Uscito per la prima volta nel corso del 2009 su Nintendo Wii in Giappone, rimasterizzato poi su Playstation 3 qualche anno dopo per far arrivare il gioco in occidente con tutta una serie di contenuti aggiuntivi per poi venir quasi dimenticato. Ricordato ciclicamente da recensori e appassionati come uno dei capitoli più solidi dell’intera saga, specie e sopratutto per il gameplay che raggiunge vette di dinamismo e personalizzazione in precedenza assenti all’interno del genere.
Questa è la storia di Tales OF Graces F e di come, a quasi quindici sedici anni dalla sua nascita, ritorna sulle console moderne per farsi apprezzare e disprezzare dai giocatori moderni in un edizione rimasterizzata ma alla portata di console e piattaforme moderne. Chi scrive, poi, è in qualche modo molto legato al titolo in quanto portatore di una sensazione meravigliosa di gioventù e dolcezza con le sue ambientazioni, la sua storia, la caratterizzazione dei personaggi: tutte sensazioni che verranno messe da parte nell’analisi del porting, ve lo giuriamo!
Come se la cavano Asbel e Sophie all’interno del panorama videoludico attuale?
Ad essere invecchiato sicuramente un po’ così è il comparto narrativo di Tales Of Graces F, che anche in questa riedizione vede il termine “generico” ben adattarsi a personaggi e situazioni. Di base infatti parliamo di uno shonen trasporto sotto forma di gioco di ruolo alla giapponese, in cui un mondo sull’orlo del disastro viene salvato da un gruppo di amici grazie alla forza dei buoni sentimenti e alla forza delle belle emozioni. Di certo rimangono ancora abbastanza solidi i personaggi, che nel loro macchiettismo tutto sommato svolgono un compito onorevole.
Primo tra tutti troviamo Asbel, protagonista del gioco e perfetto esempio di JRPG main character stereotipato al punto giusto, che con la volontà di proteggere i suoi cari può fare cose normalmente impossibili. Più o meno su questo filone si collocano anche i vari comprimari che esistono in questo ecosistema: Sharia, amica d’infanzia del protagonista o Hubert, pragmatico fratello del protagonista che ha scelto per la sua vita la dedizione militare. Fanno differenza forse Malik, personaggio “mentore” che aiuta i protagonisti nel loro viaggio e Sophie, pietra angolare della narrativa dietro cui si muovono i fari fili che compongono l’esperienza di gioco.
Fortunatamente tutti questi personaggi “respirano” in senso metaforico attraverso una scrittura piuttosto ricca, che complici le montagne di skit (scene secondarie e opzionali) offrono spunti di riflessione e momenti introspettivi per loro ed i loro rapporti nel party creando un mondo di gioco vivo e intimo.
Non è un caso che questo videogioco sia ricordato per il gameplay, in quanto possiede uno dei sistemi di combattimento più esaltanti della saga Bandai Namco. Tales Of Graces F infatti può vantare lo Style Shift Linear Motion Battle System, ovvero un sistema di combattimento action con una profondità ancora oggi non standard all’interno del genere di riferimento. Riassumendo: ogni personaggio ha due set di mosse che rientrano tra A-Arts (attacchi standard) e B-Arts (attacchi speciali), combinabili per creare combo spettacolari consumando una risorsa chiamata CC (Chain Capacity) che indica il numero di azioni consecutive eseguibili. Asbel, per fare un esempio, può alternare attacchi a mani nude con mosse basate sulla spada, offrendo diversi stili di combattimento a cui sono poi associate mosse speciali chiamte Mystic Artes, mosse speciali che si attivano durante gli scontri, sono visivamente spettacolari e aggiungono un ulteriore livello di strategia.
Non c’è solo spazio per le meccaniche offensive ma anche per quelle difensive che vedono nella parata e nella schivata, sotto forma di blocking e dashing, gli strumenti che offrono ulteriore profondità al tutto. Tempismo e posizionamento sono fondamentali per massimizzare i danni e ridurre i propri, aggiungendo al tutto la possibilità di richiamare a comando le abilità dei compagni di squadra per costruire combo sempre più lunghe e fatali.
Se a questo sistema di combattimento molto articolato e profondo aggiungiamo un interessante sistema di progressione dei singoli personaggi basato sui titoli, il risultato finale è quello di un videogioco interessante e affascinante. I titoli si ottengono, come classicamente accade nella serie, attraverso il raggiungimento di determinati obbiettivi e permettono di ottenere bonus permanenti e nuove abilità man mano che vengono sviluppati, incentivando l’esplorazione e il completamento delle attività secondarie. Non è stata nemmeno messa da parte la cucina in questo titolo, stavolta sotto forma di Eleth Mixer che permette di utilizzare le proprie risorse per craftare buff di vario genere.
Dal punto di vista tecnico il lavoro di rimasterizzazione è stato decente: la qualità degli ambienti e dei modelli poligonali tradiscono l’origine Wii del gioco ma il lavoro fatto fa in modo da non far sfigurare troppo quello che si vede anche su schermi in 4K. Su Playstation 5 il gioco si mantiene su granitici 60 frames anche durante le battaglie più incasinate e durante il corso del nostro playthrough non abbiamo trovato problemi di sorta; anzi, ci siamo stupefatti per la qualità e la varietà delle animazioni durante il corso dei combattimenti.
Con la rimasterizzazione Bandai Namco ha comunque scelto di integrare tutta una serie di funzionalità che possono essere più o meno interessanti per i giocatori che già conoscono il gioco. Ad esempio le cutscene possono essere skippate tranquillamente, discorso identico per gli skit (questi ultimi, volendo, possono essere semplicemente velocizzati!); il gioco integra anche un pulsante per lo scatto che permette di muoversi più rapidamente per le varie mappe, così come è stata inserita una funzione che permette di eliminare gli scontri casuali dall’equazione del gioco! La lista completa delle aggiunte si può trovare all’interno di questo completo articolo sul sito di Bandai Namco ma, in generale, ci riteniamo particolarmente soddisfatti.
Cos’è che non ci è piaciuto di tutta quest’operazione? In primis il dungeon design del gioco è, oggi come allora, piuttosto superato e ci sono alcuni picchi di difficoltà piuttosto stupidi, di quelli che fanno davvero storcere il naso nel momento sbagliato. In secondo luogo questa versione rimasterizzata include la side-story conclusiva “future” introdotta con il porting PS3 del gioco ma non include tutti quanti i DLC relativi a quell’uscita; questi ultimi erano legati a costumi, sia chiaro, ma di fatto questa è una versione “non onnicomprensiva” dell’esperienza di gioco.
Tales Of Graces F Remastered è il porting di uno dei capitoli più amati del brand, ingiustamente relegato a una console di difficile fruizione e finalmente disponibile un po’ dappertutto. Nonostante una trama non esattamente originale e un comparto tecnico che sente un po’ il peso degli anni, il sistema di progressione e di combattimento è buono a tal punto da far dimenticare i problemini del gioco. Le aggiunte migliorano ampiamente la quality of life dell’esperienza del giocatore e ciò fa perdonare l’assenza di alcuni DLC nel pacchetto. In sostanza se vi piacciono i JRPG e volete qualcosa con cui attendere alcuni dei grandi titoli in arrivo nel 2024, questo è esattamente ciò che fa al caso vostro!
This post was published on 15 Gennaio 2025 17:00
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