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S.T.A.L.K.E.R 2: Heart Of Chornobyl| Recensione (PC) | Le bombe non possono distruggere la magia della zona

Quant’è difficile anche soltanto trovare l’inizio per scrivere questa recensione, perché Stalker 2 è per tante cose un videogioco speciale. È un titolo dallo sviluppo travagliato, è un videogioco sviluppatosi anche in seno a quello che è uno degli eventi storici più rilevanti del nuovo millennio (aka una guerra alle porte d’Europa), è il seguito di un videogioco quasi “leggendario” di un passato prossimo, porta il nome di uno dei grandi capolavori del cinema, etc, etc etc.

S.T.A.L.K.E.R 2: Heart Of Chornobyl è anche la storia di come sia stato possibile sviluppare un videogioco sotto le bombe del proprio vicino di casa, vedendo membri essenziali del team di sviluppo perire a causa degli eventi in corso. Un videogioco con cui è senza dubbio complicato interfacciarsi, proprio perché figlio di una serie di circostanze larger than life.

Cosa c’è, però, nel cuore di Chornobyl? GSC Game World ha provato a raccontarcelo nella maniera che conosce meglio: facendolo vivere ai suoi giocatori.

Alla ricerca del punto di non ritorno

In origine c’era la zona di esclusione di Chornobyl, ovvero una porzione di territorio ucraino compreso approssimativamente nel raggio di 30 km dal sito dell’ex-centrale nucleare di Černobyl’, istituita in seguito all’incidente nucleare del 1986. Ispirandosi parzialmente al romanzo Picnic sul Ciglio della Strada e al film Stalker di Andrej Tarkovskij, la saga di Stalker altro non ha fatto che cercare di portare all’interno della zona milioni di videogiocatori; prima lo ha fatto con tre capitoli differenti usciti su PC durante la fine del primissimo decennio dei duemila, poi lo sta facendo ora, con uno dei seguiti più attesi della storia del PC Gaming.

La saga di Stalker ha, infatti, un interessante peso all’interno del contesto videoludico mondiale, in quanto è da considerarsi madrina putativa del genere degli extraction shooter per l’accento posto sulla sopravvivenza e sulla mortalità delle minacce presenti all’interno delle grandi mappe che compongono il mondo di gioco. In netta controtendenza con quelle che sono le caratteristiche che riassumono i videogiochi di inizio duemiladieci, la saga di Stalker si è mossa sempre nell’ottica del realismo e della complessità assoluta, nascondendo il diavolo nei dettagli in molte occasioni.

Stalker 2 altro non fa che prendere da vicino tutto questo e ricostruirlo, potenziarlo e migliorarlo all’interno dell’attuale contesto tecnico e ludico, con delle potenzialità che possono essere definite soltanto come commoventi.

Ogni passeggiata nella zona lascia il segno

Stalker 2: Heart Of Chornobyl altro non è che un videogioco in cui, all’interno di un contesto da sparatutto in prima persona, si mescolano le conseguenze del gioco di ruolo alle possibilità dell’immersive Sim, il tutto in un mondo di gioco dalle tinte leggermente horror che si rifà con intelligenza all’estetica post-sovietica.

La trama di gioco si posiziona come un seguito dei primi tre giochi, in un mondo dove la zona ancora esiste ed ancora attrae ogni tipo di derelitto. Gli Stalker, esattamente come nel film di Andrej Tarkovskij, altro non sono che gli esploratori che decidono di fare della zona il loro terreno di caccia, alla ricerca di artefatti, oggetti preziosi e più in generale verità nascoste.

Un contesto particolarmente ostile nei confronti del giocatore, che fin da subito lascia davvero poco spazio agli errori. La zona in cui è ambientato il gioco, oltre a essere lo spazio dove si tessono ragnatele di intrighi e rapporti sociali tra diverse fazioni umane, è anche l’habitat naturale di mutanti particolarmente pericolosi; molto buono è il lavoro fatto dagli sviluppatori con l’intelligenza artificiale, che finisce per rendere i comportamenti di questi ultimi esseri davvero temibili anche agli occhi del giocatore più dotato di esperienza.

Da questo punto di vista anche i comportamenti degli esseri umani stupiscono in positivo, in quanto gli NPC daranno peso ai comportamenti del giocatore anche per valutare la reputazione che quest’ultimo merita. Scordatevi di ricevere un trattamento di favore da una fazione se vi siete fatti beccare a sciallare su un loro cadavere, per fare un esempio!

Quant’è bello perdersi nel labirinto

Esattamente come i suoi predecessori, Stalker 2 fa della libertà d’azione estrema il suo nucleo fondativo. Durante il corso della decina di ore che abbiamo giocato (non arrivando a conclusione, per fortuna, in quanto il gioco è ENORME) abbiamo visto quest svanire a causa di nostre dimenticanze, NPC diventarci improvvisamente ostili a causa di nostri comportamenti scorretti, manufatti particolarmente potenti ritrovati “quasi” per caso in seguito a un colpo di genio per la risoluzione di un enigma ambientale e tanti altri aneddoti che convergono verso lo stesso punto.

Quello di Stalker 2 è l’esperienza di essere a un crocevia che porta ad altri crocevia che porta ad altri crocevia. Nel mezzo le strade sono lastricate di dettagli che hanno influenza davvero importante sul gameplay: come nella vita vera è infatti indispensabile dormire e magari farlo anche bene; è importante ricordarsi di mangiare, è importante far smettere di sanguinare le proprie ferite e ricordarsi che le radiazioni fanno male anche quando usate per gli esami diagnostici.

Di certo quello che si mette sul piatto è un gameplay complesso e stratificato, che potrà sicuramente risultare respingente per il giocatore abituato a pane e Call Of Duty ma che riesce a dipingere, con una tavolozza incredibilmente efficiente e potente, una delle esperienze videoludiche più interessanti e sopratutto intense degli ultimi anni.

Quando la bellezza si fa crudele

Tutta questa libertà d’azione viene espressa visivamente attraverso un comparto grafico dall’estetica realistica che rappresenta, al giorno d’oggi, un interessante punto d’arrivo per la corsa al fotorealismo. Non perché questo sia presente, sia chiaro (purtroppo non abbiamo ancora una 4090 per saperlo), ma perché il livello di qualità delle ambientazioni, tra texturing, effetti di luce ed effetti volumetrici, sa togliere il fiato molto più spesso di quanto ci troviamo di solito a esperire. Questa qualità, per motivi a noi ignoti, non è costante e ci sono scorci chiaramente meno raffinati di altri ma crediamo davvero che sia tutto figlio del contesto produttivo nel quale il gioco

Il merito lo si deve a un impressionante sforzo tecnico fatto da GSC Game World, con un comparto grafico che fa del colpo d’occhio il suo punto di forza maggiore. Il merito lo si deve all’utilizzo intelligente delle tecnologie di fotogrammetria e scansione tridimensionale, strumenti che hanno permesso alla software house di costruire con una cura incredibilmente certosina tutto quello che serve.

Tutto questo non serve soltanto a rendere l’esperienza più coinvolgente ma anche a veicolare un’atmosfera opprimente ma anche, in qualche maniera, malinconica. Ci sono scorci di Stalker in cui sembra di respirare la stessa aria frizzante che chiunque sia vissuto in campagna per un po’ ha esperito almeno una volta, quando normali elementi del paesaggio diventano punti di riferimento con la quale costruire le proprie avventure.

Purtroppo la nostra esperienza, forse complice qualche driver AMD ancora un po’ claudicante, si è fatta maledire per qualche crash di troppo ma niente che possa effettivamente inficiare sulla nostra valutazione complessiva dell’esperienza. Di più, invece, sono stati i bug con l’interfaccia che non si è dimostrata reattiva nella maniera corretta e qualche quest conclusasi all’improvviso senza nemmeno chiederci il permesso.

Conclusione

Difficile dire quant’è prezioso l’artefatto che batte dentro al cuore di Chornobyl, in quanto Stalker 2 Heart Of Chornobyl fa di tutto per non spiegarcelo in maniera didascalica. Pur non potendo vantare lo stesso livello di scrittura del regista che ha diretto (ed è quasi impazzito) dietro al film omonimo, l’opera mondo di GSC Game World riesce nel difficile compito di portare su mouse e tastiera un’esperienza di gioco che è talmente pura e disinteressata da alcuni dei canoni della modernità da risultare ammaliante. Lo fa nonostante una difficoltà non sempre ben bilanciata, lo fa nonostante qualche crash di troppo, lo fa e basta, senza chiedere il permesso. Non un videogioco normale, quanto più Intensità in purezza.

This post was published on 20 Novembre 2024 15:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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