentale.
Progressione
Dovrete cercare di curare ogni aspetto del vostro personaggio, per riuscire a farlo progredire in modo uniforme e adatto a ogni scontro.
Utilizzare un’arma ovviamente, ne aumenta la maestria e con essa, vengono sbloccate nuove tecniche di battaglia sempre più potenti e spettacolari. Vi sarà poi un aumento graduale di varie statistiche con l’avanzare dei livelli, quali Salute, Attacco e Difesa. Non sarà certamente l’unico modo per progredire.
In Origins sarà possibile accedere a un intuitivo albero delle abilità, che oltre a contribuire a potenziare questi parametri, sarà utile anche per tantissime altre sfumature per la costruzione di un PG performante, dalla capacità di recuperare vita fino a quella di ottenere dei bonus andando a cavallo. Si, c’è anche il cavallo.
Inoltre, completando varie missioni, sarà possibile sbloccare pezzi d’equipaggiamento che andranno a conferire abilità passive. Si possono poi anche equipaggiare delle Gemme, da creare col Pirosseno, un materiale facilmente raccoglibile in giro per la mappa. Ogni Gemma avrà delle capacità uniche, che si tradurranno ancora una volta in abilità passive che, a differenza di quanto avviene con i pezzi d’equipaggiamento, potranno essere potenziate con ulteriori pezzi di Pirosseno.
Mappa e navigabilità
Se c’è un aspetto, uno dei tanti, che in DInasty Warrior 9 aveva fatto storcere il naso ai fan, era l’implementazione di un open world decisamente blando, che finiva con l’annacquare un’esperienza già di per sé poco coinvolgente. In Origins, si opta per una nuova via.
La mappa sarà tutta facilmente navigabile a piedi o a cavallo, concettualmente molto più vicina a un JRPG vecchio stampo. Vi sarà inoltre la possibilità di spostarsi utilizzando il viaggio rapido, tra un Punto di Via e l’altro. Nel nostro incedere, potremo fare vari incontri, NPC che non saranno solo lì per darci una missione ma che avranno sempre qualcosa di nuovo da dirci.
Quasi ogni NPC avrà cut scene uniche, che ne approfondiranno il carattere e ci permetteranno di capire di chi poterci fidare.
Si potrà scegliere di andare dritti verso il punto esclamativo, la missione principale, o di perdersi tra le tante battaglie che si incontreranno per la via o magari adempiere a un compito a un favore, chiestoci da un NPC, a cui seguiranno sempre ricompense uniche. O ancora, si può scegliere di passeggiare alla ricerca di Pirosseno o di Monete Antiche, tutti oggetti da cui potremo ricavare bei premi.
Una scelta vincente dunque, quella di una mappa così semplice eppure completa in tutto, un gradevole contorno.
Prestazioni e art design
C’era sicuramente da aspettarsi, a livello di prestazioni, un lavoro di buona fattura che non gridasse “NEXT GEN” da ogni pixel. E in pieno stile Koei Tecmo, è esattamente questo che ritroviamo in Origins. Si nota, tra texture e modelli, come l’obiettivo non fosse quello di puntare alla grafica mozzafiato o a diventare il nuovo benchmark dell’innovazione tecnologica in ambito videoludico.
Ciò non significa nemmeno lontanamente che sia un brutto gioco. Come spesso accade in questi casi, nonostante tecnicamente non faccia strabuzzare gli occhi, è sotto l’aspetto dell’art design che il team di Omega Force ha saputo dare il meglio, riuscendo a creare personaggi dal design accattivante e ambientazioni ricche di vita, imponenti e maestose, restituendo perfettamente l’idea della Cine feudale.
Colonna sonora azzeccata in ogni istante, in grado di contribuire al fomento generale durante le più concitate battaglie.
A livello di prestazioni, c’è veramente poco di cui lamentarsi: giocato sia su PC che su PS5, Origins risulta marmoreo, in grado di reggere i 60 FPS fissi (fino a 120 su configurazioni hi-end) anche durante le azioni più concitate, come quelle battaglie in cui i nemici a schermo sfiorano le 4 cifre.
L’imponenza che la combinazione di tutti questi fattori crea, unitamente a un’integrazione davvero perfetta col DualSense (provate a chiudere gli occhi e ad andare a cavallo, tenendo in mano il pad e capirete cosa intendo), rende Origins l’esperienza definitiva, in grado di far percepire davvero il boato che solo due enormi eserciti al loro climax sanno generare.
Conclusioni
Dinasty Warriors Origins è un titolo che riscrive le regole del gioco. In una tipologia di giochi, in cui la morte è sempre stata vista come un elemento ludico, in cui decimare soldati non era altro che divertimento, Origins rappresenta l’eccezione: ogni vita conta, ogni scure calata su un capo comporta delle conseguenze e porta con sé delle responsabilità. Un’esperienza viva quella creta da Omega Force. Il miglior Dinasty Warriors di sempre. Un miracolo che sono lieto di aver potuto vivere.
PRO
- Combat System solido, divertente e stratificato, mai ripetitivo
- Storia avvincente e scrittura curata
- Comparto tecnico e artistico di ottima qualità
CONTRO
- Grafica non next gen
- L'implementazione di scelte multiple non sempre è efficace
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